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Romani 9
Elezione ed Evangelismo (2)
Ritorniamo oggi a questo passo di Romani, i capitoli 9-11 che abbiamo incominciato la scorsa settimana. Nel caso non foste stati presenti fatemi ripetere alcune considerazioni introduttive. In alcuni commentari, Romani 9-11 è un grande diversivo perché sembra imposto sul testo, non ha relazione col resto del libro, non è collegabile con ciò che viene prima o dopo. E chiunque dica questo, naturalmente, non ha studiato la Parola di Dio con serietà. Ci sono tre modi nei quali possiamo vedere che il capitoli 9-10 e 11 sono perfettamente inseriti nel contesto. 1) spiegano alcune cose che il tema del libro di Romani può aver generato nella vostra mente. Il tema del libro di Romani è Romani 1:16 e 17 dove Paolo dice che non si vergogna del vangelo di Cristo perché è la potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco. E la domanda che può sorgere nella nostra mente è: se è così, perché ci sono così pochi Giudei salvati? Perché c’è solo un rimanente del popolo Giudaico, perché nella comunità dei giudei c’è una ostilità così rigida nei confronti del vangelo; cosa significa dire che il vangelo è la potenza di Dio per la salvezza del giudeo prima e poi del greco? E Romani 9-10-11 risponde ad alcune di queste domande. Infatti è l’unico posto nella bibbia dove alcune di queste domande hanno risposta, tipo: Cosa accadrà ai giudei? Cosa accadrà ai gentili? Qual’è la relazione tra la conversione dei giudei e la conversione dei gentili? 2) La seconda maniera in cui questi tre capitoli sono in relazione al resto del libro è quel verso di capitale importanza, Romani 8:28 dal quale fluisce tutto il resto. “Or noi sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio i quali sono chiamati secondo il suo proponimento” e poi il resto del capitolo 8 spiega quale sia il proponimento di Dio per individui, per la chiesa e per l’universo, ed ora procede nei capitoli 9-10 e 11 a parlare di quale sia il proponimento di Dio nello schema generale delle cose con riferimento a giudei e gentili. 3) e il terzo modo in cui sono in correlazione con ciò che precede, ricordate che il vangelo del libro di Romani concerne la giustificazione per fede in Cristo. E nei primi 8 capitoli abbiamo cose come la necessità della giustificazione, il significato della giustificazione, il significato della fede che giustifica, gli effetti della giustificazione, gli effetti di santificazione della giustificazione, tutti questi sono veri e propri titoli delle cose che abbiamo imparato nei primi 8 capitoli di Romani. Il nono capitolo anche 10 e 11, ma in particolare il 9 ci spiega la base per la giustificazione, e la base per la giustificazione è la grazia gratuita di Dio e il decreto sovrano e l’elezione di Dio onnipotente.
Ora, prima che continuiamo col nostro studio, c’è un’altra cosa che voglio menzionare oggi, nel caso non foste stati qui la settimana scorsa, perché si tratta di una distinzione che è importante fare. Noi abbiamo amici che dicono che i libri del Vecchio Testamento riguardano l’elezione collettiva, nazionale, da parte di Dio, dei giudei in quanto nazione, elezione che può essere persa. E così, costoro parlano della reversibilità di elezione e riprovazione, nessuna delle quali è irreversibile. Uno può essere eletto e poi non eletto, può essere reprobo e poi non esserlo più, perché in Israele l’intera nazione fu eletta eppure l’intera nazione fu abbandonata da Dio. Che possedevano una forma di elezione collettiva, nazionale, ma poi la persero. Ora, questa è una delle principali prospettive di quella via che chiamiamo “Federal Vision” e “New Perspective on Paul.” Ora, come sappiamo che Romani 9 non tratta questa elezione nazionale, collettiva, perdibile? Ebbene, nei primi due o tre versi Paolo stava parlando di quello, quando dice che desidera che i suoi parenti e connazionali giudei siano salvati, queste parole presuppongono che essi possedevano un’elezione ad una speciale chiamata, elezione che persero a motivo della loro incredulità. Ma poi Paolo lascia quel concetto e cominciando dal quarto e quinto verso in poi parla di un’elezione di non di un gruppo di persone collettivo, nazionale, ma di un’elezione individuale che effettivamente ottiene per queste persone ciò che furono elette a ottenere. E così leggiamo di Isacco e di Ismaele, leggiamo di Giacobbe e di Esaù, cioè di varie altre nazioni che discesero da loro la cui posterità ha un ruolo in queste cose, ma nondimeno questi individui furono scelti o rigettati da Dio, e poi abbiamo quella frase molto importante: “ (infatti, quando non erano ancora nati i figli e non avevano fatto bene o male alcuno, affinché rimanesse fermo il proponimento di Dio secondo l’elezione), e perciò questa è una scelta da parte di Dio di individui che rimane ferma nel tempo. Non sarà violata, è permanente, è eterna, prende realmente la persona che è scelta e la conduce allo scopo per cui fu scelta, e questo è la vita eterna.
