APOCALISSE 16
IL GRANDE SCUOTIMENTO
Apocalisse ci da un contrasto tra due donne e due città, la Donna Raggiante e la Donna Scarlatta, la Gerusalemme di sopra e la Gerusalemme di sotto, la Città di Dio e la Città dell’Uomo. Tra queste due forze c’è uno stato di guerra incessante.
L’ira di Dio viene versata sulla Donna Scarlatta, la Gerusalemme di sotto, chiamata anche Babilonia la Grande, che rappresenta l’orgoglio e la presunzione di tutte le nazioni che pretendono di rappresentare il vero regno e il vero paradiso. Nei ranghi di Babilonia troviamo quelle chiese che servono il dragone, le quali hanno il sentimento che il regno sia il risultato degli sforzi dell’uomo e sia raggiungibile per mezzo dell’azione sociale piuttosto che per mezzo della rigenerazione, i quali identificano il regno di Dio con un ordinamento sociale umano o predicono, come fece Richard Rothe: “Nel futuro la Chiesa si dissolverà nello Stato” . Per tali uomini paradiso significa la sovranità dell’uomo. Per i santi significa la sovranità di Dio e la soggezione ad essa dell’uomo e il suo compimento in essa.
Il continuo giudizio sui tentativi del mondo di creare il paradiso ci viene dato nella visione delle sette coppe del giudizio. Questo capitolo, come quelli che lo succedono, suggerisce echi di Ezechiele 14, il giudizio su Tiro. Suggerisce anche Isaia 14, in cui il re di Babilonia, chiamato Lucifero, viene dipinto nel suo orgoglio demonico, che si esalta contro Dio, credendo che la storia si adempia nelle sue opere piuttosto che nelle finalità e nell’opera di Dio. Per i cittadini della Gerusalemme terrena, di Babilonia la Grande, la storia conduce al compimento dell’uomo. Israele concepì il regno di Dio come un regno giudaico, come l’esaltazione dei giudei. L’orgoglio nazionalista dei giudei portò alla crocifissione di Gesù Cristo perché egli venne ad inaugurare il regno di Dio piuttosto che il regno d’Israele. Secondo il Talmud: “Ciascun Israelita vale davanti a Dio più di tutta la gente che è stata e che sarà” . Per i Giudei, il peggior figlio di Abrahamo era migliore del miglior gentile. Israele al tempo di Cristo era una parte di Babilonia la Grande; ecco il perché della sua opposizione ed il suo odio verso il regno di Dio. Ma questo peccato non fu un’esclusiva d’Israele o dei giudei. Tutte le nazioni che cercano di adempiere le speranze dell’uomo mediante i loro programmi di sicurezza e di sviluppo servono Babilonia anziché il regno di Dio. E, dopo la testimonianza di Cristo e della Parola completata, la bibbia, e la testimonianza della storia, la loro scusante è anche minore di quella di Israele.
Due paradisi vengono offerti all’uomo: uno da Babilonia la Grande e uno da Dio. Babilonia cerca costantemente di distruggere il paradiso di Dio, ma Dio distrugge invece il paradiso degli uomini.
Queste sette coppe sono simili alle sette trombe di Apocalisse 8 e 9. Come queste, sono il documento di spossesso e l’azione contro il mondo. Il rotolo sigillato, con i suoi sette sigilli, è l’eredità dell’uomo, resa disponibile da Gesù Cristo. L’eredità è la vittoria sul peccato e sulla morte, e la restaurazione dell’eredità perduta dell’uomo: il paradiso. Ma i figli di Adamo, della linea di Caino, cercano di stabilire un’eredità contraffatta, un’unità non benedetta, nelle loro torri di Babele. Nel nome di Babilonia reclamano il mondo di Dio. Il giudizio delle trombe e delle coppe di Dio è il documento di sfratto.
Il Cantico di Mosè, il cantico della salvezza, in Apocalisse precede le piaghe e i giudizi. La salvezza separa gli uomini, e il giudizio che segue è salvezza in atto, per produrre restaurazione e restituzione.
1. La prima coppa, 16:2. Questa piaga richiama la sesta delle piaghe Egiziane, la piaga delle ulceri (Es. 9:8-12; De. 28:27). L’Egitto fu una figura delle potenze del mondo, e le piaghe devono essere comprese anche qui figurativamente. Ulceri spirituali e mentali distruggono la pace e l’auto- compiacimento degli adoratori della potenza del mondo, gli adepti del paradiso senza Dio. Non c’è riposo, dice il mio Dio, per gli empi (Is. 57:21).
2. La seconda coppa, 16:3. Cfr. la prima piaga Egiziana (Es. 7:17s.) e la seconda tromba (Ap. 8:8). Qui viene raffigurata come più estesa e come totale. Come il Nilo è la fonte naturale della prosperità e della forza dell’Egitto e il sangue della vita della nazione economicamente, proprio per questo il giudizio di Dio sul Nilo fu il colpo mortale alla nazione. La loro prosperità divenne il loro danno; la loro forza, la loro distruzione. Così Dio usa gli stessi vantaggi e forze delle nazioni per distruggerle. Ogni vantaggio delle nazioni deve essere usato per la gloria di Dio o servirà alla dannazione delle nazioni.
3. La terza coppa, 16:4-7. Questa suggerisce la terza piaga Egiziana, e la terza tromba (Ap. 8:10-11). L’altare concorre in questo giudizio, si confronti 6:10; 14:15-18. “I fiumi e le sorgenti alimentano il mare; essi sono le potenze ed influenze che vanno a formare il grande sentimento popolare, queste sono colpite dalla stessa corruzione. I rivi della vita diventano putridi, i freschi e chiari doni di Dio vengono contaminati, quando l’oceano del pensiero pubblico è malato” .
