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ISTRUZIONE E DOMINIO

Come abbiamo visto, sotto il patto che Dio ha stabilito col suo popolo, l’istruzione è un aspetto centrale delle responsabilità genitoriali Per poter apprezzare il significato del posto che l’educazione occupa nelle conseguenze pratiche di questo patto dobbiamo comprendere l’insegnamento biblico sul patto. Abbiamo già dato una breve occhiata alla natura del patto [1]. Ora considereremo lo scopo e la portata del patto e la sua attinenza con l’istruzione. Quando visto in questo più ampio contesto, Il significato del ruolo che l’istruzione assume nella vita pattizia del popolo di Dio diventerà evidente, e la necessità di una filosofia e pratica dell’istruzione specificamente cristiane lo sarà ancor di più, visto che è questo più ampio contesto a dare all’istruzione la sua corretta direzione, vale a dire il suo scopo e visione in termini pratici.

Il mandato creazionale

Il proposito della relazione pattizia che Dio ha stabilito con l’umanità è di consentire all’uomo di servire e glorificare Dio compiendo il proprio mandato culturale come vice-reggente di Dio sulla terra. Questo mandato culturale è chiaramente dettato in Genesi: “Così DIO creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di DIO; li creò maschio e femmina. E DIO li benedisse e DIO disse loro ‘Siate fruttiferi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, e dominate sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo e sopra ogni essere vivente che si muove sulla terra’” (Ge. 1:27-28). Questo è il mandato culturale o creazionale dato all’uomo, la sua vocazione nei termini del proposito di Dio, ed è una necessaria conseguenza del fatto che l’uomo è creato ad immagine di Dio. Ecco perché il Catechismo Minore di Westminster giustamente lega insieme inseparabilmente questi due aspetti della natura dell’uomo: “Dio ha creato l’uomo maschio e femmina, secondo la sua immagine, in conoscenza, giustizia e santità, col dominio sulle altre creature” (D.10, R.).

Di fatto, il mandato culturale è un aspetto dell’immagine di Dio nell’uomo. Poiché Dio è il governatore sovrano della sua creazione sulla quale possiede autorità assoluta e totale dominio, l’uomo, che è creato a sua immagine, deve riflettere in maniera creaturale quel dominio e governo mediante la sua amministrazione della terra sotto la guida della legge di Dio. Questo significa che proprio come l’immagine di Dio nell’uomo consiste in conoscenza, giustizia e santità perché Dio è un Dio onnisciente, giusto e santo, cosi anche giustamente implica il dominio sulle creature perché Dio è il Signore sovrano della creazione nella cui immagine l’uomo è stato creato e che quindi deve riflettere sulla terra i suoi attributi comunicabili, incluso quello del dominio. In altre parole, poiché l’uomo è creato ad immagine di Dio, egli pensa i pensieri di Dio nella sua (di Dio) cornice di pensiero, e in quella cornice fa le opere di Dio, non in un modo originale, creativo, ma in modo ri- creativo, imitativo. Pertanto, il mandato creazionale dato in Genesi 1:28 stipula che l’uomo debba assumere il dominio sulla terra e sotto- metterla alla gloria di Dio e per proprio beneficio, proprio come Dio, in un senso molto più alto, in qualità di sovrano Signore della creazione, governa sulla sua creazione e opera tutte le cose per la la sua gloria.

Ecco perché anche l’apostolo Paolo in Efesini al capitolo 5 ci istruisce ad essere “imitatori di Dio” (v.1). Un po’ più avanti (v.22s.) ci mostra ciò che questo significa, come si esplica in termini pratici, nella vita famigliare. Ci è detto di agire in un certo modo e di fare certe cose perché questo è il modo in cui Dio ha agito e ciò che Dio ha fatto per noi. Ci è detto che il marito deve essere il capo della moglie proprio come Cristo è il capo della chiesa. Perciò, proprio come la chiesa è soggetta a Cristo, così anche la moglie deve essere soggetta al marito. Similmente, i mariti devono amare le loro mogli come Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei (vv. 23-25). Allo stesso modo un padre deve ammonire e disciplinare i suoi figli come Dio ammonisce e disciplina il suo popolo; e questo dev’essere fatto in un contesto di cura amorevole proprio come Dio disciplina il suo popolo con la cura amorevole che ha verso di loro. E senza questo non ci può essere dominio nella nostra vita famigliare, cosa che la nostra epoca tristemente dimostra fin troppo bene. Senza quest’amorevole ammonizione e disciplina i figli non impareranno a governare se stessi sotto il patto in accordo con la legge di Dio e di conseguenza non saranno in grado di assumere un dominio pio sulla terra.

