IL REGNO DI DIO
In Ezechiele 40-47, il profeta parla del tempio ristabilito. Poiché Ezechiele scrisse negli ultimo giorni di Gerusalemme, sotto l’ombra del collasso e della cattività di Giuda, è stato talvolta assunto che la profezia fosse un quadro idealizzato del secondo tempio, o una visione di un reale tempio destinato ad essere ricostruito alla fine del tempo. In entrambi i casi, l’interpretazione ha in mente un tempio vero e proprio. Ma la visione di Ezechiele non è di un tempio vero e proprio perché nessun tempio ha le inusuali fattezze di questo, come un flusso d’acqua che sgorga dalla soglia e che miracolosamente cresce di misura. Il tempio è ovviamente tipico e simbolico. Il tempio della visione di Ezechiele manca dell’arca della testimonianza e del velo ed è chiaramente non un tempio inteso letteralmente [1]. Il tempio è chiaramente il regno e reame di Cristo, il cui destino è di rinnovare il mondo.
Questa vittoria fu chiaramente fondamentale alla speranza e alla predicazione apostolica. Ciò è manifesto nel riferimento a Edom. Edom, quale popolo in parentela, aveva fatto la dichiarazione di essere il vero popolo di Dio mentre in realtà era in inimicizia con Israele e col Signore. Gli Edomiti potevano essere perdonati e potevano entrare nella congregazione per fede alla terza generazione (De. 23:8). Il destino di Edom, alla venuta di Cristo, era di essere una proprietà di Israele, vale a dire che un rimanente sarebbe stato convertito (Am. 9:11-12). Questo significava che i nemici di Cristo, che sono solo nominalmente suoi ma in realtà sono contro di lui, dopo essere stati giudicati ed abbassati, sarebbero entrati nel regno di Dio per fede. Giacomo, in Atti 15:17, citò la profezia di Amos come evidenza della “Signoria mediatoriale di Cristo sui gentili credenti… Egli, [Giacomo] fa riferimento alla profezia di Amos 9:11-12, concernente la conquista di Edom da parte del Messia: ‘Affinché posseggano il resto di Edom’”. Come ha notato il Wyngaarden: “possedere il rimanente di Edom è dunque spiritualmente inteso nel fatto che egli vede illustrato, qui, il proponimento di Dio: ‘Affinché il resto degli uomini e tutte le genti cerchino il Signore’ (Atti 15:17)”.
La chiesa nelle Scritture è la casa della fede. È fondata sulla confessione di fede in Gesù quale Cristo, il Figlio del Dio vivente. Su questa confessione, su se stesso quale Roccia, Cristo dichiarò: “Edificherò la mia chiesa e le porte dell’inferno non prevarranno su di essa” (Mt. 16:18). Ma la maggior parte della predicazione di Cristo andò al di la dell’elementare atto di fede, il fondamento necessario della conversione, e mise in rilievo il regno di Dio: “Bisogna che io annunzi la buona novella del regno di Dio anche alle altre città, perché sono stato mandato per questo” (Lu. 4:43). “La parola del regno” (Mt. 13:19) era il perdono dei peccati (Mt. 9:2; Mc. 1:1-4, 14-15; Lu. 3:3, ecc.). Il regno è un termine più ampio di chiesa o stato. È il regno di Dio in ogni reame, la totale sovranità di Dio e della sua parola per ogni sfera di vita. È il regno di Cristo in giudizio sui suoi nemici quanto il suo regno in pace e prosperità sui suoi santi trionfanti. La chiesa è lo strumento, l’insegnante e il predicatore, il messaggero, e il suo messaggio è chiaramente dichiarato da Gesù Cristo:
E questo evangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo in testimonianza a tutte le genti, e allora verrà la fine (Mt. 24:14).
In altre parole, mentre la rigenerazione è l’inizio del regno quanto l’inizio dell’appartenenza alla chiesa del credente, il vangelo è molto più ampio: è l’intero consiglio di Dio, la totalità della sua parola per il regno.
Separatamente da questo fatto non potremo comprendere Apocalisse. Interpretare questo libro nei termini dei santi e del loro destino personale, leggerlo nei termini de popolo ebraico e del loro ristabilimento, o vederlo come il rapimento del popolo di Dio dalla storia, è perdere il punto essenziale di Apocalisse.
Apocalisse 1-3 ovviamente parla alle chiese, per prepararle per le loro responsabilità al loro Signore, a prendere posizione in faccia ad un mondo ostile. Nei capitoli 4-11 è rivelato che il destino dell’uomo in Cristo è di essere un erede del regno di Dio, e che Gesù Cristo è sia il testatore che l’esecutore della proprietà. Ma i falsi eredi, i figli di Caino e popolo di Babilonia, hanno preso la terra e si sono dichiarati i veri eredi. Di conseguenza, Gesù Cristo istituisce il giudizio sui falsi eredi per togliere loro il possesso della terra e dare al suo popolo la loro eredità. Questi sette giudizi sono modellati secondo le sette piaghe contro l’Egitto. L’apogeo è la vittoria per il regno di Cristo: “I regni del mondo sono divenuti il regno del Signor nostro e del suo Cristo, ed egli regnerà nei secoli dei secoli” (Ap. 11:15).
Quindi, nei capitoli 12-20, questo stesso fatto viene visto dalla prospettiva della questione basilare, la guerra tra Cristo e Satana. Due regni sono in guerra, il regno dell’uomo, o Babilonia la Grande, e il Regno di dio, la Nuova Gerusalemme. Il Regno dell’uomo, o Babilonia, cerca di stabilire un unico ordinamento mondiale ed un’unica religione mondiale; cerca di porre sul trono l’uomo quale dio, di stabilire un totale umanesimo in ogni sfera. Nella battaglia che ne consegue, Babilonia avanza verso un vicino trionfo, ma Dio porta la catastrofe su Babilonia nella forma di un totale disastro economico. L’apogeo, la culminazione della battaglia è in due grandi banchetti o tavoli della comunione: la cena delle nozze dell’Agnello, cioè il trionfo del regno di Dio, e la festa degli avvoltoi, la distruzione totale di Babilonia.
Nei capitoli 21 e 22 vengono descritti gli splendori della Nuova Gerusalemme, il regno di Dio. Il trionfo è glorioso nel tempo, la totalità della perfezione e della gloria per tutta l’eternità. Il grido della chiesa, nella bocca di San Giovanni è :”Sì, vieni Signore Gesù” e la conclusione dichiara “La grazia del Signor nostro Gesù Cristo sia con tutti voi. Amen”. Gesù è Cristo- Messia, Signore-Dio, e governatore. Quando san Giovanni grida: “Vieni Signor Gesù” egli chiama il Dio-Re a venire in giudizio e nella prosperità della sua restituzione.
Il vangelo sociale predica il vangelo del socialismo e dello statalismo; il vangelo Arminiano e Pietista predica il vangelo dell’astensione, della ritirata e del rapimento. Il Vangelo di Gesù Cristo è la buona novella del Regno di Dio.
Note:
1 Martin J. Wyngaarden: The Future of the Kingdom in Prophecy and Fulfilment, Grand Rapids: Baker Book House, 1955; p. 113 s.