10
Romani 3
Il capo d’accusa di Dio contro il mondo
(seconda parte)
Giungiamo ora alla conclusione della prima sezione del libro di Romani che era iniziata nel primo capitolo al verso 18. Abbiamo detto la volta scorsa che lo scopo di questa sezione è di preparaci, (renderci malleabili) per il resto del libro, e di imprimere in noi la conoscenza del bisogno fondamentale che abbiamo del tema principale del libro che è: la giustificazione per fede in Cristo solamente. E dunque questi tre primi capitoli ci dicono qualcosa del motivo per cui abbiamo bisogno di Cristo, del perché abbiamo bisogno di giustificazione, che i capitoli che seguono spiegheranno. E così, il nostro passo oggi, versi da 9 a 20 e oltre probabilmente, sono la conclusione della prima principale sezione del libro di Romani. E lo scopo di questa sezione è triplice, condannarci, condannarci per i nostri peccati, aiutarci a vedere quanto siamo peccatori, mostrarci che non possiamo giustificarci da soli, non ha senso nemmeno provarci, da noi stessi non possiamo fare nulla per avere il perdono dei nostri peccati, per essere adottati nella famiglia di Dio; e per mettere le nostre bocche a tacere davanti a Dio.
Forse riusciremo a coprire anche alcuni altri versetti quest’oggi, ma ora leggiamo questa sezione, da 9 a 20.
9 Che dunque? Abbiamo noi qualche superiorità? Niente affatto! Abbiamo infatti dimostrato precedentemente che tanto Giudei che Greci sono tutti sotto peccato,
10 come sta scritto: «Non c’è alcun giusto, neppure uno.
11 Non c’è alcuno che abbia intendimento, non c’è alcuno che ricerchi Dio.
12 Tutti si sono sviati, tutti quanti sono divenuti inutili; non c’è alcuno che faccia il bene, neppure uno.
13 La loro gola è un sepolcro aperto con le loro lingue hanno tramato inganni, c’è un veleno di aspidi sotto le loro labbra;
14 la loro bocca è piena di maledizione e di amarezza;
15 i loro piedi sono veloci per spandere il sangue;
16 sulle loro vie c’è rovina e calamità,
17 e non hanno conosciuto la via della pace;
18 non c’è il timore di Dio davanti ai loro occhi».
19 Or noi sappiamo che tutto quello che la legge dice, lo dice per coloro che sono sotto la legge, affinché ogni bocca sia messa a tacere e tutto il mondo sia sottoposto al giudizio di Dio,
20 perché nessuna carne sarà giustificata davanti a lui per le opere della legge; mediante la legge infatti vi è la conoscenza del peccato.
Molte volte la gente mi chiede come io presenti il vangelo a qualcuno, come spiego il vangelo a qualcuno che sto cercando di portare a Cristo, cosa dico loro, e il più delle volte la mia risposta è semplicemente questa: prendo questi versi che abbiamo appena letto, Romani 3 da 9 a 26 e glieli spiego. Questo è il vangelo. Il bisogno del vangelo è presente, la natura del vangelo è presente, come si riceva il vangelo, i benefici del vangelo sono tutti qui in questi pochi versi, e questo è un grande passo da imparare, da studiare e da usare quando state cercando di condurre qualcuno a Cristo. Guardiamo dunque questo passo quasi un verso alla volta perché ogni verso è importante.
Verso 9: “Che dunque? Abbiamo noi qualche superiorità? Niente affatto! Abbiamo infatti dimostrato precedentemente che tanto Giudei che Greci sono tutti sotto peccato”
Nei versi precedenti Paolo ha parlato dei gentili e del loro bisogno di pentimento, poi ha parlato dei Giudei e della loro ipocrisia, ed ora sta affrontando la questione di chi dei due sia peggiore e la risposta è: tutti sono sotto il peccato. E qui abbiamo la dichiarazione iniziale dell’universalità del peccato, non concede eccezioni. Lungo tutto questo capitolo si legge, nessuno …; nemmeno uno …; tutti si sono sviati; non ci sono eccezioni. Il carattere dell’uomo, il carattere di ogni persona è radicalmente malvagio fino al nocciolo, la posizione dell’uomo davanti a Dio è di condanna. Com’è arrivato a questa situazione? È nato così. Ha ereditato la sua natura malvagia dai suoi progenitori Adamo ed Eva. Ma dire che siamo nati così non significa darne la responsabilità a Dio, non significa che Dio ci ha fatti in questo modo, che il motivo per cui siamo peccatori, e il motivo per cui si muore, e il motivo per cui abbiamo così tanti problemi nella vita, e la ragione per cui abbiamo così tanta ribellione è perché noi siamo stati fatti così. No, Dio ci ha fatti retti, Dio ha creato l’uomo perfetto; è il nostro peccato che ci ha resi quello che siamo. Il nostro problema non è metafisico. Il nostro problema non è la nostra finitudine. Il nostro problema non è la nostra umanità. Il nostro problema è etico, e perciò noi non abbiamo bisogno di guarigione fisica, abbiamo bisogno di pentimento. Abbiamo bisogno di una trasformazione etica del cuore e della vita. E dunque noi tutti siamo peccatori. L’intera razza umana è nella condizione di condanna davanti a Dio onnipotente.
Poi nel verso 10 abbiamo un’interessante breve frase. Prima che prendiamo in considerazione questa litania di versi che ci condannano.