Il dominio nella nostra vita domestica è dunque raggiunto riflettendo o imitando Dio nel modo in cui ci relazioniamo l’un l’altro come membri della famiglia. Similmente, in ogni altro ambito di vita e di pensiero dobbiamo riflettere l’immagine di Dio sulla terra pensando i pensieri di Dio e facendo le opere di Dio imitando Lui. Riflettere l’immagine di Dio a livello della creatura è il modo in cui l’uomo assume il dominio come vice-reggente di Dio e in questo modo compie il proprio mandato culturale; e Dio ha chiaramente fatto conoscere all’uomo come debba farlo nella sua parola-legge.

Questo dominio è, come ha scritto R. J. Rushdoony: “Prima di tutto su noi stessi; secondo, nei confronti della nostra vocazione e, terzo, sul reame del naturale, il mondo attorno a noi, biologicamente, agriculturalmente, commercialmente, storicamente, e così via”[2]. Come Rushdoony giustamente evidenzia, questo dominio “non è dominazione; è l’esercizio di pia autorità, potere e supervisione ovunque Dio ce ne dia la responsabilità” [3]. L’ampiezza di questo mandato creazionale è chiaramente presentato in Genesi 1:28: l’uomo deve sottomettere tutta la terra e dominare su tutte le creature viventi che si muovono sulla faccia della terra, Il dominio dell’uomo deve essere mondiale e abbracciare tutto. Egli è il sovrintendente della creazione di Dio e perciò responsabile a Dio per lo sfruttamento produttivo e l’amministrazione della terra e delle sue risorse. Ecco dunque che la vocazione dell’uomo è per il dominio pio su tutta la terra e in ogni ambito della propria vita, pensiero e opera. Deve sviluppare tanto il proprio potenziale quanto quello del mondo che gli è stato dato da dominare come mezzo mediante il quale deve servire e glorificare il suo creatore.

Il patto regola e governa come l’uomo debba assumere il dominio sulla terra nel compimento del proprio mandato culturale. La vocazione dell’uomo di sottomettere la terra e di esercitare il dominio su di essa è abbracciato totalmente dal patto, l’uomo deve realizzare la propria vocazione nei termini delle richieste di quel patto, che equivale a dire nei termini della legge del patto. Pertanto il patto, come abbiamo già visto, è il fatto supremo e totalizzante della vita dell’uomo. L’uomo non può sfuggire alle sue richieste, né alle proprie responsabilità sotto di esso. Come osservante del patto l’uomo vive in comunione con Dio e riceve le benedizioni e i privilegi dell’adozione nella famiglia di Dio in Cristo. Come trasgressore del patto si pone sotto la maledizione della legge del patto e la sentenza di morte eterna che il patto pronuncia contro tutti quelli che trasgrediscono i suoi comandamenti. In ogni caso le sanzioni del patto sono ineludibili per l’uomo, per il fatto che l’uomo è in tutte le cose una creatura pattizia per virtù della sua creazione ad immagine di Dio, e gli è richiesto da Dio che pensi ed agisca in conformità e obbedienza al patto onnicomprensivo che Dio ha stabilito come principio basilare dell’esistenza umana.

Caduta e redenzione

Quando Adamo peccò egli rigettò l’interpretazione definitiva della realtà dettata dalla parola di Dio e cercò di strutturare la propria definizione e interpretazione del mondo in cui viveva, di determinare da se stesso come avrebbe voluto vivere ed imporre alla realtà il proprio concetto d’ordine e legge. In questo modo avrebbe fatto di se stesso il giudice ultimo e delle proprie idee l’autorità ultima in ogni assioma. Questo fu il peccato originale di Adamo, ed è questo il peccato che costituisce il fondamento di tutti i peccati. Questa, di rigetto di Dio e della sua autorità, è la condizione in cui nascono tutti gli uomini per natura fin dalla caduta.

