20 anni fa assistei ad una conferenza organizzata da un missionario riformato americano nell’Est Europa dov’egli tenne una lezione su: “Essere un uomo spirituale”. La lezione era il tipico “rigurgito religioso pietista” di cui parla Rushdoony nella sua descrizione del nuovo linguaggio ecclesiale: il missionario ridusse essenzialmente la spiritualità a sentimenti e moralismo. Ricordo che alcuni dei punti che fece erano completamente bizzarri e che fece apparire la spiritualità come qualche tipo di moderno ascetismo, aveva persino certe idee che rasentavano l’occultismo. Ebbi la sensazione che i suoi ascoltatori fossero rimasti perplessi; in fondo erano tutti dei credenti protestanti in una nazione tradizionalmente Ortodossa d’Oriente ed avevano già visto queste idee all’opera nel monasticismo Ortodosso.
Alla fine, uno degli ascoltatori chiese a quel missionario riformato se potesse indicare dei versi biblici che parlassero di vera spiritualità. Il missionario diede alcuni versetti, ma quando più tardi controllai questi testi, in realtà nessuno dava una descrizione dell’uomo spirituale o della spiritualità. La sua interpretazione di questi passi, devo dire con rammarico, era assai avulso dal significato specifico del testo.
A latere, devo dire che, negli anni, ho imparato a non fidarmi di missionari riformati che sono usciti da seminari riformati americani. La maggior parte di essi ha l’identico approccio pietista e moralista a molte questioni. Un pastore Pentecostale bulgaro una volta andò, su mia raccomandazione, ad una conferenza organizzata da un missionario presbiteriano. La sua reazione dopo la conferenza fu: “I presbiteriani sono come i pentecostali, solo non parlano in lingue.” Ad ogni modo, questo è un altro problema, per un’altra volta.
La verità è che un passo biblico che descrive la vera spiritualità e l’uomo veramente spirituale c’è. Il problema con quel passo è che non si presta alla narrativa pietista, moralista, sensazionalista, arcana dei moderni seminari.
Quel passo biblico è 1 Corinzi 2: 14-16: “Or l’uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché sono follia per lui, e non le può conoscere, poiché si giudicano spiritualmente. Ma colui che è spirituale giudica ogni cosa ed egli non è giudicato da alcuno. Infatti chi ha conosciuto la mente del Signore per poterlo ammaestrare? Or noi abbiamo la mente di Cristo.”
Dunque qui abbiamo una stupefacente dichiarazione, largamente ignorata dai moderni insegnanti e predicatori che pretendono d’insegnarci la “vera spiritualità”. L’uomo spirituale giudica ogni cosa ed egli non è giudicato da alcuno. E questo è il solo versetto nella bibbia che dia una descrizione di cosa sia un uomo spirituale. Egli giudica! Egli ha la mente di Cristo, e perciò giudica, perché … Cristo giudica. La spiritualità, perciò, ha a che vedere col giudizio, il discernere tra bene e male in … ogni cosa!
Ma Paolo non si ferma lì. All’inizio del capitolo successivo, 1 Corinzi 3:1, dice ai Corinzi: “Or io, fratelli, non ho potuto parlare a voi come a uomini spirituali, ma vi ho parlato come a dei carnali, come a bambini in Cristo.” Siete ancora degl’infanti, dice Paolo, ancora immaturi. Il significato è che un uomo spirituale è un uomo maturo, uno uomo fatto. In che consiste l’essere uomini fatti? In che consiste l’ottenimento di quella maturità della fede?
L’autore di Ebrei ce lo dice nel capitolo 5: 11-14: “Nei riguardi del quale avremmo molte cose da dire, ma difficili da spiegare, perché voi siete diventati lenti a capire. Infatti, mentre a quest’ora dovreste essere maestri, avete di nuovo bisogno che vi s’insegnino i primi elementi degli oracoli di Dio, e siete giunti al punto di aver bisogno di latte e non di cibo solido. Chiunque infatti usa il latte non ha esperienza della parola di giustizia, perché è ancora un bambino; il cibo solido invece è per gli adulti, che per l’esperienza hanno le facoltà esercitate a discernere (giudicare) il bene dal male.”
