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ISTRUZIONE E IDOLATRIA

Nella prospettiva del non-credente discussa nel capitolo precedente è chiaro che la razionalità e il genio creativo dell’uomo non dipendono in alcun modo da nessuna fonte esterna ma sono qualità originali autonome della personalità umana. Pertanto l’uomo definisce tanto la propria natura quanto la natura del mondo in cui vive, e comprende tutte le cose nei termini di se stesso. L’uomo è il punto di riferimento ultimo per ogni fatto nell’universo che lo circonda. Così, in un passo significativo di Karl Popper ci è detto:

Copernico privò l’uomo della sua posizione centrale nell’universo fisico. La rivoluzione copernicana di Kant ne mitiga l’asprezza. Egli ci mostra non solo che la nostra posizione nell’universo fisico è irrilevante, ma anche che in un senso il nostro universo può essere descritto come girare intorno a noi; perché siamo noi che produciamo, almeno in parte, quell’ordine che vi troviamo, siamo noi che creiamo la nostra conoscenza di esso. Siamo scopritori: e la scoperta è un atto creativo [1].

Ovviamente questa è la più vecchia delle eresie, che ha inizio dalla caduta dell’uomo nel Giardino d’Eden. Adamo voleva definire la natura della realtà e del proprio essere, e determinare da sé la propria collocazione nell’ordine delle cose secondo la propria razionalità autonoma. Ovviamente questo significò anche che il Creatore Dio stesso doveva ora essere definito secondo l’immagine dell’uomo, perché Adamo aveva fatto della propria razionalità la pietra di paragone di ogni verità, significato e scopo. Il procedimento di questo modo di ragionare è graficamente illustrato dalla filosofia di Immanuel Kant, che è alla base di molto del pensiero moderno. Il passo seguente è preso dal libro di Kant: Religion within the Limits of Pure Reason (La Religione entro i Limiti della Ragion Pura), un titolo che da solo rivela molto dell’idolatria implicita nell’umanesimo idealista e razionalista:

Per quanto le mie parole possano farvi sussultare, non mi dovete condannare perché dico: Ogni uomo crea il suo Dio. Dal punto di vista morale … voi perfino dovete creare il vostro Dio per poter adorare in Lui il vostro creatore. Perché in qualunque modo … la Divinità possa farsi conoscere da voi, e perfino … se Egli si rivelasse a voi: siete voi … che dovete giudicare se vi è permesso (dalla vostra coscienza) credere il Lui e adorarLo [2].

Non si potrebbe trovare un compendio più saliente per il fondamento logico di Adamo. Detto in parole povere questo significa che l’uomo è il proprio dio, perché il dio di una persona è sempre quello in cui un uomo colloca l’autorità ultima. Secondo Popper “Lo spirito dell’etica di Kant può benissimo essere riassunta con queste parole: Osa essere libero e rispetta la libertà degli altri” [3]. Lo spirito dell’etica di Kant può essere riassunta altrettanto bene con queste parole: Osa essere come Dio, conoscendo da te stesso il bene e il male (Ge. 3:5). L’etica di Kant è l’etica della ribellione.

Questa filosofia dell’uomo come dio — l’umanismo — sfocerà in una di due maniere: o mediante il libertarismo e da lì all’anarchia, o mediante un concetto statalista dell’uomo e della società e di lì al totalitarismo [4]. Queste ideologie sono ambedue assai presenti oggi e all’opera nella teoria e pratica dell’istruzione nel nostro paese, e lo sono state per molto tempo. Ad ogni modo, è la seconda che ci interessa principalmente qui perché l’ideologia statalista, via Ministero della Pubblica Istruzione, non solo costituisce una minaccia all’autorità dei genitori nel loro sforzo di dare ai propri figli un’istruzione cristiana, ma può anche esercitare una grande pressione psicologica sui genitori cristiani affinché si conformino allo status quo che è stato stabilito nell’ultimo secolo mediante il finanziamento dell’istruzione statale con la tassazione. È pertanto importante comprendere questa ideologia e denunciare la natura idolatrica della filosofia che la sostiene.