Come sta scritto: Ogniqualvolta vedete comparire questa frase nel Nuovo Testamento segnatela, perché è scritta nel tempo perfetto e denota qualcosa che è avvenuto nel passato ed è ancora in vigore oggi e lo sarà nel futuro. Così, la frase: “Come sta scritto” significa letteralmente: Rimane scritto permanentemente. Dunque qui sta citando dal Vecchio Testamento e dice qui c’è il capo d’accusa che Dio ha contro il suo popolo. E poi dal verso 10 fino al 18 una saetta dopo l’altra prese dal Vecchio Testamento. Notate alcun ché di inusuale qui? Ci sono citazioni dal Libro dei Salmi, da Isaia e da vari altri posti, Paolo sta prendendo il Vecchio Testamento e ne fa lo standard di condotta nel Nuovo Testamento. Sta dicendo che quello standard che definisce il peccato, che distingue il bene dal male, non è qualcosa che avviene più tardi nel Nuovo Testamento, è la Scrittura intera. Che ambedue il Vecchio e Nuovo Testamento contengono quello standard di giustezza, di rettitudine, che definisce il dovere dell’uomo e definisce la condizione dell’uomo come decaduto, Giudeo o Gentile, come meritevole di condanna. La legge di Dio definisce il peccato, condanna il peccato, ci convince di peccato, e più avanti dice, nel verso 20 dice: Perché nessuna carne sarà giustificata davanti a lui per le opere della legge, mediante la legge infatti vi è la conoscenza del peccato.
E quando parla della legge qui non sta parlando solamente dei Dieci Comandamenti, non sta parlando solo di leggi da Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio, Sta parlando della legge che ha citato nei versi precedenti dal libro dei Salmi e dal libro di Isaia. E dunque la lezione qui è che Paolo può fare riferimento all’intero Vecchio Testamento come “La Legge”; che l’Antico Testamento contiene i requisiti morali di Dio per l’uomo, ed è lo standard per mezzo del quale la nostra peccaminosità o la nostra rettitudine sono definite. Perciò, se qualcuno rigetta i Dieci Comandamenti, o rigetta il Vecchio Testamento dicendo: ah, ma questa roba non è più per me, era per i Giudei di un’altra dispensazione, quel tale sta effettivamente rigettando quattro quinti del solo standard che c’è al mondo per il quale distinguere il bene dal male e il giusto dallo sbagliato. Perciò, se guardiamo a come Dio incrimina il mondo intero per i suoi peccati, comprendiamo che lo standard cui quell’accusa fa riferimento è la Legge di Dio contenuta nel Vecchio Testamento, l’intero Vecchio Testamento è considerato legge, qualsiasi requisito morale che Dio ci dà, in qualsiasi parte del Vecchio Testamento, che è un’applicazione dei dieci grandi principi della moralità, i Dieci Comandamenti, è lo standard per la nostra vita, insieme allo standard del Nuovo Testamento. Così, abbiamo i Dieci Comandamenti del Vecchio testamento, abbiamo la giurisprudenza di Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio, abbiamo gli esempi morali dei libri storici, abbiamo le dichiarazioni etiche dei libri poetici del Vecchio Testamento, abbiamo le esortazioni profetiche nei libri dei profeti alla fine del Vecchio Testamento, abbiamo il libro di Proverbi, abbiamo gli insegnamenti etici di Gesù Cristo nei vangeli, e abbiamo le esortazioni apostoliche nel resto del Nuovo Testamento. Questa è la Legge! Questo è il criterio per mezzo del quale sono governati la nostra vita e i nostri pensieri. Ed è l’unico modo per cui si possa sapere cosa sia peccato: mediante la legge infatti vi è la conoscenza del peccato. Se la Bibbia non lo proibisce non è proibito, se la bibbia lo proibisce è proibito. Quello è il solo e unico modo per cui quando uno dei tuoi figli viene da te e chiede: Papà, posso fare questa cosa? È giusta o sbagliata? L’unico criterio è quello della bibbia. L’unico criterio è la legge di Dio, intesa come tutta la Scrittura e vista come comando e vista come esortazione. E senza la legge di Dio non sai cos’è il peccato. È impossibile. Ascoltate cosa dice Martin Lloyd Jones:
La legge è stata data per individuare il peccato, per definirlo, per farlo uscire dal suo nascondiglio, e per mostrare il suo carattere estremamente peccaminoso. Il peccato nell’uomo è così profondo che la legge di Dio che avrebbe dovuto aiutarlo lo ha peggiorato, lo volge al peccato, la fa diventare un mezzo di morte, nulla espone l’estrema peccaminosità del peccato come la Legge stessa, e una volta che l’uomo vede il vero significato della legge, vede la fallosità, la bassezza della propria natura. Così, sappiamo cos’è il peccato leggendo la legge di Dio, ma se non siamo cristiani e studiamo la legge di Dio e ciò che richiede da noi, sperimentiamo dentro di noi questo disgusto verso il Dio che ci dice cosa fare, e perciò, quando leggiamo “tu non farai”, tutto dentro di noi come non credenti dice: “lo voglio fare”. E quindi, leggere la legge di Dio non ci da solo una conoscenza oggettiva della differenza tra il bene ed il male, ma anche ci aiuta, nel nostro responso, a capire quanto siamo peccatori, aggravando il nostro desiderio di peccare contro Dio Onnipotente.
