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Introduzione

Quando leggiamo la storia dei re di Giuda nel primo e secondo libro dei Re incontriamo frequentemente un’affermazione particolare, una ripetuta forma verbale che caratterizza un certo aspetto del governo di certi re che sono descritti come re buoni. Questa formula particolare, però, descrive un aspetto del loro regno che non è all’altezza della descrizione generale di questi re come buoni re, i quali “Fecero ciò ch’è giusto agli occhi del Signore.” Questa formula dice qualcosa di questo genere: dopo aver dato il nome del re, il nome di sua madre e aver raccontato che aveva fatto bene agli occhi del Signore, ci è detto “Ma gli alti luoghi non furono rimossi: il popolo faceva ancora sacrifici e bruciava incenso sugli alti luoghi.”

Per esempio, leggiamo di Asa: “Il ventesimo anno del regno di Geroboamo, re d’Israele, Asa cominciò a regnare sopra Giuda. Regnò quarantun anni in Gerusalemme. Sua madre si chiamava Maaca, figlia d’Abisalom. Asa fece ciò che è giusto agli occhi del Signore, come aveva fatto Davide suo padre: eliminò dal paese quelli che si prostituivano, fece sparire tutti gl’idoli che i suoi padri avevano fatti, e destituì pure dalla dignità di regina sua madre Maaca, perché lei aveva innalzato un’immagine ad Astarte; Asa abbatté l’immagine e la bruciò presso il torrente Chidron. Tuttavia gli alti luoghi non furono eliminati, sebbene il cuore d’Asa fosse interamente per il Signore, durante tutta la sua vita (I Re 15:9-14). Altrettanto leggiamo di Giosafat: “Giosafat, figlio di Asa, cominciò a regnare sopra Giuda il quarto anno di Achab, re d’Israele. Giosafat aveva trentacinque anni quando cominciò a regnare, e regnò venticinque anni a Gerusalemme. Il nome di sua madre era Azuba, figlia di Sili. Egli imitò in ogni cosa la condotta di Asa suo padre, e non se ne allontanò; fece quel che è giusto agli occhi del Signore. Tuttavia gli alti luoghi non scomparvero; il popolo offriva ancora sacrifici e profumi sugli alti luoghi (I Re 22: 41-44).

S’incontra questa stessa dicitura nella descrizione del regno di Joas che fece ciò ch’è bene agli occhi del Signore finché prese consigli dal sacerdote Jehoiada: “Tuttavia, gli alti luoghi non scomparvero; il popolo continuava a offrire sacrifici e incenso sugli alti luoghi” (II Re 12:1-3); e di nuovo, nella descrizione del regno di Amaziah (II Re 14:1-4) che fece ciò ch’è giusto agli occhi del Signore ma non di tutto cuore (II Cr. 25:2); e ancora con Azariah (Uzza)(II Re 15:1-4), e Jotham (II Re 15:32-35). E poi abbiamo Achaz che mancò completamente di fare ciò ch’è giusto agli occhi del Signore, seguendo i re d’Israele e che “Fece passare per il fuoco persino suo figlio, seguendo le pratiche abominevoli delle genti che il Signore aveva cacciate davanti ai figli d’Israele”(II Re 16:3). Ad Achaz succedette poi il re riformatore Ezechia il quale non solo: “Fece ciò che è giusto agli occhi del Signore, proprio come aveva fatto Davide suo padre,” ma anche: “Soppresse gli alti luoghi, frantumò le statue, abbatté l’idolo d’Astarte, e fece a pezzi il serpente di rame che Mosè aveva fatto” perché il popolo gli bruciava incenso (II Re 18:1-5), e ne segue un brillante rapporto sul suo zelo per il Signore.

Cosa stava succedendo? Sei re di giuda che servirono il Signore ma mancarono di sopprimere gli alti luoghi, seguiti da un re che s’allontanò da Dio completamente! Com’è che dei re che sono descritti come aver fatto ciò ch’è giusto agli occhi del Signore abbiano potuto mancare di condannare il culto falso e di sopprimere gli alti luoghi dove questo culto era praticato? Come hanno potuto tali re condonare o quanto meno chiudere un occhio ai riti e ai sacrifici che erano contrari alla vera religione rivelata al popolo d’Israele?

La risposta a questa domanda è che c’era a quel tempo una forma di religione sincretista praticata in Giuda e in Israele, un culto ibrido Yahweh-Baal nel quale il popolo credeva che adorando in questi alti luoghi, facendo quei sacrifici e mettendo in atto quelle attività di culto, stava adorando il vero Dio d’Israele correttamente. Erano ignari che il loro culto fosse corrotto. Stavano praticando una forma di culto che era un’abominazione al Signore credendola un culto accettabile dal Dio d’Israele. Erano coinvolti in una forma di sincretismo religioso molto severa nella quale gli antichi culti della fertilità di Canaan venivano fusi con il culto di Yahweh.