Il concetto statalista dell’uomo

Come abbiamo visto, per l’umanismo l’uomo è al centro del suo mondo. Ma ci sono molti uomini individuali e l’ideale di uomo non può essere limitato alle idiosincrasie di nessun particolare essere umano. Pertanto, per l’umanismo statalista l’ideale di uomo è sempre al di là dell’uomo in particolare e prende invece corpo nel concetto di società. In questa prospettiva, l’idea di società e dell’uomo come creatura sociale diventa idolo. Ma questa idea di società è assai discosta dal mondo degli uomini reali e dai bisogni e dagli interessi degli uomini reali. È così perché l’ideale è sempre al di là della situazione storica. Quest’idea astratta di società deve perciò, se vuole diventare una realtà nella storia, prendere corpo in qualche organo rappresentativo o istituzionale sulla terra che plasmi la situazione storica e cerchi di portarla in conformità con l’ideale. Questa istituzione — la perfetta incarnazione o vera espressione dell’idea di società umana come concepita dall’umanismo statalista — è lo stato. Perciò lo stato è “L’Idea Divina come esiste sulla terra” per usare la frase di Hegel.

Siccome nell’ideologia dello statalismo l’uomo è la creatura della società — che significa che è quello che è come risultato del condizionamento sociale — è dovere dello stato determinare e regolare tutti i parametri e le variabili all’interno della matrice culturale e sociale dell’uomo in modo che il prodotto finale sia conforme all’ideale del perfetto essere sociale. In altre parole, mano a mano che l’idea astratta di società s’incarna nella storia lo stato ha il compito di ricreare la società nella propria immagine. In quanto capo e guardiano della società lo stato deve prendersi cura, modellare e disciplinare nei termini del proprio proposito quelli che costituiranno la società del futuro. Non sorprende pertanto che la famiglia sia sminuita dagli statalisti e il controllo dell’infante fin dalla nascita sia considerato sempre più una responsabilità dello stato. Il fanciullo è la creatura dello stato e la società è la sua vera famiglia. Perciò, se la famiglia genetica del fanciullo si dimostri un impedimento al suo sviluppo come membro ideale della società statalista la sua custodia del fanciullo deve essere sospesa.

Non è mera teoria. Mentre potrebbe non essere così ovvio in Inghilterra come suggerisce l’analisi espressa sopra, questa ideologia è subdolamente all’opera nel nostro paese, e si può notare in forma più cospicua in nazioni di socialismo avanzato come la Svezia. Abbiamo probabilmente un’indicazione di cose a venire nel presente tentativo di proibire per legge tutte le forme di punizione corporale di fanciulli da parte dei loro genitori.

In questa prospettiva l’uomo è definito dallo stato come una creatura sociale. L’individuo è nulla se non in relazione alla società per il fatto che la crescita e lo sviluppo della sua personalità sono determinate e controllate dal suo ambiente sociale. In questo modo l’istruzione è necessariamente un processo di maturazione nell’immagine dell’uomo come definita dallo stato. Il fine dell’istruzione è perciò l’integrazione nella società. Pertanto sentiamo spesso educatori parlare dello sviluppo del fanciullo nei termini della sua futura utilità come membro pienamente partecipante della società. È comune sentire anche i politici parlare in questi termini. Un uomo o una donna sono considerati maturi e validi per la società perché membri utili in quel contesto e capaci di contribuire qualche cosa di importante alla comunità. L’individuo realizza se stesso veramente solo nella misura in cui contribuisce a realizzare la società ideale che egli esiste per servire.

C’è da aspettarsi, in definitiva, che quelli che sono inabili o non disposti a soddisfare questa aspettativa si vedano negare la posizione di esseri umani e siano o esiliati in ospedali psichiatrici e campi di lavoro, dove possono essere costretti a servire lo stato come schiavi o, se non sono in grado di fare neppure questo, siano messi a morte. Tali prassi sono state comuni nelle nazioni sovietiche per molti anni, e furono, ovviamente, una caratteristica del regime nazista. Alcune di queste pratiche sono oggi comuni nell’Occidente, per esempio l’aborto di bimbi deformi o perfino di un fanciullo perfettamente formato se la sua nascita possa portare a “difficoltà” o a problemi di “salute mentale” per la madre. L’aggiunta dell’ingegneria genetica all’arsenale delle tecniche di controllo sociale dell’uomo presentano una cupa prospettiva per il futuro dell’uomo sotto questa ideologia.