Così, quando nel nono capitolo parliamo di elezione e di scelte di Dio non stiamo parlando di una qualche elezione nazionale perdibile del popolo d’Israele. Ora un’altra cosa da notare, ed è che qui c’è una delle spiegazioni più chiare e più dirette che si possano trovare nella bibbia. Voglio dire che per alcune persone che la leggono per la prima volta è sconvolgente. Mi piace predicare in alcune congregazioni dove questo testo non è mai stato usato e mi piace vedere l’espressione della loro faccia. È come se fossero stati pugnalati allo stomaco perché è così semplice così chiara e così diretta. Ci sono alcune persone che Dio ama, ci sono alcune persone che Dio odia, il suo amore per alcune ha fatto sì che le scegliesse, il suo odio per altre ha fatto sì che non le scegliesse. Questo è il punto focale, il cuore del nono capitolo di Romani. Ma, la cosa da tenere in mente è che questo grande insegnamento sull’elezione è adagiato sul grande insegnamento dell’evangelismo. Che Romani 9-10 e 11 riguardano l’evangelismo più di qualsiasi altra cosa. Notate i primi tre versi di Romani 9
“Io dico la verità in Cristo, non mento, perché me lo attesta la mia coscienza nello Spirito Santo; ho grande tristezza e continuo dolore nel mio cuore. Infatti desidererei essere io stesso anatema e separato da Cristo per i miei fratelli, miei parenti secondo la carne, ecc.”
e poi lamenta tutti grandi privilegi e benedizioni che hanno perso a motivo della loro incredulità. Così, questa grande predicazione sulla predestinazione per così dire, inizia con questo grande ‘coming out’ del proprio cuore, di quanto brama di essere usato da Dio per portare persone a Cristo, in particolare i suoi parenti. Poi abbiamo studiato l’elezione giù fino al verso 24 e poi ritorna dal verso 24 e fino alla fine del capitolo al tema dell’evangelismo. E Paolo cita interi testi dall’Antico Testamento in relazione al tema e allo scopo dell’evangelismo. Arriva al capitolo 10, verso 1
“Fratelli, il desiderio del mio cuore e la preghiera che rivolgo a Dio per Israele è per la sua salvezza.”
Quindi ora ritorna sulla sua preoccupazione che il suo popolo, che fu una volta il popolo scelto da Dio, ma che non lo è più, e quanto abbiano bisogno di venire a Cristo, e spiega tutto questo e poi, nell’ultima metà del capitolo parla di evangelismo, della predicazione della parola di Dio e dei risultati di questa predicazione, e poi si giunge a Romani 11 dove parla dell’eventuale evangelizzazione di giudei e di gentili e come questo porterà ad un’evangelizzazione mondiale. E Dunque, qui c’è l’uomo dal quale riceviamo la dottrina dell’elezione e da cui proviene il nostro intendimento che Dio non ama tutti allo stesso modo, che ci sono alcune persone la fuori nel mondo che Dio odia, eppure questo è il più grande missionario che il mondo abbia mai visto Cristo escluso. Che questa dottrina anziché soffocare ogni desiderio evangelistico, come fece per la vecchia chiesa scozzese alla fine del 700 che portò alla creazione del Presbiterio associato, che portò alla creazione delle Chiese Riformate Associate degli Stati Uniti, sotto la guida di persone come Earlspin Fisher, del quale abbiamo il commentario al catechismo Minore che abbiamo distribuito; essi volevano mandare missionari in tutto il mondo. La chiesa scozzese voleva mandare missionari ai quattro angoli della terra. E gli ipercalvinisti morti che sedevano nel consiglio d’amministrazione dissero: Se Dio vuole salvare i pagani può farlo da sé. Ne conseguì che non avrebbero mandato missionari. Alla fine questi grandi calvinisti riuscirono a mandarne missionari in Israele e altri luoghi simili, e una delle prime persone convertite fu un certo Edersheim, di cui potreste avere dei libri.
Comprendete dunque che, se la dottrina dell’elezione non vi smuove a voler evangelizzare, non la state comprendendo, c’è in voi qualcosa che non va. Non la comprendete. Ci sono un sacco di calvinisti oggi che tutto quello di cui vogliono parlare è elezione, elezione, elezione, ma non vogliono fare alcun evangelismo, non capiscono l’elezione, non m’interessa quanti libri hanno nella loro biblioteca sul tema dell’elezione. I più grandi periodi di attività missionaria furono avviati da persone che credevano nell’elezione, Battisti Riformati, Presbiteriani Riformati, Carey, Livingstone tutte queste persone che avevano una fede riformata andarono in tutto il mondo e l’idea era che Dio aveva i suoi eletti in quelle nazioni che avrebbe salvato, che avrebbe salvato mediante la predicazione della Parola di Dio, e perciò andarono in tutto il mondo a predicare l’evangelo. E perciò, chiunque vi dica … anzi vi racconto questo fatto, l’ultima volta che partecipai all’assemblea generale della PCA fu nella chiesa di D.J. Kennedy a Coral Ridge, Florida, e la denominazione stava votando per approvare come materiale didattico per la scuola domenicale, questo avvenne molto tempo fa, stava approvando il materiale didattico per tutta la PCA, che era della Great Commission Pubblication, materiale della scuola domenicale della Ortodox Presbyterian Church, che a quel tempo era il materiale didattico più calvinista a disposizione. Era al voto, nella chiesa di D.J. Kennedy, e D.J. Kennedy ovviamente crede nell’elezione, e s’alzò un uomo, nell’assemblea generale, il pastore della First Presbiterian Church di Chattanooga Tennessee, Ben Haiden, e disse: Noi non possiamo adottare il materiale di Great Commission Publication perché è calviniano e tutti sanno che non si può avere calvinismo e evangelismo nella stessa denominazione, e disse questo nella chiesa di Coral Ridge. E allora D.J. Kennedy, che non diceva mai molto nelle assemblee generali, si alzò e disse: Vorrei rammentare a mio fratello Haiden dove si trova, noi qui abbiamo 16.000 professioni di fede al mese attraverso i nostri programmi radio e televisivi. Così, gloria a Dio che la mozione passò. Ma ho detto questo per dire quest’altro: è un mito e non corrisponde alla realtà, che dovunque nel mondo sia stata enfatizzata l’elezione l’evangelismo sia diminuito. È un mito. E se questo è accaduto a te o a qualcuno che conosci è perché avete malinteso cosa sia l’elezione.
