INDICE:

Il Terzo Comandamento

2. Nominare il Nome di Dio Invano* e la Rivoluzione

 

Un tempo il terzo comandamento riceveva seria attenzione nella chiesa e nella società; oggi, il suo significato s’è fortemente affievolito per l’uomo moderno. Persino in un’opera come il Digest of the Divine Law di Rand non c’è menzione di questo comandamento se non nell’elenco dei dieci e una breve citazione più avanti.1 Dall’altro lato, gli apostoli dell’imprecazione ricevono attenzioni sempre maggiori, come testimonia l’opera di un antropologo, Ashley Montagu, a difesa dell’imprecare.

Lo studio informativo di Montagu ci dà una schietta dichiarazione del significato di giurare/imprecare:

Giurare/imprecare serve a scopi sociali quanto personali chiaramente definibili. Uno scopo sociale? Ma non è sempre stato socialmente condannato e ostracizzato? Lo è stato. E questo è precisamente il punto. Perché le forme primitive di giuramento/imprecazione furono spesso di natura considerata sovversiva delle istituzioni sociali e religiose, come quando i nomi degli dèi erano invocati in modo profano, il loro uso in tale maniera era rigidamente proibito.2

Qui è fatto un punto importante: nominare il nome di Dio invano giurando il falso o bestemmiando è in qualche modo collegato con la sovversione. Torneremo su questo più avanti.

Nominare il nome di Dio invano “non è un problema universale”. Non ce n’è traccia tra gli indiani americani, giapponesi, malesi e la maggior parte dei polinesiani. Gli esempi che Montagu dà della sua esistenza tra altri popoli, ad esempio gli aborigeni d’Australia, rappresenta giuramenti non teistici ma semplicemente come linguaggio osceno, e c’è una marcata differenza tra i due.3

Montagu ha un’interessate classificazione della varie forme di “imprecazione”:

Imprecare è l’atto d’esprimere verbalmente il sentimento d’aggressività che procede da una frustrazione con parole che posseggono forti associazioni emotive.
Maledire, spesso usato come sinonimo di imprecare, è una forma d’imprecazione distinta dal fatto che invoca o chiama dal cielo qualche male sul proprio oggetto.

Profanare, spesso usato come sinonimo per imprecare e maledire, è la forma di imprecazione nella quale sono pronunciati i nomi o gli attributi di figure od oggetti religiosi.
Bestemmiare, spesso identificato con maledire e profanare, è l’atto di vilipendere o ridicolizzare le figure o gli oggetti di venerazione religiosa…

Oscenità, una forma di imprecazione che fa uso di parole e frasi indecenti.

Volgarità, una forma di imprecazione che fa uso di parole crude, come cavolo o dannato.

Imprecazioni eufemistiche, forme d’imprecazione nelle quali espressioni benevoli, vaghe o di finto apprezzamento sostituiscono quelle originali più forti.4

Questa classificazione, naturalmente, ha un orientamento non biblico. Prima di tutto nella bibbia c’è una proibizione solamente di giurare il falso o di maledire indebitamente. È il nominare il nome di Dio invano, o in modo “profano” (Versione Berkeley) ad essere proibito. Chiaramente non tutto il giurare o il maledire è proibito. Secondo, da una prospettiva biblica ogni giuramento falso o maledizione indebita è profana, e pertanto profanare non è una categoria separata. La parola profano proviene dal latino pro, davanti, fanum, tempio, cioè davanti o fuori del tempio; profanità quindi è ogni parlare, agire, e vivere che è fuori da Dio. La profanità pertanto include parolacce, giuramenti falsi e maledizioni indebite, e anche il parlare ed agire garbato e cortese che sia fuori da Dio e non riconosca la sua sovranità. Terzo, solo un tipo di maledizione dovuta non può essere permessa. Nel maledire, un uomo invoca il giudizio di Dio su un malfattore. Ma per quanto malvagi possano essere i genitori di una persona, e per quanto possano meritare il giudizio, nessun uomo può maledire suo padre o sua madre. Di fatto: “Chi maledice suo padre o sua madre sarà messo a morte” (Es. 21:17). Onorare i genitori è così fondamentale ad una società pia che un figlio o una figlia non possono maledire l’uno o l’altro genitore neppure in casi estremi. I bambini devono obbedire i genitori. Agli adulti è richiesto solo che li onorino, possono e talvolta devono discordare con loro, ma maledirli è violare un principio fondamentale dell’ordine e dell’autorità.