La filosofia statalista dell’istruzione

Per quanto concerne l’istruzione, comunque, è chiaro che la nostra definizione dell’uomo determina la natura della nostra filosofia educativa. Determina anche il metodo e lo scopo del processo educativo. Per l’umanista l’istruzione è necessariamente centrata sull’uomo. L’uomo è la misura di sé stesso e di tutte le cose. Lo scopo dell’istruzione per l’uomo serve per realizzare se stesso nei termini dell’immagine del suo dio sia che quel dio sia il suo ego personale, come col libertarismo, o l’ideale statalista di società, o dell’uomo come creatura sociale. Per il libertario il procedimento sarà commisurato all’individuo e ai suoi bisogni, desideri e aspirazioni su tutti i punti. Per lo statalista sarà commisurato all’ambiente sociale dell’uomo. Lo scopo dell’istruzione perciò è attrezzare il fanciullo a assumere il suo posto nella società adulta integrandolo completamente nel “peer group” [5]. Il peer group è pertanto il punto di riferimento per lo sviluppo del fanciullo ad ogni stadio della sua istruzione.

Per gli statalisti la mancanza di una tale istruzione è considerata una privazione, e togliere deliberatamente il figlio da questo processo di assimilazione è un atto di crudeltà. Quindi, benché bisogni riconoscere che lo sradicamento statalista di ogni forma di istruzione privata è in pratica, in grande misura, motivato dall’invidia e l’odio nei confronti del privilegio, nondimeno è logicamente coerente con l’ideologia statalista cercare di sradicare dalla società tutte quelle istituzioni educazionali che manchino di provvedere un’istruzione che sia completamente integrata in una filosofia e una prassi educativa statalista, che ovviamente in ultima analisi significa finanziamento e controllo statale. Essere al di fuori della norma sociale come definita dall’ideologia socialista è un’aberrazione che può solamente essere considerata di detrimento tanto al fanciullo che alla società.

Pertanto la metodologia dell’istruzione statalista richiede innanzitutto e principalmente l’integrazione del fanciullo nel peer group. Senza di questo, per la filosofia socialista, l’istruzione è priva di significato. L’istruzione è primariamente un processo d’iniziazione o battesimo nella società in cui il fanciullo troverà infine la propria vocazione e che definirà la sua esistenza da adulto. Uso qui la parola battesimo deliberatamente a motivo delle sue connotazioni religiose perché il principio di assimilazione dentro al peer group è un dogma sostenuto tenacemente dai seguaci della teoria statalista dell’istruzione che è essenzialmente una fede religiosa in un concetto idolatrico dell’umanità.

Questa fede umanista esercita una forte influenza su molti genitori cristiani che sono stati fuorviati e manipolati a credere che se i loro figli non saranno forzati ad integrarsi nell’ambiente sociale pagano del loro peer group diventeranno membri della società inadeguati, estraniati e anti-sociali. Di fatto, è stato affermato che se i figli dei cristiani non sono integrati in questo modo con i loro coetanei più che probabilmente diventeranno individui schizofrenici e perfino malevoli. Un tale linguaggio può esercitare una potente influenza psicologica su genitori cristiani che stanno considerando di togliere i loro figli dalla scuola statale per poter provvedere loro un’istruzione pia. L’implicazione è che educare il fanciullo al di fuori del sistema adottato dallo stato è abuso di minore.

È pertanto d’importanza vitale che i genitori cristiani comprendano la prospettiva religiosa che sta alla base di tali vedute. Nell’ideologia socialista, non meno che in quella cristiana o infatti di ogni altra religione, l’uomo è definito dal suo dio, che per il socialismo è lo stato, e lo scopo dell’istruzione è perciò di promuovere la maturazione ad immagine dell’uomo inteso come creatura sociale. In altre parole, lo stato è il dio incarnato nella cui immagine l’uomo deve ricreare se stesso. L’istruzione è il procedimento mediante il quale questa ri- creazione deve essere compiuta.

La prospettiva cristiana

Il cristiano, invece, parte, o dovrebbe partire, da una prospettiva completamente diversa. È stato il Dio delle Scritture che ha creato l’uomo e che perciò lo definisce; ed Egli ha creato l’uomo a propria immagine. L’obbiettivo dell’istruzione è pertanto di promuovere la maturazione ad immagine di Dio, ed è il dovere di genitori cristiani prendersi cura del fanciullo, modellare i suo carattere e disciplinarlo nei termini dei propositi di Dio per la sua vita.

