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Romani 12:1-8
I Doni dello Spirito Santo
Il nostro testo oggi è Romani capitolo 12 e leggeremo i primo 8 versi.
1 Vi esorto dunque, fratelli, per le compassioni di Dio, a presentare i vostri corpi, il che è il vostro ragionevole servizio, quale sacrificio vivente, santo e accettevole a Dio.
2 E non vi conformate a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza qual sia la buona, accettevole e perfetta volontà di Dio.
3 Infatti, per la grazia che mi è stata data, dico a ciascuno che si trovi fra voi di non avere alcun concetto piú alto di quello che conviene avere, ma di avere un concetto sobrio, secondo la misura della fede che Dio ha distribuito a ciascuno.
4 Infatti, come in uno stesso corpo abbiamo molte membra e tutte le membra non hanno la medesima funzione,
5 cosí noi, che siamo molti, siamo un medesimo corpo in Cristo, e ciascuno siamo membra l’uno dell’altro.
6 Ora, avendo noi doni differenti secondo la grazia che ci è stata data, se abbiamo profezia, profetizziamo secondo la proporzione della fede;
7 se di ministero, attendiamo al ministero; similmente il dottore attenda all’insegnamento;
8 e colui che esorta, attenda all’esortare; colui che distribuisce, lo faccia con semplicità; colui che presiede, presieda con diligenza; colui che fa opere di pietà le faccia con gioia.
Vi ricorderete che la settimana scorsa abbiamo visto i primi due versetti del capitolo 12 che sono versetti di transizione dalla sezione dottrinale del libro di Romani alla sezione di applicazioni pratiche del libro ai capitoli 12-16. E abbiamo visto che se Dio ha avuto compassione di voi, la grande risposta a quella compassione e la grande richiesta di quella compassione è che siate dedicati completamente a Cristo come sacrifici viventi. Che lasciate cadere qualsiasi pretesa sulla vostra vita e vi diate completamente a Lui.
Ora, cominciando dal verso 3 fino alla fine di questo capitolo e dentro al tredicesimo, vediamo che la nostra devozione a Cristo deve essere visibile in tutte le relazioni. Che in tutte le relazioni che abbiamo dobbiamo vivere nei termini della signoria di Cristo. E così, nei versi 3-8 abbiamo la relazione con i nostri fratelli cristiani nella chiesa, la sezione successiva tratta la nostra relazione con persone in generale, l’ultima parte del capitolo 12 ha a che vedere con la vostra relazione coi vostri nemici, e poi, nella prima parte del capitolo 13 con la vostra relazione col magistrato civile.
Dio volendo noi vedremo oggi i versi da 3 a 8 e vedremo in particolare come la nostra devozione a Cristo si manifesta nel modo in cui ci relazioniamo ai fratelli nella chiesa. In realtà questa sezione continua fino al verso 16. In 3-8 dice che quella devozione a Cristo deve manifestarsi in umiltà nelle relazioni e nei versi 9-16 deve manifestarsi nell’amore gli uni gli altri. Ora, in questi versi 3-8 abbiamo i segni di una comunione vera e duratura, che sono basilarmente 3. Unità, diversità, umiltà. Vediamo questa enfasi qui, nei primi versi, dell’unità che abbiamo in Cristo. Abbiamo unione e comunione con Lui, condividiamo tutto questo come credenti. Abbiamo unità nella verità, vale a dire che abbiamo una comune sottomissione all’autorità apostolica. E questo passo in particolare evidenzia l’unità che abbiamo l’uno nell’altro, stima comune, e mutua dipendenza, e armonia. Infatti, si potrebbe dire che abbiamo diritti di proprietà gli uni negli altri nella chiesa cristiana. Abbiamo una rivendicazione su doni, forze e vita che ciascuno possiede, e non c’è posto per imposizioni, contenzioni, spirito di divisione, gelosie, invidie o alcuna di queste cose perché noi siamo in debito gli uni gli altri di noi stessi. Voglio che andiamo insieme alla fine dell’innario, alla Confessione di Fede di Westminster sulla comunione dei santi, e lasciatemi leggere questi tre brevi paragrafi che procedono da questo testo qui di Romani 12:3-8.
26. La Comunione dei Santi
Così qui abbiamo un dichiarazione molto saggia, accurata e biblica di ciò che è questa unità che descrive la chiesa cristiana, che descrive ogni comunione cristiana: è veramente un diritto di proprietà che abbiamo nei rispettivi doni, vita e forze.
Poi, la seconda cosa che descrive la comunione cristiana è la diversità, che benché ci sia una unità che condividiamo in Cristo, nella verità e negli uni con gli altri, non c’è una santità monolitica, siamo uno nella verità e nella realtà, ma diversi nei doni, come in personalità e retroterra di provenienza. Dio crea le differenze nei cristiani per quanto riguarda doni, funzioni nella chiesa, uffici e simili. Ci sono dei passi paralleli ai quali vorrete andare. In 1 Corinzi 12: 11 e seguenti dice questo:
Or tutte queste cose le opera quell’unico e medesimo Spirito, che distribuisce i suoi doni a ciascuno in particolare come vuole. Come infatti il corpo è uno, ma ha molte membra, e tutte le membra di quell’unico corpo, pur essendo molte, formano un solo corpo, cosí è anche Cristo.
Così, vedete la usuale figura di Cristo che è il capo e la chiesa corpo, è combinata con Cristo che è il capo e il corpo, mostrando l’unità integrale di questo corpo.
13 Ora noi tutti siamo stati battezzati in uno Spirito nel medesimo corpo, sia Giudei che Greci, sia schiavi che liberi, e siamo stati tutti abbeverati in un medesimo Spirito.