Torniamo ora indietro e riprendiamo, molto velocemente, Paolo comincia la sua spiegazione dell’elezione col difendere la Parola di Dio. C’è una grossa domanda adesso nella mente delle persone e Paolo vuole rispondere,
6 Tuttavia non è che la parola di Dio sia caduta a terra, poiché non tutti quelli che sono d’Israele sono Israele.
7 E neppure perché sono progenie di Abrahamo sono tutti figli; ma: «In Isacco ti sarà nominata una progenie».
8 Cioè non i figli della carne sono figli di Dio, ma i figli della promessa sono considerati come progenie.
9 Questa fu infatti la parola della promessa: «In questo tempo ritornerò e Sara avrà un figlio».
10 E non solo questo, ma anche Rebecca concepí da un solo uomo, Isacco nostro padre.
11 (infatti, quando non erano ancora nati i figli e non avevano fatto bene o male alcuno, affinché rimanesse fermo il proponimento di Dio secondo l’elezione e non a motivo delle opere, ma per colui che chiama),
12 le fu detto: «Il maggiore servirà al minore»,
13 come sta scritto: «Io ho amato Giacobbe e ho odiato Esaú».
Ora, qual’è il problema? Il problema è, Paolo, che tu ci hai detto che Dio ha un grande futuro per il suo popolo pattizio. Ma il popolo pattizio ha mancato di raggiungere quel futuro. La maggior parte del popolo pattizio d’Israele ha apostatato. E Cristo ha pronunciato il suo giudizio definitivo su di essi. E dunque, la parola di Dio, è caduta in terra, in qualche senso? Paolo dice: No, perché queste promesse di salvezza non erano destinate ad ogni singolo membro d’Israele individualmente, ma al popolo scelto da Dio all’interno d’Israele. Che queste promesse di salvezza non furono per tutta la progenie della carne, tutti i discendenti di Abrahamo, furono per la progenie spirituale in mezzo alla progenie fisica di Abrahamo. Notate il modo brillante in cui lo dice, dice nel verso 6: “non tutti quelli che sono d’Israele sono Israele.” Solo perché Israele o Giacobbe era il vostro bisnonno, non significa che queste ricche promesse sono state fatte a voi, le promesse non hanno fallito anche se molti dei giudei non hanno creduto, perché le promesse non furono fatte ad ogni singola persona, furono fatte ad una progenie spirituale, un nucleo di persone elette dentro la nazione d’Israele. E lo dice nel verso 7:
“E neppure perché sono progenie di Abrahamo sono tutti figli;”
semplicemente perché sono fisicamente figli di Abrahamo, perché sono del suo stesso sangue, non significa che sono effettivamente figli di Dio, le promesse sono state fatte agli eletti di Dio. Sviluppa perciò quest’argomento, e fa delle illustrazioni, dice, per esempio, Isacco è uno, non Ismaele suo fratello, ma Isacco fu la progenie spirituale al quale furono fatte le promesse, nonostante anche Ismaele fosse progenie fisica, le promesse non furono fatte a lui, verso 8:
“Cioè non i figli della carne sono figli di Dio, ma i figli della promessa sono considerati come progenie.”
Così, qui dice: Dio ha detto che avrebbe salvato il suo popolo. Questo non significa che avesse intenzioni di, o fatto qualche promessa di, salvare tutto il popolo individuo per individuo, ma ha indirizzato queste promesse ad una progenie spirituale dentro alla progenie fisica.
Ora, ricordate cosa abbiamo detto la scorsa settimana; nel Vecchio Testamento, a motivo di quella verità, i patriarchi di Dio trattarono tutta la loro progenie come progenie spirituale. Trattarono tutta la progenie nella carne come progenie spirituale, a meno che, con la loro vita, non provassero di essere apostati. Talché Abrahamo diede a entrambi, Isacco e Ismaele il segno del patto, Isacco diede ad entrambi, Giacobbe ed Esaù il segno del patto. Isacco sapeva che Esaù avrebbe servito Giacobbe, ma Isacco non seppe mai che Dio odiava Esaù e perciò li trattò entrambi come se Dio li amasse entrambi, a meno che con la loro vita, provassero la cosa, che Esaù provò infatti, e cioè di essere apostati. Infatti la dichiarazione: Ho amato Giacobbe ma ho odiato Esaù non compare nella bibbia fino al libro di Malachia, che è l’ultimo del Vecchio Testamento. Perciò, anche se la progenie spirituale è quella alla quale furono fatte le promesse tra la progenie fisica del popolo di Dio, ciò nonostante i padri, che non possono vedere il cuore, hanno ricevuto la responsabilità di allevare tutti i loro figli nella conoscenza e ammonizione del Signore. Col passare del tempo, quelli che erano apostati, non scelti, si sarebbero rivelati.
