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I TRADIZIONALI “TRE USI” DELLA LEGGE
“Quando i conosciuti ordinamenti della legge di Dio sono disprezzati da una cultura, questa sperimenta l’ira di Dio rivelata contro di essa nel progressivo sfacelo del suo ordine sociale e della decenza morale.”
La mia precedente ricerca ha puntato a delineare molte sfaccettature delle funzioni legittime della legge come trattate nella Scrittura. Ad ogni modo, il pensiero riformato tradizionale ha teso a riassumere tutte queste varie funzioni sotto l’intestazione di tre usi principali della legge. I Riformatori riconobbero piuttosto chiaramente che la legge non era stata abolita nell’era del Nuovo Testamento, e però erano profondamente consapevoli degli abusi della legge ai quali era prona la Chiesa Cattolica Romana medievale. Perciò, contro gli antinomisti essi argomentarono in favore della validità della legge, e in modo da prevenire cadute in errore nell’uso della legge definirono le funzioni proprie della legge.
I Riformatori credettero che la “prima funzione” o uso della legge di Dio sia “la funzione politica della legge”. Furono convinti che l’applicazione della legge di Dio da parte del magistrato civile sia necessaria per frenare giustamente e legittimamente il comportamento malvagio di uomini empi.
La “seconda funzione” della legge che essi identificarono fu chiamata “la funzione pedagogica della legge”. Procurando convinzione di peccato e un senso spirituale di bisogno nel peccatore, la legge era un tutore che portava il peccatore a Cristo. Nel suo ben noto Commentario al Libro di Galati Lutero scrisse:
L’uso corretto, e dunque lo scopo della legge è accusare e condannare come colpevoli quelli che vivono nella sicurezza, affinché possano vedersi in pericolo di peccato, ira, e morte eterna…. La legge con questa funzione aiuta a procurare la giustificazione nel fatto che conduce un uomo alla promessa della grazia (a Ga. 2:17 e 3:19).
Per certo, nessun credente evangelico può smentire che la legge serva propriamente a un tale scopo.
La “terza funzione” della legge identificata dai Riformatori fu la sua “funzione didattica”, mediante la quale la legge fornisce al credente una regola di vita. Calvino scrisse: “Essa è un ottimo strumento per far loro (i credenti) sempre meglio e più sicuramente comprendere quale sia la volontà di Dio, alla quale aspirano, e confermare in loro la conoscenza” [1]. Benché alcuni luterani moderni abbiano voluto prendere le distanze da questa funzione della legge, non ci può essere dubbio che essa fu sottoscritta da Lutero e dalla Formula di Concordia. Lutero disse che senza fare appello alla legge per la giustificazione: “Noi non possiamo lodare e magnificare a sufficienza quelle opere che sono comandate da Dio” (Commentario a Galati 3:22). Lutero pensava che rimuovere la legge dal credente: “È cosa impossibile e contro Dio” [2]. Coerentemente il Catechismo di Lutero comincia con un’esposizione del Decalogo. La Formula di Concordia dichiarò: “Noi crediamo, insegniamo e confessiamo che la predicazione della Legge dovrebbe essere sollecitata … anche su quelli che realmente credono in Cristo, sono realmente convertiti a Dio e rigenerati e sono giustificato per fede” (Articolo VI. 2). Benché il ramo calvinista della Riforma evidenzi la legge come un buon dono della grazia di Dio, e il ramo luterano lo evidenzi come una costrizione, entrambi concordano che la legge debba essere usata per modellare la vita del credente.
Il controverso “primo uso”
Tradizionalmente, il pensiero riformato ha riassunto l’uso appropriato della legge in tre funzioni specifiche. Porta a Cristo il peccatore convinto di peccato (la seconda funzione) e provvede un modello di santificazione per il credente rigenerato (la terza funzione). Qualche dibattito è emerso nel passato riguardo alla “terza” funzione o uso didattico della legge, ma la fede riformata ha comunque persistito nell’affermazione biblica che la legge mantiene la sua validità vincolante per la condotta del credente.
Più recentemente sono nati dissensi nei confronti di ciò che i riformatori chiamarono la “prima funzione” o uso della legge, che essi assunsero fosse il suo “uso politico”, nel reprimere il comportamento empio del non rigenerato nella società. I riformatori erano così sicuri di questa funzione appropriata della legge di Dio che poterono chiamarla il suo primo e più ovvio uso. Infatti, proprio quel passo in cui Paolo suggerisce che ci siano sia usi legittimi che illegittimi della legge, 1° Timoteo 1:8, continua immediatamente a illustrare un uso legittimo della legge in quello che reprime il comportamento esteriore di uomini sregolati. (vv. 9-10).