Questo è un verso importante che i Pentecostali usano per provare che si possa essere salvati e poi, più tardi nella vita si possa ricevere il battesimo dello Spirito santo e questo trasporta dentro ad una dimensione più alta di relazioni con Dio, secondo loro. Secondo questo passo, è qualcosa che ogni cristiano possiede. Nel momento in cui si è battezzati come cristiani si diventa uno col corpo di Cristo. Perché siamo tutti, dice, non alcuni sì e altri no, siamo tutti battezzati in un medesimo Spirito nel medesimo corpo e tutti fatti abbeverare da uno Spirito. Perciò è l’opera dello Spirito santo a farci uno in Cristo e uno gli uni negli altri. E ci sono diversità di funzioni in questa unità. Abbiamo doni diversi che lo Spirito santo distribuisce sovranamente tra di noi. Inoltre, noi siamo completi, solo quando siamo insieme. Siamo completi solo quando siamo insieme. In altre parole, questa filosofia americana di esacerbato individualismo di Ayn Rand e della sovranità dell’individuo è qualcosa di distruttivo della fede cristiana. Noi siamo completi solo quando ci vediamo parte di un corpo e non come isolati individui sparsi. Per esempio, in 1 Corinzi capitolo 1 cominciando col verso 4 leggiamo queste parole:
“Io rendo continuamente grazie per voi al mio Dio, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesú, perché in lui siete stati arricchiti in ogni cosa, in ogni dono di parola e in ogni conoscenza, per la testimonianza di Cristo che è stata confermata tra voi, cosí che non vi manca alcun dono mentre aspettate la manifestazione del Signor nostro Gesú Cristo, il quale vi confermerà fino alla fine, affinché siate irreprensibili nel giorno del nostro Signore Gesú Cristo. Fedele è Dio dal quale siete stati chiamati alla comunione del suo Figlio Gesú Cristo, nostro Signore.”
Perciò è solo all’interno della chiesa che ci sono i doni che sono necessari ad aiutarvi a vivere una vita cristiana fedele. Siamo quindi completi solo quando siamo uniti in chiesa, nessun uomo è un’isola, e questi diversi doni spirituali sono elargiti sovranamente su chicchessia come piace a Dio. Così ciascuno di noi si trova con con una forma unica di doni spirituali, forma che è essenziale per l’unità e l’edificazione del corpo di Cristo. 1 Corinzi 12: 18 dice:
“Ma ora Dio ha posto ciascun membro nel corpo, come ha voluto.Ma se tutte le membra fossero un solo membro, dove sarebbe il corpo? Ci sono invece molte membra, ma vi è un solo corpo.”
E quindi il punto qui è che tu come cristiano possiedi una forma unica di doni che Dio ti ha sovranamente dato. Non ti ha dato dei doni che gli hai chiesto, non ti ha dato dei doni che ti meriti. Ha sovranamente distribuiti i vari doni dello Spirito ed ogni cristiano ha una forma unica di doni spirituali che lo rende efficace nel servire altre persone nel corpo di Cristo e nell’esaltare e completare l’unità che abbiamo gli uni negli altri.
Ora, si ode molto parlare di doni spirituali e ne parleremo questa mattina, ci sono cinque componenti in un dono spirituale. Se hai un dono spirituale ci sono 5 elementi in esso.
(1) È un dono prodotto dallo Spirito. Ci sono alcune frasi nella bibbia nelle quali questi doni spirituali sono espressi con una parola che è molto simile allo Spirito stesso. E non sono cose che tu produci, non sono sensazioni, questi sono doni che solo lo Spirito santo può produrre in noi. (2) Questi sono doni di grazia, questo è ciò che la parola charismata significa, significa dono di grazia, significa Dono che Dio porta nella tua vita, non sono meritati, non si possono guadagnare, non possono essere accaparrati in alcun modo con meriti o sforzi umani. È elargita sovranamente e per grazia nella tua vita. (3) col dono Dio dà un ministero. Voglio che leggiate il capitolo 12 i versi da 4 a 7.
“Or vi sono diversità di doni, ma non vi è che un medesimo Spirito, Vi sono anche diversità di ministeri ma non vi è che un medesimo Signore. Vi sono parimenti diversità di operazioni, ma non vi è che un medesimo Dio, il quale opera tutte le cose in tutti. Or a ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per l’utilità comune.”
Voglio che notiate alcune cose, qui. C’è una diversità di doni, una diversità di ministeri, e diversità di operazioni. E il punto è, quando Dio ti da uno specifico dono spirituale ti da sempre un ministero dove puoi usare quel dono; Dio non ci da doni spirituali da usare su noi stessi. Ma i doni spirituali sono da usarsi l’uno verso l’altro. (4) Ogniqualvolta Dio ti dà il dono spirituale ti da l’occasione, il ministero nel quale puoi usare quel dono, e quando stai usando il tuo dono, nel ministero che Dio ti ha dato, porta effetti (operazioni). Diversità di doni, diversità di ministeri, diversità di operazioni. Le cose cominciano a succedere. Le persone sono salvate, persone sono incoraggiate, portate alla maturità, quando usi i tuoi doni nelle occasioni che Dio apre per te, ci saranno sempre risultati efficaci dall’uso di quei doni. (5) Un dono spirituale è dato, dice Romani 12:3 a ciascuno secondo la misura della fede. Ora, questa è una frase difficile. Qual’è l’oggetto della fede? L’oggetto delle fede è Cristo. Secondo la fede in Cristo che Dio ha distribuito a ciascuno. Nessun dono spirituale ha da essere usato senza fede in Cristo. La nostra fede è diretta a Cristo, Cristo è pieno di grazia e verità senza misura, Egli le porta dentro la nostra vita e questo è ciò che ci rende efficaci. I doni spirituali non sono nulla in se stessi, separati dal Cristo vivente. Charles Spurgeon l’ha detto così bene, in un modo che solo lui poteva dirlo con la sua capacità di forgiare metafore. Ha detto: Quando guardai a Cristo, la colomba della pace volò dentro il mio cuore. Quando tolsi gli occhi da Cristo per guardare la colomba, ella volò via. E il punto è che i doni spirituali non hanno potere, non hanno efficacia, se non sono usati con riferimento al Cristo vivente e nel suo corpo. Ora, it terzo tratto di una comunione veramente cristiana, unità, diversità, è anche l’umiltà. Notate cosa dice. Dice nel verso 3
“Infatti, per la grazia che mi è stata data, dico a ciascuno che si trovi fra voi di non avere alcun concetto piú alto di quello che conviene avere, ma di avere un concetto sobrio, secondo la misura della fede che Dio ha distribuito a ciascuno.”