In questa condizione di ribellione l’uomo cerca di sbarazzare se stesso e il mondo intorno a sé di Dio e della sua parola come base di ogni comprensione, rigettando Dio e il suo scopo creativo quale principio fondamentale d’interpretazione della realtà in ogni aspetto della sua esistenza. L’uomo tenta di privare del proprio scopo l’ordine creato di Dio e come risultato diventa totalmente depravato perché rifiuta di riconoscere Dio in tutte le cose. In ogni aspetto della propria esistenza egli nega Dio e la sua volontà e ricerca invece una vita in autonomia. Questo è il significato della dottrina della depravazione totale: non significa che l’uomo sia incapace di fare alcunché di buono in sé, perché ne è evidentemente capace, ma che in tutto ciò che è e che fa di bene o di male in questo stato decaduto, non-redento, egli nega Dio e il suo scopo. Pertanto l’uomo nega Dio e il suo dominio nella totalità della propria vita e vive invece dotto il dominio del peccato. Solo nei propri termini l’uomo permetterà a Dio di rientrare nello schema delle cose com’esso è determinato dalla sua razionalità autonoma; che equivale a dire che solo un dio che è basilarmente una congettura della sua propria razionalità, un dio fatto ad immagine dell’uomo, sarà considerato accettabile o plausibile. Così l’uomo configura la propria religione col proprio dio, una “religione dentro i limiti della ragion pura” come l’uomo la vede. Questa ribellione contro l’autorità di Dio pertanto punta a rovesciare l’ordine della creazione come Dio lo ha inteso. È una radicale distorsione della realtà da parte dell’uomo, un tentativo di rovesciare Colui che solo può dare significato al mondo in cui l’uomo vive, e che di conseguenza termina con la morte dell’uomo e della sua cultura.

È solo mediante la grazia salvifica di Dio in Gesù Cristo che l’uomo è liberato da questa condizione e restituito alla sua posizione originale di vice-reggente di Dio sulla terra. Fuori da Cristo l’uomo è sotto il dominio del peccato. In Cristo l’uomo è liberato da quel dominio e portato dentro al dominio della grazia e del regno di Dio, e il suo originale mandato di dominio gli è restituito. Però, l’umanità in Cristo accede a una benedizione ben più grande di quella che fu sua prima della caduta. In Cristo i membri del popolo di Dio sono predestinati all’adozione come figli nella famiglia di Dio. La loro perseveranza è resa certa ed essi vivono come re e sacerdoti di Dio in Cristo, il loro nuovo capo federale del patto.

Pertanto in Cristo il mandato di dominio dell’uomo è rinnovato ed esteso per includere il proposito redentivo di Dio. La vocazione dell’uomo come vice-reggente di Dio sulla terra gli è restituita perché la relazione pattizia tra Dio e l’uomo è rinnovata e la sua essenza è ratificata in Cristo. Ma la forma del patto è nuova. L’uomo è ripristinato a comunione con Dio per grazia mediante la fede, e perciò è un patto di grazia redentiva in Cristo Gesù. Ciò significa che il mandato creazionale originale è ora ampliato ad includere il Grande Mandato dato da Cristo alla sua chiesa di predicare il vangelo e fare discepoli di tutte le nazioni (Mt. 28:18-20). Perciò il mandato cristiano incorpora il mandato creazionale e il Grande Mandato. Il popolo di Dio deve portare il vangelo a trasformare tutte le cose e a sottomettere ogni pensiero e azione all’autorità e governo di Gesù Cristo (2 Co. 10:4-5).