Ora, guardiamo questo versetto, il 12. Dice che Dio scelse un destino e una funzione particolare per Giacobbe ed Esaù. Benché fossero gemelli, Esaù era il più vecchio dei due, ed egli avrebbe servito Giacobbe, il che è assai inusuale, e la ragione per questo è nel verso 11:
“Infatti, quando non erano ancora nati i figli e non avevano fatto bene o male alcuno, affinché rimanesse fermo il proponimento di Dio secondo l’elezione e non a motivo delle opere, ma per colui che chiama,”
Dio scelse il destino dell’uno sull’altro e, verso 13, perché amò l’uno e non l’altro. C’è solo da accettarlo e farsene una ragione, che Dio scelse uno sull’altro, Giacobbe su Esaù, prima che fossero nati, non sulla base di qualcosa che nessuno dei due aveva fatto perché nessuno dei due aveva ancora avuto l’opportunità di fare alcunché, ma prima ancora che fossero nati Dio scelse il destino di questi due uomini perché decise di amare uno e odiare l’altro. Ora, perché Dio scelse di amare Giacobbe? E di odiare Esaù? Non ne ho la più pallida idea. Posso solo dirvi che non fu perché Giacobbe era il migliore dei due. Dio aveva propositi conosciuti solo a se stesso. E questa è la sola risposta che si possa avere. E quando i vostri amici vogliono una risposta altra da questa dite: Mi spiace, non ha un’altra risposta che possa darvi. Dio ha scelto questa persona su quell’altra perché così gli piacque fare e non ci ha dato nessun’altra ragione, che per la sua gloria, per il suo compiacimento.
Ora cosa sta facendo Paolo? Sta dicendo che la parola di Dio non è caduta in terra perché tutti i giudei non sono diventati cristiani, non sono stati salvati, Dio non intendeva salvare tutti i giudei, Dio non aveva fatto le sue promesse a tutti i giudei che erano del sangue di Abrahamo, le promesse furono fatte agli eletti della nazione. E la ragione che dà è che Dio ha amato Giacobbe ed ha odiato Esaù. Ora questo l’abbiamo visto qui in Romani 8, ricordate? In Romani 8: 28 e 29.
“Or noi sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di coloro che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo proponimento. Poiché quelli che egli ha preconosciuti, li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del suo Figlio.”
Ricordate che quando abbiamo spiegato questo passo abbiamo detto che la parola ‘preconosciuti’ significa ‘pre-amati’? Riporre su di essi l’amore anticipatamente? Fare di qualcuno l’oggetto del proprio amore anticipatamente? E così quando dice quelli che ha preconosciuti, quelli che ha predestinati, non significa che Dio ha la preveggenza, che ovviamente possiede, ma non che ha visto anticipatamente chi nel tempo avrebbe scelto Gesù e scelse quelli, questo non è il punto, la parola preconosciuti non significa pre-visti in questo testo, significa pre-amati. Quelli sui quali Dio ha amati fin dal principio, quelli ha predestinati a diventare suoi figli, e quelli che ha predestinati ha chiamati e quelli che ha chiamati ha giustificati, e quelli che giustificati ha glorificati. Ora, questo è dire esattamente la stessa cosa, che Dio ha tracciato il destino di Giacobbe e di Esaù perché prima che Giacobbe fosse nato Dio ha posto il suo amore su Giacobbe e ha deciso di odiare Esaù. Ora, queste sono parole molto forti, lo so, ma ciò nonostante non si possono discutere, benché la gente ci provi. Un tempo, molti, molti anni fa ho fatto il pastore in una chiesa, ero il primo pastore riformato in una chiesa presbiteriana, e gli anziani erano brave persone anche se non amavano la fede riformata, e uno in particolare, una brava persona, quando predicai una domenica su un tema particolarmente riformato, la domenica dopo, nella sua classe di scuola domenicale per adulti, egli prendeva lo stesso testo e insegnava il contrario di ciò che avevo predicato la domenica precedente. Così decisi che l’avrei messo in trappola. Decisi che una domenica avrei predicato su: “Ho amato Giacobbe, ma ho odiato Esaù”. E volevo vedere cosa avrebbe detto. La domenica dopo mi sono seduto nella sua classe di scuola domenicale e come previsto il suo testo fu: “Ho amato Giacobbe ma ho odiato Esaù.” Questo fu il suo argomento, e la maggior parte delle persone non sarebbe così crassa, anche se questo è l’atteggiamento della maggior parte della gente. Mettiamola così, quest’uomo aveva un’istruzione da quarta elementare, un uomo sveglio, non lo sto criticando per la sua scarsa preparazione scolastica, ma voglio impressionarvi col fatto che non era d’accordo, e qui è quel che disse: Io non so il greco, ma poiché noi sappiamo che Dio non odia nessuno, sappiamo che quella parola ‘odiato’ non può significare ‘odiato’. Che si può fare con questo tipo di logica, dove si può finire con questo ragionamento? Da nessuna parte. Ma questo è l’atteggiamento tipico. Io non so il greco, ma poiché noi sappiamo che Dio non odia nessuno, sappiamo che quella parola ‘odio’ non può significare ‘odio.’ E vedete cosa sta facendo, ha fatto una presupposizione: ‘Dio non odia nessuno,’ per la quale non c’è nessun fondamento biblico, e poi l’applica al testo e questo lo acceca riguardo a ciò che il testo realmente dice. Questo è quanto sono importanti le presupposizioni. Ebbene, c’è un’altro modo di aggirare la cosa, e perfino alcuni dotti riformati hanno adottato questa prospettiva con la quale sono in disaccordo. Se avessero visto dove la loro interpretazione ha portato altre persone, probabilmente l’avrebbero cambiata. Ma ciò che dicono è che la parola ‘odio’, sto pensando in particolare ad uno dei grandi teologi riformati di tutti i tempi, dal nome di Charles Hodge, ed io sono un pivello paragonato a Charles Hodge, ecco come l’ha tradotto, dice: Odiare, non significa odiare, significa amare meno. Ho amato Giacobbe, ma Esaù l’ho amato meno. Volendo si potrebbe tradurre anche Esaù ho odiato, ma Giacobbe l’ho odiato meno. Non ci sta, è irrazionale. Ma questo è l’argomento, la parola ‘odio’ significa amare meno. E come risultato i nostri amici arminiani ne hanno approfittato. Ma questo non è ciò che la parola significa in greco. Non è quello che la parola significa in italiano. Credo che se parliamo di ciò che la parola odio sia o non sia quand’è applicata a Dio può chiarire alcune cose. E noi non dobbiamo affatto essere lesti a imporre le nostre presupposizioni quando leggiamo un testo se non ci sono fin dal principio.