L’unità cristiana è spesso frustrata dall’orgoglio, perché nessuno ne è immune. Nessuno è immune dallo stimarsi più alto di quello che è, amore per se stesso e un’immagine di sé esagerata. L’umiltà è un tratto cristiano primario. Calvino lo chiamò un tratto madre, partorisce altre virtù cristiane. L’umiltà viene quando si ha un alto concetto di Dio, e un basso, biblico, concetto di sé. La persona umile non si sopravvaluta, né si sottovaluta. Non si sopravvaluta perché sa che in se stesso è nulla, è solo uno strumento nelle mani di Dio, se è di qualche utilità è perché è un martello o una sega nelle mani di un grande carpentiere. E questa persona umile neppure si sottovaluta, non pensa di non valere nulla, questa non è umiltà; riconosce di avere doni spirituali nella sua vita e pertanto da un importante contributo al corpo di Cristo, non per chi egli stesso è ma perché lo Spirito santo ha portato questi doni dentro la sua vita. Una persona veramente umile è contenta con la volontà di Dio per la sua vita e con la misura della fede che Dio gli ha distribuito. Ha la disponibilità ad usare questi doni per l’edificazione di altri cristiani, non vive per se stesso, non vive solo pre provvedere a se stesso, vive per gli altri ed usa i suoi doni in qualsiasi modo gli è messo a disposizione per edificare altri cristiani e, l’altro lato della medaglia, la persona umile che è, permette anche di essere egli stesso servito ed edificato mediante i doni di altre persone. Una persona orgogliosa è una che non permette che altre persone gli siano di ministero. Non ama essere indebitato ad altri cristiani, non gli piace pensare di non essere totalmente autosufficiente, non ama pensare che ci siano debolezze in lui che solo altri cristiani possono coprire. Così, una persona umile, non solo è disponibile ad usare qualsiasi dono Dio gli abbia dato per edificare altri cristiani, ma si lascia anche ministrare dai doni di altre persone, non ha timore di ammettere la sua dipendenza da Cristo e dal corpo di Cristo.
Parliamo adesso di questi doni spirituali. Ricordate di nuovo questi 5 componenti perché sono importanti.
1 Sono prodotti dallo Spirito, doni dello Spirito. La parola è pneumatika e in questa parola c’è la parola greca per Spirito (santo), sono prodotti dallo spirito,
2 Sono karismata, procedono dalla grazia di Dio, non sono guadagnati, non sono meritati.
3 Ogniqualvolta Dio vi da un dono vi da un ministero, un’opportunità d’usare il dono.
4 E ogniqualvolta il dono è usato egli da gli effetti, le operazioni.
5 Nessuno di questi dono ha alcuna utilità separatamente dalla fede nel Signore Gesù Cristo.
Qual’è lo scopo dei doni spirituali? Tenete a mente che Dio non vi ha dato doni per voi stessi. Vedete specialmente nel movimento carismatico, in particolare col parlare in lingue, è un’opportunità per me di chiudermi nella cameretta ed avere questa linguaggio di preghiera che mi permette di sentirmi più vicino a Dio, di essere più vicino a Dio, di esprimere cose; non c’è niente di questo nella bibbia, voglio dire che non c’è niente che attesti un dono di lingue. Io ho il dono di predicare, e sono benedetto quando ho opportunità di predicare, ma perché ho il dono di predicare non significa che mi chiudo nel bagno e predico a me stesso allo specchio. Qualcuno ha detto: non puoi portarti i doni spirituali a casa. Non puoi portati a casa i doni spirituali. Ora, questo è un modo di dire, e il punto è che questi doni spirituali non sono da usarsi su te stesso, ma sono da usare verso i tuoi fratelli e sorelle in Cristo, e ancor più particolarmente hanno tre scopi. Primo, far risaltare l’unità della chiesa. Noi usiamo i nostri doni per rafforzare l’unità della chiesa, 1 Corinzi 12: 19-20:
“ Ma se tutte le membra fossero un solo membro, dove sarebbe il corpo? Ci sono invece molte membra, ma vi è un solo corpo.”
Secondo, lo scopo dei doni Spirituali è di edificare, rafforzare l’uno l’altro nella fede. 1 Corinzi 14: 12 e 26 dice.
“Cosí anche voi, poiché siete desiderosi di avere doni spirituali, cercate di abbondarne per l’edificazione della chiesa.”
“Che conviene dunque fare, fratelli? Quando vi riunite, avendo ciascuno di voi, chi un salmo, chi un insegnamento, chi parole in altra lingua, chi una rivelazione, chi un’interpretazione, si faccia ogni cosa per l’edificazione.”
Non per piacere personale ma per l’edificazione, per edificarci l’un l’altro nella fede cristiana. E poi, terzo, i doni spirituali sono dati per incrementare l’efficacia della missione della chiesa, per renderci più efficaci nel vincere il mondo al Signore Gesù Cristo, e questo è Efesini 4.11, potete leggerlo a casa noi non possiamo toccare quel punto questa mattina.
