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I GIUDIZI MORALI DEL
NUOVO TESTAMENTO
SOTTOSCRIVONO LA LEGGE
“Il tentativo fatto oggi da alcuni insegnanti cristiani di rigettare o circoscrivere l’autorità della legge dell’Antico Testamento, incontrerà volta dopo volta l’imbarazzo davanti al testo del Nuovo Testamento”.
La legge di Dio del Vecchio Testamento dà concretezza determinante a molti dei temi centrali dell’etica del Nuovo Testamento — come abbiamo illustrato in precedenza. Quando chiediamo cosa significhi seguire la volontà di Dio o essere santi come richiede il Nuovo Testamento, troviamo che la legge di Dio definisce questi temi etici. Parimenti, la legge di Dio è assunta in nozioni come la giustizia del regno e la regola d’oro. La legge funziona da standard e da guida quando diamo ascolto alle esortazioni del Nuovo Testamento a giungere alla statura di Cristo o a mostrare il frutto dello Spirito. I temi etici del Nuovo Testamento molto spesso danno per scontata la validità dei comandamenti di Dio del Vecchio Testamento.
La validità completa, continua e pertanto attuale della legge del Vecchio Testamento, che è assunta senza contestazione in molti temi etici del Nuovo Testamento è espressa esplicitamente in giudizi morali che riempiono le pagine del Nuovo Testamento. In circostanze particolari, quando sia richiesto qualche tipo di valutazione, direzione o esortazione morale, i predicatori e gli scrittori del Nuovo Testamento spesso dimostrano di fondarsi fermamente sulla legge del Vecchio Testamento nel formulare i loro giudizi. Trattano e utilizzano le permanenti regole dell’etica che si trovano nel Vecchio Testamento come se queste regole fossero intese per essere obbedite — anche se queste regole sono state date moltissimi anni prima, prima della venuta di Cristo nostro Salvatore. Casi particolari di adozione di decisioni etiche nel Nuovo Testamento illustrano ancora una volta che i comandamenti di Dio che si trovano nel Vecchio Testamento non sono stati accantonati, ripudiati o ignorati come se in qualche modo non fossero più autorevoli e validi.
Uso e validità
Immaginate di svegliarvi un mattino con un problema esasperante: lo scarico sotto il lavello necessita di riparazione, e sul pavimento c’è una pozza d’acqua. Dopo che avete asciugato il disastro, vi fermate a pensare cosa bisognerebbe fare per risolvere il problema. Pensate di chiamare un idraulico, ma rigettate quel piano perché troppo costoso e forse non necessario. Pensandoci, siete giunti alla conclusione che potreste benissimo essere capaci di riparare le tubazioni da soli, se solo aveste delle buone istruzioni per farlo. Perciò decidete che questa mattina andrete alla biblioteca pubblica e darete un’occhiata ad un libro di fai-da-te di idraulica della cucina. A questo scenario aggiungete un altro tratto, vale a dire che siete ragionevolmente informati riguardo alle procedure di una biblioteca pubblica. Sapete, cioè, che la biblioteca non è sempre aperta e che solo chi abbia la tessera di socio può avere il privilegio di consultare i libri.
Ora, torniamo alla vostra decisione di consultare un libro di idraulico fai-da-te questa mattina. Tale decisione cosa ci dice delle vostra attuali convinzioni? Tra le altre cose ci dice che credete (giustamente o erroneamente) che la biblioteca questa mattina si aperta, che siete membri della biblioteca e che avete una tessere che lo comprova, e che la tessera sia ancora valida. Se aveste deciso di usare il libro di fai-da-te della biblioteca questa mattina ma sapeste o che la biblioteca questa mattina è chiusa, o che non avete la tessera, o che la vostra tessera è scaduta, molto probabilmente voi sareste irrazionali o stolti. Le persone normalmente non progettano di usare cose che sono chiuse (per esempio la biblioteca), non esistenti, o scadute (per esempio la vostra tessera della biblioteca).
Similmente, quando fate la fila al distributore di benzina, fate il pieno, e poi porgete la vostra carta di credito al benzinaio, vi aspettate che la carta sia ancora valida. Che controlliate scrupolosamente la data di scadenza prima di porgerla oppure no, il fatto stesso che usiate la carta rivela che assumete la validità di quella carta. E l’accettazione di quella carta da parte del benzinaio dimostra che anch’egli crede che sia valida. Quando qualcosa è scaduta e non è più valida, non abbiamo l’autorità d’usarla. A parte la disonestà, una tessera di biblioteca scaduta o una carta di credito non valida sono unitili. Dall’altro lato, l’uso di qualche cosa indica la sua validità.