Qui c’è di nuovo questa parola “giudicare”. L’uomo spirituale è uno che giudica ogni cosa. Essere spirituale è l’opposto di essere immaturo e puerile; ed essere maturo – come ci si dovrebbe aspettare – è giudicare il bene e il male. in ogni cosa. In questo modo “uomo spirituale”, “uomo maturo” descrivono ambedue un uomo che può giudicare entrambi il bene e il male, in tutte le cose. È il giusto giudizio a definire un uomo “spirituale”, maturo. Costui è un uomo che conosce la differenza tra il bene e il male ed ha addestrato i suoi sensi a discernere il bene contrapposto al male in ogni cosa che incontra.
Ma un uomo spirituale è un uomo sotto il patto di Dio. Nessuno può avere lo Spirito santo a meno che sia membro del patto di Dio perché è stato il sacrificio di Gesù sulla croce del nuovo Patto che ha accaparrato per noi lo Spirito santo. Ed anche prima di ciò, l’uomo è sempre stato un essere pattizio, e gli uomini spirituali dell’epoca del Vecchio testamento erano uomini legati a Dio dal patto. Un paio d’anni fa ho scritto alcuni articoli per un simposio sulla natura del Millennio nei quali ho indicato che l’uomo è un essere pattizio fin dalla sua creazione. È stato creato per mezzo di un patto, in un patto, sotto un patto, e fu sottoposto alle condizioni di un patto. Uno dei partecipanti la discussione, un pastore e professore, obiettò che poiché la parola “patto” non compare nei primi 7 o 8 capitoli della bibbia, non c’era perciò patto nella creazione. Ho dovuto mostrargli che sbagliava. Poiché la bibbia chiaramente parla della Creazione come un patto, Geremia 33: 20, 25 dice: “Così dice l’Eterno: «Se io non ho stabilito il mio patto con il giorno e con la notte e se non ho fissato le leggi del cielo e della terra …” ; e Osea 6:7 parla di Giuda ed Efraim: “ma come Adamo essi hanno trasgredito il patto…”
L’uomo è dunque ineludibilmente pattizio, è la sua stessa natura. E l’uomo spirituale è un uomo del patto di Dio di dominio e del patto di grazia e redenzione. E l’uomo spirituale giudica ogni cosa basandosi sulle norme di quel patto. Il pensare in modo pattizio, perciò, è pensare in modo etico/giuridico.
È un modo di pensare interamente preso con le questioni di bene opposto al male, giustizia opposta all’ingiustizia, obbedienza a Dio opposta a ribellione contro Dio, adorazione di Dio opposta all’adorazione di idoli. L’uomo pattizio giudica ogni cosa basandosi su norme etiche sovrane per bene e male. Tutte le altre considerazioni, bellezza, pragmatismo, convenienza, legislazione umana, lealtà al gruppo o alla collettività, retaggio culturale, abitudini storiche ed inerzia, sono secondarie per l’uomo pattizio. Tutte queste, bellezza, pragmatismo, convenienza, ecc., possono essere importanti in particolari situazioni solo in modo ausiliario alla questione principale, bene contrapposto al male. E in altre situazioni può essere necessario che rigettiamo il richiamo di bellezza, pragmatismo, convenienza, legislazione umana, lealtà al gruppo o alla collettività, retaggio culturale, ecc., perché i principi etici/giuridici del patto di Dio, le questioni del bene e del male lo richiedono. Satana, come sappiamo tutti, può presentarsi come un angelo di luce (2 Co. 11:14), e Isaia 53:2 descrive Gesù che “non aveva figura né bellezza da attirare i nostri sguardi, né apparenza da farcelo desiderare.