Tenete anche a mente il contesto dei doni spirituali, ci sono 5 componenti nei doni spirituali, ci sono 3 scopi nei doni spirituali, e comprendete ora il contesto nel quale i doni spirituali compiono il loro scopo, e questo contesto è l’umiltà. Non è una coincidenza che questa relazione qui di Romani 12:3-8 sui doni spirituali sia nel contesto di una discussione sull’umiltà. Non ci può essere, non ci deve essere sovrastima di sé, non ci deve essere sottostima di sé, dovete essere contenti della misura della fede che Dio vi ha dato, dovete essere disponibili ad usare i vostri doni sugli altri e dovete permettere che altri usino i loro doni su di voi. L’umiltà ci fa arditi e coraggiosi. Senza quel contesto d’umiltà nella chiesa, i doni spirituali non vanno da nessuna parte.
Ora, ci sono due categorie generali di doni spirituali nel Nuovo Testamento . Una categoria si trova in Romani 12 e l’altra in 1 Corinzi 12. E questa è una distinzione importante che non viene fatta nel movimento carismatico. Ci sono 2 categorie di doni spirituali. Una categoria è fatta da doni dello Spirito miracolosi, straordinari, temporanei. Doni dello Spirito Santo miracolosi, straordinari, temporanei. E questi sono descritti in 1 Corinzi 12, doni come quello di profezia, o di parlare in lingue, l’interpretazione di lingue, guarigioni; tutti questi doni miracolosi che avevano come scopo confermare la testimonianza apostolica. Vi ricordate che il miracoloso, la capacità degli apostoli di fare miracoli di puntare il dito su questi apostoli e confermare che effettivamente parlavano la Parola di Dio. Che non facevano miracoli solo per far sentire meglio le persone, che il proposito ultimo dei miracoli non era far vedere un cieco; lo scopo di fare un miracolo che solo Dio può fare è di dire: noi possiamo fare questo miracolo per la potenza di Dio che significa che siamo i portavoce di Dio. Cosicché tu possa credere a ciò che diciamo perché Dio conferma con questi miracoli che ciò che diciamo è la Parola di Dio. Perciò, quando la bibbia fu completata, quando i 66 libri della bibbia furono ultimati e tutto il procedimento della rivelazione fu portato a compimento tutti questi modi speciali mediante in quali Dio rivelò se stesso nel Vecchio Testamento e nella chiesa primitiva cessarono. Visioni, segni, voci dal cielo, fatti miracolosi, cessarono perché non c’era più rivelazione in divenire, non c’era più rivelazione proposizionale da manifestare. Ce l’abbiamo tutta nelle Scritture pertanto non c’è più bisogno di questi doni miracolosi. L’impalcatura è importante finché hai finito di costruire l’edificio e quando hai terminato l’edificio non hai più bisogno dell’impalcatura, la smonti. La stella guidò i Magi a Betlemme, ma la stella non sta ancora ardendo in cielo. Ha servito il proprio scopo ed è uscita di scena. E la stessa cosa vale per questi miracolosi doni dello Spirito santo che avevano a che vedere con la fondazione della chiesa, con la testimonianza apostolica. Furono temporanei.
La seconda categoria di doni spirituali, quella di cui ci stiamo interessando questa mattina sono doni dello Spirito non miracolosi, ordinari, permanenti. Sono doni dello Spirito santo non miracolosi, ordinari, permanenti. Abbiamo 2 tipi: Doni dello Spirito straordinari, miracolosi, temporanei, quelli dell’epoca apostolica, ed ora, a partire dal primo secolo fino ad oggi e fino alla fine del mondo abbiamo i doni dello Spirito non miracolosi, ordinari (non mi piace particolarmente la parola ordinari, sembra che siano dozzinali) e per permanenti. Così, nella vita ordinaria della chiesa ci sono doni spirituali che non sono miracolosi ma che sono molto efficaci perché sono prodotti dallo Spirito santo e sono permanenti nella vita della chiesa e nella vita dei cristiani. E qui viene il bello. Ci sono due tipi di doni dello Spirito permanenti. Questo è molto importante perché è così interamente diverso da ciò che trovate nella maggior parte dei libri oggi, sui doni dello Spirito. Ci sono due categorie di doni spirituali: miracolosi, straordinari, temporanei; non miracolosi, ordinari, permanenti; e tra questi ultimi ci sono due tipi di doni permanenti. Due. Da dove lo capiamo? Ebbene, prima di tutto andiamo a 1 Pietro, capitolo 4, e leggeremo i versi 10 e 11, e vedremo che è un passo parallelo a questo di Romani 12. Leggete con molta attenzione:
“Ciascuno metta al servizio degli altri il dono che ha ricevuto, come buoni amministratori della multiforme grazia di Dio. Chi parla, lo faccia come se annunciasse gli oracoli di Dio; chi fa un servizio, lo faccia nella forza che gli è fornita da Dio, affinché in ogni cosa sia glorificato Dio per mezzo di Gesú Cristo, a cui appartiene la gloria e il dominio per i secoli dei secoli. Amen.”
Cosa sta dicendo? Sta dicendo nel verso 10 che tutti hanno dei doni speciali, uno di due: gli è dato o un dono di parlare o un dono di servire. Così Pietro sta dicendo che tra questi doni dello Spirito non miracolosi, permanenti ci sono due categorie. Tutti hanno doni spirituali ed è o un dono di parola o è un dono ministeriale di servizio. Adesso tornate a Romani 12 e vedrete qualcosa di molto simile nei versi da 6 a 8.
“Ora, avendo noi doni differenti secondo la grazia che ci è stata data, se abbiamo profezia, profetizziamo secondo la proporzione della fede; se di ministero, attendiamo al ministero; similmente il dottore attenda all’insegnamento; e colui che esorta, attenda all’esortare; colui che distribuisce, lo faccia con semplicità; colui che presiede, presieda con diligenza; colui che fa opere di pietà le faccia con gioia.”