Benché i figli d’Israele si fossero convertiti al culto degli dèi dei canaaniti non molto dopo la loro conquista di Canaan al tempo dei Giudici, il problema che incontriamo in primo e secondo Re sembra avesse avuto le sue immediate origini nell’apostasia di Salomone (I Re 11:1s.), il quale seguì Astarte la dea dei Sidoni e Milkom l’abominazione degli Ammoniti (v.5), e il quale costruì pure un alto luogo sul Monte degli Ulivi fuori Gerusalemme per Chemosh, il detestabile idolo dei Moabiti e per Molek, un idolo degli Ammoniti (v. 7) che non fu distrutto fino al regno di Giosia (II Re 22:13 s.). Ashtoreth, la principale divinità femminile dei canaaniti, era una dea della fertilità e della morte/guerra, associata con Baal (Giudici 2:13; 3:7;[1] 6:28), la principale divinità maschile dei canaaniti [2], benché il termine plurale Baalim fosse un termine generico per falsi dèi [3]. Chemosh era il dio dei Moabiti (Nu. 21:29; Gc. 11:24), il cui rito probabilmente includeva anche sacrifici umani (II Re 2: 27) [4]. Gli alti luoghi erano i siti dove avvenivano i riti religiosi pagani dei canaaniti. Erano edificati su colline vicino ad alberi verdeggianti e consistevano di altari su piattaforme elevate per sacrifici, incensi, ecc., all’aperto o dentro ad edifici [5].

Dopo la morte di Salomone, suo figlio Roboamo regnò su Giuda mentre Geroboamo regnò su Israele. Entrambi furono re malvagi. Geroboamo eresse idoli, vitelli d’oro, a Bethel e a Dan, nel tentativo di rimpiazzare il tempio di Gerusalemme con centri di culto più locali per le dieci tribù (I Re 12:28-29). Ma sotto Roboamo anche il popolo di Giuda abbandonò Dio e seguì la via tracciata da Salomone nella sua idolatria: “Roboamo, figlio di Salomone, regnò in Giuda … Gli abitanti di Giuda fecero ciò che è male agli occhi del Signore; e con i peccati che commisero provocarono la gelosia del Signore più di quanto avessero fatto i loro padri. Costruirono anch’essi degli alti luoghi con statue e idoli d’Astarte su tutte le alte colline e sotto ogni albero verdeggiante. C’erano anche nel paese degli uomini che si prostituivano. Essi praticarono tutti gli atti abominevoli delle nazioni che il Signore aveva cacciate davanti ai figli d’Israele” [6]. (I Re 14:21-24).

L’esempio dato da Salomone divenne ben radicato in Giuda durante il regno di Roboamo. Il risultato fu che la religione di Yahweh diventò confusa, o meglio, fusa con la religione che i canaaniti praticavano sugli alti luoghi, e questa religione sincretista divenne dominante a tal punto che anche quando re successivi tornarono a Yahweh e cercarono di servirlo fedelmente furono incapaci di rendersi conto che il culto sugli alti luoghi era una corruzione, o, comunque, se invece se ne resero conto, aveva già una tale presa sulle persone che essi furono incapaci di estirparlo dal paese.

Il termine Baal significa padrone o signore [7] Nel clima creato dall’apostasia di Salomone e di suo figlio Roboamo, sembra che la gente sia ricaduta nell’identificare Yahweh, il loro Dio, come loro Baal e abbiano confuso il suo culto col culto dei Baal Canaaniti, come avevano fatto al tempo dei Giudici. Una chiara distinzione tra Yahweh e Baal sarebbe inverosimilmente stata compresa nel clima di religione popolare che dominava la loro vita. Per queste persone il culto di Baal era il culto di Yahweh e viceversa. Una forma di religione sincretista era divenuta dominante.

I profeti rimproverarono il popolo per questa idolatria. Per esempio, Osea, dopo aver denunciato il popolo per la sua idolatria coi Baal, proclama la salvezza del Signore dicendo: “«Quel giorno avverrà», dice il Signore, «che tu mi chiamerai: Ishi (“Marito mio!”) e non mi chiamerai più: Mio Baali! (Mio signore). Io toglierò dalla sua bocca i nomi dei Baal, e il loro nome non sarà più pronunciato (Os. 2:16-17). Tuttavia, nonostante gli avvertimenti dei profeti i figli d’Israele persistettero in queste pratiche religiose sincretiste e fu a motivo di queste pratiche che Dio li abbandonò ad essere portati in cattività dai loro nemici. Nel tardo VIII Secolo a.C. le dieci tribù del regno del nord furono deportate in Assiria e la loro terra fu riallocata a popolazioni straniere (II Re 17:9-24). Infine, all’inizio del VI Secolo a.C., il popolo di Giuda fu posto in cattività dai Caldei ed esiliato a Babilonia, come aveva avvertito il profeta Geremia (Gr. 32:26-44, specialmente i versi 29-30, 35). La città di Gerusalemme ed il Tempio furono infine distrutti nel c. 586 a.C. dall’esercito di Nebukadnetsar.