Il patto [4]

La relazione pattizia a cui l’uomo è restituito per fede in Cristo è quindi un patto di dominio in Cristo Gesù. L’opera di Cristo ha apportato un rinnovamento di tutte le cose. Sicuramente questo rinnovamento di tutte le cose trova il suo compimento finale nell’eternità, nondimeno, il fatto storico dell’incarnazione, morte, resurrezione ascensione di Cristo significa che la sua opera di rinnovamento è già iniziata nella storia e progredirà nel tempo verso il proprio compimento alla fine dei tempi. Il Calvario perciò, è il punto focale di tutta la storia, l’evento su cui s’incardina la storia degli uomini, delle nazioni, e di fatto del mondo intero. Per mezzo di Cristo l’uomo è redento e ripristinato alla sua vocazione di vice-reggente di Dio sulla terra. In Cristo egli è di nuovo profeta, sacerdote e re, che proclama la buona novella della redenzione per mezzo di Cristo e porta tutte le cose in soggezione a Lui. Il suo compito è portare il governo di Cristo su ogni ambito e aspetto di vita. Il Grande Mandato è pertanto il rinnovamento del mandato creazionale originale, ma tenendo conto della caduta nel peccato dell’uomo e della sua redenzione mediante la fede in Gesù Cristo. È il mandato creazionale più la proclamazione della liberazione dell’uomo dal dominio del peccato e la sua restaurazione a comunione pattizia con Dio in Cristo.

La legge di Dio detta i termini di questo patto con le sue promesse e benedizioni da parte di Dio e i suoi obblighi da parte dell’uomo, come anche delle sue maledizioni e giudizi contro quelli che trasgrediscono i suoi comandamenti. Coloro i quali mediante la fede guardano a Gesù Cristo solamente per la salvezza sono liberati da questi giudizi della legge contro il peccato perché Cristo ha sopportato la maledizione della legge al posto loro, come sta scritto: “Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo diventato maledizione per noi” (Ga. 3:13). Coloro i quali pongono la loro fede in Cristo sono perciò liberati dalla legge intesa come accusa contro il peccato. Non sono più sotto la legge — cioè sotto la sentenza della legge — ma sotto la grazia. Nella rigenerazione il credente ha la legge di Dio scritta nel suo cuore per la dimora dello Spirito Santo talché egli obbedisce i comandamenti di Dio volontariamente per amore per Dio e non per paura del giudizio.

Così l’uomo è riportato a comunione pattizia con Dio per mezzo della grazia mediante la fede in Cristo. In quanto credente non è sotto un patto d’opere come mezzo di giustificazione; ma per grazia mediante la fede è liberato dal peccato, che è la trasgressione della legge — e rinnovato nell’uomo interiore cosicché si delizia nel servire Dio e obbedire la sua legge. La legge rimane per il credente una perfetta definizione di giustizia e quindi lo standard con cui è santificato nell’immagine di Cristo — perché Cristo osservò la legge perfettamente. La legge rimante perciò un fattore costante nel patto di grazia e quindi anche nella vita del credente, ma la relazione del credente con la legge è cambiata sotto il patto di grazia (Ro. 7:14). Non è più sotto la legge come sentenza di morte, perché Cristo ha scontato per lui quella sentenza. Ma il credente è sotto la legge come modo di vivere, come regola di comportamento, che equivale a dire come modo di vivere nella giustizia e di compiere il proprio mandato di sottomettere la terra e d’esercitare il dominio su di essa; e mediante la dimora dello Spirito è rinnovato e gli è data la grazia e l’aiuto per obbedire la legge di Dio (Ro. 8:4). Il patto di grazia è quindi il ripristino dell’uomo alla relazione pattizia con Dio per mezzo della grazia mediante la fede in Cristo.

Questo patto sotto cui l’uomo è redento in Gesù Cristo abbraccia il tutto della vita dell’uomo proprio come il patto originale con Adamo abbracciava il tutto della vita. Limitare la portata di questo patto è limitare la natura della redenzione che Cristo ha acquistato per i suoi eletti. Cristo è morto per redimere l’uomo intero, che vale a dire che la sua morte fu un prezzo pagato per la redenzione dell’uomo intero, e quindi di ogni ambito e aspetto della sua vita, non solo dell’ “anima”. L’opera di redenzione di Cristo abbraccia l’uomo intero lungo tutto il corso della sua vita. Ha un impatto sulla sua vita interiore e esteriore, sulla sua vita privata e la sua cultura.