Regole
Qualcosa di simile si può dire anche riguardo alle regole. Regole non valide o scadute hanno perso la loro autorità e pertanto sono inutili (eccetto che allo scopo di illustrarle storicamente). Un professore potrebbe attirarsi l’ilarità della sua classe leggendo alcune delle ingiunzioni comunali che si trovano sui libri di cento anni fa, ma un poliziotto sarebbe fuori luogo se cercasse di fare osservare. Una regola che è stata abrogata, emendata o o sostituita non è più autorevole e non può più essere usata come regola. Quando un arbitro di calcio convalida un gol la squadra che l’ha subito non può contestarlo sulla base delle regole sul fuorigioco che esistevano prima del 1925. Quelle regole sono state cambiate e adesso si gioca con regole diverse. Quando un arbitro di football americano dichiara valido un touch-down che è stato ottenuto con un passaggio in avanti è futile per la squadra che l’ha subito contestarlo sulla base del fatto che le regole di una volta permettevano solo il passaggio all’indietro. Quella regola è stata cambiata ed ora si gioca con regole diverse.
L’uso di una determinata regola piuttosto che regole alternative dimostra la corrente autorità e validità della regola in questione. Per questa ragione, un guidatore che venga fermato dalla stradale in autostrada perché correva a 150 all’ora non può appellarsi al fatto che una volta il limite era più alto o inesistente. L’uso del limite di velocità a 130 da parte della polizia e del tribunale stabilisce la validità di questa legge su quella precedente. Noi non usiamo regole scadute se siamo informati e onesti. Considerando la tessera della biblioteca, la carta di credito, e riflettendo su regole civile e sportive, abbiamo visto che il loro uso ne assume la validità. Carte e regole non valide non hanno autorità.
Possiamo ora applicare questa ragionevole sensibilità agli oratori e scrittori del Nuovo Testamento. Come arbitri e poliziotti, gli ispirati oratori e scrittori del Nuovo Testamento furono chiamati in causa perché prendessero decisioni sulla base di regole; ebbero bisogno trarre giudizi morali in particolari situazioni. Quando venne quel momento, quali regole utilizzarono? Ignorarono forse — essendo infallibilmente informati nelle loro esternazioni — le regole morali (i comandamenti) del Vecchio Testamento come se fossero scaduti, inapplicabili, o invalidati? Cosa ci dice l’uso neotestamentario della legge del Vecchio Testamento riguardo all’autorità di quella legge oggi?
Dottrine antinomiane
La validità corrente delle regole della moralità del Vecchio Testamento è oggi contestata o drasticamente ridotta da molti all’interno della chiesa cristiana. Troviamo alcuni che insegnano che il cristiano del Nuovo Testamento non abbia assolutamente niente a che vedere con la legge del Vecchio Testamento; si dice che il credente non sia in nessun modo vincolato alla legge. Troviamo altri che vogliono mettere limiti rigidi all’estensione della validità della legge del Vecchio Testamento; dicono che il credente è vincolato a seguire solo una porzione del codice morale del Vecchio Testamento (usualmente i dieci comandamenti).
Ma cosa rivela su questo la prassi degli oratori e scrittori accertata induttivamente? Ignorano forse la legge nei giudizi morali? Nel prendere decisioni etiche si restringono al Decalogo? Detta semplicemente, la risposta è “No”. Gli oratori e scrittori del Nuovo Testamento sono essi stessi più che solerti a mettere la legge del Vecchio Testamento — Decalogo ed extra- Decalogo — al servizio in giudizi morali cruciali. Non trattano i comandamenti del Vecchio Testamento come una tessera di biblioteca scaduta o un limite di velocità abrogato. Anzi è proprio l’opposto! Essi usano liberamente e senza spiegazioni la legge del Vecchio Testamento, assumendo con ciò la sua autorità morale per l’epoca del Nuovo Testamento (che si estende da Cristo al compimento).