Note:

1 Il termine Asheroth, tradotto con “boschetto” nella AV in Giudici 3:7, è probabilmente equivalente ad Ashtaroth, plurale di Ashtoreth. Si veda Keil and Delitzsch: Biblical Commentary on Joshua, Judges and Ruth (Grand Rapids, Michigan: William B. Eerdmans Publishing Company, trad. di James Martin), pp. 268 s e 292s.
2 Si vedano i capitoli “Asherah,” “Astaroth,” e “Ashtoreth” in The Interpreter’s Dictionary of the Bible (Nasville: Abingdon Press, 1962), Vol. 1, p. 250s, 255s, e “Asherah” in James Hastings, ed. Dictionary of the Bible (Edimburgh: T and T. Clarck, 1899), Vol. I, p. 165a.
3 C. F. Keil and F. Delitzsch, op. cit., p. 268.
4 Si veda “Chemosh” in James Hastings: A Dictionary of the Bible, Vol. I, p. 376a.
5 Si veda “High Places” in The Interpreter’s Dictionary of the Bible, Vol. 2, p. 602 ss.
6 Il riferimento agli alti luoghi che non furono rimossi da quei re che dimostrarono la propria fedeltà a Yahweh è stato spiegato con l’idea che non fossero alti luoghi dedicati a idoli pagani dov’era praticata la religione dei vecchi canaaniti, ma piuttosto illegittimi luoghi di culto per il culto di Yahweh. Si veda, per esempio, Keil e Delitzsch su I Re 15:9-24 [Biblical Commentary on the Books of the Kings (W.B. Eerdmans Publishing Company; trad. James Martin), p. 218]. Io lo trovo non convincente. Non dubito che gli Israeliti s’immaginassero di stare adorando Yahweh, questo è proprio il punto che faccio. Ma avevano fuso insieme la sua adorazione con quella pagana che avveniva sugli alti luoghi. Anche se ci fosse la possibilità di poter fare una distinzione tra l’illegittima adorazione di Yahweh e quella dei Baal, alla fine il risultato sarebbe comunque lo stesso. W. C. Allen, il quale accetta la legittimità del culto di Yahweh sugli alti luoghi precedentemente all’erezione del Tempio, commenta che “Nello stesso culto sugli alti luoghi si celava un pericolo che alla fine provocò il loro rovesciamento … Molti degli alti luoghi importanti erano stati siti di luoghi sacri canaaniti (De. 12:2, 30; Nu. 33:52). Insieme ai luoghi di culto gli Israeliti s’erano impossessati anche dei simboli del culto, le Mazzébahs e le Ashérahs [colonne sacre, di pietra le prime, di legno o anche alberi intagliati le seconde. N.d.T.]. Cosa c’era di più probabile che le tendenze lascive che avevano caratterizzato le vecchie forme di culto si nascondessero dietro a questi simboli esteriori e che, sfidando l’espulsione, potessero di tanto in tanto esplodere di fresco vigore? O, ancora, cosa c’era di più probabile che sia sembrato che Jehovah potesse essere abbassato al livello degli dèi Canaaniti dei cui templi Egli aveva preso possesso, e il cui nome Egli talvolta assunse, e quindi divenne confuso insieme ad essi in culto esteriore e in caratteristiche morali?” (“High Places” in James Hastings: A Dictionary of the Bible, Vol. II, p. 382a). M. H. Pope coglie il segno quando scrive: “Gl’Israeliti assorbirono le consuetudini dei Canaaniti e impararono ad identificare il loro dio con Baal, la cui pioggia portava fertilità alla terra. Un tratto caratteristico del culto della fertilità era il rapporto sessuale sacro tra il sacerdote e la sacerdotessa e altre persone consacrate in modo speciale, la prostituzione sacra di entrambi i sessi, intesi a emulare e stimolare le divinità che conferivano fertilità. La religione agricola evidenziava il sacrificio o pasto comune nel quale partecipavano dèi, sacerdoti e popolo. Il vino era consumato in grandi quantità in ringraziamento a Baal per la fertilità delle vigne. Il vino aiutava pure a indurre una frenesia estatica e giungeva l’apice con lacerazioni auto-inflitte, e talvolta con auto-castrazioni. Anche il sacrificio di bambini era una caratteristica dei riti” (“Fertility Cult” in The Interpreter’s Dictionary of the Bible, Vol. 2, p. 265a). La bibbia provvede abbondanti evidenze che furono proprio queste le pratiche nelle quali i figli d’Israele caddero frequentemente, attirando con ciò su di sé l’ira di Yahweh. Una chiara distinzione tra l’illegittimo culto di Yahweh non macchiato dalla corruzione con i culti di Baal e di Astarte sarebbe stata assai priva di significato per la gente cha adorava sugli alti luoghi.
7 Dal verbo ba‘al, che significa aver dominio su. La parola può essere usata con riferimento all’uomo per significare possesso, ad es. di una casa, terreno o mandrie. Il verbo significa anche prendere una moglie e in questo modo Baal significa anche marito. Baal era il proprietario, il possessore della terra, il dio del paese. La parola veniva pure applicata al luogo posseduto e quindi era usato nei nomi dei luoghi, ad es. Baal-hazor — “Baal di Hazor” (Gesenius’s Hebrew and Chaldee Lexicon, p.cxxxss.).


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