Prima di tutto, quando noi usiamo la nostra parola ‘odio’ nel nostro parlare ordinario, non è una bella parola, a meno che, come me, voi non odiate le pietanze col tonno caldo. La signore Conrad non lo sapeva, sono andato a casa sua una volta per pranzo, ed ella aveva fatto questo piatto unico, una casseruola di tonno caldo, l’unica che abbia mai mangiato che fosse buona, comunque, (la signora Conrad oggi non c’è), la parola odio è una parola cattiva. Pensate del bigottismo, pensate del razzismo, pensate dei reati d’odio, cattiveria e tutte queste cose quando pensate alla parola odio; bene, odio è una parola perfettamente buona, e quando l’applicate a Dio, cosa che la bibbia fa, non pensate nemmeno che contenga cattiveria, non c’è cattiveria, non c’è meschinità nella parola, non c’è spirito malvagio nella parola, non c’è niente di negativo nella parola odio quand’è applicata a Dio; infatti sareste sorpresi, se non l’avete già fatto, se andate a vedere quante cose e persone Dio odia. E il modo per farlo è prendere una concordanza, e cercare le parole odiare, aborrire, disprezzare, e veder quante volte Dio è il soggetto di questi verbi. È tutto quel che dovete fare, e scoprirete che Dio odia tutti gli operatori d’iniquità. E un operatore d’iniquità e qualcuno che è devoto al male.
Quando la bibbia parla di Dio che ama Giacobbe e odia Esaù, cosa sta dicendo? Sta dicendo questo: Dio è sovrano, e l’amore di Dio è l’esibizione della sua bontà verso i peccatori che ha fatto sì che mandasse suo Figlio per loro per portarli in comunione con sé mediante la fede. L’amore è un’espressione della bontà di Dio. Se doveste scrivere un libro di teologia sistematica, tutte le varie perfezioni di Dio, avreste tra le intestazioni generiche: bontà, e sotto il titolo generico ‘bontà’ avreste amore, misericordia, grazia, pazienza, generosità e tutte le altre sotto-intestazioni. Così, l’amore di Dio è il dispiegamento della generosità illimitata di Dio, la sua bontà, che ha fatto si che mandasse suo Figlio perché fosse il salvatore dei peccatori e a portare i peccatori in comunione con lui.
L’odio, l’odio di Dio è l’opposto di questo. L’odio di Dio è la sua determinazione di non elargire il dono della sua bontà e della salvezza su quelli che odia, include la sua determinazione di guardare ai peccatori con sfavore e di punirli nel modo in cui i loro peccati meritano. Questo è l’odio di Dio, non c’è in esso alcuna cattiveria. L’amore di Dio è il suo amore esibito ai peccatori che non meritano quella bontà, nel mandare suo Figlio a morire per loro e a portarli in comunione con sé, l’odio di Dio per altri peccatori che non ha scelto, è la determinazione di non impartire loro la salvezza, la determinazione di non guardare a loro con favore, ma con sfavore, e la determinazione di punirli, perché questo è ciò che i loro peccati meritano. Giacobbe meritava che i suoi peccati fossero puniti, Giacobbe meritava di non avere comunione con Dio, Giacobbe non meritò il favore di Dio, eppure un Dio sovrano, che fa ciò che gli piace, decise di impartire il suo amore e la sua bontà a Giacobbe. E diede ad Esaù ciò che giustamente meritava. Questo si vede nella storia di Egitto e di Israele. Lo vedremo ancor più particolarmente tra un po’. Israele andò in Egitto e divenne schiavo degli egiziani. Ma Israele non rimase una nazione immacolata. (Israele cominciò ad adottare alcuni stili di vita e pratiche di culto degli egiziani. Israele si lasciò sedurre dai suoi signori egiziani. Questo causò la creazione del vitello d’oro e di altre idolatrie denunciate in Ezechiele 20. Non appena furono fuori dall’Egitto e Mosè stette sul monte Sinai a ricevere i Dieci Comandamenti, si annoiarono perché non c’era movimento e così decisero di adorare Dio con un mezzo che gli egiziani usavano, mediante vitelli d’oro.) E poi Dio disse che avrebbe fatto arrivare sull’Egitto piaga dopo piaga per distruggere l’Egitto in modo che avrebbero asciato partire Israele affinché adorasse Dio nel deserto. E la sola ragione che la bibbia ci da è che Dio fece una differenza, questa frase compare in Esodo, una grande, grande dichiarazione. Dio fa una differenza, o fa una distinzione tra Israele e l’Egitto. E quella distinzione era grazia sovrana. E qui è il punto: Dio salvò Israele malgrado i loro peccati e distrusse l’Egitto a causa dei loro. Ed erano gli stessi identici peccati. Ora. Com’è possibile che Dio salvi qualcuno per aver commesso peccati che meritano punizione, e poi si giri e condanni i loro vicini per aver commesso quegli stessi peccati? Dio è sovrano, non c’è altra risposta, Dio fa tutto ciò che gli piace. Agisce secondo il beneplacito della sua volontà.
