INDICE:

18

Romani 5:12- 21 

Il Regno della Grazia

12 Perciò, come per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e per mezzo del peccato la morte, cosí la morte si è estesa a tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato;
13 perché, fino a che fu promulgata la legge, il peccato era nel mondo; ora il peccato non è imputato se non vi è legge;
14 ma la morte regnò da Adamo fino a Mosé anche su quelli che non avevano peccato con una trasgressione simile a quella di Adamo, che è figura di colui che doveva venire.
15 La grazia però non è come la trasgressione; se infatti per la trasgressione di uno solo quei molti sono morti, molto piú la grazia di Dio e il dono per la grazia di un uomo, Gesú Cristo, hanno abbondato verso molti altri.
16 Riguardo al dono, non è avvenuto come per quell’uno che ha peccato, perché il giudizio produsse la condanna da una sola trasgressione, ma la grazia produsse la giustificazione da molte trasgressioni.
17 Infatti, se per la trasgressione di quell’uno solo la morte ha regnato a causa di quell’uno, molto di piú coloro che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo di quell’uno, che è Gesú Cristo.
18 Per cui, come per una sola trasgressione la condanna si è estesa a tutti gli uomini, cosí pure con un solo atto di giustizia la grazia si è estesa a tutti gli uomini in giustificazione di vita.
19 Infatti, come per la disubbidienza di un solo uomo i molti sono stati costituiti peccatori, cosí ancora per l’ubbidienza di uno solo i molti saranno costituiti giusti.
20 Or la legge intervenne affinché la trasgressione abbondasse; ma dove il peccato è abbondato, la grazia è sovrabbondata,
21 affinché come il peccato ha regnato nella morte, cosí anche la grazia regni per la giustizia a vita eterna per mezzo di Gesú Cristo, nostro Signore. 

Ora, questi ultimi versi del capitolo, 20 e 21, sono la conclusione di Paolo del suo parallelo e contrasto che ha presentato nei versi da 12 a 19. Tenete dunque a mente quale sia il punto dei versi da 12 a 21. Dio governa la razza umana nei termini di due capi pattizi: Adamo e Cristo. Tutto ciò che avviene a ogni essere umano avviene in ragione del loro collegamento o ad Adamo o a Cristo. Dio entrò in un patto d’opere con Adamo, ha detto ad Adamo che lui, come persona giuridica pubblica, non è solo il tris, tris, tris tris nonno  della razza umana, ma che è il rappresentante della razza umana. Qualsiasi cosa avesse fatto, la razza umana era rappresentata in lui, e la razza umana che venne dai suoi lombi, sperimenta le conseguenze di ciò che egli ha fatto nella sua vita. E pertanto, poiché Adamo peccò nel mangiare il frutto proibito in qualità di rappresentante della razza umana, l’intera razza umana sperimenta le conseguenze del suo atto: la morte; la condanna per il peccato di Adamo. Noi siamo stati condannati prima ancora che nascessimo. Noi siamo nati peccatori, ma siamo stati condannati come peccatori fin dall’inizio della razza umana, in Adamo, e inoltre siamo nati nella categoria di persone chiamata peccatori. In virtù della nostra unione con lui siamo costituiti peccatori e siamo concepiti e nasciamo con la natura umana. Dall’altro lato c’è l’ultimo Adamo, che è Cristo. E Cristo è venuto per fare ciò che Adamo non fece, che Adamo fallì; qualcuno ha detto che ciò che l’uomo ad immagine di Dio fallì, Dio ad immagine dell’uomo riabilitò. E dunque Gesù Cristo divenne il capo del patto di grazia e rappresenta tutti quelli che sono uniti a lui mediante la fede, e noi riceviamo le conseguenze della sua vita e della sue azioni, che sono una vita giusta accreditata sul nostro conto, vita eterna, liberazione dalla condanna, e il perdono di tutti i nostri peccati; e tutto ciò che avviene a voi avviene a voi in ragione della vostra unione o con Adamo o con Cristo. Ora questo ci porta agli ultimi due versi. Qual’è il tema di questi due versi? Fate attenzione, 20 e 21, qualsiasi cosa sia vera riguardo al peccato, e qualsiasi cosa il peccato abbia fatto all’umanità nel passato, ciò che Dio ha fatto con la sua Grazia in Cristo è infinitamente più grande. Questo è il punto degli ultimi due versi. Qualsiasi cosa sia successa a motivo del peccato, qualsiasi cosa sia accaduta alla razza umana, lungo tutta la storia della razza umana, ciò che Dio ha fatto mediante la sua grazia per mezzo di Cristo è infinitamente più grande nel suo rinnovare tutto ciò ch’è rovinato a motivo del peccato. Credo anche che questi due versi, Romani 5: 20-21 siano la frase chiave del libro di Romani. Parleremo di questo la prossima settimana col sesto capitolo. L’intero sesto capitolo è un’applicazione dei versi 20 e 21 del quinto capitolo di Romani. Di fatto, l’intero libro di Romani, in un modo o nell’altro tratta del regno di Cristo che vince il regno del peccato e della morte.

Ora, il nostro messaggio di oggi è in due punti. Non eccitatevi, non uscirete più presto del solito. Due punti, e il primo punto è dal verso 20, la collocazione della legge di Dio nel piano di salvezza di Dio; e, verso 21, la collocazione e il ruolo della grazia nel piano di salvezza di Dio. Parliamo allora prima di tutto del verso 20. Lasciate che ve lo legga: 

      “Or la legge intervenne affinché la trasgressione abbondasse; ma dove il peccato è abbondato, la grazia è sovrabbondata”.

Ora, noi abbiamo già visto molto sulla legge di Dio fin qui nel Libro di Romani, Paolo però porta alla ribalta la legge ripetutamente, diamo dunque una veloce ripassata a ciò che abbiamo imparato fin qui della legge nei primi cinque capitoli di Romani. Andiamo insieme indietro al capitolo 2  e lasciate che vi legga i versi da 11 a 16.