Il patto cristiano, perciò, abbraccia e governa il tutto della vita dell’uomo. Include non solo la sua vita privata, vocazionale e famigliare (ambiti di responsabilità personale), ma anche chiesa e stato (ambiti di responsabilità pubblica). Poiché Cristo è morto per redimere l’uomo intero nell’intero corso della sua vita, questi ambiti di responsabilità pubblica ricadono sotto il governo di Gesù Cristo e sono aspetti della nostra vita pattizia in Lui. Il patto cristiano è onnicomprensivo: include la vita personale e vocazionale dell’uomo e anche le sfere di famiglia, chiesa e stato. La relazione pattizia a cui l’uomo è ripristinato in Cristo trova la propria espressione nel fedele esercizio del mandato creazionale e del Grande Mandato in obbedienza alla legge di Dio, confermata da Cristo in Matteo 5:17 e 28:18-20. Tanto il mandato creazionale che il Grande Mandato sono necessari alla vocazione dell’uomo come vice-reggente di Dio sulla terra perché solo quando ambedue ricevano il loro pieno significato la comunità cristiana rappresenterà realmente il corpo di Cristo sulla terra, regnando come re mediante l’esercizio del pio dominio in obbedienza al loro mandato creazionale, servendo come profeti di Cristo proclamando la sua parola ad un mondo decaduto, ed esercitando la vocazione sacerdotale portando tutte le cose in sottomissione a Cristo in obbedienza al Grande Mandato [5]. Il patto che Dio ha stabilito col suo popolo è dunque un patto di grazia redentiva e di dominio in Cristo Gesù.

Il ruolo dell’istruzione

Come abbiamo già visto, la famiglia ha un ruolo d’importanza vitale da compiere nella società mediante le sue responsabilità educazionali. È nel contesto della vita famigliare che il fanciullo impara a governare se stesso mediante la disciplina e l’istruzione che riceve dai suoi genitori e da quelli ai quali essi possano delegare la loro autorità in scuole ecc.. A mano a mano che impara e cresce in questo modo il fanciullo viene corredato per la responsabilità per la propria futura vocazione, nella propria vita famigliare come genitore egli stesso, e inoltre per la responsabilità in chiesa e stato dovesse esservi chiamato.

È nei termini di questa comprensione della portata del patto che l’istruzione trova il proprio significato per il cristiano. L’istruzione è lo strumento mediante il quale il fanciullo viene preparato per la vita nel suo ruolo assegnatogli da Dio di vice-reggente sulla terra, a governare tutte le cose sotto la sua autorità secondo la parola di Dio, a proclamare la parola sovrana di Dio in tutte le cose e nel portare tutte le cose in sottomissione a Cristo. Se il fanciullo debba essere corredato per compiere questa vocazione è importante che una filosofia e prassi dell’istruzione siano perseguite ad ogni livello nello sviluppo del fanciullo e in ogni materia del corso di studi, che sia accademico o altro.

In ogni materia e in tutti gli ambiti di vita, a tutte le età, in chiesa, a casa, a scuola, al lavoro, ecc., noi in quanto cristiani stiamo imparando e crescendo nel nostro dovere verso Dio in Cristo. È così per tutti i cristiani in tutti i tempi. È importante, comunque, che il fanciullo sia fatto crescere in una tale vita di servizio fin dal principio. Ci è comandato: “Rivestitevi del Signor Gesù Cristo e non abbiate cura della carne” (Ro. 13:14; cfr. Gl. 3:27; Ef. 4:24). Questo non significa che dobbiamo meramente astenerci da ovvi peccati sessuali, ecc., ma che l’intero corso della nostra vita deve essere caratterizzato da conformità all’immagine di Dio in Cristo e che non dobbiamo curarci di cose che negano Dio e la sua parola nella nostra vita.