Ora, notate un’altra cosa. Notate la natura di queste accuse contro l’umanità. Tutti sono accusati. E allora? Siamo noi migliori di loro? Niente affatto! Perché abbiamo già accusato che entrambi, Giudei e Gentili, questo accusa entrambi, siamo tutti sotto peccato come sta scritto permanentemente nella legge di Dio, l’unico standard:
Non c’è alcun giusto, neppure uno”.
Ora, sta descrivendo l’uomo decaduto, senza l’opera dello Spirito santo nella sua vita; sta parlando qui del non credente. Per quanto concerne i non credenti, non c’è alcun giusto, neppure uno. Non c’è una persona non credente al mondo che cerchi di portare la propria vita in vera conformità alla legge biblica. Non c’è un non credente sulla faccia della terra che pensi in concetti di giustizia, il cui comportamento sia governato dai giusti requisiti, da giusti standard.
Cosa significa la parola giusto?
Conformità alla legge di Dio!
Tale persona non c’è tra i non credenti, perché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, vedremo più avanti in questo passo. Che non c’è giustizia che si trovi nel comportamento di alcuna persona non credente sulla faccia della terra. Che è impossibile per quella persona fare qualsiasi cosa che piaccia a Dio. Ma dice di più! Non c’è alcun giusto, neppure uno, e questo significa che anche per quanto concerne il proprio autonomo concetto di giustizia del non credente, nessuno pensa in termini di giustizia senza la grazia salvifica di Dio onnipotente. Un giudice non credente, ecco perché è così pericoloso, un giudice non credente non ha giustizia, non ha un concetto di giustizia secondo come Dio la definisce. Può avere un concetto di giustizia com’è definita nella scuola che ha frequentato, o nella Costituzione, ma non ha realmente idea di cosa Dio richieda da noi e cosa dovrebbe ricevere chi fa le cose sbagliate. Non c’è giusto comportamento, non c’è concetto di giustizia nella mente di persone non credenti.
Notate il verso 11. “Non c’è alcuno che abbia intendimento, non c’è alcuno che ricerchi Dio”. Perché senza la grazia salvifica di Dio nessuno comprende la verità riguardo alla vita, a Dio, e a sé stessi in modo salvifico. Non vogliono conoscere quella verità. Se vi ricordate abbiamo visto questo fatto in Romani 1: 18 e seguenti in cui dice che malgrado non ci siano scuse per non adorare Dio avendo visto il dispiegamento della sua gloria nella creazione e nella costituzione dell’essere umano, i non credenti non vogliono veder Dio, non vogliono conoscere Dio, non vogliono dover credere che devono aver a che fare con lui, e perciò soffocano la verità nell’ingiustizia e cercano d’illudersi che credono cose che non sono vere; che Dio non c’è, che io non devo rendere conto a lui; che non è un Dio severo che richiede la punizione quando noi facciamo infrazioni contro la sua legge; che non c’è nessuno che capisca Dio in e da sé stesso, senza la grazia salvifica di Dio. Vogliono un altro tipo di dio, e non c’è nessuno che conosca sé stesso senza la grazia salvifica di Dio. Possono avere piccoli momenti di intuizione riguardo a sé stessi, ma non possono realmente sapere nulla di Dio o di sé stessi senza il vangelo di Gesù Cristo. E non c’è nessuno che cerchi Dio. Ne abbiamo parlato questa mattina quando abbiamo discusso che alcune chiese si fanno chiamare ‘seeker friendly’, non ci sono seeker, che tra quelli che non sono cristiani, che vivono lì fuori nel mondo, non c’è un non cristiano che cerchi Dio. Stanno fuggendo da lui alla massima velocità di cui sono capaci, perché non vogliono aver niente a che vedere con lui. Le sole persone che cercano Dio sono quelle che sono state salvate dalla grazia salvifica di Dio e fatte diventare cercatori e cercatrici di Dio, per mezzo della fede in Gesù Cristo. Ma queste persone lì fuori nel mondo, e tenete presente cos’abbiamo detto di queste persone, che se voi conoscete il contenuto di Romani 1, 2, e 3, voi sapete del non credente più di quanto egli stesso sappia di sé; ora, non pensiate che poiché questo è vero il non credente lì fuori lo ammetterà. Non pensate che ne sia consapevole. Egli soffocherà la verità anche su sé stesso, non solo la verità su Dio. Perciò il non credente non concorda con noi quando gli diciamo queste cose, e pure il non credente è ciò che Dio dice che è. Non quello che pensa di essere. E uno dei modi in cui si può notare che lo Spirito santo ha cominciato ad operare nella vita del non credente è che egli stesso comincia a vedere, a riconoscere la propria colpevolezza di peccato e del pericolo e dell’odiosità e lordura dei propri peccati e di come siano contrari al santo carattere di Dio, e di aver trasgredito la legge di Dio.
11Non c’è alcuno che abbia intendimento, non c’è alcuno che ricerchi Dio.