Secondo il Catechismo Minore di Westminster “Lo scopo primario dell’uomo è glorificare Dio e gioire in lui per sempre”, e “Dio ha creato l’uomo maschio e femmina a sua immagine in conoscenza, giustizia, santità e col dominio sulle altre creature”. Lo scopo di un’istruzione cristiana è perciò abilitare il fanciullo ad accollarsi le responsabilità e i privilegi di essere portatore dell’immagine di Dio e d’equipaggiarlo per una vita di servizio a Dio come suo vice-reggente sulla terra. Poiché è Dio a definire l’uomo, non la società o lo stato, il ruolo del peer group e il processo di socializzazione non saranno d’importanza primaria. La società, in quanto gruppo d’individui che hanno alcune cose in comune e che condividono una comune modalità di vita, è essa stessa un aspetto sussidiario della condizione umana perché in origine Adamo era da solo come essere umano. Non era per questo, però, meno umano, perché la sua umanità consisteva nel suo essere portatore dell’immagine di Dio. Tutto ciò che lo separa dagli animali e che pertanto costituisce la sua umanità deve essere cercata nel fatto che è creato ad immagine di Dio. Anche la necessità di comunione dell’uomo è primariamente correlata al fatto di portare l’immagine di Dio perché nella Divinità c’è comunione tra le persone della Trinità. Quindi l’uomo, come creatura dipendente che porta l’immagine di Dio, ha bisogno anche di comunione. Ma, e questo è qui il punto di fondamentale importanza, poiché l’uomo è creatura di Dio e portatore della sua immagine, il suo bisogno di comunione consiste innanzitutto e principalmente nel bisogno di comunione con Dio, non con l’uomo. In quanto portatore dell’immagine di Dio Adamo stava in una relazione pattizia con Dio prima di stare in relazione con qualsiasi altro essere umano. Era la sua posizione in relazione a Dio in quanto portatore della sua immagine, e non in relazione all’uomo, a costituire la sua umanità perché Adamo fu creato da solo come primo essere umano prima che fosse creata Eva.

La comunione dell’uomo con l’uomo, ovvero la società, è pertanto una derivazione della condizione umana, non la caratteristica che la definisce. L’esistenza della comunità e delle relazioni pattizie tra uomini è il risultato del fatto che l’uomo è una creatura pattizia per natura, creato ad immagine di Dio per la comunione con Lui. In altre parole l’uomo fu effettivamente creato per la comunione, ma per la comunione con Dio prima di tutto, e poi, secondariamente con l’uomo.

Questo è chiaramente dimostrato dal fatto che quando questa comunione con Dio è spezzata anche la comunione dell’uomo con le creature sue consimili si disintegra. I nostri tempi lo dimostrano molto bene in molti modi. Un ovvio esempio è la sorprendente percentuale di divorzi oggi in occidente. In relazione a questo R. J. Rushdoony ha richiamato l’attenzione sul fatto che uno dei concetti chiave nella nostra epoca di psicoanalisi è “alienazione” [6], il collasso della comunità e della comunicazione tra uomini. Siccome è Dio a definire l’uomo, la società umana costituita correttamente è un gruppo di persone in relazione pattizia o in comunione insieme sotto Dio. La comunità che rigetti questa definizione di società e cerchi di ordinare la propria vita indipendentemente dalla parola di Dio alla fin fine non reggerà né durerà nella storia. Così, approssimativamente, ventun civiltà sono sorte e perite nel corso della storia, e anche la civiltà occidentale è ora in declino perché ha rigettato Colui che solo è capace di fornire all’uomo un vero fondamento per la coesione sociale e la stabilità culturale di lungo termine. Sostanzialmente gli uomini non possono raggiungere una comunione durevole gli uni con gli altri su qualsiasi base altra dalla comunione con Dio. È così perché in quanto portatore dell’immagine di Dio la comunione con Lui è di primaria importanza per l’uomo e di conseguenza è il solo stabile fondamento per la vera comunione tra gli uomini.

Certamente, anche essere capace di stare assieme e di lavorare con altri è una parte importante della crescita e dello sviluppo del fanciullo e noi non dovremmo negarlo. Ma dobbiamo comprendere che il punto di riferimento per ogni aspetto della nostra vita sociale proprio come per la nostra vita devozionale è Dio e il nostro patto e comunione con Lui, non i nostri consimili. In quanto cristiani noi regoliamo il nostro comportamento con ambedue, credenti e non-credenti, secondo la parola di Dio perché la nostra comunione con altri, se vogliamo che sia comunione in senso compiuto, deve essere basata sul fatto che condividiamo una natura comune che è creata ad immagine di Dio.