“Perché presso Dio non v’è parzialità. Infatti tutti quelli che hanno peccato senza la legge, periranno pure senza la legge; e tutti quelli che hanno peccato sotto la legge, saranno giudicati secondo la legge, perché non coloro che odono la legge sono giusti presso Dio, ma coloro che mettono in pratica la legge saranno giustificati. Infatti quando i gentili, che non hanno la legge, fanno per natura le cose della legge, essi, non avendo legge, sono legge a se stessi; questi dimostrano che l’opera della legge è scritta nei loro cuori per la testimonianza che rende la loro coscienza, e perché i loro pensieri si scusano o anche si accusano a vicenda, nel giorno in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini per mezzo di Gesú Cristo, secondo il mio evangelo.”

Per riassumere e condensare il pensiero: la legge di Dio è lo standard con cui giudicherà tutto il mondo nel giorno del giudizio, giudicherà i vostri pensieri, le vostre parole, il vostro comportamento, le vostre relazioni, tutto di voi, e lo standard che userà per giudicare voi ed io è la sua legge. O quella scritta nella bibbia per quelli che hanno visto la bibbia, o l’opera della legge scritta nella coscienza per quelli che non hanno mai visto la bibbia; devono comunque rendere conto per la loro disobbedienza alla legge di Dio essendo le opere di quella legge scritte nella loro coscienza in virtù del fatto che sono esseri umani; e, in più, se hai vissuto sotto la predicazione del vangelo sarai giudicato anche dal vangelo. Perciò, quelli che hanno la bibbia, e quelli che hanno udito la predicazione del vangelo nel giorno del giudizio saranno giudicati dalla legge di Dio, la legge di Dio scritta nella coscienza, e dal vangelo. Quelli che non hanno mai udito l’evangelo e non hanno mai visto la bibbia, saranno comunque giudicati e saranno trovati colpevoli per aver trasgredito le opere della legge che sono nella loro coscienza e periranno. Notate ora, sempre nel capitolo due di Romani, i versi 25-27: 

“Perché la circoncisione, è vantaggiosa se tu osservi la legge, ma se sei trasgressore della legge, la tua circoncisione diventa incirconcisione. Perciò se un incirconciso osserva gli statuti della legge, non sarà la sua incirconcisione reputata circoncisione? E se colui che per natura è incirconciso adempie la legge, non giudicherà egli te che con la lettera e la circoncisione sei trasgressore della legge?”

Il punto qui è che il sacramento non significa nulla se isolato da una vita di obbedienza alla legge di Dio. Ci sono state e ci sono persone che agiscono come se i sacramenti fossero tutto. Basta che tu possegga il segno del patto, basta che tu sia battezzato, e sei dentro, proprio come nel Vecchio Testamento, basta essere circonciso e sei dentro. Porti la tua bibbia in chiesa, sei dentro; ma ciò che questi versi dicono è che i sacramenti sono nulla, non sono un mezzo della grazia nella tua vita, se non li vedi dentro una vita pattizia di fede e di obbedienza a Gesù Cristo.

Capitolo 3, verso 19-20: 

“Or noi sappiamo che tutto quello che la legge dice, lo dice per coloro che sono sotto la legge, (o nella legge, o sotto la giurisdizione in cui la legge regna e comanda e condanna) affinché ogni bocca sia messa a tacere e tutto il mondo sia sottoposto al giudizio di Dio,Perché presso Dio non v’è parzialità, perché nessuna carne sarà giustificata davanti a lui per le opere della legge; mediante la legge infatti vi è la conoscenza del peccato”.

Qui vediamo che tutta la razza umana è posta sotto il governo dell’autorità della legge di Dio, e poiché siamo tutti peccatori, tutti siamo condannati da quella legge. Dice inoltre, che lo scopo della legge di Dio per tutta la razza umana è di tappare la nostra bocca cosicché non millantiamo e non vantiamo alcun merito da parte nostra, in più, per le opere della legge nessuna carne sarà giustificata, cioè non si può vincere il favore di Dio e ricevere il perdono dei peccati, ed essere adottati nella famiglia di Dio facendo buone opere, non se ne possono mai fare a sufficienza, e comunque la salvezza non è per opere; e infine, lo scopo della legge di Dio è di aiutarci a capire cosa sia il peccato; l’unico modo per noi di sapere cosa sia il peccato è venendo a conoscenza della definizione di Dio del peccato nella bibbia. La Bibbia distingue il peccato dal bene, Dio definisce alcune azioni peccato, altre invece buone ed è per mezzo della legge di Dio, non che siamo salvati, ma che veniamo a conoscenza di ciò che è peccato e di quanto peccaminosi noi siamo. 

Bene, passiamo adesso al capitolo 3 verso 28: 

Noi dunque riteniamo che l’uomo è giustificato mediante la fede senza le opere della legge”. 

Quando si tratta di giustificazione, quando si tratta di ricevere il perdono dei peccati, di essere adottati nella famiglia di Dio la legge non serve a nulla. ‘Le buone opere sono buone a nulla’ per quel che concerne la giustificazione perché le buone opere non sanguinano. Ma poi, nel verso 31, nel caso che qualcuno avesse male interpretato, Paolo dice:

Annulliamo noi dunque la legge mediante la fede? Cosí non sia, anzi stabiliamo la legge”.

Così non sia, Dio non vuole, al contrario, stabiliamo la legge. Paolo intende che nel dire che la legge non serve a nulla nella giustificazione non per questo noi eliminiamo la legge e diciamo che la legge di Dio è irrilevante, perché come vedremo nel capitolo 6, e 7, e 8, e nel resto del libro, la legge di Dio è grandemente rilevante nella vita cristiana. La legge non ti può giustificare, ma dopo che sei diventato cristiano, e dopo che i peccati ti sono stati perdonati, Dio usa la sua legge nel procedimento di santificazione nella nostra vita.

Capitolo 4, versi 14-15: 

“Infatti la promessa di essere erede del mondo non fu fatta ad Abrahamo e alla sua progenie mediante la legge, ma attraverso la giustizia della fede.Poiché se sono eredi quelli che sono della legge, la fede è resa vana e la promessa è annullata, perché la legge produce ira; infatti dove non c’è legge, non vi è neppure trasgressione”.