4. La quarta coppa. 16:8-9. Si confronti la quarta tromba, 8:12. Il sole, la sorgente di luce e di vita e di ogni benedizione, diventa invece un potere distruttivo e inaridente, maledizione anziché benedizione. “Le cose piene di benefici sono trasformate in potenze di sofferenza per quelli che seguono il male” .
5. La quinta coppa, 16:10-11. Si confronti Esodo 10:21 e la quarta tromba, 8:12. Tenebre ricoprono l’impero mondiale anti-cristiano ed il trono. Il trono viene ora attaccato. Prima, gli individui o cittadini di Babilonia sono colpiti con angosce mentali ed emotive. Poi i vantaggi di Babilonia diventano svantaggi. La corruzione o contaminazione si sparge su ogni aspetto di Babilonia, e le cose che erano di benedizione diventano strumenti di maledizioni. La coerenza e l’organizzazione di questa grande Babilonia sono minate dall’interno dai giudizi di Dio. Lo stesso centro d’autorità di Babilonia ne è ora affetto. “Il regno che si gloriava di essere pieno di luce diventa oscurato” .
6. La sesta coppa, 16:12-16. Si confronti la sesta tromba, 9:13s. L’Eufrate rappresenta il confine tra la terra promessa, il popolo di Dio, e i loro grandi nemici. La distruzione dei confini è lo scopo e l’obbiettivo di Babilonia, l’obliterazione di tutti i principi (criteri o norme) e delle protezioni del regno di Dio contro il regno dell’uomo. La barriera è storicamente il grande impedimento alla guerra. Finché la barriera viene rispettata, la pace rimane. Ma Babilonia cerca costantemente di distruggere la barriera, di cancellare la linea di divisione, di obliterare il regno di Cristo ed il suo popolo. Quando la barriera è cancellata nella mente comune, e tutte le fedi sono come una, allora Babilonia marcia dentro il regno di Dio per possederlo come suo proprio. Le due forze si incontrano ad Armageddon, o Meghiddo, un simbolo di ogni battaglia in cui il Signore libera il suo popolo, proprio come liberò Barak e Gedeone a Meghiddo. In entrambe le situazioni il popolo del Signore era, umanamente parlando, impotente e sicuro della sconfitta, ma il Signore rivelò la propria potenza di sconfiggere il nemico. I “re del levante” entrarono sull’Eufrate prosciugato per distruggere Babilonia stessa (17:17) e per fare guerra all’Agnello (11:14). In questo modo le forze di Satana distruggono il regno di Satana. Qui c’è anche un eco della conquista della Babilonia storica col prosciugamento dell’Eufrate. Il prosciugamento dell’Eufrate forza la questione, e la forzatura della questione distrugge Babilonia, non il regno di Dio. L’obliterazione della legge e dell’ordine di Dio distrugge lo stato umanista, non il popolo di Dio. Sarebbe bene notare che Armagheddon significa le montagne di Meghiddo. Ma non ci sono montagne a Meghiddo, solo le pianure di Meghiddo. La visione distrugge deliberatamente qualsiasi riferimento letterale al luogo, il riferimento è al significato di eventi passati.
7. La settima coppa, 16:17-21. Il terremoto (cfr. Eb. 12:26-29), è lo scuotimento delle nazioni, cosicché possa rimanere solo ciò che non può essere scosso. È la pienezza di tutti i giudizi precedenti. È la continua distruzione da parte di Dio del conseguimento di sicurezza e durata separatamente da Dio. Il regno del male cerca di concentrarsi contro il regno di Dio, ma Dio distrugge la sua stessa coesione, cosicché cade in “tre pezzi” e si distrugge da se. La sola unità che veramente tiene insieme il regno dell’uomo è l’odio verso Dio e verso il suo regno. Ogni cittadino di Babilonia è governato dalla propria natura, dal vecchio Adamo in lui, e cerca di essere il proprio Dio e la propria legge. Si unisce solo nel suo odio verso Dio, e questo non riesce a tenerlo unito a lungo. Alla fine, il suo odio esprime se stesso contro i suoi stessi alleati. La distruzione è una piena devastazione del suo regno. “Ogni isola fuggì”. Il terremoto mette alla prova ogni posto e lascia intatto solo il regno di Dio (Da. 2:44; 6:26; Eb. 12:28). Ciò che il terremoto non distrugge lo distrugge la grande tempesta. La tempesta è di una potenza inimmaginabile ogni chicco di grandine tra i trenta e i cinquanta chili, e il risultato è la polverizzazione di Babilonia. Questo richiama ancora le piaghe egiziane, ed anche la sconfitta dei nemici d’Israele a Beth-horon (Gs. 10:1-10), quando il Signore “scagliò su di loro dal cielo delle grosse pietre”.
I regni di questo mondo passano via, con tutte le loro presunzioni e affermazioni, nel grande scuotimento che governa la storia, ma il regno del nostro Signore Gesù Cristo cresce in potenza e dimostra la propria piena e totale sovranità su tutte le nazioni e popoli e lingue e tribù. Quale Re dell’universo, Cristo comanda le stelle stesse nel loro corso nella guerra contro Sisera, e contro i Sisera di ogni generazione, e il firmamento proclama la sua Gloria e la sua Maestà.
Armagheddon è un simbolo della vittoria di Dio, un promemoria che la battaglia e la vittoria sono del Signore. A Meghiddo, Giosia peccò andando alla guerra: non doveva essere lì perché il Signore aveva reso chiaro che egli avrebbe liberato. La vittoria di Geosafat è la vittoria dei santi.