Se non fosse così, la relazione dell’uomo con i suoi consimili non sarebbe diversa dalla relazione che esiste tra animali. Il bisogno che l’uomo ha di sodalizio e comunione è più che il bisogno di unione biologica allo scopo dell’auto-preservazione della preservazione della specie. Ci sono infatti molte società animali che operano ammirevolmente a un livello biologico e istintivo. Ma lì è dove si fermano. Il bisogno che l’uomo ha di comunione e società è al di sopra di questo; non è meramente di natura animale ma è basato sul bisogno di comunione con altri che portano l’immagine di Dio. L’esistenza della società umana, perciò, non è primariamente un fatto biologico, ma un fatto spirituale, un fatto cioè basato sugli attributi comunicabili di Dio. E per questa ragione la società umana è subordinata e derivata dalla capacità dell’uomo d’avere comunione con Dio.

Va da sé che è vero che Dio creò l’uomo maschio e femmina (Ge. 1:27), e che l’uomo non fu inteso per esistere interamente da solo come essere umano. Quando Adamo diede il nome a tutti gli animali non era comunque ancora stato trovato un aiuto convenevole per lui e perciò Dio creò Eva perché fosse sua moglie. (Ge. 2:21-23). Ciò ch’è stato detto sopra non intende svalutare o minimizzare l’importanza ed il valore della società umana e riconosce che l’umanità ordinariamente trova il compimento della propria esistenza e vocazione di portatrice dell’immagine di Dio, e quindi effettivamente glorifica Dio, nella cornice della comunità umana. Perciò ci è detto: “Poi l’Eterno Dio disse: ‘Non è bene che l’uomo sia solo, io gli farò un aiuto conveniente a lui’” (Ge. 2:18). Il matrimonio, la vita famigliare e la società in generale sono espressioni di aspetti importanti della natura dell’uomo. La società umana è un fatto della vita creato da Dio che non deve essere negato.

La mia intenzione è d’evidenziare due punti importanti: primo, che la società umana non definisce l’uomo, ovvero non è ciò che rende l’uomo un essere umano. Per il cristiano è il fatto di essere creato ad immagine di Dio a fare di lui un essere umano, mentre per il socialista, l’uomo è definito dalla società — ovvero trova la propria natura, significato e scopo in relazione alla società di cui è parte e che egli esiste per servire in un modo o in un altro. In secondo luogo la società umana, se abbia da essere veramente umana e pertanto significativa, ovvero se abbia da essere la comunione e comunità che Dio intese che fosse, deve essere basata sulla precedente necessità di comunione con Dio giacché questa comunione con Dio è essenziale alla corretta espressione della vita umana, e quindi della confraternita e società degli uomini, che è un aspetto della vita umana.

La natura religiosa dell’istruzione

Pertanto, la nostra definizione dell’uomo — ciò che è, da dove viene, qual’è lo scopo della sua esistenza, ecc. — è il fattore determinante nella nostra comprensione di ciò che l’istruzione è, e governa sia gli obbiettivi dell’istruzione che i metodi usati per ottenere quegli obbiettivi. Per il non-credente quanto per il cristiano, perciò, significato, metodo e obbiettivo dell’istruzione sono basati inevitabilmente su presupposti metafisici — cioè religiosi — concernenti la natura dell’uomo. Per il cristiano l’istruzione è necessariamente un processo di maturazione nell’immagine di Dio, poiché questo è precisamente lo scopo per cui l’uomo fu creato, ovvero per rispecchiare Dio sulla terra. Pertanto il peer group è un fattore secondario nell’istruzione, e il procedimento di socializzazione deve sempre essere visto alla luce della più alta vocazione dell’uomo di rispecchiare e glorificare Dio sulla terra. La lealtà principale dell’uomo è a Dio. È di vitale importanza che i genitori cristiani se ne rendano conto e che rifiutino di piegarsi all’idolatrica nozione della primazia del peer group. Dio ha creato e definito l’uomo a propria immagine e noi dobbiamo allevare ed educare i nostri figli in conformità alla sua immagine, non a quella degli uomini apostati.