In altre parole, la promessa di comunione con Dio e le benedizioni che ne conseguono, vale a dire il filo scarlatto che tiene insieme il Vecchio testamento e che è adempiuto in Cristo Emmanuele, che quella promessa di comunione con Dio non è ottenuta con l’obbedienza alla legge di Dio ma per sola fede. Perché se fosse per opere non sapresti quando ne hai fatte abbastanza. Ho fatto abbastanza per entrare? Che succede se mi mancano due opere buone? E muoio pensando d’entrare e poi, quando sono dall’altra parte mi mancano due buone opere e vado all’inferno. Pertanto, l’ottenimento della promessa non è per obbedienza alla legge ma per sola fede, e poi dice nel verso 15 “La legge produce ira  l’ira di Dio su quelli che violano quella legge.

Poi, al capitolo 5, versi 12-14

“Perciò, come per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e per mezzo del peccato la morte, cosí la morte si è estesa a tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato; perché, fino a che fu promulgata la legge, il peccato era nel mondo; ora il peccato non è imputato se non vi è legge; ma la morte regnò da Adamo fino a Mosé anche su quelli che non avevano peccato con una trasgressione simile a quella di Adamo, che è figura di colui che doveva venire”.

Il punto di questa frase piuttosto complicata è che  il peccato e la morte sono entrati nel mondo attraverso la disobbedienza di Adamo e sappiamo che c’era legge nel periodo che va da Adamo alla promulgazione della legge sul monte Sinai, i Dieci Comandamenti, sappiamo che c’era legge che correggeva e comandava e condannava le persone da Adamo a Mosè perché le persone erano peccatori e morivano. E l’unica cosa che può identificare il peccato è la legge di Dio perché non c’è peccato se non c’è legge, pertanto ci doveva essere legge perché c’erano peccatori. E inoltre, la morte è il salario del peccato e perciò, il fatto che la gente morisse da Adamo a Mosè, il fatto che fossero designati come peccatori è la prova che la legge di Dio era già presente anche prima che fosse data a Mosè sul monte Sinai. E dice: la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato con una trasgressione simile a quella di Adamo. Ora, il peccato di Adamo fu una trasgressione deliberata e consapevole contro un comando specifico da parte di Dio. Chi abbiamo detto sono queste persone che morirono malgrado non avessero fatto un peccato specifico come quello di Adamo? Bambini. Gl’infanti non peccano trasgredendo un comando specifico di Dio consapevolmente e deliberatamente e ciò nonostante muoiono. Perché morirono nel tempo tra Adamo a Mosè? Perché erano peccatori, perché furono concepiti nel peccato, e perché erano condannati in quanto peccatori nel peccato originale che Adamo aveva commesso all’inizio del tempo. 

Ora, questo ci porta al verso 20. E questo ci dice una cosa meravigliosa riguardo alla legge di Dio e dice che, 

“Or la legge intervenne affinché la trasgressione abbondasse; ma dove il peccato è abbondato, la grazia è sovrabbondata”. 

Qui vediamo la funzione della legge di Dio come complementare alla grazia di Dio. La legge di Dio venne durante, fu inserita parallelamente, questo è ciò che ‘intervenne’ significa. Venne a fianco del vangelo, venne a lato della promessa, non per sostituire o togliere il posto alla promessa, non per eliminarla, non per sospenderla, ma per servirla in qualche modo. Questo è il nocciolo dell’idea, la legge venne a fianco della promessa, del vangelo, non per contraddire o rimpiazzare la promessa, ma in un modo o nell’altro per servire il vangelo e i propositi del vangelo.  Andate con me a Galati, capitolo 3 e leggiamo il verso 17 e seguenti, si osserva un’idea simile.  

Or io dico questo: la legge, venuta dopo quattrocentotrent’anni, non annulla il patto ratificato prima da Dio in Cristo, in modo da annullare la promessa (del patto fatto con Abrahamo). Infatti, se l’eredità derivasse dalla legge, non verrebbe piú dalla promessa. Or Dio la donò ad Abrahamo mediante la promessa. Perché dunque fu data la legge? Essa fu aggiunta (intervenne) a causa delle trasgressioni, finché fosse venuta la discendenza a cui era stata fatta la promessa (la discendenza che è Cristo è identificata sopra al verso 16); essa fu promulgata dagli angeli per mano di un mediatore. Or il mediatore non è mediatore di una sola parte, ma Dio è uno. La legge è dunque contraria alle promesse di Dio? Cosí non sia; perché se fosse stata data una legge capace di dare la vita, allora veramente la giustizia sarebbe venuta dalla legge. Ma la Scrittura ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato, affinché fosse data ai credenti la promessa mediante la fede di Gesú Cristo. Ora, prima che venisse la fede noi eravamo custoditi sotto la legge, come rinchiusi, in attesa della fede che doveva essere rivelata. Cosí la legge è stata nostro precettore per portarci a Cristo, affinché fossimo giustificati per mezzo della fede. Ma, venuta la fede, non siamo piú sotto un precettore.