12 Tutti si sono sviati, tutti quanti sono divenuti inutili;
Cioè l’intera razza umana si è data all’apostasia e alla ribellione contro Dio talché Dio non ha alcun uso per queste persone che sono in ribellione contro di lui. Gesù ha detto: Senza di me non potete far nulla. Non potete fare nulla di buono e di saggio, e non ci sono eccezioni. E poi, nella seconda parte del verso 12 c’è quella frase famosa: non c’è alcuno che faccia il bene, neppure uno. Nella vita di qualunque non credente non c’è nulla di buono, nemmeno un pochettino. Questa è l’affermazione riassuntiva di tutto ciò che ha detto fin qui. Nessuno fa il bene. Tutti quanti, esclusi i veri cristiani, sono operatori d’iniquità. Non c’è alcuno che faccia il bene, neppure uno. Ora, quel ‘neppure uno’ è già occorso un paio di volte. È occorso nel verso 10: “Non c’è alcun giusto, neppure uno”. Nell’ultima parte del verso 12: “Non c’è alcuno che faccia il bene, neppure uno“. E non sono lì solo per divertimento, sono lì per fare una grande enfasi. Perché se avesse detto solamente ‘non c’è alcuno che faccia il bene’ e stai parlando con un non credente, egli ti dirà: – “ebbene, lo sai, in questa cultura con tutta questa perversione, e malvagità, e ignavia, e illegalità, sono d’accordo con te, è ovvio anche solo dando un’occhiata in giro che non c’è nessuno che faccia il bene … – eccetto mia nonna. Ora, la mia nonna è stata una delle persone migliori che siano mai vissute, non era cristiana, ma era una brava donna. Perciò io concordo con te in generale che non c’è nessuno che faccia il bene, fatta eccezione per mia nonna”.
Non c’è nessuno che faccia il bene, neppure tua nonna, nemmeno uno. Così, vedete, questo capo d’accusa è realmente universale.
E poi nei versi da 13 a 18 vediamo la pervasiva auto-distruttività di ogni forma di espressione del sé, a motivo del nostro peccato.
13 La loro gola è un sepolcro aperto
con le loro lingue hanno tramato inganni,
c’è un veleno di aspidi sotto le loro labbra;
14 la loro bocca è piena di maledizione e di amarezza;
15 i loro piedi sono veloci per spandere il sangue;
16 sulle loro vie c’è rovina e calamità,
17 e non hanno conosciuto la via della pace;
E qui vediamo che queste persone totalmente depravate, senza il Signore Gesù Cristo sono anche pervasivamente auto-distruttive. Vivono una vita di morte. Ricordate cosa dice Proverbi 8:36, “Ma chi pecca contro di me, fa male a se stesso; tutti quelli che mi odiano amano la morte”. Ecco la ragione per cui viviamo in una cultura di morte. Questo è il motivo per cui abbiamo così tanti bambini abortiti ogni anno. Ecco perché abbiamo politiche che ci portano più profondamente nella morte economica e che aiutano quelle nazioni che vogliono la nostra morte. Vi chiedete: “ma non si accorgono che questi programmi economici, e il salvataggio delle banche, e la continua stampa di denaro stanno distruggendo la nazione?” Ebbene, sì e no, ma il punto è che lo ci si deve aspettare nella cultura della morte. Dio dice che se quelli che sono al potere mi odiano, amano la morte, e perciò, come risultato odieranno la vita, tutto ciò che faranno sarà distruttivo. Proprio come per il non-credente – tutto ciò che fa è distruttivo, per lui stesso e per quelli intorno a lui, anche quando intende fare altre cose. Vi ricordate nel secondo capitolo di Romani, dove abbiamo visto che ogni giorno il non credente mette da parte ira per se stesso, che sarà riversata su di lui, nella pienezza nel giorno dell’ira e del giudizio di Cristo che deve venire. Ogni giorno in cui vive ammucchia sempre più auto-distruzione. E per provarlo, per illustrarlo, voglio darvi una citazione da un tipo he si chiama Steward Brand, che è il creatore di un settimanale che ricevevate o che sono certo avete visto, chiamato The Whole Earth Catalog; voglio darvi una citazione dal creatore di questo giornale non conosciuto certo per la propria cristianità. Dice, questo è il tipico ‘verde’, di sinistra, dice “Noi abbiamo sperato, noi frikkettoni dell’ego, abbiamo sperato in un disastro, per un drammatico cambiamento sociale a venire che ci proiettasse dentro all’età della pietra dove avremmo potuto vivere come indiani nelle nostre valli senza localismi, con la nostra tecnologia, coi nostri orti, e la nostra religione fatta in casa, finalmente liberi dal peso della colpa”. Sta dicendo: noi abbiamo sperato in un olocausto nucleare che ci bombardasse indietro a tempi primitivi, dove saremmo stati di nuovo felici e saremmo stati meglio e non avremmo dovuto vivere con la nostra colpa davanti ad un Dio santo. Ecco cos’ha detto Rushdoony a questo riguardo: “Questo odio per Dio significa odio per la vita, cosicché i loro piedi sono veloci per spargere il sangue. In pensieri, parole e opere, sono orientati verso la morte. E distruzione e miseria sono sulla loro via”. Così, mentre ascoltate parlare la gente, e osservate cosa avverrà nel futuro, comprendete che si tratta degli sviluppi di questo motivo di auto-distruzione che riempie il petto di ogni non credente in un modo o nell’altro.