Bene, andiamo avanti, adesso, perché Paolo continua a specificare gli effetti di questo amore e di questo odio. A proposito, tutti quelli che Dio ama, li salva. Cercate la parola agape nelle concordanze e vedete se quelli che Dio ama li salva oppure no. C’è solo un caso, che la gente ama usare, che nella superficie sembrerebbe che la persona non fu salvata, e Dio lo amava. E questo è il giovane ricco. Dio gli disse di vendere tutto quello che aveva perché lo amava, ed egli si allontanò mestamente perché amava le sua ricchezze più di Dio. E così ci sono persone cui piace prendere quel testo e dire: ecco, qui c’è un uomo che Dio ha amato, ma che non fu salvato. Ebbene, non possiamo essere troppo dogmatici, ma 2000 anni di interpretazione biblica identifica quella persona come l’apostolo Paolo prima della sua conversione. Ma il punto è, nulla vi separerà dall’amore di Dio. Che una volta che Dio vi ama non smetterà mai di amarvi e niente può separarvi da quell’amore nel tempo o nell’eternità. Quelli che Dio ama, salva.
“Come sta scritto: «Io ho amato Giacobbe e ho odiato Esaú».”
Spieghiamolo ancora un po’. Dio è adirato con tutti i peccatori. Dio odia i peccati di tutti. Dio odia particolarmente i peccati dei cristiani. Dio odia i peccati di tutti, ma Dio odia alcune persone che peccano. E dire che Dio odia quelle persone è dire che sono dei reprobi, è dire che Dio non li salverà mai. “Come sta scritto: «Io ho amato Giacobbe e ho odiato Esaú».”
14 Che diremo dunque? C’è ingiustizia presso Dio? Cosí non sia.
15 Egli dice infatti a Mosé: «Io avrò misericordia di chi avrò misericordia, e avrò compassione di chi avrò compassione».
16 Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia.
17 Dice infatti la Scrittura al Faraone: «Proprio per questo ti ho suscitato, per mostrare in te la mia potenza e affinché il mio nome sia proclamato in tutta la terra».
18 Cosí egli fa misericordia a chi vuole e indurisce chi vuole.
Ora, comprendete, prima che guardiamo a questo testo, le due presupposizioni della salvezza. Una, la peccaminosità dell’uomo. L’uomo è totalmente depravato, morto nei suoi falli e nei suoi peccati, ed è totalmente incapace di fare qualsiasi cosa a questo riguardo. Questo è quel che intendiamo quando parliamo di depravazione totale e di totale incapacità. Merita la condanna perché è totalmente depravato, ogni aspetto del suo essere è corrotto dl peccato, e poiché è morto nei suoi peccati non può fare neanche la minima cosa, il più piccolo passo per togliersi da quella situazione. La seconda presupposizione della salvezza di Dio è la sovranità della misericordia di Dio. Quando vi siete aggregati alla chiesa, una delle domande che vi sono state chieste è: credi tu di essere un peccatore che merita giustamente la disapprovazione di Dio e senza speranza eccetto che per la sua misericordia sovrana? Se non comprendete che la misericordia è sovrana, dio fa misericordia a chi vuole, mostra compassione a chi vuole, perdona chi vuole perdonare, se non comprendete che la misericordia di Dio è sovrana, non comprendete veramente la misericordia. La misericordia di Dio è gratuita, immeritata, non guadagnata, onnipotente, sovrana, la misericordia non è un salario, non è qualcosa che Dio vi deve, non l’avete meritata, la misericordia è un dono gratuito totalmente immeritato, e Dio non è sotto alcun tipo di obbligo di conferire misericordia su alcuna persona in particolare. Dio non deve misericordia a nessun essere umano. Alcune persone pensano di sì. C’è gente che vive come se Dio fosse in obbligo di avere misericordia per loro. No, Dio non è in obbligo verso nessuno. Se fosse così, se Dio vi dovesse misericordia, allora la misericordia di Dio non sarebbe più misericordia, sarebbe giustizia. La sola cosa che l’uomo peccatore ha guadagnato con la sua vita di peccatore volontario è il suo giusto salario, la morte. La sola cosa che l’uomo caduto merita da Dio è la condanna. Dio, che è un Dio sovrano e fa ciò che gli piace fa misericordia a chi vuole e ha compassione di vuole. Questa è l’essenza della misericordia, se non fosse elargita sovranamente non sarebbe misericordia. Dire che la misericordia è sovrana è dire che Dio è sovrano nella distribuzione dei suoi favori. Scegli chi vuole per salvarli dai loro peccati. La misericordia non è un debito, è un dono. L’elargizione della misericordia di Dio si fonda solo sul suo beneplacito e non su qualcosa nell’uomo. La salvezza non proviene da volontà d’uomo o da attività umane da determinazione dell’uomo o da realizzazioni dell’uomo o dai suoi meriti. È da Dio solamente. La misericordia non è in nessun senso sotto il controllo di che ne ha bisogno. Non può né esigere misericordia come diritto, né mediante un diligente operare può guadagnare quella misericordia. Questo testo rende perfettamente chiaro che Dio è assolutamente libero di fare o trattenere misericordia secondo la sua propria volontà.