Quarto, bestemmiare è più che nominare il nome di Dio in modo profano. È linguaggio diffamatorio, scellerato e ribelle diretto contro Dio (Sl. 74:10-18; Isa. 52:5; Ap. 16: 9, 11, 21). Era punibile con la morte (Le. 24:16). Naboth fu falsamente accusato di blasfemia (I Re 21:10-13), come pure Stefano (Atti 6:11), e Gesù Cristo (Mt. 9:3; 26: 65,66; Gv. 10:36). La “bestemmia contro lo Spirito santo” consisteva nell’attribuzione dei miracoli di Gesù Cristo, che erano fatti dallo Spirito santo, a potenze sataniche (Mt. 12:22-32; Mc. 3:22-30).5

Montagu fa notare che, secondo la legge, “In Inghilterra ed in ciascuno degli Stati Uniti, bestemmiare è ancora reato.”6 Oggi queste leggi sono applicate raramente. In anni recenti, le donne, un tempo non normalmente associate con le profanità, ne sono gradualmente divenute assuefatte. Durante la Seconda Guerra Mondiale, in una fabbrica di aeroplani dov’erano impiegate molte donne, un cartello diceva: Non imprecate, potrebbe esserci un gentiluomo nei paraggi.7 Dall’altro lato, Montagu fa notare che mentre nelle baraccopoli delle città inglesi si possono udire tra donne estreme profanità e oscenità, “lo s’incontra poco o mai in un villaggio inglese civilizzato nel quale i tabù sul linguaggio scorretto di qualsiasi tipo rimangono ancora di rigore vittoriano”.8 È degno di nota che ultimamente c’è dell’ostilità nei confronti delle profanità in URSS.9 La profanità effettivamente ha associazioni con il disorientamento e il deterioramento sociale.

Per analizzare ora alcuni fattori basilari riguardo al nominare il nome di Dio invano, si deve notare, primo, che la proibizione è essenzialmente e necessariamente collegata alla religione. È profanità al di fuori di Dio e contro Dio. Ove sia coinvolto il nome di Dio, rappresenta un uso del suo nome illecito e ostile o un uso disonesto. Molto del primitivo e del moderno imprecare citato da Montagu è oscenità piuttosto che profanità. Nell’imprecare primitivo quanto quello moderno s’invocano parole e soggetti sessuali ed escrementizi.10 Questo è un fatto significativo. Per poterne apprezzare il significato rivediamo alcuni dei fatti principali. Un giuramento pio è un fatto religioso importante e solenne. L’uomo colloca sé stesso sotto Dio e in conformità alla sua giustizia per conformarsi alla sua parola proprio come Dio si conforma alla propria parola. Nominare il nome di Dio in modo pio è come prendere un voto. Ma farlo in modo empio è una deliberata profanazione dello scopo del giuramento o del voto; è farne un uso frivolo, mortificante, è esprimere disprezzo per Dio. Ma il nominare il nome di Dio in modo empio non può rimanere meramente negativo od ostile; nega Dio come essere ultimo, ma deve postulare un’altra entità ultima al posto di Dio. Il giuramento pio cerca la propria conferma e forza dal “di sopra”; quello empio guarda al “di sotto” per la propria potenza. Il suo concetto di “di sotto” è manicheo fino al midollo: è materiale. Perciò, l’invocare Dio in modo empio trova la propria potenza, il proprio “di sotto” nel sesso e negli escrementi. L’associazione è significativa. Anche mentre contestano il “puritanesimo” della moralità biblica, gli empi rivelano che per loro, sesso ed escrementi sono legati insieme come potenze degli “inferi” dell’inconscio, del primitivo e del vitale.

In questo modo, la direzione della profanità è progressivamente verso il basso. Dopo la metà del ventesimo secolo, divenne popolare una nuova espressione di profanità, apparentemente un’ “invenzione negro-americana”, che esprimeva in modo tagliente l’incesto materno. L’espressione effettivamente ottenne qualche senso “onorifico.”11 Da allora, altre espressioni profane con riferimento all’omosessualità sono diventate d’uso ancor più popolare. Sono aumentati anche i riferimenti ad altre perversioni. In breve, la direzione delle profanità è progressivamente verso il basso. Quando sia negata la religione del Dio trino ha il sopravvento la religione della rivoluzione, i culti del caos. Vitalità, potenza e forza sono visti come provenire dal basso; il linguaggio profano cerca d’essere poderoso, e il poderoso è ciò che è al di sotto.

Secondo, com’è ormai evidente, nella profanità c’è una progressione religiosa: passa da uno spregio per Dio ad un’invocazione di escrementi e di sesso, e poi a forme di sesso pervertite. Questa progressione religiosa è sociale quanto verbale. La società profana invoca, non Dio, ma il mondo dell’illecito, dell’osceno, e del perverso. Ciò che invoca a parole invoca pure in azioni. La tendenza verso il basso della società è una ricerca per rinnovate energie, lo shock di nuova forza e vitalità, ed è una perpetua ricerca di nuove profanità. Dei bianchi vanno a prostitute di colore per “far girare la fortuna,” cioè per rinnovare la loro vitalità e la potenza per prosperare per un altro po’. Nell’andare “in basso” si ricaricano per poter “andare in alto.” La profanità verbale è la testimonianza orale di una profanità sociale. Mentre la profanità verbale cerca in basso, lo stesso fa la società nelle sue azioni.