Questo brano ha delle verità molto importanti che dobbiamo osservare. Abbiamo già parlato di questo altre volte. Dice che Dio fece un patto con Abrahamo che consisteva basilarmente in questo: “il giusto vivrà per fede” Da qui abbiamo il nostro ‘sola fide’; che Abrahamo fu giustificato con Dio per sola fede senza le buone opere, e il patto Mosaico, con le sue leggi non entrò in scena che 430 anni dopo Abrahamo e un patto che subentra più tardi non può annullare o eliminare un patto che Dio ha già stabilito. Pertanto, qualsiasi cosa contenga la legge di Mosè non è atta a rimpiazzare o soppiantare o eliminare il patto di salvezza per sola fede in Cristo. Rende chiaro il punto, verso 21, che la legge non è contraria alle promesse di Dio. Ho un libro nella mia biblioteca che s’intitola “Legge o Grazia” e si può comprendere dal titolo che ti dirà cose sbagliate; la scelta non è legge o grazia, la legge ha nei suoi propositi non di essere contraria alle promesse di Dio ma di servire le promesse di Dio. E se fosse stata data una legge che era capace di impartire la vita allora la giustizia sarebbe fondata sulla legge e però la legge di Dio non può dare la vita. Può arricchire la vita, può guidare la vita, può preservare la vita ma non può dare la vita, solo il vangelo lo può fare. E dunque qual’è il proposito della legge secondo il verso 21? Rinchiude ogni uomo sotto il peccato. Chiude ogni altra porta verso la salvezza eccetto quella della fede in Cristo. E perciò, verso 24, la legge è diventata il nostro precettore per portarci a Cristo affinché fossimo giustificati per mezzo della fede. Ma ora che la fede è venuta non siamo più sotto precettore. Ora nel senso della parola greca il precettore non era l’insegnante nella scuola, il precettore era uno schiavo di proprietà dei genitori del ragazzo, la cui responsabilità era di condurre il ragazzo dalla porta di casa a alla porta della scuola, e poi il ragazzo sarebbe stato educato da qualcun altro. E quello schiavo aveva la commissione di fare tutto ciò che fosse stato necessario, anche la frusta, qualsiasi mezzo ci volesse, per accompagnare questo ragazzo dalla porta di casa alla porta della scuola. E questo è ciò che la legge di Dio compie. La legge di Dio ci frusta e ci porta fino a Cristo, ci mostra i nostri peccati, ci mostra il pericolo della nostra situazione, chiude per noi qualsiasi altra possibilità di salvezza e ci conduce a Cristo quale unico mezzo di salvezza; e una volta che abbia svolto quella mansione: portarci a Cristo, noi non abbiamo più bisogno della legge di Dio, secondo questo verso, giusto? Sbagliato! Non dice, verso 25, ora che è venuta la fede non siamo più sotto la legge, dice: ora che è venuta la fede non siamo più sotto un precettore. Infatti è questa mansione della legge di Dio di  essere precettore per portarci a Cristo che è stata compiuta e noi non abbiamo più bisogno della legge di Dio in quella funzione, ma ci sono molte altre funzioni della legge di Dio di cui noi abbiamo bisogno. Pertanto, in Romani 5 e Galati 3 abbiamo questa idea, che la legge è intervenuta, fianco a fianco del vangelo, non per contraddire il vangelo ma in un certo modo per servire i propositi del vangelo. O per dirlo nei termini della teologia biblica, il patto Mosaico non avversa il patto con Abrahamo. Ora, questo è ovvio per me e per voi, perché noi sappiamo che c’è una unità dei patti che Dio ha fatto col suo popolo, con Adamo, con Noè, con Abrahamo, con Mosè, con Davide, col Cristo del Nuovo Patto, sappiamo che tutti questi fluiscono l’uno dentro l’altro e tutti aprono e sviluppano ed espandono quello precedente, ma in molte forme di dispensazionalismo c’è invece l’idea che ciascun successivo patto rimpiazza quello che lo precede. Per esempio, che il patto con Abrahamo era un vangelo della fede, il patto con Mosè fu un vangelo di legalismo, un vangelo di legge: obbedisci alla legge e sarai salvato; con Abrahamo: credi e sarai salvato. E così, ho un libro di Watchman Nee, ma potrebbe essere di parecchi altri autori, che dice che Dio diede a Mosé i Dieci Comandamenti, e Mosè discesa dal monte Sinai e chiese al popolo se volevano accettare la legge di Dio e il popolo disse di sì, e Dio sedeva in cielo nel suo trono incrociando le dita nella speranza che l’avrebbero rigettata. Li stava mettendo alla prova per vedere se sarebbero rimasti con la grazia o avrebbero scelto la legge, e per suo sommo dispiacere propesero per la legge. Ecco, vedete, un totale fraintendimento della situazione. Quando un patto è ratificato, un secondo patto non può prendere il posto del primo. La legge ebbe una particolare funzione e un particolare proposito. Ora, comprendete questo: la legge di Dio non fu data con alcuna aspettativa che potesse gradualmente ridurre i peccati e guarire l’uomo dalla propria rovina, la legge non fu mai data nella speranza che se aveste obbedito la legge e  fatto bene a sufficienza sareste stati capaci di sollevarvi fuori dagli effetti del peccato nella vostra vita. La legge fu data da Dio per manifestare e intensificare la depravazione umana cosicché la depravazione fosse rimossa, non dalla legge, ma dal vangelo. Ora, qual’è, esattamente, il proposito e lo scopo della legge in correlazione al vangelo?  Guardate il verso 20. Non dice esattamente ciò che abbiamo pensato dicesse.

“Or la legge intervenne (fianco a fianco del vangelo) affinché la trasgressione abbondasse; ma dove il peccato è abbondato, la grazia è sovrabbondata”:

Pertanto, la legge di Dio fu data per servire i propositi del vangelo: facendo abbondare il peccato! Questo è il punto! Che la legge di Dio fu data  perché servisse gli scopi del vangelo facendo abbondare il peccato! Anziché diminuirlo. Ora, noi ci saremmo aspettati l’opposto. Ci saremmo aspettati che dicesse: Or la legge intervenne affinché le trasgressioni fossero trattenute, ma non ha detto questo, il linguaggio è esplicito, che la legge intervenne fianco a fianco del vangelo in modo che il peccato aumentasse. Più le trasgressioni sono moltiplicate ed aggravate e più è la grazia che abbonda in giustificazione e più è manifestata la gloria e la meraviglia della grazia. Pertanto, la legge intervenne per servire gli scopi del vangelo affinché il peccato aumentasse in modo che la grazia abbondasse ancor di più. Affinché quando si misuravano con la legge di Dio e come rispondevano alla legge di Dio le persone potessero vedere quanto sono peccatori; perché la bibbia dice che quando il peccatore non rigenerato ode la legge di Dio che dice non fare questo, non fare quello egli risponde: Ma io voglio farlo; e quando sente la legge di Dio dire fa questo, il peccatore non rigenerato dice: Ma io non voglio! Cartello vernice fresca? Desiderio irrefrenabile di toccare. Ed è così con la legge di Dio e il peccatore non rigenerato: quando Dio dice tu non … tutto dentro al non credente dice: ma lo farò!