Inoltre, l’uso della legge del Vecchio Testamento nei giudizi morali del Nuovo Testamento è assai pervasiva. Non è limitato ad un singolo scrittore del Nuovo Testamento (benché ciò sarebbe sufficiente per stabilire l’autorità della legge), a un singolo libro del Nuovo Testamento (benché, di nuovo, l’autorità di un solo documento infallibile è sufficiente), o ristretto ad una singola fonte del Vecchio Testamento. Nel contesto dell’applicazione morale, le citazioni ed allusioni del Nuovo Testamento sono prese da porzioni di Genesi, Proverbi, Salmi, Isaia, Geremia, Habacuc, e Zaccaria; ancor più frequentemente e coerentemente il Nuovo Testamento fa giudizi morali sulla base della porzione giuridica del Vecchio Testamento, citando Esodo 20, 21, 22, 23; Levitico 11, 18, 19, 20, 21, 24, 25; Numeri 18, 30; e Deuteronomio 1, 4, 5, 6, 8, 13, 15, 17, 19, 21, 22, 23, 24, 25, 27. L’uso morale di tutti questi passi del Vecchio Testamento si trovano sparsi lungo tutto Matteo, Marco, Luca, Giovanni, Romani, 1 e 2 Corinzi, Galati, Efesini, 1 Timoteo, Ebrei, Giacomo, 1 Pietro, 1 Giovanni, e Apocalisse. Pertanto, il tentativo fatto oggi da alcuni insegnanti cristiani di rigettare o ridurre l’autorità della legge del Vecchio Testamento incontrerà volta dopo volta l’imbarazzo davanti al testo del Nuovo Testamento.
Giudizi morali del Nuovo Testamento
Esaminiamo dunque alcuni testi dove si può trovare il giudizio morale; essi illustrano come la legge del Vecchio Testamento fosse considerata un valido standard etico. Specificamente, possiamo vedere come la permanente autorità della legge non era vista da loro come ristretta al Decalogo (i Dieci Comandamenti).
Gesù contro i suoi oppositori
Per convenienza possiamo cominciare con le discussioni di Gesù coi suoi oppositori e inquirenti. Certo il suo oppositore più grande fu Satana, il tentatore che aveva distolto Adamo dall’obbedienza a Dio. Cristo, il secondo Adamo, incontrò Satana direttamente in un periodo di tentazione di quaranta giorni nel deserto. Satana tentò ripetutamente Gesù perché si staccasse dal corso di redenzione determinato dal Padre, e ogni volta Gesù vinse la tentazione citando l’autorità della parola di Dio. Per esempio, Satana cercò di sedurre Gesù nel mettere alla prova la cura e la fedeltà di Dio, sfidandolo a gettarsi dal pinnacolo del tempio. Molti anni prima, Israele, anch’esso nel deserto fu sedotto a mettere alla prova la cura e la fedeltà di Dio (Es. 17:1-7). Come risultato la legge di Dio registrò: “Non tenterete l’Eterno, il vostro DIO, come lo tentaste a Massa” (De. 6:16). Tale legge sembrerebbe sicuramente condizionata dalla sua situazione storica e ristretta ai suoi ricettori ebrei. Eppure, di fronte alla tentazione satanica Gesù citò proprio questo comandamento per sconfiggere il suo avversario. “ Gesú gli disse: Sta anche scritto ‘Non tentare il Signore Dio tuo’” (Mt. 4:7). Chiaramente la legge di Dio fu ritenuta valida e non fu ristretta ai Dieci Comandamenti.
Ovviamente, Gesù considerò anche che i Dieci Comandamenti avessero autorità — ma non in modo unico. Quando gli fu chiesto di giudicare quali comandamenti dovessero essere osservati per ottenere la vita eterna, Egli fece uso di una porzione del Decalogo (Mt. 19: 16-19; Mc. 10:17-19). Però, allo stesso tempo egli incluse la casuistica connessa: “Non frodare” (Mc. 19:10, da De. 24:14), e il comando riassuntivo: “Ama il prossimo tuo come te stesso” (Mt. 19:19, da Le. 19:18). Egli usò i comandi extra-decalogo proprio come se fossero altrettanto autorevoli dei requisiti del Decalogo stesso. Di fatto, quando gli fu chiesto di giudicare quale fosse il comandamento più grande dell’intero Vecchio Testamento , Gesù non andò per niente ai Dieci comandamenti, ma scelse invece due leggi fuori dal decalogo: Ama Dio con tutto il tuo cuore, e il tuo prossimo come te stesso (Mc. 12:28-31, da De. 6:4-5 e Le. 19:18).