Il nostro interesse per l’integrazione sociale, a patto che sia considerata secondaria e soggetta alla necessità dell’obbedienza alla parola di Dio, è sicuramente un interesse valido. Ma mandare i nostri figli ad essere integrati nell’immagine pagana dell’uomo assog- gettandoli alla pressione del peer group non è la risposta al valido interesse che i genitori cristiani possano avere perché i loro figli che stanno educando in casa rimangono privi dello stesso grado di contatto con altri fanciulli rispetto ai figli del non-credente. Questo non significa che i figli dei cristiani non dovrebbero mischiarsi o giocare con figli di non-credenti, ma significa che non dovrebbero essere educati come non-credenti, e questo è precisamente ciò che avverrà se saranno educati in scuole statali — o in scuole private pagane.

Inoltre, si dovrebbe dire che è precisamente perché il cristiano vede il bisogno di comunione dell’uomo prima e soprattutto come il bisogno di comunione con Dio, e precisamente perché vede l’istruzione alla luce di questo principio che quei fanciulli che sono educati in casa o in scuole cristiane nei termini di questa filosofia cristiana diventano molto spesso quelli che maggiormente sono capaci di funzionare come membri responsabili della società. Tali fanciulli diventano generalmente più maturi sia intellettualmente sia in termini di carattere e di competenza generale del membro medio del peer group pagano. I fanciulli cristiani educati in questo modo sono un elemento stabile nella società perché sono in genere meglio bilanciati e hanno nella loro fede un vero fondamento per la coesione sociale. È semplicemente non vero che una tale educazione produca individui introversi e inadeguati. Al contrario, non solo questi fanciulli usualmente raggiungono risultati accademici costantemente migliori e dimostrano di essere general- mente più maturi e capaci di mischiarsi socialmente, ma la loro capacità di socializzare è spesso di livello più alto e più correlata al mondo degli adulti.

Il principio guida nell’istruzione:
maturità contro immaturità

Quest’ultimo punto, comunque, probabilmente evidenzierà una caratteristica saliente della mentalità che prevale nella nostra epoca, specialmente in ciò che si aspetta dai fanciulli. Poiché il non-credente non concepisce l’uomo come creatura di Dio, creato in origine come essere umano maturo, egli non dà lo stesso valore alla maturità [7]. Le responsabilità della maturità sono oneri che cerca di evitare. L’uomo cerca invece una vita di svago e gioco senza responsabilità. Lo si può notare assai chiaramente nel tipo di pubblicità che è comune oggi. I prodotti sono pubblicizzati evocando immagini di uno stile di vita libero da problemi nel quale le responsabilità della realtà sono visibilmente assenti. Il desiderio di sfuggire dalla responsabilità caratterizza molto del nostro mondo moderno. Questa mentalità produce una cultura infantile perché alle sue radici c’è il desiderio di rimanere bambini, senza responsabilità e dipendenti in tutte le cose [8]. Per questo tipo di mentalità rimanere giovani, tanto fisicamente che intellettualmente, è l’occupazione e l’obbiettivo principale della vita. Di fatto la fanciullezza è spesso vista come una sorta di paradiso o di Giardino dell’Eden. Maturare è dunque perdere l’innocenza, un tipo di versione umanistica della caduta (del primo peccato). È questa mentalità ad aver dato scaturigine alla cultura “pop” che domina così tanto della moderna società occidentale.

Ovviamente, in tale ethos non è considerato importante che il fanciullo si sviluppi presto. Ai fanciulli non deve essere permesso, né devono essere incoraggiati a “crescere prima del tempo”. Negare al fanciullo il libero godimento della sua fanciullezza incoraggiando il precoce sviluppo e un attitudine matura verso il mondo adulto è spesso visto come un grande male. I fanciulli che effettivamente maturano prima e i cui conseguimenti anticipano quelli del loro peer group sono considerati prematuri ed etichettati come “eccessivamente ambiziosi” [9] dagli educatori socialisti. Tali fanciulli sono considerati come al di fuori dei parametri che costituiscono la normalità. Poiché la normalità è definita dal gruppo e lo scopo dell’istruzione è di render il fanciullo capace d’inclusione nel gruppo tale “eccesso d’ambizione” è considerato indesiderabile.