La legge provvede uno standard esterno di giustizia che può essere applicato entro la sfera civile, com’è evidente dalla menzione che Paolo fa di trasgressioni che possono ricevere particolare attenzione da parte della legge umana. La legge fu promulgata o dettata, dice Paolo, per gli sregolati, quali gli empi e i ribelli, per gli omicidi, per i fornicatori, per gli omosessuali per i rapitori, per i falsi, per gli spergiuri e simili. La legge per sua vera natura punta a reprimere la cattiva condotta di uomini ribelli alla legge.
Nell’introduzione dell’Editore alla ristampa da parte di Banner of Truth dell’opera meravigliosa di Samuel Bolton: The True Bounds of Christian Freedom, l’importanza civile della legge di Dio è individuata bene:
Il deterioramento della condizione morale della società è oggi triste e allarmante. La chiesa è parzialmente meritevole di biasimo per questa decadenza perché, come sale che preserva la società ella ha ampiamente perso il proprio sapore. La moderna teologia ha fatto difetto. Si è allontanata dai vecchi punti di riferimento, e la società odierna raccoglie “la cosa malvagia e amara” che è la conseguenza inevitabile. L’attuale teologia prevalente non è stata capace di elevare la società e di fermare il suo declino morale, e incontestabilmente, una spiegazione di questo si trova nel suo fraintendimento del ruolo della legge e la sua utilità nel servizio del patto di grazia [3].
Quando gli uomini mancano di vedere che la legge di Dio è intesa per operare da disciplina esterna dentro la società, quando dubitano o contestano l’ “uso politico” della legge, la loro società inevitabilmente soffre le maledette conseguenze. Carl F. Henry pone la questione in questo modo:
Anche dove non c’è fede salvifica, la legge serve a reprimere il peccato e preservare l’ordine della creazione proclamando la volontà di Dio … Mediante i suoi giudizi e le sue minacce di condanna e di punizione, la legge scritta, insieme alla legge della coscienza ostacola il peccato tra i non rigenerati. Ha il ruolo di un magistrato che è un terrore per chi fa il male … essa compie una funzione politica, perciò, mediante la sua influenza di repressione in un mondo non rigenerato [4].
Legge biblica e governo civile
Questa funzione politica della legge è innegabile nel Vecchio Testamento, ove Dio diede statuti afferenti a questioni civili per il suo popolo. Queste stipulazioni erano parte integrante della legge e dell’ordinamento della società del Vecchio Testamento, e se la dichiarazione Neotestamentaria di Paolo in 1° Timoteo 1:8-10 è da tenere in considerazione queste stipulazioni della legge di Dio hanno ancora valore nell’etica politica moderna.
Noi non possiamo congedare questi scorci degli strumenti di legge ed ordine nel Vecchio Testamento senza rammentare che questa tradizione data da Dio è enfatizzata e non abrogata nel vangelo cristiano … Benché sotto la grazia siamo sotto la legge di Dio e dobbiamo ancora rendere conto a Lui ed essere responsabili nei confronti dei nostri consimili di far prevalere giustizia e pace [5].
La legge di Dio continua ad avere un’importante funzione politica nell’ordinamento del Nuovo Testamento, come riconosce Donald Guthrie quando dice:
Nel Nuovo Testamento è presupposto uno standard di giustizia e c’è una chiara differenziazione tra ciò ch’è bene e ciò ch’è male. Ci sono echi della visione della giustizia sociale del Vecchio Testamento … L’approccio alla legge in generale nel Nuovo Testamento è intricatamente legata con la legge mosaica, la quale prende estesi provvedimenti per la giustizia sociale…. L’importanza di questa evidenza della santità della legge è che provvede una solida base per l’azione sociale. Perché una società sia stabile la legge è indispensabile [6].
Ai nostri giorni si è presentata una situazione ironica. I cristiani evangelici che possono essere considerati tendere verso una posizione più “liberale” in politica, e quei cristiani evangelici che si possono immaginare più a favore di una posizione politica “conservatrice”, hanno in comune almeno quest’una inconscia area di significativa consonanza: ambedue desiderano fare uso autoritativo e di principio della legge del Vecchio Testamento per la giustizia sociale. Recenti pubblicazioni che hanno promosso un coinvolgimento attivo da parte dei credenti nel portare sollievo alla gente impoverita e bisognosa intorno al mondo hanno fatto notevoli appelli alla legge del giubileo, mentre molti libri ed articoli scritti per protestare la tolleranza dell’omosessualità e/o dell’aborto ai nostri giorni hanno fatto senza apologie un chiaro riferimento alle proibizioni contro di essi nel Vecchio Testamento.