Il distillare i requisiti morali del Vecchio Testamento in queste due leggi particolari extra Decalogo sembra fosse già conosciuto e discusso ai tempi di Gesù (Lu. 10:25-28). Era comune tra i rabbini distinguere tra comandi “pesanti” e “leggeri” nel Vecchio Testamento dove le leggi più pesanti erano quelle i cuoi comandi morali potevano essere dedotti da altri comandi. Tale sforzo rabbinico si può rintracciare nello stesso Vecchio Testamento, dove i suoi precetti sono riassunti in un numero diverso di principi da vari autori: undici secondo Davide (Sa. 15), sei da Isaia (Isa. 33:15), tre da Michea (Mi. 6:8) e uno da Amos (Am. 5:4) e da Habacuc (He. 2:4).
Secondo Gesù i comandamenti “più grandi” — i “primi di tutti” — sui quali si posa “l’intera legge ed i profeti” erano i comandamenti d’amare extra-decalogo (Mt. 22:33, 36; Mc. 12:28, 31). Il problema con i farisei, disse il Signore, era precisamente che essi osservavano i dettagli minori della legge (la decima) e trascuravano le cose più importanti (pesanti) delle legge, la giustizia, la misericordia e la fede (Mt. 23:23), cioè: “l’amore di Dio” (Lu. 11:42). Proprio su questo punto è importante che prestiamo attenzione alle parole di Gesù, perché Egli non incoraggia esclusivamente l’attenzione sui comandamenti più pesanti dell’amore della legge del Vecchio Testamento. Egli dice molto precisamente “queste cose bisogna praticare senza trascurare le altre”. Il nostro dovere di osservare le cose più pesanti della legge non cancella la nostra responsabilità verso quelle più leggere.
Di conseguenza, la prassi di Gesù non incoraggia una disattesa dei dettagli della legge di Dio come se il dovere morale del Nuovo Testamento fosse vincolato ad una piccola sottosezione della legge del Vecchio Testamento. Gesù fu spesso sfidato dai tradizionalisti (che prendevano la loro autorità da fuori le Scritture) sulle sue attività durante il sabato. A propria difesa Egli rispondeva: “Non avete letto nella legge …?” (Mt. 12: 5; Gv. 7:23), citando le attività nel sabato dei sacerdoti. Se la legge fosse stata resa obsoleta dalla sua venuta, una tale difesa del proprio comportamento sarebbe stata senza fondamento. Volta dopo volta Gesù potè dimostrare che i tradizionalisti — il cui vanto era nei dettagli della legge — stavano in realtà violando e torcendo i requisiti della legge (per esempio, Matteo 5:21-48). In un’occasione, quando i discepoli di Cristo furono accusati dai Farisei di violare la loro tradizione, Cristo replicò che in realtà erano i tradizionalisti a trasgredire i comandamenti di Dio per potere invece preservare le loro tradizioni (Mt. 15:3, 6-9).
È sorprendente notare la specifica illustrazione che Gesù scelse di usare (tra le molte a disposizione) in questo particolare giudizio morale. Egli dice che mentre la legge di Dio richiede onore per i genitori e la morte per quelli che li disonorano, i farisei permettono un sotterfugio mediante il quale possono trattenere l’aiuto finanziario ai genitori (Mt. 15:4-5). La legge mosaica, che Cristo mantiene come valida — lo standard con cui giudicare il comportamento dei farisei è il dettaglio della legge (oggi comunemente messo in ridicolo) che richiede la pena di morte per aver maledetto i genitori!
Le istruzioni di Gesù alla Chiesa
Un’altra illustrazione dell’uso da parte di Gesù dello standard morale del Vecchio Testamento (fuori dal Decalogo) si può trovare quando impartisce istruzioni per la nuova organizzazione del popolo di Dio. Quando la chiesa sostituì l’Israele nazionale nel piano di redenzione, ebbe bisogno di istruzioni operative proprie, per esempio concernenti la disciplina. Nel giudizio morale rilasciato da Cristo su questa questione Egli affermò il requisito della legge del Vecchio Testamento: “Ogni parola sia confermata per bocca di due o tre testimoni” (Mt. 18:16; cf. Gv. 8:17, basato sulla legge di De. 17:6 e 19:15) — la stessa legge del Vecchio Testamento sulle prove giuridiche promossa da Paolo (1 Ti. 5:9).