Infatti si potrebbe argomentare che un risultato più probabile del fare del peer group il fattore dominante nell’istruzione è quello di produrre individui immaturi che sono incapaci di affrontare le responsabilità e e i fardelli della vita adulta e pertanto dipendenti sia psicologicamente, e infine materialmente, dallo stato paternalistico; in altre parole tende a produrre persone che sono incapaci di essere libere in qualunque senso significativo della parola. Il fatto che la nostra società affronti questo problema di dipendenza in ampia misura oggi dovrebbe come minimo darci una ragione sufficiente per rivedere criticamente l’idea d’integrazione sociale che che supporta la corrente filosofia educazionale e che è troppo spesso assunta essere la forma corretta per lo sviluppo del fanciullo.

Dare valore alla maturità, invece, produce produce una cultura caratterizzata da progressi attraverso tutto lo spettro della vita e dell’attività umana. Il cristianesimo enfatizza il dovere dell’uomo nei confronti di Dio e la sua responsabilità come creatura matura creata ad immagine di Dio “in conoscenza, giustizia e santità, col dominio sulle creature” (Catechismo Minore di Westminster D. 10, R.). Produce perciò una cultura matura che dà valore alla libertà e al dominio in Cristo, non al al gioco e alla fuga dalla realtà. Non è accidentale che sia il mondo occidentale — la cristianità, con tutte la sue colpe e i suoi fallimenti — ad aver dato da sola il tipo di progresso culturale, scientifico ed economico che ha reso possibile il mondo moderno, e ad averlo reso un mondo più umano e civilizzato in cui vivere.

Conclusione

Come cristiani dobbiamo rigettare la prospettiva pagana. Lo scopo di un’istruzione cristiana è di abilitare il fanciullo a crescere ad immagine di Dio in un adulto maturo, ad equipaggiarlo ad addossarsi le proprie responsabilità come portatore dell’immagine di Dio, e di fornirgli gli strumenti per compiere il suo mandato di estendere il suo dominio sulla terra come vice-reggente di Dio. Questo è lo scopo dell’esistenza dell’uomo e un’istruzione che non sia orientata a corredare il fanciullo per compiere questo scopo è un fallimento perché gli impedisce di svilupparsi in un essere umano maturo. Come cristiani non abbiamo la libertà di sottoporre i nostri figli ad un’istruzione che li battezza nell’empia immagine dell’uomo caduto. L’umanità dell’uomo consiste nel nel suo essere il portatore dell’immagine di Dio, ed è quest’immagine ad esser di primaria importanza e il punto di riferimento nell’istruzione del fanciullo ad ogni livello. I genitori cristiani devono qui riesaminare la loro comprensione delle priorità. Quando siano riesaminate le priorità bibliche nella teoria e nella pratica dell’istruzione il fanciullo ne beneficerà e maturerà più velocemente nei termini del proposito di Dio, e sarà reso capace di svolgere il proprio ruolo nella società alla gloria di Dio.

 

Note:

1 Karl Popper: Conjectures and Refutations, The Growth of Scientific Knowledge; London and Henley: Routledge and Kegan Paul, [1963] 1972, p. 181.
2 Citato in Ibid., p. 182.
3 Ibid.
4 Per la filosofia dietro a questa polarizzazione vedi R. J. Rushdoony: The One and the Many, Studies in the Philosophy of Order and Ultimacy; Fairfax, Virginia: Thoburn Press, 1978. C’è un breve accenno a questa polarizzazione nella traduzione di un capitolo di questo libro da parte di S. De Blasi per Studi di Teologia Anno XVII/2 N° 34, Padova, 2005, p. 155.
5 Vedi nota nell’Introduzione, p. 8.
6 Ibid., p. 368.

7 R. J. Rushdoony: Revolt Against Maturity, A Biblical Psycology of Man, Fairfax, Virginia: Thoburn Press, 1977, p. 6s.
8 Questa mentalità ha anche giocato un ruolo importante nella crescita del socialismo e dello statalismo in genere perché è promettendo un tale stile di vita che i politici socialisti arruolano i loro votanti. La salvezza per mezzo della politica, nella quale il proletariato è liberato dalle responsabilità e di fardelli della vita dalla burocrazia statale è un elemento trainante dell’ideologia socialista. In tale prospettiva la responsabilità è eguagliata al male e la “giustizia sociale” — la versione socialista della salvezza — è in parte la liberazione dai problemi e dalle esigenze della vita adulta. I socialisti mancano di comprendere, però, che la libertà senza responsabilità è un sogno allo stato puro, e che la reale conseguenza dell’abdicazione allo stato della responsabilità è schiavitù.
9 “overachievers” che raggiungono cioè obbiettivi superiori a quelli che ci si aspetta da loro.


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