E nel verso 18 abbiamo un compendio dell’intero atto d’accusa. Questo riassume tutto: non c’è il timore di Dio davanti ai loro occhi. Il timore di Dio, cioè il rispetto per Dio, la riverenza per Dio, la solenne soggezione di Dio, l’adorazione che conducono alla sottomissione della nostra vita a Dio, tutte queste parole sono contenute in quella parola ‘timore’, quel ‘timore’ è l’anima della santità umana e il non credente non la possiede. Può aver timore di Dio perché ha paura di Dio, perché tutti sanno che Egli esiste e che prima o dopo dovranno fare i conti con lui, anche se soffocano questa verità nell’ingiustizia non sempre lo fanno con successo. Ma l’assenza di timore è l’epitome del male. Dire che non c’è timor di Dio davanti ai loro occhi, cioè al centro costante di ogni nostro pensiero, perché noi pensiamo costantemente a ciò che stiamo guardando, che non ci sia timor di Dio davanti ai nostri occhi, che non ci sia timor di Dio al centro della nostra vita, che nella vita non si sia motivati da timore e adorazione di Dio, ma che si sia piuttosto motivati dal timore di altre cose, siamo motivati dalla paura di Dio, dalla paura di altre persone, siamo ammirati di noi stessi, ammirati da altri eroi umani, ma per quanto riguarda il non credente, non c’è timor di Dio davanti ai suoi occhi. E questa è la grande caratteristica che distingue il credente dal non credente. Il non credente: non c’è timor di Dio davanti ai suoi occhi. Il credente: ogni cosa che fa è motivata da questo timore e adorazione che ha per il Dio vivente.
Ora giungiamo al verso 19 e Paolo applicherà tutto questo.19 “Or noi sappiamo (Paolo è sicuro di questo) che tutto quello che la legge dice, e ricordate che la parola legge fa riferimento a tutti questi versi che ha appena citato e che ha presi da diversi libri altri dal libro di Esodo, tutti i requisiti di Dio da qualunque parte del Vecchio Testamento, tutto quello che la legge dice, lo dice per coloro che sono sotto la legge, affinché ogni bocca sia messa a tacere e tutto il mondo sia sottoposto al giudizio di Dio.” Qui vedete lo scopo della legge di Dio che ci rivela la nostra peccaminosità davanti a Dio, e che tappa la nostra bocca. L’uomo decaduto parla fin troppo, di solito di se stesso; il riconoscimento della propria condizione di peccatore davanti a Dio gli tappa la bocca, non può vantasi, non può dire: ma che ne è di questo? O, ma guarda a quest’altro. Quando sta davanti a un Dio santo, che usa la propria legge per mezzo dello Spirito santo per convincere di peccato, tiene la bocca chiusa in un sentimento di colpa davanti a quella legge, e dovrà riconoscere, forse per la prima volta nella sua vita, che deve rendere conto a Dio per tutte le sue azioni. Un tempo una donna di colore è venuta nel mio ufficio, molti anni fa, e disse: ‘Signor Morecraft’, era giunta lì attraverso il nostro centralino di crisi di gravidanza, disse: ‘Signor Morecraft, ho avuto 20 aborti nella mia vita’, questa donna era in perfetta forma fisica, praticava la corsa, e ogni volta che si trovava gravida correva fino ad abortire, a volte per chilometri e chilometri. Aveva avuto 20 aborti, ed era incinta. Le chiesi: ‘perché è venuta a incontrare me?’. Rispose: ‘Ebbene, ero a trovare mia nonna, l’altro giorno, in centro ad Atlanta, e lei non c’era, la stavo aspettando seduta sul divano, e sopra al tavolino c’era una bibbia. Non avevo mai aperto una bibbia prima, (Atlanta, Giorgia!), così la raccolsi a cominciai a sfogliare un po’. Avevo sempre sentito dire che c’è qualcosa come i Dieci Comandamenti, ma non avevo idea dove si trovassero questi dieci comandamenti in questa bibbia, ma volevo trovarli. Così apersi la bibbia e giunsi a Esodo 20, dove per provvidenza di Dio si trovano i Dieci Comandamenti. E disse: ‘Stavo leggendo, non avrai altro Dio all’infuori di me, non ti farai scultura alcuna, non nominare il nome di Dio invano, ecc., ecc., non ucciderai … sono qui signor Morecraft, perché non voglio andare all’inferno per aver ucciso i miei bambini’. ‘Ed è stata la lettura di quella legge che mi ha spezzata e mi ha aiutato a capire dove stavo, non solo oggettivamente, ma soggettivamente, dove stavo io, davanti a Dio onnipotente’. In breve, stava dicendo: ‘Dio mi ha tappato la bocca’. E Dio mi ha aiutato a vedere, proprio lì nel salotto di mia nonna che io devo rendere conto a Dio per ogni azione e pensiero e obbiettivo e motivo in tutta la mia vita.
Verso 20. Qui c’è la ragione per cui, quando la legge parla ad una persona che è sotto la legge affinché ogni bocca sia messa a tacere e tutto il mondo sia sottoposto al giudizio di Dio, perché per le opere della legge nessuna carne sarà giustificata davanti a lui; qui abbiamo una dichiarazione sull’impossibilità di essere salvati osservando la legge. Come dire: se raddrizzo la mia vita, e smetto le cattive abitudini, e sono più amorevole, e cerco di essere più morale, certamente tutto questo conterà qualcosa nell’economia dell’avere i miei peccati perdonati e nell’essere adottato nella famiglia di Dio.