Ora questo non si nota in italiano nemmeno lontanamente con la chiarezza con cui lo si vede in greco, perché Paolo sta dicendo la stessa cosa che sta dicendo Pietro e cioè che ci sono due tipi di doni. Anziché chiamarli doni di parlare e doni di servire li chiama doni di profezia e doni di servizio o profezia e ministero. Lasciate che vi mostri qualcosa e a meno che conosciate il greco dovrete fidarvi. Le due categorie di doni, profezia e ministero, parlare e servire, sono dati con sostantivi: “Ora, avendo noi doni differenti secondo la grazia che ci è stata data, se abbiamo profezia,” questo è un sostantivo, “profetizziamo secondo la proporzione della fede; se di ministero,” questo è un sostantivo.
Ora, le sub-categorie sotto le due categorie principali, le categorie dei doni di parola e le categorie di ministero o di servizio, sono in participi, pertanto non sta facendo un elenco di doni spirituali: uno è la profezia, uno il servizio, un altro è l’insegnare, un altro è l’esortare, un altro presiedere, un altro fare opere di pietà. No. Paolo dice: ci sono due tipi di doni che Dio ha dato alla chiesa, solo due tipi di doni permanenti, uno che ha a che vedere col parlare, comunicare il vangelo, profezia, doni di parola, e quelli che hanno a che vedere col servizio, col ministero. E poi dice che sotto la categoria del dono verbale ci sono due sotto-doni: colui che attende all’insegnare, è dato con un participio, una struttura grammaticale diversa dal sostantivo, colui che attende all’insegnare e colui che attende all’esortare. Perciò, se Dio vi ha dato un dono della categoria della profezia, cioè di essere efficace nella comunicazione della verità dell’evangelo in un modo o nell’altro è o nell’insegnare o nell’esortare o ambedue. Ora, sotto il dono del ministero, del servizio ce ne sono tre, se Dio vi ha dato il dono di servire ciò significa che avete o il dono di dare, di distribuire, o avete il dono di presiedere o pascolare o guidare, o avete il dono di fare opere di pietà. Mi state seguendo? Ci sono due categorie di doni permanenti, ognuno qui dentro ha uno di questi doni ed è da uno o magari entrambe queste categorie. Il dono di profezia si riferisce alla comunicazione del vangelo e si manifesta o nel dono d’insegnare o nel dono d’esortare o entrambi. Se non hai un dono di profezia non sei adeguato a comunicare verbalmente il vangelo ad altre persone, allora Dio ti ha dato un dono di ministero, e quel dono di servizio è o un dono di distribuire, di dare, o il dono di guidare, presiedere, o il dono di fare opere di compassione.
Adesso guardiamo a ciascuno di questi. Prima di tutto i doni di profezia, di parlare. C’è uno standard in tutti i doni di profezia, nel comunicare il vangelo, verso 6.
“Ora, avendo noi doni differenti secondo la grazia che ci è stata data, se abbiamo profezia, profetizziamo secondo la proporzione della fede.”
Ora questa è una frase molto difficile, ma probabilmente significa questo: la proporzione, l’analogia, il canone della sua fede, che nel nostro comunicare il vangelo, che sia parlando o insegnando o esortando, quale che sia il modo in cui usiamo le nostre abilità di comunicare, tutto deve essere in rigoroso accordo col canone, in modo tale che quando compari ciò che dici deve esser in rigoroso accordo con lo standard, con l’analogia, col canone delle sacre Scritture. Non puoi andare oltre ciò che sta scritto, e non devi trattenere nulla che sia scritto. Hai il dono d’insegnare sotto questo dono, dice “il dottore attenda all’insegnare” questo si riferisce all’abilità di esprimere verità bibliche, non include necessariamente la capacità di stare davanti ad una grande folla e parlare, una persona può avere il dono dell’insegnare ed essere impaurito a morte all’idea di dover stare davanti ad una grande folla. E sapete, degli anziani è detto che devono essere atti ad insegnare, questo non significa che tutti gli anziani debbano avere la capacità di stare davanti a una moltitudine e parlare. Significa a qualche livello, anche se è faccia a faccia con una sola persona, a qualche livello devono avere l’abilità prodotta dallo Spirito santo di comunicare la verità efficacemente. Un insegnante è un comunicatore efficace, che non solo può trasmettere informazioni con efficacia, ma che può motivare i propri studenti a fare qualcosa con ciò che viene comunicato. Il dono d’insegnare è l’abilità di comunicare ciò che è, l’indicativo — cioè la dottrina, teologia, e ciò che deve essere, l’imperativo — cioè l’etica, cosa dobbiamo fare con ciò che crediamo. Così qui vedete che un insegnante ha la responsabilità non solo di comunicare la verità con efficacia, ma anche motivare i suoi studenti a fare qualcosa con quella verità che dà le motivazioni, e in quell’insegnamento ci sono ambedue l’indicativo e l’imperativo. Un insegnante sarà efficace nell’insegnare come stanno le cose, dottrina, teologia, e poi sarà efficace nello spiegare cosa ci devi fare con quella dottrina, e come applichi queste cose alla tua vita. Ora, lasciate che vi dia un buon avvertimento, che solo perché una persona conosce bene la teologia, e perché una persona conosce un sacco di dottrina, non significa che abbia il dono d’insegnare. Solo perché hai un sacco di libri dei Puritani della tua biblioteca e ti piace leggere, e ti piace acquisire conoscenza, non significa per niente che tu abbia il dono d’insegnare. Proprio come perché ti piace la teologia non significa che dovresti essere un anziano o un predicatore. Lasciate che vi dia un paio di passi. Giacomo 3:1:
“Fratelli miei, non siate in molti a far da maestri, sapendo che ne riceveremo un piú severo giudizio.”