Questo significa, perciò, che, terzo, la profanità è un barometro. È indicativa della rivoluzione in corso. È un indice del deterioramento e della degenerazione sociale. Il significato psicologico della profanità non è perso in un epoca rivoluzionaria; la profanità è sostenuta con fervore evangelico. Non dovrebbe sorprendere nessuno che un dizionario di insulti e profanità sia stato ampiamente promosso come inestimabile opera di riferimento per le biblioteche della scuola superiore nei primi anni 60.12 Una vera educazione implica, per un mondo profano, un’integrazione verso il basso dentro al vuoto, per usare un’appropriata frase di Cornelius Van Til. La conoscenza di Dio è impedita nelle scuole ma la conoscenza di profanità è incoraggiata. La rivoluzione è invitata e incoraggiata in una società che ricerca l’integrazione verso il basso, e la profanità è un indice, un barometro di questa integrazione verso il basso.

Quarto, possiamo ora riconoscere con Montagu che: “le forme primitive di imprecazione erano spesso di natura considerata sovversiva delle istituzioni sociali e religiose.”13 Lo sono ancora. Nominare il nome di Dio è sempre religioso e il falso nominare il nome di Dio rappresenta nella società una pulsione sovversiva. Abbiamo visto poc’anzi che alcune società, come quella degli aborigeni d’Australia, non hanno imprecazioni teiste ma che il loro imprecare è semplicemente linguaggio osceno dai contenuti sessuali ed escrementizi. In una tale società questo imprecare non è sovversivo, poiché la società è già per il suo totale carattere regressiva e ad un livello infimo. Ma quando tale imprecare assume proporzioni maggiori e costituisce realismo letterario ed artistico nella società occidentale, è sovversivo ed è religioso. Anche l’interessante studio di Montagu è un’opera religiosa; egli trova che tali profanità siano salutari e bisogna ricordare che salute e salvezza (dal latino salus, salve, salute) sono la stessa parola. L’intelligenza e l’erudizione del suo studio servono solo ad elevare il suo scopo religioso: imprecare è una sana espressione sociale. Ma per quando si cerchi di comprendere i suoi motivi per desiderare questa salute, o perché costituisca salute, egli tace.

Sir John Harrington fa un punto interessante nel suo poema “Against

Swearing”, “Contro il Giurare”, negli Epigrams, pubblicati a Londra “circa tre anni dopo la sua morte.”Montagu cita questo poema per documentare lo sviluppo dei giuramenti:

In elder times an acient custom was,
To sweare in weighty matters by the Masse.
But when the Masse went downe (as old men note) They swear then by the crosse of this same grote. And when the Crosse was likewise held in scorne, Then by their faith, the common oath was sworne. Last, having swore away all Faith and trothe,
Only God damn them is their common oath.

The custome kept decorum by gradation,
That losing Masse, Crosse, Faith, they find damnation.14

Harington notò la progressione religiosa. I cambiamenti maggiori sono avvenuti da allora.

Il comandamento dichiara: Non userai il nome del Signore Dio tuo invano. Positivamente questo significa: Userai il nome del Signore Dio tuo in giustizia e verità. Negativamente significa anche: Non userai il nome di altri dèi o potenze. In ciascun caso le implicazioni sono di vasta portata.

Note:

*(Nota del traduttore: il titolo originale è “Swearing and Revolution”. La parola ‘swearing’ può avere sia una connotazione positiva, come giurare per una giusta causa, sia una negativa come imprecare o altre. Ho di volta in volta scelto di tradurla secondo il significato determinato dal contesto.)

1 Rand, Digest. p. 55,56.
2 Ashley Montagu: The Anatomy of Swearing: New York; Macmillan, 1967, p. 1. 3 Ibid., pp. 10-18, 55s.
4 Ibid., p. 105.
5 Davis: Dictionary of the Bible, p. 93.
6 Montagu: Anatomy of Swearing, p. 2.
7 Ibid., p.87.
8 Ibid., p.134.
9 Ibid.,p. 333s.
10 Ibid., p.10s.

11 Ibid., p. 313s. È interessante notare che anche la forma di giuramento russo preferito da Stalin faceva riferimento all’incesto materno; Francis B. Randall: Stalin’s Russia; New York: The Free press, 1965, p. 37.

12 Harold Wentworth and Steward Berg Flexner: Dictionary of American Slang; New York: Crowell, 1960.

13 Montagu: Anatomy of Swearing, p. 1.

14 Ibid., p. 287. Per il significato di “grote” Si veda https://www.gutenberg.org/files/50874/50874- h/50874-h.htm


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