Questo ha implicazioni importanti e di vasta portata per il tipo d’istruzione che procuriamo ai nostri figli. Un’istruzione che nega Dio e la sua parola quale principio interpretativo di tutte le cose, incluse tutte le discipline accademiche, è un’istruzione che implicitamente nega l’insieme della verità biblica e la validità della fede cristiana. Sottoporre i nostri figli a una tale istruzione è negare la sovranità e signoria di Dio sui nostri figli ed è pertanto apostasia dalla fede. In quanto cristiani dobbiamo assoggettare tutte le cose al dominio di Cristo e all’autorità della sua parola, e dobbiamo comprendere tutte le cose nei termini della sua parola, che sia nel campo della teologia o della moralità, di storia, arte, commercio, archeologia, cosmologia, filosofia o qualsiasi altra area di vita che cercheremo di comprendere e sviluppare. Per genitori questo significa che ad ogni livello e in ogni ambito della crescita e dello sviluppo del fanciullo tanto accademicamente quanto moralmente egli deve essere allevato nella parola di Dio e istruito nei termini di una visione del mondo cristiana che porti tutti gli aspetti della sua educazione sotto la definitiva interpretazione della realtà presentata nella parola di Dio. Tutte le materie devono pertanto essere portate in conformità con la rivelazione di Dio e insegnate sulla base della visione del mondo dettata in quella rivelazione.

Senza una siffatta istruzione il fanciullo non maturerà nella sua vocazione di riflettere Dio come suo vice-reggente sulla terra perché l’istruzione è il terreno d’addestramento per quel compito. Il fanciullo deve essere esercitato nell’auto-governo sotto Dio nella sua vita personale, vocazionale e famigliare — ed è solo quando impari a governare se stesso e la propria famiglia in questo modo che sarà equipaggiato e perciò autorizzato dalla parola di Dio ad assumere un ufficio in chiesa e stato se sarà chiamato a quel compito. La sua istruzione, pertanto, deve essere orientata al dominio su tutti i punti, che significa che lo deve preparare all’esercizio di autorità, potere e supervisione pii ovunque gli sia data responsabilità. Lo scopo dell’istruzione cristiana è d’equipaggiare l’uomo per il dominio in Cristo lungo tutto il corso della sua vita, perché la sua vice-reggenza sulla terra è un aspetto della sua creazione ad immagine di Dio.

Il significato della disciplina

La disciplina cristiana deve puntare a conseguire questa funzione di dominio data da Dio. Deve essere disciplina orientata al dominio, cioè un regime di auto-governo sotto Dio in accordo con i propositi per cui Dio ha creato l’uomo. Qui è importante che non si confonda disciplina con punizione. Le due non sono la stessa cosa benché ambedue siano essenziali per lo sviluppo e crescita in Cristo del fanciullo. La punizione è ciò che avviene, o dovrebbe avvenire, quando la disciplina collassa. La disciplina, secondo il dizionario Zanichelli è un “Complesso di norme che regolano il comportamento”. La pia disciplina, o disciplina cristiana, è comportamento secondo secondo le norme stabilite da Dio dettate nella sua legge. Inoltre, la parola disciplina proviene dalla parola latina per discepolo: discepulus, che a sua volta è derivata dal verbo disco, che significa imparare. Perciò, come ha evidenziato R. J. Rushdoony: “Essere un discepolo ed essere sotto disciplina è essere uno che impara in un processo d’apprendimento. Se non c’è apprendimento, se non c’è crescita nell’apprendimento, non c’è disciplina”[6].

Dovrebbe essere ovvio, perciò, che la pia disciplina è impossibile senza pio apprendimento. Nessun ammontare di mera punizione può da sé produrre disciplina cristiana. Senza apprendimento pio la punizione non produce nulla. È solo sullo sfondo di un ambiente amorevole nel quale il fanciullo impara a pensare e ad agire obbedientemente in tutte le cose che la punizione ha valore e significato.