1 Timoteo 4:16: “Abbi cura di te stesso e dell’insegnamento, persevera in queste cose perché facendo cosí, salverai te stesso e coloro che ti ascoltano.”
Perciò, sicuramente se dovrai essere un insegnante dovrai avere amore per la comprensione di dottrina e dovrai sapere molte cose di dottrina, ma solo perché sai molte cose di dottrina non significa che tu abbia l’abilità di comunicare quello che sai efficacemente e pertanto non hai il dono d’insegnare.
Poi c’è il dono d’esortare, lo trovate nel verso 8. Esortare in greco è una parola che significa stimolare ed incoraggiare quanto ammonire ed esortare, stimolare ed incoraggiare. Proprio come il dono d’insegnare è diretto alla comprensione, esortare è diretto alla coscienza. Include di tutto dalla consulenza all’ammonizione alla consolazione. Se hai il dono d’insegnare sarai in grado di scomporre le verità teologiche e spiegarle con efficacia quanto di applicarle. Se hai il dono d’esortare potresti non essere capace di produrre una trattazione teologica, potresti non essere capace di scomporre teologia, di parlare di teologia di tutte le sue correlazioni interne, ma sei molto bravo ad appassionare le persone a fare ciò ch’è giusto. Così, il dono dell’insegnare è diretto principalmente all’intelletto mentre il dono di esortare è diretto principalmente alla coscienza. Se hai il dono di esortare sei veramente capace di indurre le persone a non fare ciò che non devono fare, sei capace di farle sentire in colpa, e sei capace di motivarle a tornare sui binari giusti. Così questi sono i due doni d’insegnare e di esortare.
Ora abbiamo i doni di servizio. Parliamo di quella parola “servire”. Dice, nel verso 7: “Se di servizio, attendiamo al servizio.” È il termine da cui traiamo la parola “diacono” diakonia da cui abbiamo diaconato. È tradotta anche ministero. È interessata a venire incontro ai bisogni di salute, educazione e welfare nel corpo di Cristo. Dovunque leggiamo di questo ministero diaconale, sia che sia ufficiale o esercitato da parte di persone che hanno il dono, questi doni di servizio che si manifestano, è sempre pratico, è sempre terra, terra, è sempre interessato non solo con i bisogni spirituali delle persone ma con quelli fisici, materiali del popolo di Dio a tutto campo. E per quanti riguarda queste classi di doni bisogna evitare due cose. Se hai doni sotto questo titolo stai attento alla negligenza, poiché questo dono tratta con i bisogni fisici il suo valore può essere sottovalutato. Che il diaconato nella chiesa è quell’ufficio che identifica e sviluppa il dono di servire nel corpo di Cristo. Pertanto, i diaconi non sono responsabili solamente del denaro e delle pertinenze della chiesa, sono responsabili di individuare i doni di servizio e di svilupparli nella vita della congregazione. E a volte questi sono trascurati, perché diciamo che hanno a che vedere con i bisogni fisici, sociali, finanziari, non sono così importanti come i problemi degli anziani e i problemi spirituali della chiesa. E quando cadiamo dentro a quella negligenza cadiamo dentro al neoplatonismo che dice che le sole cose che contano sono quelle spirituali. E l’altra cosa da tenere sotto controllo quando possiedi un dono di servizio è l’ambizione. Proprio per la ragione che è coinvolta con i bisogni materiali alcuni uomini bramano assumere altre autorità e funzioni più ovviamente redditizie.
Così, ci sono tre doni di servizio. Il primo è nel verso 8: “Colui che distribuisce lo faccia con semplicità” “Chi dà dia con generosità” [NR]. Questo dono implica la capacità di condividere per venire incontro ai bisogni vitali basilari di qualcuno. Non è semplicemente lo scremare la sommità della nostra vita e delle nostre possessioni per aiutare qualcuno, non è solo aiutare qualcuno quando è facile e conveniente, questo dono implica il preoccuparsi così profondamente delle persone che siamo mossi a condividere profondamente noi stessi, energie, il nostro tempo, il nostro denaro, la nostra proprietà, il nostro amore, togliendo a noi stessi ciò che potrebbe perfino essere essenziale per noi, in modo da venire incontro ai bisogni vitali di un’altra persona. Dio fa sì che queste persone prosperino talché abbiano di che dare ad altri finanziariamente. Questa condivisione ha un motivo unico: glorificare Dio e portare beneficio all’altra persone senza pensieri di riconoscimenti, gratitudine o profitto. Pertanto, il dono di dare, di condividere non è solo quando è facile dare tempo denaro e tutto il resto, ma di dare quando è difficile, quando richiede sacrificio personale perché qualcuno che abbia questo dono di condividere o di dare in questo modo, con generosità è uno che mette gli interessi di altre persone al di sopra dei propri. E se hai il dono di dare o di condividere Dio farà sì che sia possibile per te farlo. Così, di solito, quando qualcuno ha il dono di dare profondamente, con sacrificio, a beneficio della vita di qualcun altro, Dio gli da cose da condividere. energia, tempo, ricchezza, cose, e tutto il resto.