Andate con me a Romani 7, toccheremo questo solo brevemente e ci ritorneremo eventualmente quando giungiamo là, notate cosa dice qui, verso 7, Paolo sta parlando della propria vita precedente la conversione:

Che diremo dunque? Che la legge è peccato? Cosí non sia; anzi io non avrei conosciuto il peccato, se non mediante la legge; infatti io non avrei conosciuta la concupiscenza, se la legge non avesse detto: «Non concupire». Il peccato invece, presa occasione da questo comandamento, ha prodotto in me ogni concupiscenza, perché senza la legge, il peccato è morto. Ci fu un tempo in cui io vivevo senza la legge, ma essendo venuto il comandamento, il peccato prese vita ed io morii, 10 e trovai che proprio il comandamento, che è in funzione della vita, mi era motivo di morte. 11 Infatti il peccato, colta l’occasione per mezzo del comandamento, mi ingannò e mediante quello mi uccise. 12 Cosí, la legge è certamente santa, e il comandamento santo, giusto e buono.13 Ciò che è buono è dunque diventato morte per me? Cosí non sia; anzi il peccato mi è diventato morte, affinché appaia che il peccato produce in me la morte per mezzo di ciò che è buono, affinché il peccato divenisse estremamente peccaminoso per mezzo del comandamento.

Paolo sta dicendo: prima di diventare cristiano pensavo di essere a posto, ero vivo, tutto andava bene, la mia coscienza non mi dava fastidio, e poi ho cominciato a misurarmi con la legge di Dio e sono morto, sono realmente morto quando mi sono reso conto di quando lontano ero dall’obbiettivo, ma soprattutto perché quando il Comandamento dice non concupire, tutto dentro di me volle concupire; ché nel non credente la legge di Dio, e non perché ci sia qualche difetto nella legge di Dio, il difetto è nel peccatore, aggrava e sollecita il desiderio di peccare del peccatore. La legge intervenne affinché le trasgressioni fossero fomentate, e aumentate e moltiplicate in modo che gli uomini vedessero quanto sono lontani, quanto sono impotenti senza Cristo e avrebbero invocato questa grazia che abbonda, dove il peccato abbonda la grazia abbonda ancor di più. Più sono aggravate e moltiplicate le trasgressioni e più abbonda la grazia che porta salvezza e perdono dei peccati. Più la legge di Dio è esplicita e manifesta e più sono odiose e aggravate le sue trasgressioni; e più la legge di Dio è fatta pesare sul cuore dei peccatori e più quel cuore produce odio e ostilità verso Dio, e trasgrediscono e hanno bisogno di grazia e per grazia di Dio sono fatti rendere conto del loro bisogno della grazia abbondante.

Perciò, se non comprendiamo la legge, non potremo comprendere il vangelo; perché la legge aumenta la nostra conoscenza del peccato; la legge di Dio definisce il peccato, rende più esplicita la manifestazione del peccato, e più malvagie e aggravate le violazioni della legge di Dio. La legge ci fa vedere che il peccato è un atto di sfida autoconsapevole in cui ci poniamo contro la santità di Dio. La legge rivela il potere terribile che il peccato ha nel nostro cuore. Non possiamo cambiare noi stessi con le opere buone, ci rende anzi peggiori, quando leggiamo la legge essa mette il dito sulla nostra colpa e sulla nostra depravazione e nel farlo ci conduce a Cristo. Lloyd Jones dice: L’uomo che ha maggior conoscenza della grazia di Dio e quello che ha maggior conoscenza della propria peccaminosità. Se vuoi che ammiri l’incommensurabile grazia di Cristo assicurati che egli prima si renda conto di essere faccia a faccia con la santa legge di Dio. E dunque, per semplificare, lo scopo della legge, mentre serve gli scopi del vangelo, è di mostrare che la salvezza non può venire per mezzo della legge. Ecco come serve gli scopi del vangelo, che se tu cerchi di salvarti osservando la legge peggiori la tua situazione. E lo scopo della legge con riferimento al vangelo è di dimostrare che la salvezza non può venire dalla legge ma può venire solamente per pura grazia. Pertanto, quando testimoniate di Cristo alla gente, non abbiate fretta di arrivare a Gesù, volete spendere del tempo, pregando che Dio vi usi a convincerli dei loro peccati. Una volta fui con un gruppo di predicatori a Durban in Sud Africa, che è sul lato dell’Oceano Indiano, e in ogni ristorante in cui entravamo c’era questo predicatore ringalluzzito che ‘testimoniava’. Andammo in un particolare ristorante indiano, e c’era lì questo indiano, indù, e il predicatore gli punta gli occhi e gli chiede: “Vuoi andare in cielo quando muori?” “Yes, sar; yes sar”. (Voglio anche una buona mancia). “Chiudi gli occhi e chiedi che Gesù venga nel tuo cuore.” “Yes, sar; yes, sar” chiude i suoi occhi.  Dice: “Adesso riaprili, l’hai fatto?” “Yes, sar; yes, sar”. “Dichiaro che sei salvato e che non sarai mai più perduto”. Andammo successivamente in un altro ristorante e diceva le stesse cose alla gente che incontrava, e io sapevo perché lo stava facendo, perché quando sarebbe tornato a casa si sarebbe vantato di quanta gente aveva portato a Cristo in Sud Africa. Giungemmo infine in un altro ristorante, dove stavamo mangiando scampi del Mozambico, dei gamberi giganti, e io stavo godendomi i miei scampi del Mozambico, e quest’altro indiano ci serve e il mio amico gli dice: “Vorresti andare in cielo quando muori?” “Yes, sar; yes, sar”; e dice, “Ebbene il signor Morecraft è un predicatore ed egli ti dirà come fare”. Ebbene, devo confessare che fu un momento di debolezza nella mia vita e che ero particolarmente frustrato con questa persona e così mi alzai nella mia rabbia e tornai a piedi alla mia camera. Torno in camera mia, e costui viene a bussare e chiede scusa, si scusa con me e dice. “Signor Morecraft, se l’ho offesa per aver presentato l’evangelo voglio chiedere il suo perdono”. Risposi: “Oh, lei non mi ha offeso per aver presentato l’evangelo, non l’ho ancora sentita presentare l’evangelo da quando siamo qui”. Ma in poche parole questo è ciò che le persone vogliono fare, estorcere una decisione per Gesù molto velocemente, prima che siano state  spezzate dalla legge di Dio e lasciare che sia la legge di Dio a condurle a Cristo.