Come genitori cristiani ci è comandato di allevare i nostri figli nella cura e ammonizione del Signore che significa allevarli nella disciplina pia mediante il pio apprendimento. Come potrà essere fatto se i nostri figli ricevono empio apprendimento in scuole pubbliche statali pagane? L’apprendimento empio produce disciplina nei termini di principi empi. Sottomettere i nostri figli a un apprendimento empio significa assoggettarli ad un’empia disciplina e con ciò allevarli ad essere pagani sotto una disciplina pagana. Una tale educazione è un totale rovesciamento della forma biblica d’istruzione, un’apostasia dalla fede ben più seria dei banali allontanamenti dalle tradizioni ecclesiali costituite che così tante persone che mandano i loro figli nelle scuole statali si prendono il dovere di denunciare nei loro fratelli. Questa pedanteria e giudizio degli altri si può osservare ogni domenica nelle chiese in lungo e in largo nella nazione, specialmente nella chiese Riformate ed evangeliche. È veramente allucinante come i cristiani possano sedere in chiesa e criticare i loro fratelli perché non osservano tradizioni fatte dall’uomo e regole a dir poco di minore importanza, e perfino febbrilmente proteggere i loro pulpiti e la loro santa cena da quelli che non aderiscono ai loro particolari standard confessionali, e però mandano i loro figli alla scuola statale a ricevere apprendimento empio ed empia disciplina senza battere ciglio. Un tale comportamento empio non è secondo disciplina cristiana, Dio ha stabilito delle norme di comportamento per i genitori; questo è fariseismo della peggior specie perché quelli che lo intraprendono non solo macchiano la loro testimonianza ma portano anche la rovina sulla prossima generazione mancando di provvedere ai loro figli un’istruzione nei termini del pio apprendimento. Quelli che sottopongono i loro figli a empia istruzione in questo modo dovrebbero meditare le parole di Cristo: “lasciate che i piccoli fanciulli vengano a me e non glielo impedite” (Lu. 18:16).

Sottoporre i nostri figli a empio apprendimento è sottoporli a empia disciplina e impedire loro di venire a Cristo. È pertanto una negazione del patto che Dio ha stabilito col suo popolo. La bibbia la condanna. È nostro dovere, e dovrebbe essere nostro piacere allevare i nostri figli nell’istruzione e disciplina della fede cristiana, e questo significa provvedere un’istruzione pia, apprendimento nei termini di principi pii, in ogni ambito di vita e ad ogni livello. Significa anche educare il fanciullo per il dominio sotto il patto che Dio ha fatto col suo popolo. Il fanciullo deve imparare a prendere il proprio posto nel mondo adulto come vice-reggente di Dio e perciò deve essere preparato a sfruttarlo in accordo con la legge di Dio per il proprio beneficio e per il beneficio dell’umanità, perché nel fare così glorifica il suo Creatore il cui proposito egli serve in questo modo. La vocazione cristiana è una di dominio in Cristo, non di fuga dal mondo, e perciò l’intento di un’educazione cristiana dovrebbe essere formare il fanciullo in quel dominio.

Il cristiano deve vincere il mondo (1 Gv. 5:4), e questo può essere ottenuto solo mediante il pio apprendimento e la pia disciplina in tutte le cose, e mediante l’obbedienza alle norme per il comportamento stabilite da Dio. Certamente questo è possibile solo mediante l’influenza dello Spirito Santo nella nostra vita. Ma è così che Egli opera nell’abilitare il popolo di Dio a vincere il mondo. Similmente, nell’educazione dei nostri figli, il pio apprendimento unito al comportamento secondo le norme stabilite da Dio per la condotta, la sua legge, deve caratterizzare l’intero sforzo educativo.

Conclusione

L’istruzione è una responsabilità pattizia per genitori cristiani, che significa che essa trova il proprio contesto e significato nei termini del patto che Dio ha stabilito col suo popolo e sotto il quale sono redenti da Cristo dal dominio del peccato in modo da poter vivere una vita di servizio a Dio in tutte le cose. L’istruzione dei nostri figli, perciò, deve essere perseguita in conformità con la natura e le condizioni del patto su tutti i punti. Come abbiamo visto, questo patto è un patto di grazia redentrice e di dominio in Cristo Gesù, e quindi dobbiamo educare i nostri figli per il dominio in Cristo quali membri del popolo pattizio.

Note:

1 Vedi sopra p. 47s.
2 R. J. Rushdoony: “Calvinism and Culture” in Calvinism Today, vol. I, n° 1 (Gennaio 1991) p. 4a.
3 Ibid.
4 Vedi appendice A per un prospetto più dettagliato della natura del patto.
5 Sul ruolo dell’uomo come profeta vedi R. J. Rushdoony: Salvation and Godly Rule; Vallecito: Ross House Books, 1983, p. 437ss.
6 R. J. Rushdoony: Istitutes of Biblical Law; Presbyterian and Reformed Publishing Company, 1973, p. 766. (in traduzione).


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