Poi, abbiamo un altro titolo sotto servire, ed anche questo si trova nel verso 8, e dice “chi presiede (o guida) lo faccia diligentemente“. E questo è il dono di presiedere, e qui ci sono altre parole che possono essere tratte da questa, il dono di guidare, curare, pascere, gestire, amministrare. Tutte queste parole sono incluse in questo dono. Qualcuno che abbia il dono di presiedere ha il dono di pascere, di prendersi cura di altre persone spiritualmente, di guidare gli altri, gestire altre persone nel senso buono del termine. Questa è cura amorevole, protettiva di coloro i quali in qualche modo abbiano bisogno d’assistenza nel prendersi cura di se stessi. I tratti di un leader che ha cura si trova in 1 Tessalocesi 5: 12:
“Fratelli, vi preghiamo di aver riguardo per coloro che faticano in mezzo a voi, che vi sono preposti nel Signore e vi istruiscono, e di tenerli in grande stima e di amarli a motivo della loro opera.Vivete in pace tra di voi. Vi esortiamo, fratelli, ad ammonire i disordinati, a confortare gli scoraggiati, a sostenere i deboli, a essere pazienti con tutti.”
In altre parole conosce la situazione unica delle persone e non tratta con tutti come se fossero i tutti uguali. Sa agire in modo unico con i vari unici problemi che le persone hanno nella loro vita. E lavora diligentemente, governa diligentemente, amministra diligentemente, guida diligentemente, insegna, consiglia, tutte queste cose sono coinvolte nel dono di pascere, di guidare e di gestire. È un servitore che si prende cura. Che qualcuno che ha il dono di condurre, di presiedere non è un dittatore. Andate a Luca, capitolo 22 versi 24 e seguenti:
“Ma Gesú disse loro: «I re delle nazioni le signoreggiano, e coloro che esercitano autorità su di esse sono chiamati benefattori. Ma con voi non sia cosí; anzi il piú grande fra di voi sia come il minore e chi governa come colui che serve. Chi è infatti piú grande chi siede a tavola, o colui che serve? Non è forse colui che siede a tavola? Eppure io sono in mezzo a voi come colui che serve. Or voi siete quelli che siete rimasti con me nelle mie prove. Ed io vi assegno il regno, come il Padre mio lo ha assegnato a me”.
Il punto è, dice Gesù, che per il criterio del mondo la persona più importante delle due è quella che siede a tavola. E il cameriere è solo un servo. Dice: il mio criterio di valutazione è che il leader più importante è il servo, quello che guida servendo come fece il Signore Gesù Cristo.
E poi c’è un terzo dono, sotto quel dono di ministero, si trova nel verso 8 ed è il dono di fare opere di pietà. Questo implica un servizio diretto verso quelli che sono disperatamente intrappolati nell’indigenza o nella miseria, che se la meritino oppure no. Questo è il modo in cui Dio ci ha mostrato misericordia, malgrado chi eravamo. La nostra compassione è una povera imitazione della compassione di Dio. È sacrificale, benché chi la fa non la veda sempre come sacrificio, perché la compassione è mostrata con gioia. Se uno ha il dono di fare opere di pietà lo farà in modo sacrificale ma non se ne renderà conto egli stesso, altre persone se ne renderanno conto: guarda quella persona i sacrifici che fa per quel fratello, ma se chiedi a lui se sta facendo un sacrificio ti dirà di no, non se ne rende conto. Può includere il sacrificio di progetti personali, di obbiettivi, risorse, comodità o salute, per soccorrere un altro. Questo dono è disposto a rischiare tutto per aiutare e risollevare una persona, molto come il samaritano e ancor più come Cristo. Questo dono non sarà espresso controvoglia o meccanicamente, perché è motivato da vero amore cristiano, compassione, pietà, empatia. Manifestare uno spirito volenteroso nell’espletare i doveri di questo dono è essenziale per gli effetti che deve avere sull’oggetto della vostra misericordia. E la persona che ha il dono di fare opere di misericordia potrebbe non essere capace di esprimere a voce queste cose ma le pratica, vale a dire che quando porta aiuto o mostra compassione a qualcuno nel bisogno non lo fa malvolentieri: ecco sono talmente occupato ma ti do questa cosa; o: non ho tanti soldi in banca me ecco ti dò un po’ di denaro, o: Avrei da dar da mangiare alla mia famiglia ma ho cucinato questo pollo per te. Sapete, se qualcuno viene da voi e vi dice: prendi questo pollo, non avrei veramente avuto il tempo di cuocerlo per te ma l’ho fatto lo stesso, vi fa sentire in colpa per aver preso quello stupido pollo, il che significa che molto probabilmente non avete il dono di fare opera di pietà. Nel fare opere di pietà una persona non è mai maldisposta, è sempre felice, è qualcosa che voglio fare, è qualcosa che bramo fare.
Così, abbiamo ciò che la bibbia insegna sui doni permanenti nella vita del cristiano. Sono di due tipi, doni che richiedono il parlare, la comunicazione della verità, e doni che richiedono il servire. I due doni che richiedono il parlare sono il dono dell’insegnare, essere capaci di spiegare l’indicativo e l’imperativo, spiegare teologia o dottrina e poi saper come applicarle efficacemente alla vita di qualcuno, e il dono d’esortare, cioè qualcuno che sa come mettervi in moto e sa come motivarvi ad essere fedeli. Sotto il dono di ministero ci sono tre tipi di doni. Il dono di servizio pratico nel soddisfare i bisogni delle persone nella chiesa, cioè il dono di condivisione e di dare, cioè siete mossi nel profondo a condividere con quelli che sono nel bisogno, e terzo il dono di pascere, di condurre e amministrare e aiutare le persone a raggiungere i loro obbiettivi spirituali; e il dono di fare opere di misericordia, cioè essere direttamente coinvolti nel portare sollievo a quelli che sono nelle difficoltà e nel bisogno, sia che la loro miseria sia una diretta conseguenza di una loro cattiva gestione della loro vita oppure no.