La legge è riconosciuta dai credenti attuali possedere un continuato significato politico anche quando questi non elaborano sistematicamente un fondamento teologico per gli appelli che vengono fatti all’autorità della legge nella società contemporanea, e perfino quando essi possano altrove involontariamente contraddire quel presupposto fondamento. Quel fondamento è la continua validità della legge di Dio, anche nella sua applicabilità sociale o politica. Piuttosto stranamente, sono spesso coloro i quali sono gli eredi della tradizione riformata che mantiene l’uso politico della legge che oggi sollevano obiezioni contro quella nozione.
Resistendo l’uso politico della legge di Dio, sminuendo la sua rilevanza politica, e incoraggiando o l’indifferenza verso questioni di giustizia sociale o standard alternativi per essa, tali persone non sono allineate coi loro progenitori della Riforma. Lutero a Calvino erano pienamente d’accordo che la legge di Dio dia uno strumento di governo civile, che funziona per reprimere il crimine e con ciò promuovere l’ordine civile. Lutero insegnò che il primo uso della legge è d’imbrigliare il malvagio. Il contenimento civile è molto necessario, e voluto da Dio, sia per la pubblica pace, sia per la preservazione di tutte le cose, ma specialmente affinché la causa del vangelo non sia ostacolata dai tumulti e le sedizioni di uomini malvagi, oltraggiosi e arroganti. (Commentario a Galati 3:19).
Calvino concorre:
La prima funzione della legge [7] consiste nel ricorrere alle sanzioni per mettere un freno alla malvagità di quanti si curano di fare il bene solo quando siano costretti, in quanto li inquieta con le terribili minacce che contiene. Questo avviene, non perché il loro cuore sia interiormente toccato o mosso, ma perché sono come imbrigliati ed impediti di dar corso ai loro malvagi propositi, che altrimenti effettuerebbero con sfrenata licenza (Istituzioni, 2. 7. 10).
Questa continuò ad essere la visione dei pensatori riformati lungo i secoli. Al tempo dell’Assemblea di Westminster, Samuel Bolton scrisse:
Prima di tutto, dunque, la mia opera serve a dimostrare i precipui e principali scopi per cui la legge fu promulgata o data. Si devono osservare due fini principali, uno era politico, l’altro teologico o divino. L’uso politico è accennato dall’apostolo in 1° Timoteo 1:8-9 …; ciò vale a dire che fu fatto per loro in modo tale che, se non fosse stato la loro regola sarebbe stato la loro punizione. Questo è l’uso politico della legge [8].
Conclusione
L’uso politico della legge è dichiaratamente negativo e meramente di carattere deterrente. Non fa nulla per rigenerare il peccatore o renderlo giusto con Dio; non tocca il suo cuore o avvicina al Salvatore. Tuttavia, questa funzione della legge è cruciale per la società dell’uomo. Quando i conosciuti ordinamenti della legge di Dio sono disprezzati da una cultura, questa sperimenta l’ira di Dio rivelata contro di essa nel progressivo sfacelo del suo ordine sociale e della decenza morale (Romani 1). Poiché questo importante uso politico della legge di Dio è impopolare in molti circoli oggi, e perché molte persone che sono educate nell’ambiente secolare della nostra società sono portatori di concetti confusi di ciò che questa funzione politica comporti, i prossimi capitoli si concentreranno sulla dottrina biblica del governo civile e del posto che in esso occupa la legge di Dio. Vedremo che “La giustizia innalza una nazione, ma il peccato è la vergogna dei popoli” (Pr. 14:34), nel cui caso non oseremo rigettare la rilevanza politica e l’uso della legge di Dio biblicamente rivelata.
Note:
1 Giovanni Calvino: Istituzioni Della Religione Cristiana, Torino: UTET, [1971] 1983 2. 7. 12.
2 Table Talk, p. 286. (Discorsi a Tavola, edito da Claudiana solo in brani selezionati).
3 Samuel Bolton: The True Bounds of Christian Freedom; London: Banner of Truth Trust, [1645], 1964, p. 10-11.
4 Carl F. H. Henry: Christian Persnal Ethics; Grand Rapids, MI: Eerdmans, 1957, p. 355.
5 D. J. Wiseman: “Law and Order in Old Testament Times”, Vox Evangelica, 8:19.
6 Donald Guthie: “The New Testament Approach to Social Responsibility”, Vox Evangelica, 8:53-54.
7 La versione italiana del Tourn dice “la seconda funzione” ma si tratta chiaramente della prima.
8 Bolton: True Bounds of Christian Freedom, p. 78.