E a quel punto voi dite alla persona cui state testimoniando: Non conta nulla! Come disse il grande teologo del 19° secolo W.G.T Shedd, quando si tratta di giustificazione, d’avere perdonati i peccati e d’essere adottati nella famiglia di Dio le buone opere sono buone a nulla. Perché le buone opere non sanguinano, e senza spargimento di sangue non c’è perdono dei peccati. Così, Paolo, che ha cominciato a scrivere il suo libro sulla giustificazione per fede dice: la ragione per cui scrivo questo libro, e la ragione per cui ho iniziato con una nota così negativa é per mostravi quali peccatori siete così non proverete a credere al mito che potete sollevarvi tirandovi per i lacci delle scarpe; che potete andare in paradiso e fare in modo di piacere a Dio collezionando un numero sufficiente di bollini e facendo abbastanza cose giuste, dando calci a meno cani, torturando meno gatti, essendo amorevoli, indulgenti e gentili, e che facendo tutte queste cose sperare che Dio guardi giù e dica: questo è un tizio sufficientemente buono, lo faccio entrare. Poiché per le opere della legge, cioè cercando di portare la vostra vita in conformità con i requisiti della legge di Dio dalla Genesi a Rivelazione, per le opere della legge nessuna carne, nessun essere umano riceverà il perdono dei propri peccati, sarà adottato nella famiglia di Dio e giustificato, perché per mezzo della legge è data la conoscenza del peccato. La legge non salva. La legge non giustifica. Tutto ciò che la legge può fare è comandare e poi condannare quando la trasgredisci e promettere una benedizione se la osservi dal cuore.
Ma ora voglio che notiate una frase molto importante, qui. Dice: “Or noi sappiamo” nel verso 19, “Noi sappiamo che tutto quello che la legge dice, lo dice per coloro che sono sotto la legge – che ogni bocca sia messa a tacere e tutto il mondo sia colpevole davanti a Dio, perché per le opere della legge nessuna carne sarà giustificata davanti a lui”. “Sotto la legge”; voi sapete che questa frase: “sotto la legge” compare molte volte nel Nuovo Testamento. Dice che i Giudei sono sotto la legge, e Paolo dice che vive un po’ come un giudeo, come quelli sotto la legge, per guadagnare quelli che sono sotto la legge, (1Co. 9:20). In un’altra occasione Paolo fa un contrasto tra quelli che sono sotto la legge e quelli che sono sotto la grazia. Non che quelli che sono sotto la legge non debbano più obbedire la legge di Dio, ma ciò che intende è che le sole risorse che posseggono per vivere questa vita sono quelle che provengono dalla legge di Dio. Che risorse ricevono attraverso la legge? Zero! Mentre noi che siamo cristiani possediamo la pienezza delle risorse che provengono dalla grazia. Paolo fa dunque questa distinzione: sotto la legge – sotto la grazia.
Nel nostro passo non dovrebbe essere tradotto “sotto la legge”. Non dice “sotto la legge” nel greco. Non so perché l’abbiano tradotto “sotto la legge”. Non occorre conoscere molto di greco per comprendere che non può significare “sotto la legge”. Dovrebbe leggere così, (come anche rende il Diodati originale): “Or noi sappiamo che qualunque cosa dica la legge, parla a coloro che son nella legge”. Questa è la frase: “nella legge”. Ora cosa significa questa frase con questa preposizione? Si riferisce a coloro i quali vivono nella sfera in cui la legge di Dio è applicabile. Nella sfera in cui Dio nella legge fa delle richieste alle persone e in quella sfera in cui Dio amministra il giudizio su quelli che disobbediscono quella legge. Questo è ciò che questa frase preposizionale denota. “Nella legge”, significa nella sfera della legge, nella sfera in cui la legge di Dio è applicabile, dove avanza delle richieste e promette punizione su quelli che disobbediscono quei comandi. Questa è la connotazione di questa frase. Nella legge significa nella sfera della legge. Nella sfera ove la legge di Dio è applicabile, ove pone dei requisiti e promette punizione per coloro i quali disobbediscono quei comandi. Ed ora dice: “or noi sappiamo che tutto quello che la Legge,” (legge con la L maiuscola), e qui vediamo come Paolo possa utilizzare in un testo le parole in modo molto flessibile, e bisogna fare veramente molta attenzione a come si leggono alcuni dei versi che prenderemo in considerazione per assicurarci che comprenderemo correttamente il significato della parola ‘Legge’, “Or noi sappiamo che tutto quello che la legge dice”, il Vecchio Testamento, i Salmi, Isaia, tutti le prescrizioni di Dio