Ora, ciascuno in questa stanza ha uno di questi doni, come minimo uno. Ciascuno in questa stanza ha almeno un dono di parlare o un dono di servire o ambedue. Ora, la domanda è: come scopro quali siano i miei doni spirituali? Se scrivi un libro su questo soggetto farai fortuna. C’è della gente che ha scritto un libro sul soggetto e ha fatto fortuna. E quei libri non meritano di essere letti. Ci sono diversi metodi popolari che sono artificiali e concepiti nella mente di uomini che producono in quelli che li seguono una superficialità, una brutta arroganza e un’atteggiamento auto-centrico. Come abbiamo visto questo non è il contesto per l’esercizio di doni spirituali. Vi è mai capitato che qualcuno sia venuto da voi e vi abbia detto: Il mio dono spirituale è questo e quest’altro. Ho fatto questo test, ho fornito tutte le risposte e questo è il mio dono spirituale. Brutto, arrogante, superficiale, eccentrico. Non c’è posto nella bibbia cui si possa andare e dire: ecco qui capitolo e versetto che dicono come scoprire qual’è il tuo dono spirituale. Non esiste tale testo. Tutti noi abbiamo doni spirituali, ma puoi passare il resto della tua vita senza sapere quali siano. E non c’è niente di sbagliato. E vi dico perché. Tutti i cristiani sono chiamati da Dio a fare tutte 5 queste cose. Che abbiano il dono oppure no. Ciascuno di noi è chiamato da Dio a insegnare, esortare, pascere, condividere, aver cura, fare opere di pietà. Perciò dobbiamo essere obbedienti in tutte queste aree a tutti i livelli della nostra vita e presto ci troveremo più a nostro agio e più efficaci in un’area e potremo dire: forse questo è il mio dono. Praticate tutti 5 questi doveri a casa, nella congregazione e nel mondo. Siete chiamati a comunicare con le persone, a insegnare, a trasmettere la verità e cosa farne. Siete chiamati ad esortare persone e a indurle a fare il loro dovere, siete chiamati a prendervi cura, e a condividere e fare opere di pietà, che abbiate i doni oppure no, sia che siate bravi a farlo oppure no, tutti noi dobbiamo essere impegnati in queste cose. E poi, mentre siamo fedeli nell’insegnare, esortare e condividere, e a prenderci cura a a fare opere di compassione, troveremo delle situazioni in cui facciamo meglio che in altre, e queste situazioni in cui riusciamo meglio forse è dove stanno i nostri doni. Comprendete che ci sono tre strati di obbedienza cristiana, il che non implica che alcuni cristiani non devono essere obbedienti quanto altri. Tre livelli di obbedienza cristiana che non implica che alcuni possano essere meno obbedienti di altri. Quali sono questi tre livelli? Conduttori cristiani. Conduttori ordinati nella chiesa, anziani e diaconi, con istruzione verbale e modello di vita devono sviluppare e stimolare doveri e doni in altre persone. Per esempio, se sei un diacono, hai la responsabilità di tenere gli occhi aperti nella congregazione per altre persone nella congregazione che abbiano doni di servizio e fare ciò che potete per far loro da mentore, per sviluppare e incoraggiare i loro doni di servizio. Se sei un anziano, tieni gli occhi aperti se nella chiesa ci sono giovani che hanno le qualità di anziano, che farebbero bene il loro dovere in quella carica, e fa’ loro da mentore e sviluppa queste cose. Lo stesso vale per il predicatore, tenga aperti i suoi occhi nella chiesa se scopre un giovane che pensa abbia il dono di insegnare, di predicare, e dovrebbe fare il possibile per guidarlo ed edificarlo ed educarlo. Noi che abbiamo cariche ecclesiastiche dobbiamo sempre essere coinvolti in queste cose. Questo per i conduttori ordinati. Secondo, ci sono i doveri cristiani. Tutti i cristiani hanno l’ordine di essere diligenti nell’insegnare, esortare, aver cura, condividere, e fare opere di pietà; e alcuni cristiani faranno meglio in qualche area piuttosto che in qualche altra. Terzo livello ci sono i doni cristiani, i doni spirituali si riveleranno da soli nella fedeltà al dovere. Ci son pertanto tre livelli d’obbedienza. L’obbedienza nelle persone ordinate a una funzione nella chiesa, se sei un diacono e sei efficace è perché hai qualcuno di questi doni di servizio, se sei un anziano e sei efficace è perché hai qualcuno di questi doni di parola che dobbiamo sviluppare ed usare per aiutare altre persone, ma poi ci sono doveri cristiani che tutti dobbiamo attendere che siamo diaconi, anziani oppure no. E terzo ci sono i doni cristiani, cioè alcune persone, nell’espletare questi doveri scoprono di essere particolarmente efficaci in alcuni capi e qui è dove dovrebbero concentrarsi perché è qui che sono i loro doni spirituali. Dobbiamo essere dedicati a servire Cristo e la nostra dedicazione è comprovata nel servire la chiesa e il mondo. Questo atteggiamento di dedicazione a Cristo è il contesto nel quale i doni possono fiorire. Nella nostra dedicazione a Cristo e al nostro dovere per amore suo non solo diventiamo fiduciosi della nostra salvezza, noi adempiamo le promesse pattizie di Dio che noi cristiani porteremo benedizioni divine a tutte le famiglie di tutte le nazioni del mondo. Perciò se tu sei interessato, se vuoi scoprire quale sia il tuo dono spirituale, non preoccupartene, non fare nessun test, datti da fare e mettere in pratica queste cinque cose che Dio dice dovresti fare e in qualcuna di queste aree sarai più efficace che in altre.
Preghiamo.
Grazie Padre per i doni spirituali che esaltano l’unità del corpo, che ci edificano nella fede, che rendono più efficace il nostro servizio a te, alla chiesa e al mondo. Aiutaci ad essere umili abbastanza da poter usare i nostri doni spirituali nella vita di altre persone e di permettere che altre persone usino i loro doni spirituali nella nostra vita.
Per amore di Cristo. Amen.