Questo tipo di Dio non mi piace, mi piace un Dio che mi deve misericordia e che è obbligato a mostrarmi misericordia. Dovrai trovare un altro universo, perché in questo universo non c’è un tale Dio. Il solo Dio che c’è fa ciò che gli piace. Ed Egli distribuisce misericordia e trattiene misericordia secondo il beneplacito della sua volontà. Non s’informa da nessuno, non chiede a nessuno, non controlla se qualcuno lo merita oppure no, Dio decide di fare misericordia ad una persone e di indurirne un’altra secondo il beneplacito della propria volontà. Dio non fa mai nulla arbitrariamente, Dio ha ragioni perfettamente buone per ogni scelta che fa. Dio ha buone ragioni, perfette ragioni per aver scelto una persona e per aver trattenuto la misericordia da quest’altra. Dio è sovrano e ce lo dice chiaramente mediante Mosè. E cita ciò che Dio stesso ha detto a Mosè nell’Antico Testamento, in Esodo 33. 19 dove dice:
“Farò grazia a chi farò grazia e avrò pietà di chi avrò pietà”
e nel contesto, “Mosè avrò pietà di te, non lo meriti, ma avrò pietà di te. Notate cosa dice Paolo: Non dipende “dunque”, ogni qual volta Paolo usa questa parola sapete cosa sta facendo? Vi sta insegnando a leggere e ad applicare la bibbia. Dice: questa è un’inferenza, questa è una deduzione ineludibile. E l’abbiamo detto già tante volte, ma voglio che vediate che Paolo lo fa continuamente, che quando volete sapere cosa dice la Bibbia, non cercate solamente capitolo e versetto. Spesso è frustrante quando si cerca d’insegnare qualcosa a qualcuno e continuano a chiedere capitolo e versetto, e tu dici non ho capitolo e versetto e loro hanno vinto, mentre non hai bisogno di capitolo e versetto se hai un’ineludibile inferenza, una deduzione ineluttabile, perché il significato delle Scrittura è Scrittura, il significato della parola di Dio è Parola di Dio. Perciò la sua deduzione da tutto questo è che se Dio avrà compassione di chi avrà compassione e avrà pietà di chi avrà pietà, non dipende “dunque” da chi vuole o da chi corre, da chi impiega le proprie energie, ma da Dio cha ha misericordia. La salvezza di una persona non dipende da nulla nelle persona stessa in nessun modo. Da nulla! Dipende esclusivamente da Dio che trattiene o elargisce la grazia come vuole.
E poi da anche l’illustrazione di faraone dal quale Dio sovranamente trattenne la misericordia. Verso 17:
“Dice infatti la Scrittura al Faraone”
fermiamoci qui un momento perché questo è un modo d’esprimersi interessante; sapete cosa dice in Esodo? “Dio disse a Faraone”, e dunque per Paolo dire che la Scrittura dice a Faraone equivale a dire che Dio disse a Faraone. Ed ecco cosa Dio disse a Faraone:
“Proprio per questo ti ho suscitato, per mostrare in te la mia potenza e affinché il mio nome sia proclamato in tutta la terra.”
Dio dunque avrà compassione su chi vuole, come su Mosè, e indurisce chi vuole, come su faraone. Cosa sta dicendo qui nel verso 17? Andate con me a Esodo 9 e voglio che vediate a cosa sta alludendo. Esodo 9 verso 13-16:
Poi l’Eterno disse a Mosè: Levati al mattino presto, presentati davanti al Faraone e digli: “Così dice l’Eterno, il DIO degli Ebrei: Lascia andare il mio popolo, perché mi possa servire. Poiché questa volta manderò tutte le mie piaghe proprio su di te, sui tuoi servi e sul tuo popolo, affinché tu conosca che non e’è nessuno simile a me su tutta la terra. Infatti se io ora avessi steso la mia mano e avessi percosso di peste te e il tuo popolo, tu saresti stato cancellato dalla terra. Ma, proprio per questa ragione, ti ho risparmiato, per mostrarti la mia potenza e perché il mio nome sia proclamato su tutta la terra.”
E adesso andiamo indietro a Esodo 7:3: “Ma io indurirò il cuore di Faraone e moltiplicherò i miei segni e i miei prodigi nel paese d’Egitto.” Ora, cosa sta dicendo Yahweh, sta dicendo: “Mosè, va a dire a Faraone che io ho un piano meraviglioso per la sua vita” Tu vai a dirgli che io l’ho scelto e ho trattenuto da lui la mia misericordia e indurirò il suo cuore cosicché egli resisterà il mio comando di lasciar partire il mio popolo, per dare a me stesso maggiori opportunità di dimostrare la mia potenza e la mia grandezza. La vita di Faraone porterà gloria al mio nome. Porterà l’inferno a Faraone. Così, abbiamo qui Mosè, sul quale Dio ha misericordia secondo la propria volontà, e abbiamo Faraone dal quale Dio trattiene la misericordia secondo la propria volontà, ma Dio aveva un proposito per la vita di Faraone, e questo è di prolungare la sua vita per poter prolungare il processo redentivo d’Israele per fare spazio alla piena dimostrazione della sua potenza. E Dio indurì il suo cuore. Come fa questa cosa nel peccatore? In qualcuno dal quale la misericordia è trattenuta? Lasciatemi dire alcuni modi in cui Dio indurisce e altri in cui non indurisce il cuore del peccatore. Non indurisce il cuore di un peccatore facendo direttamente quella persona malvagia. Dio non punisce una persona facendola malvagia. Non ha bisogno di farla malvagia, è già totalmente depravata; ma indurisce il suo cuore trattenendo la sua grazia e il suo favore da lui, grazia che è necessaria se il suo cuore abbia mai da essere ammorbidito e illuminato; Dio dice, io indurisco il tuo cuore trattenendo