Etica sessuale
L’uso della legge del Vecchio Testamento in materia di relazioni sessuali, pagamento agli operai, vendetta verso i nemici sostanzia ulteriormente la dipendenza del Nuovo Testamento dalla validità della legge. Quando Paolo proibisce di sposare un non-credente, cita il comando biblico che due animali diversi non devono essere legati sotto uno stesso giogo (2 Co. 6:14, da De. 22:10). “Non vi mettete con gl’infedeli sotto un giogo” è un verso ben conosciuto utilizzato da molti pastori per scoraggiare i giovani dallo sposarsi fuori della fede, eppure molti di questi stessi pastori altrove insisteranno che il credente non è sotto i requisiti della legge del Vecchio Testamento!
Quando Paolo fu confrontato con la malvagia situazione d’incesto dentro la chiesa, il suo giudizio morale sulla questione fu preso dalla proibizione del Vecchio Testamento (1 Co. 5:1, basato su Le. 18:8 e De. 22:30). Chiedete a praticamente qualsiasi pastore evangelico oggi se l’incesto sia immorale da un punto di vista biblico, e costui insisterà sicuramente che lo è — elencando gli standard morali del Vecchio Testamento, anche se altrove proclama (e incoerentemente) che sono abrogati e non validi. O chiedetegli dell’omosessualità. Potrà preferire le parole di Paolo in Romani, però, quando Paolo rilasciò questo giudizio apostolico riguardo l’immoralità dell’omosessualità, egli semplicemente reiterò lo standard del Vecchio Testamento (Ro.1:26-27, 32, da Le. 18:22 e 20:13).
Etiche economiche
Passando dall’etica sessuale a quella economica troviamo nuovamente che il Nuovo Testamento fa liberamente uso dei comandamenti del Vecchio Testamento nei giudizi morali cristiani. L’argomentazione di Paolo che le congregazioni dovrebbero pagare i propri pastori è particolarmente illuminante riguardo all’estensione della validità della legge. Egli argomenta dal principio della casuistica giuridica biblica del Vecchio Testamento che “Non metterai la museruola al bue che trebbia” (1 Co. 9:9 da De. 25:4) rivelando con ciò che presumeva la perdurante autorità delle leggi fuori del Decalogo. Una regola non più valida sarebbe qui inutilizzabile. Ma ancor più sorprendente è la volontà di Paolo di fare appello al principio morale incorporato in una delle leggi cerimoniali! I pastori dovrebbero guadagnare i loro mezzi di sostentamento dal ministero del vangelo perché i sacerdoti traevano il loro sostentamento dall’altare (1 Co. 9:13-14, basato su testi quali Le. 6:16, 27; 7:6, 31 ss.; Nu. 5:9-10; 19:8-20, 31; De. 18:1). I pastori che desiderano essere coerenti con il loro insegnamento che la legge del Vecchio Testamento non sia più valida dovrebbero smettere di ricevere lo stipendio dalla loro congregazione.
In una questione correlata all’economia Giacomo espresse un giudizio morale concernente i ricchi che fraudolentemente trattenevano la paga dei loro operai, basando il suo giudizio sulla legge del Vecchio Testamento che richiede il pronto pagamento degli operai (Gm. 5:4, da Le. 19:13 e De. 24:14-15). In questioni finanziarie non meno che in quelle sessuali, la prassi del Nuovo Testamento doveva utilizzare gli standard morali della legge del Vecchio Testamento.
Relazioni interpersonali
Lo stesso vale per le questioni interpersonali. Ben pochi cristiani contesteranno lo standard del Nuovo Testamento che non dobbiamo vendicarci ma piuttosto andare da chi ci ha fatto del male e mostrargli il suo sbaglio (Ro. 12:19; Mt. 18:15), eppure questo standard è preso direttamente dalla legge del Vecchio Testamento in Levitico 19:17-18. Un altro giudizio etico del Nuovo Testamento comunemente sottoscritto che di fatto è basato sulla legge del Vecchio Testamento è il comando di prendersi cura dei propri nemici (Mt. 5:44; Ro. 12:20, radicato nell’illustrazione di Es. 23:4-5). Tutte le volte che i cristiani condannano la vendetta privata e l’odio verso i nemici riaffermano la continuità della legge di Dio (anche se inconsapevolmente).
Conclusione
Non si può sfuggire all’utilizzo autoritativo della legge del Vecchio Testamento nei giudizi morali del Nuovo Testamento. Riflettendoci, si dovrebbe riconoscere che tale utilizzo insegna la piena validità oggi della legge di Dio. Regole abrogate possono essere usate in giudizi morali fallaci — ma non in quelli ispirati.