Ebbene, ora giungiamo al punto numero 2 e questo è il verso 21, il ruolo della grazia nel piano di salvezza di Dio. Leggiamoli entrambi perché sono una sola frase..  

20 Or la legge intervenne affinché la trasgressione abbondasse; ma dove il peccato è abbondato, la grazia è sovrabbondata,
21 affinché come il peccato ha regnato nella morte, cosí anche la grazia regni per la giustizia a vita eterna per mezzo di Gesú Cristo, nostro Signore. 

E dunque qui sta parlando del regno della grazia. E il regno della grazia è quella vita sotto la pienezza delle risorse della grazia di Dio dove siete salvati dalla tirannia del peccato, il peccato non è più vostro padrone, voi non siete più suoi schiavi. Lo Spirito ha preso dimora in voi, avete tutte le risorse della grazia che v’aiutano a vivere questa vita, ad evitare il peccato e ad essere obbedienti a Dio. Questo è il regno della grazia. Si entra nel regno della grazia mediante la fede in Gesù Cristo. Questo è ciò che porta una persona dentro al regno della grazia. Nel vero momento in cui una persona crede nel Signore Gesù, viene rimossa dal regno del peccato e della morte e collocata sotto il regno della grazia. Prima di quel momento il peccato dominava la sua vita, dopo quel momento la grazia domina la sua vita. Essere sotto la tirannia e il dominio del peccato è essere perduti, indipendentemente da ciò che pensi e credi di te stesso. La nostra fede non crea o da inizio al regno della grazia, è per fede che noi personalmente entriamo nel suo regno e ci sottomettiamo al suo regno. La grazia stava regnando da molto tempo prima che noi credessimo. Infatti, essa è la vera ragione per cui effettivamente crediamo. La grazia regna a motivo della vita, morte e resurrezione del Signore Gesù Cristo. 

Ora, notate, un interessante modo di dire, è la grazia a regnare, il regno della grazia. Chi regna? Re regnano. E dire che la grazia regna è dire che la grazia di Dio è grazia regale. La grazia non ci è semplicemente offerta affinché l’accettiamo o rigettiamo a nostra volontà, la grazia agisce come un potere onnipotente nella nostra vita. Efesini 1: 19 dice questo: “E qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi che crediamo secondo l’efficacia della forza della sua potenza”, perciò la grazia nella bibbia non è solamente il favore di Dio ma la potenza di Dio all’opera, la potenza onnipotente di Dio all’opera per la nostra salvezza. La grazia è quella potenza onnipotente. Ogni qual volta la grazia agisce, agisce come un re. Non dimenticate che Dio è assiso su un trono di grazia. Un trono – di grazia. Un re controlla ogni cosa, un re non ha bisogno di assistenza, è sovrano, invincibile, egli è potenza. Così è questa grazia regale. Non è in alcun senso contingente o dipendente da ciò che l’uomo fa. La grazia regna, e non condivide il proprio trono con nessuno e nient’altro. Come grazia regale è una grazia conquistatrice. Se deve regnare su di noi deve prima di tutto conquistarci e conquistare il nostro peccato e la nostra volontà di peccare. La parola “sovrabbondata” indica il fatto che la grazia regale è grazia trionfante, ci conquista ci controlla, ci tiene sotto il suo controllo. E questa grazia che regna è grazia che sostiene e governa. Ogni passo della nostra salvezza è governato e controllato dalla grazia onnipotente. Nessuno può vantarsi della salvezza perché dal principio alla fine essa è tutta per grazia. La grazia regna nel cristiano nello stesso modo in cui il peccato regna nel non rigenerato, allo stesso grado e nella stessa ampiezza. Vale a dire che, noi crediamo nella depravazione totale, sotto il regno del peccato e della morte, il peccato infetta la persona totalmente, sotto il regno della grazia la grazia invade la persona e la trasforma totalmente. La grazia tiene le redini della nostra vita. E come è stato enfatizzato molte volte in Romani 5: 12 e seguenti, questa grazia regale è grazia abbondante che tutto provvede. La grazia di Dio da, e da, e da, e da, è super-generosa e in maniera regale provvede tutto ciò di cui abbiamo bisogno abbondantemente nel Signore Gesù Cristo. Come ha detto qualcuno in modo molto colorito, il peccato ha raggiunto il limite massimo di piena degli argini, la grazia ha completamente inondato il mondo. Ed è grazia salvifica. La potenza del regno della grazia è molto più grande della potenza del peccato e della morte. La grazia non ci assiste meramente nel vivere la vita cristiana lasciando a noi la scelta finale se vogliamo oppure no fare uso dei suoi vantaggi, questo contraddirebbe tutto del libro di Romani, degli schiavi hanno bisogno di più che assistenza, degli schiavi hanno bisogno di reale liberazione dalla schiavitù. La grazia libera dal peccato in modo sovrano e irresistibile, pienamente, definitivamente e per sempre. Ci cerca e ci convince di peccato, ci persuade del nostro bisogno e della veridicità del vangelo, ci rigenera a nuova vita, trattiene il peccato in noi come credenti, ci santifica, ci sostiene, ci protegge e ci rafforza, e ci fa perseverare; se fosse possibile per noi decadere lo faremmo, perciò la grazia deve essere irresistibile, tenetevi stretti a questo fatto in tutte le difficoltà della vita, Dio continuerà a tenervi stretti per grazia e quella grazia non vi lascerà mai andare.