il procedimento ammorbidente della grazia redentiva. Trattengo la misericordia. Terzo Dio indurisce il cuore di una persona trattenendo qualsiasi dono, restrizione o vantaggio che avesse potuto avere. Quarto, abbandonandola alle ingannevoli corruzioni e alla potenti concupiscenze del suo cuore, le tentazioni del mondo e al potere di Satana, consegnandola di fatto a circostanze e presentandola a situazioni che Dio sa che trasformerà in occasioni di peccato e di indurimento che la distruggerà. Dio semplicemente trattiene l’opera di contenimento della sua grazia e lascia che quel peccatore depravato faccia tutto quel che vuole fare. Cosicché il cuore che Dio indurisce, come nel caso di Faraone, dal quale trattenne la grazia, sta semplicemente portando a termine ciò che faraone cominciò. Faraone cominciò indurendo il proprio cuore, Dio portò a termine ciò che Faraone aveva cominciato. Poiché tutte le persone hanno per natura un cuore di pietra, perché Dio non tratta tutti noi come ha trattato Faraone? Ognuno di noi merita di essere trattato come Dio ha trattato faraone. Aver la misericordia trattenuta da noi e poi portare a termine il procedimento che i nostri peccati hanno cominciato in noi. Dio l’avrebbe potuto fare se l’avesse voluto. Ma il fatto che non ci tratta tutti nel modo in cui ha trattato Faraone è una cosa per la quale noi dovremmo continuamente lodarlo, giorno e notte. Lasciate che vi dica una cosa che ha detto R.C. Sproul in una conferenza: “Io parlo nei campus frequentemente e spesso mi viene fatta questa domanda: Perché Dio non ha scelto tutti? E tolto se stesso e noi dal chiodo. Perché non ha elargito la sua grazia su tutti e scelto tutti? Sproul disse: Mi viene spesso fatta questa domanda. Ma c’è una domanda che non mi viene mai fatta e non mi è mai stata fatta in nessun campus, ed è questa: Perché ha Dio scelto qualcuno, chicchessia?” E, ovviamente, l’uomo orgoglioso non farà mai quella domanda.
Quel’è lo scopo di predicare su un soggetto come questo? Predicare sull’amore di Dio e sull’odio di Dio? Predicare sul fatto che ci sono delle persone che Dio ha scelto e altre che ha riprovato. Qual’è lo scopo? Perché semplicemente non stare zitti ed evitare l’argomento? E avere più persone che vengono in chiesa e più persone a cui piaci? Perché? Qual’è lo scopo di predicare su un soggetto come questo? Lasciate che vi dia alcune ragioni. Prima di tutto glorifica le perfezioni di Dio e magnifica il suo nome rendendo edotte le persone sulla vera natura del Dio vivente. Dio non solo vuole che lo conosci e lo glorifichi perché sa come salvare peccatori. Vuole che lo conosci e lo glorifichi perché sa come punire peccatori. Vuole che lo lodi per il suo amore e vuole che lo lodi per la sua giustizia e la sua ira. C’era una vecchia eresia che può rodere il cuore del cristianesimo chiamata subordinazione. Comparve nella prima chiesa quando qualcuno subordinò alcune persone della trinità alle altre due, e le fece meno importanti delle altre due. Ma oggi, nel moderno evangelicalismo, questo subordinazionismo si trova nelle perfezioni di Dio con come una perfezione viene esaltata ad esclusione di altre. Per esempio, potete andare nella maggior parte delle chiese evangelicali e queste esalteranno l’amore e la misericordia di Dio e loderanno Dio per questo, ma non per l’ira, la collera, e la riprovazione di Dio onnipotente. Alcune di queste cose sono più importati di altre nella loro mente, non nella mente di Dio. Dio vuole che voi sappiate chi Egli è.
Secondo, sermoni su questo soggetto spezzano l’orgoglio umano, l’autostima e l’autosufficienza. Quando queste cose cominciano a fare presa una persona comincia a rendersi conto di non avere in se stessa niente di cui vantarsi. Qualcuno chiese tempo fa ad un vecchio predicatore mio amico: Se Dio ha fissato il destino degli esseri umani, e se ha misericordia su chi ha misericordia e indurisce chi vuole, se ha scelto alcuni perché siano salvati ed altri per essere perduti, se questi sono due numeri già fissati, questo fatto dove colloca ME? E quel vecchio saggio predicatore rispose: alla misericordia di Dio, il solo posto nell’universo dove vorresti essere collocato.
Terzo, predicare su questo soggetto imprime in noi il fatto ineludibile che la nostra sola speranza di salvezza è la grazia sovrana di Dio. Se Dio non ha misericordia di te tu non hai speranza, perciò credi ed abbraccia Salmo 86:5 “Poiché tu, o Signore, sei buono e pronto a perdonare, e usi grande benignità verso tutti quelli che t’invocano”. Dio è buono, pronto e vuole conferire grazia su di te se vieni al Signore Gesù con fede e pentimento.
Ed infine, predicare su un soggetto come questo ci aiuta a vedere che l’Italia è una società indurita, senza cordoglio per i propri peccati contro Dio, senza timore per il giudizio di Dio, nessuna obbedienza a Dio, ha indurito il proprio cuore per decenni, e sermoni come questo dovrebbero smuoverci a pregare ferventemente che Dio non porti a termine il procedimento, ma che nella sua ira Dio si ricordi della misericordia.
Preghiamo.
Perché, o Signore, ci lasci allontanare dalle tue vie e indurire il nostro cuore dal temerti. Ritorna a noi, per amore dei tuoi servi, il tuo popolo santo.
Amen.