riassunte nei Dieci Comandamenti e contenute in tutta la Legge biblica, “lo dice per coloro che sono ‘sotto la sua autorità’”, o nella sfera in cui le sue prescrizioni sono applicabili. E dunque per chi? Quando leggete i Salmi, o Isaia, o altri vari testi dell’Antico Testamento e incontrate dei brani che dicono non fare questo altrimenti ricevi quest’altro, chi è ‘nella legge’? O a chi sta parlando quella Legge morale riassunta nei Dieci Comandamenti? Beh, vediamo cosa dice il nostro testo. “Or noi sappiamo che tutto quello che la Legge dice” (nella bibbia), parla a tutti coloro i quali vivono nella sfera in cui la Legge di Dio è applicabile, “affinché ogni bocca sia messa a tacere e tutto il mondo sia colpevole davanti a Dio”. Perciò la prossima volta che qualcuno vi dice che la Legge di Dio è solo per i Giudei del Vecchio Testamento rispondete: ‘Non secondo Romani 3:19’, perché lì c’è scritto che tutto il mondo, Giudei e Gentili, ogni essere umano sulla faccia della terra vive in quella sfera nella quale la Legge di Dio è l’autorità ultima sulla nostra vita, in quella sfera ove la Legge di Dio è applicabile, ove la Legge di Dio pone delle prescrizioni, ove la legge di Dio condanna. Quale Legge? La legge contenuta nella sacre Scritture, da Genesi a Rivelazione. Così vedete quanto sia importante questo passo, il mondo intero, non solo i Giudei del Vecchio Testamento, il mondo intero – vive- sotto- l’autorità giudicante- della Legge di Dio, contenuta nelle sacre Scritture. E ogniqualvolta leggiamo quella legge, e ogniqualvolta lo Spirito santo la conficca profondamente nel nostro cuore e nella nostra mente, l’effetto che dovrebbe avere su di noi, a meno che i nostri cuori siano duri, è di tappare la nostra bocca, e di aiutare tutto il mondo a comprendere che siamo responsabili davanti a Dio, e che è assolutamente impossibile essere salvati e riconciliati con Dio per mezzo di alcun altra religione, e di alcun altro metodo che non sia la giustificazione per mezzo della fede in Cristo solamente. Perché la sola cosa che la Legge di Dio può fare per voi, ora, è dirigervi, e condannarvi quando trasgredite queste direzioni, e portare a voi e a me, la conoscenza, la consapevolezza di peccato. Così, quando state parlando con qualcuno che non è cristiano, ora, nel prossimo verso comincerà a presentare il Vangelo, e noi cominceremo soltanto a dare un’occhiata per vedere come Paolo si addentra nella sezione più cospicua del Libro; ma voglio comprendiate che fino a questo punto nel libro voi aiutate quella persona a vedersi come Dio la vede, l’aiutate a vedere che non c’è spazio per dimenarsi, non c’è via d’uscita, non c’è giustificazione per lui o per lei senza Gesù Cristo. È un peccatore senza speranza, e se muore in quella condizione, muore sotto la legge di Dio che lo giudica che è scritta nella bibbia, è scritta nella sua coscienza. E qui vi potete fermare e dire, qui c’è come una persona sa, fin qui, qui è come una persona sa se è o non è un vero cristiano, solo fino a qui, egli è stato fatto ammutolire, ha smesso di parlare, niente più evasioni, scuse, o razionalizzazioni, la sua bocca è chiusa. Perché alcune persone si lamentano dei predicatori che additano le loro depravazioni e parlano di questi come di predicatori di dannazione e di fuoco dell’inferno? E vivono sentendosi non bene, sentendosi assaliti, perché questi tali si lagnano? Perché la loro bocca non è stata messa a tacere!
Perché dovremmo, nel presentare l’evangelo, nel predicare il Vangelo, enfatizzare la depravazione e l’inclinazione al peccato dell’uomo?
Sentite Martin Lloyd Jones:
La gente ha bisogno di avere tappata la bocca, fermata, parlano sempre di Dio criticandolo, e pontificano su ciò che Dio dovrebbe o non dovrebbe fare, e chiedono perché Dio fa questa o quest’altra cosa. Non diventi cristiano fino a che la tua bocca non è messa a tacere, non è fermata, e sei ammutolito e non hai niente da dire. Hai presentato tutti i tuoi argomenti e hai prodotto tutta la tua giustizia, poi la legge di Dio parla e tutto svanisce nel nulla, diventa panni sporchi, e sterco, e tu non hai nulla da dire. Perciò, valutate voi stessi, non nei termini di azioni isolate, ma nei termini della vostra intera attitudine verso Dio, la vostra relazione con Dio e la vostra posizione sotto l’ira di Dio senza Cristo. Lasciate che la Legge di Dio vi mostri la vostra completa disperazione e impotenza senza Cristo e lasciate che vi conduca a Lui che vi salva dal peccato.