Ora notate un’altra cosa che dice. Dice “la grazia regna per (mezzo de) la giustizia”. Il momento in cui separaste queste due parole ne risulterebbe scompiglio ed eresia. Ricordate che il trono di grazia, secondo Salmo 9 è un trono di giustizia e rettitudine, ricordate sempre anche che grazia e legge non hanno mai propositi che si accavallano. La legge di Dio non è stata data affinché fosse in competizione col vangelo della grazia. Doveva servire gli scopi della grazia. La grazia non è grazia anomica, senza legge, La grazia crea obbedienza alla legge di Dio. Grazia senza legge non è grazia, e lascivia. Cosa dice Romani 8: 1-4 

“Ora dunque non vi è alcuna condanna per coloro che sono in Cristo Gesú,” siamo salvati, lo Spirito ci ha liberati dal potere del peccato e della morte, il sacrificio di Cristo ha fatto espiazione per tutti i nostri peccati, – affinché – la giustizia della legge, dice il verso 4, la giustizia della legge potesse adempiersi in noi. Noi che camminiamo non secondo la carne ma secondo lo Spirito.” 

In che consiste la giustizia della legge, cosa richiede? Obbedienza alla legge di Dio. Pertanto, siamo salvati per grazia per obbedire la legge di Dio, nel farlo  non dipendiamo dalla forza della carne ma dalla potenza dello Spirito santo.

Ora, è interessante come vari gruppi rispondono alla grazia. L’antinomiano, cioè colui il quale si professa cristiano ma non ama la legge di Dio, che pensa che la legge non abbia alcun ruolo nel vangelo della grazia, l’antinomiano dice questo: Poiché sono sotto la grazia, non ha nessuna importanza cosa faccio o come vivo, posso peccare senza colpa. L’antinomiano ha dimenticato che la grazia siede su un trono di giustizia. 

E poi c’è il legalista, la persona che pensa che si sta sollevando in cielo da sola tirandosi per i lacci delle scarpe. Questo è il suo responso alla grazia di Dio. Mi sono meritato il favore di Dio con la mia buona vita e la mia fede. La mia giustizia e la mia fede l’hanno sollecitato ad essere compiaciuto con me. Il legalista ha dimenticato che Dio siede su un trono di grazia. Favore totalmente immeritato, non salario guadagnato.

Ora, qual’è la risposta del cristiano biblico alla grazia? Poiché sono sotto il regno della grazia, o Dio, ch’io possa non peccare contro di te. Ch’io possa non trasgredire la tua legge. Come potrei fare ciò che voglio quando appartengo a Lui che mi ha acquistato col proprio sangue e mi ha salvato mediante la sua grazia?

E notate poi che la grazia regna mediante la giustizia per mezzo di Gesù Cristo. Ricordate ciò che dice 2° Corinzi 8: 9 

“Voi conoscete infatti la grazia del Signor nostro Gesú Cristo il quale, essendo ricco, si è fatto povero per voi, affinché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.” 

La grazia regna perché Cristo regna. Il regno della grazia è un altro nome per il regno del Signore Gesù Cristo, e l’amministrazione del patto di grazia da parte del Cristo risorto. Romani 15 ci dice che Cristo resuscitò dai morti per amministrare tutte le promesse del patto di grazia che porteranno alla conversione di tutti i gentili. Paolo non parla mai della salvezza, anche della salvezza per grazia, eccetto che attraverso l’opera di mediazione del Signore Gesù Cristo.

E poi l’ultima cosa che ci dice è che la grazia regna per la giustizia per mezzo di Gesú Cristo, nostro Signore, a vita eterna. In altre parole, nel regno della grazia la grazia porta ciò che promette. Raggiunge il suo obbiettivo. Concede la vita eterna al credente e quella vita senza fine consiste nell’eterna conoscenza di Dio. La vita eterna è una vita che la morte non può invadere. È una vita che non può essere persa, è una vita che non può decadere. La grazia, nel salvarci non ha semplicemente cancellato la morte: ci da una vita che non finisce mai.

Così, in conclusione, ricordate queste cose. La giustizia, senza la grazia, è un pensiero non cristiano e un’impossibilità. Non si può avere giustizia senza la grazia salvifica di Dio. Quando fummo nel Balmoral show su PBS, diversi anni fa, che fu visto da 34 milioni di persone, alla fine ci fu un uomo che si alzò in piedi, un famoso evangelicale, ed egli era in disaccordo con noi. Lo disse in modo educato, disse che non era d’accordo, che egli non voleva una Repubblica Cristiana, egli voleva una Repubblica morale, come se si potesse avere moralità senza Cristo. Come se si potesse avere rettitudine senza grazia. 

E inoltre grazia senza moralità è un pensiero non cristiano e un’impossibilità. Dio non conferisce la sua grazia perché facciamo ciò che vogliamo e viviamo una vita di peccato.

Grazia e giustizia o rettitudine senza Cristo è un pensiero non cristiano e un’impossibilità. Non puoi avere il favore di Dio conferito su di te, non puoi vivere una vita di rettitudine a meno che Cristo sia al centro della tua vita. E, ricordate inoltre, che la grazia deve regnare irresistibilmente perché siate salvati. Se la grazia non fosse irresistibile, e invincibile, e onnipotente, ciascuno di noi, poiché siamo peccatori tali, la resisteremmo fino al giorno in cui moriamo. Poiché da peccatori noi non vogliamo arrendere la nostra vita alla volontà di Dio; noi soffochiamo la verità nell’ingiustizia, e se la grazia di Dio potesse essere resistita definitivamente e fino all’ultimo dai mortali nessuno di noi sarebbe salvato. Ma questa grazia irresistibile vince la nostra resistenza e la grazia di Dio regna in noi talché non saremo mai perduti.

Alla luce di questi due versetti, qual’è il compito e la missione dei cristiani sotto il regno della grazia? Primo di aumentare la nostra conoscenza di ciò che questo significhi e di incrementare la nostra sottomissione, rendere la nostra sottomissione a questo regno della grazia sempre più coerente.  È credere che la grazia regna in modo invincibile perché Cristo regna. La grazia non sarebbe in grado di vincere la depravazione, non sarebbe vero che dove il peccato abbonda la grazia sovrabbonda se non per il fatto che il Signore Gesù Cristo governa questo mondo. E a motivo della realtà del regno della grazia, voi ed io dobbiamo pregare che Cristo faccia avanzare il suo regno in tutto il mondo e un numero sempre maggiore di persone vivano per la sua grazia. Che lascino il regno del peccato e della morte ed entrino nel regno della grazia. Significa che voi ed io dobbiamo cercare opportunità di condividere con i peccatori perduti il vangelo della grazia regale con tutte le sue offerte e tutti i suoi requisiti. Le chiese solitamente vogliono che sia il pastore a farlo ma invece tutti i membri della chiesa devono cercare opportunità per condividere il vangelo della grazia sovrana con quelli che sono perduti. Dopo tutto, come ha detto un predicatore della vecchia guardia, sono le pecore e non il pastore che partoriscono gli agnelli.