Ora, solo per darvi un assaggio del resto del Libro, vediamo come Paolo opera questa transizione. Ci ha condannati, ci ha lasciati a sentirci marci, ci ha lasciati col sentimento che non abbiamo speranza senza il Signore Gesù Cristo, e nella consapevolezza che meritiamo la condanna dalle mani di un Dio santo e nel verso 21 dice: “Ma ora”. Ogni volta che Paolo fa una transizione dalle tenebre del peccato alla luce del Vangelo, spesso comincia così: “Ma ora”. Lo fa nel Libro di Efesini capitolo 2, “Ma ora” che Gesù è venuto e ha compiuto per noi la salvezza con la sua vita, morte e resurrezione, “ma ora, senza la Legge – è stata manifestata la giustizia di Dio, alla quale rendono testimonianza la Legge e i Profeti”. Ecco, qui è dove devi stare attento a come Paolo usa la parola ‘legge’. Verso 19: “Tutto quello che la Legge dice” sta parlando del Vecchio Testamento lì, “lo dice a coloro che sono sotto l’autorità governativa di Dio, questo è ciò che ‘legge’ significa qui, “che ogni bocca sia messa a tacere e tutto il mondo sia colpevole davanti a Dio, perché nessuna carne sarà giustificata davanti a lui per le opere della legge”, perché non c’è nessun giusto, neppure uno, ma ora, in Gesù Cristo, senza la legge, cioè ‘senza cercare di arrampicarsi verso Dio obbedendo alle cose richieste dalla legge,’ che è quel che facevano i Farisei dei tempi di Gesù, quella era la natura della loro religione, ma ora, senza cercare di obbedire la legge di Dio per poter avere il perdono dei nostri peccati, proprio quella cosa che Dio richiede da noi per poter essere salvati, e cioè la sua giustizia, ci è stata manifestata. Noi non possiamo avere giustizia, noi non possiamo vivere la giustizia che Dio richiede cercando di obbedire la legge di Dio perché il cuore è maligno più di ogni altra cosa, non c’è nessuno che faccia il bene, no, neppure uno, non c’è timor di Dio davanti ai loro occhi. Perciò tutti i nostri sforzi per cercare di fare in modo che Dio ci perdoni, e guardi dalla nostra parte con favore cercando di obbedire la sua legge saranno assolutamente futili. E al contempo Dio non ha sminuito i suoi requisiti se vogliamo essere accettati da Lui. Per essere accettati da Lui dobbiamo dargli la piena giustizia che la legge di Dio richiede da noi. Ma che noi non riusciamo a produrre. E dunque nel Vangelo, senza la legge, questa giustizia che Dio richiede da noi, è stata manifestata: nel vangelo Dio ci da, in Cristo, proprio quella cosa che richiede da noi nella legge, ma che noi non potevamo dare, alla quale rendono testimonianza la legge e i profeti. Ora, la legge e i profeti è la frase che indica il Vecchio Testamento. Quando il Vecchio Testamento fa riferimento a se stesso lo fa con questa forma lessicale: la legge e i profeti. E Paolo sta dicendo: questa via di salvezza, questo modo di essere giustificati, cioè non per le opere della legge, ma che come vedremo è per grazia mediante la fede, è qualcosa che ho imparato dalla legge ed i profeti. Gli è resa testimonianza nella legge e i profeti, questa è dottrina del Vecchio testamento. Voi sapete che entrambi i dispensazionalisti e i liberali credono che il Vecchio Testamento insegni la salvezza per legge e per opere. Nessuno di questi due gruppi sembra aver letto molto il Nuovo testamento, o quello Vecchio. Perché Paolo rende chiaro, questo tema, che sarà il punto focale di tutto il mio Libro, che non siamo accettati da Dio sulle basi di opere buone che possiamo fare e dell’obbedienza alla legge di Dio, ma siamo accettati da Dio sulla base di ciò che Cristo ha fatto, mediante la fede in lui, senza le opere della legge, a questo tema rendono testimonianza la legge e i profeti, l’ho ricevuto dal Vecchio testamento. Ricordate come Paolo inizia il Libro di Romani? Torniamo indietro a Romani 1. Verso 1: “Paolo, servo di Gesù Cristo, chiamato ad essere apostolo, appartato per l’evangelo di Dio, che egli aveva in passato promesso nelle sante Scritture, riguardo a suo Figlio, nato dal seme di Davide secondo la carne, eccetera”. Aprite sul libro di Galati, capitolo 3, Paolo fa questo punto continuamente, nei versi 8 e 9 di Galati 3: “E la Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato le nazioni per fede, predicò il vangelo anticipatamente ad Abrahamo dicendo: ‘Tutte le nazioni saranno benedette in te’”. Così tutti quelli che sono nella fede in Cristo sono benedetti con Abrahamo il credente. E poi in Romani 3, dove Paolo mette sotto accusa tutto il mondo, usa questo testo dal Vecchio testamento. Paolo sta dicendo: questa è la via di salvezza. La via futile è quella di cercare di sollevarsi su con le proprie forze e di impressionare Dio con le tue buone opere. Non andrai da nessuna parte. Hai bisogno che ti sia tappata la bocca. Hai bisogno di renderti conto che non puoi fare abbastanza cose buone per le quali catturare lo sguardo di Dio. Hai bisogni di avere tappata la bocca. Hai bisogno di renderti conto di quanto colpevole e quando peccatore sei davanti a Dio, e che è impossibile essere salvato in alcun altro modo, eccetto nel modo che egli ha prescritto nelle sante Scritture. Devi avere una vita di giustizia per godere la presenza di Dio per tutta l’eternità, ma quella vita di giustizia non è qualcosa che tu possa produrre, è qualcosa che Dio da, gratuitamente, per sola grazia, nel Signore Gesù Cristo, che il Vecchio Testamento ci ha insegnato, generazioni fa. Continueremo con questa parte la prossima settimana.
Preghiamo.
Ti ringraziamo per questo meraviglioso evangelo, ti ringraziamo, o Signore, per averci rinfrescato la vista di quanto bisognosi siamo stati di questo vangelo così che ti ameremo ancora di più per averci dato così gratuitamente ciò che richiedi da noi, perdono, giustizia, tutte le altre benedizioni della salvezza. Ti ringraziamo per questo vangelo della grazia, possa esso sempre motivarci, inclinarci a santità di vita, possa essere sulle nostre labbra, nei nostri pensieri, possa essere trasmesso ad altre persone affinché giungano alla conoscenza del Salvatore che noi conosciamo. Nel nome di Gesù. Amen.