Per grazia, e per amore di Cristo, noi dobbiamo vivere vite di rettitudine, di giustizia, perché la “grazia regna per la giustizia”. Sii quello che Dio ha dichiarato che sei in Cristo. Fa tutto ciò ch’è in tuo potere per aiutare altri ad essere giusti. E ricordate. E questo è un grande concetto, che Romani 5 non è solamente una refutazione dell’individualismo di Roma dei tempi di Paolo, è una refutazione dell’individualismo del nostro tempo sia politico che teologico.

Cos’è che vediamo lì fuori tra gli evangelici non riformati? Vediamo questo: che ogni essere umano si regge sulle proprie gambe davanti a Dio e Dio tratta con noi come individui. Rendiamo conto individualmente, siamo individualmente in relazione a Dio, e c’è quel detto nei circoli arminiani: che Dio salva il suo popolo uno alla volta, e le implicazioni di tutto ciò è che siamo individui e in quanto individui siamo nella giusta o nella sbagliata relazione con Dio. Cosa dice Romani 5? Dice: “Adamo e Cristo” determinano la nostra posizione con Dio in quanto individui. È la nostra relazione pattizia con Adamo che determina se siamo perduti oppure no, ed è la nostra relazione con Cristo che determina se siamo salvati oppure no. Noi non stiamo davanti a Dio uno alla volta come individui. Noi stiamo davanti a Lui in due gruppi dietro a chi ci rappresenta, Adamo o Cristo. 

Ora, che significato politico ha tutto questo? Perché ha enormi implicazioni politiche. Questo è un colpo mortale alla democrazia, giusto? Cosa dice la democrazia? La democrazia dice che una nazione è governata dal voto della maggioranza di individui. Questo non è ciò che insegna il pattizialismo. Il pattizialismo insegna che una nazione è governata da rappresentanti del popolo. Un concetto completamente diverso dalla democrazia.

 La parola “regna” nel nostro testo proviene da una parola greca per Re. E questa parola è stata svalutata ai nostri giorni, ma al tempo di Paolo era una parola pericolosa nell’Impero Romano perché significava che credevi in una potenza rivale, un governante altro dall’Imperatore di Roma. I cristiani furono visti come un gruppo sedizioso fin dal principio perché vedevano Cristo come re e vedevano se stessi come re sotto di Lui e in Lui, e spiritualizzare quel linguaggio è pervertire la fede. Ricordate l’iscrizione sulla croce, cos’era la cosa che le autorità di Roma temevano di Cristo? Non era la sua teologia, non era la sua religione, cosa collocarono sopra la croce? Questo è Gesù il Re dei Giudei. In Giovanni 19:15 quando Pilato chiede: “crocifiggerò il vostro re?” i capi dei sacerdoti risposero, e cito testualmente: “Noi non abbiamo altro re che Cesare”. E in Atti 17: 7 i cristiani sono accusati in questo modo: “Tutti costoro agiscono contro gli statuti di Cesare, dicendo che c’è un altro re, cioè Gesù”. E in Atti 4: 12 “E in nessun altro vi è la salvezza, poiché non c’è alcun altro nome sotto il cielo che sia dato agli uomini, per mezzo del quale dobbiamo essere salvati” (che quello del Signore Gesù Cristo). Ebbene questo era detto di Cesare Augusto. Nel compleanno di Cesare Augusto egli era festeggiato con ogni tipo di emblema e di poema e questa frase è del poeta Virgilio “E in nessun altro vi è la salvezza, poiché non c’è alcun altro nome sotto il cielo che il nome di Cesare Augusto che  sia dato agli uomini, per mezzo del quale dobbiamo essere salvati”. E poi arrivano i cristiani che dicono: “E in nessun altro vi è la salvezza, poiché non c’è alcun altro nome sotto il cielo che sia dato agli uomini (che il nome di Gesù Cristo), per mezzo del quale dobbiamo essere salvati”. E poi lo chiamano “Signore” che era la stessa parola, “Kurios” che Cesare applicava a se stesso, e dicono: “Signor Imperatore, noi non crediamo nella tua autorità universale assoluta, c’è un Re sotto il quale tu sei collocato e questi è il Signore Gesù Cristo, il Re Gesù stesso”. Questa era la grande testimonianza della chiesa primitiva. Questo è ciò che causò la loro crocifissione perché credevano la signoria di Cristo sopra ogni area di vita. E noi viviamo in un posto dove regna la grazia. E qual’è quel posto dove regna la grazia? È il regno di Cristo. E in quel luogo dove Cristo regna noi dobbiamo essere suoi servitori e richiamare uomini e istituzioni a sottomettersi ai suoi diritti regali. 

R.J. Rushdoony ha detto questo: “Quelli che erano figli di Adamo sono nati per peccare e morire, le loro opere si accumulano in numerose torri di Babele tutte destinate alla confusione, le nostre opere in Cristo si accumulano in giustizia e dominio, regnare in giustizia. Il mondo non ha futuro separatamente dalla giustizia e dal dominio di Dio, secondo la sua parola-legge. Questo obbiettivo è impossibile fuori da Cristo. Il grande fatto della giustificazione stabilisce l’uomo in un nuovo corso, e nella potenza di Dio verso la giustizia e il dominio.” Vale a dire, quei credenti che vivono sotto il regno della grazia, infusi della potenza di Dio, sono i soli che possono portare giustizia e dominio dentro a questo regno di peccato e di morte.

Preghiamo: 

Ti ringraziamo Padre per il regno della grazia attraverso la giustizia, per mezzo di Gesù Cristo a vita eterna. Rendici partecipanti fedeli in quel regno, per amore di Cristo. Amen


Altri Studi che potrebbero interessarti