Il pensare pattizio, perciò, essendo etico/giuridico, mette da parte tutte queste altre considerazioni, o le sottopone sempre e le vaglia, come qualsiasi altra cosa, con le seguenti domande:
Primo, questa cosa quale dio serve? Serve Dio come Dio, o serve l’uomo e i dii di sua fabbricazione? Questa politica, o teoria scientifica, o pratica d’affari ecc., procede da una visione del mondo e della vita basata sulla narrativa biblica di un Dio sovrano creatore o da una visione del mondo e della vita basata sull’uomo autonomo, la natura autonoma, o della realtà dualistica manipolata da una moltitudine di esseri spirituali, o un universo monistico impersonale?
Secondo, che visione dell’uomo c’è dietro a questa cosa? È l’uomo come creatura sotto Dio e sotto il suo patto, come amministratore di Dio sopra la sua creazione? Le sue istituzioni sono limitate entro le loro legittime sfere dai confini che Dio ha posto per esse nella sua legge? È l’uomo e le sue istituzioni consapevole sia di queste limitazioni che della condizione umana dopo il peccato, e perciò si sforza di conformarsi con le richiesta dell’opera redentiva di Cristo? Oppure l’uomo è quell’essere orgoglioso ed autonomo, con le sue istituzioni che reclamano di essere divine e vogliono esercitare del potere tirannico sugli uomini?
Terzo, che criteri etici sono coinvolti? È la legge di Dio, che è il carattere di Dio, applicata ad ogni area di vita e d’azione? O è la legge dell’uomo, una caricatura della legge di Dio, il tentativo dell’uomo autonomo di definire il bene e il male senza Dio?
Quarto, chi riceve premio e chi viene punito? A quali azioni etiche si permette di prosperare e di crescere e quali sono scoraggiate e fermate?
E, quinto, cosa ci aspettiamo che Dio faccia nella storia? A chi appartiene il futuro nella storia? Appartiene ai trasgressori del patto, o appartiene al popolo di Dio come dice 1 Co. 3:21-22, ogni cosa è vostra, il mondo, la vita, la morte, le cose presenti e le cose future, tutte le cose sono vostre?
Queste sono le domande che l’uomo spirituale, la persona matura, il pensatore pattizio si chiede. E, viceversa, gl’idoli sono le cose e gli spiriti e le ideologie che operano per distogliere le nostre menti da queste domande etiche/giuridiche. Per ossessionarci con questioni che non hanno nulla a che vedere col bene e col male, rettitudine contro malvagità, giustizia contro ingiustizia. Cose e spiriti che cercano di ridurre il mondo a questioni di bellezza ed armonia per esempio – che sia Hollywood o siano bardature liturgiche nella chiesa. O a questioni di pragmatismo e convenienza: la nostra politica oggi ne è piena. O questioni di legislazione umana e di formalismo. (Che un mafioso è stato scarcerato per superamento dei termini perché un magistrato non ha consegnato in tempo le motivazioni della condanna?) O a questioni di lealtà ad un gruppo o alla collettività. Che sia un gruppo economico (Marxismo), o un gruppo genetico (razzismo) o un gruppo culturale (Americani contro tutti). O a questioni di sensazionalistiche aspettative occulte (come il microchip del numero della Bestia). Eccetera, eccetera, eccetera. Ogni cosa, ogni spirito, ogni ideologia che cerca di portare il vostro pensiero lontano da una chiara questione etica/giuridica della bibbia: l’adorazione di Dio, l’ordinamento istituzionale di Dio, le regole etiche di Dio, le sanzioni pattizie di Dio, e la vittoria del vangelo nella storia, è un idolo che un uomo spirituale, maturo, pattizio deve rifiutare e rimproverare.
È su questo fondamento che dobbiamo considerare ogni cosa: teologie, libri, eventi mondiali, politiche, sviluppi scientifici e tecnologici, sentenze giuridiche, attività economiche e commerciali. Pensare in modo pattizio in tutto ciò che facciamo, non come idolatri ma ponendo un fondamento pattizio, etico/giuridico per la nostra vita. E per la grazia di Dio lo faremo.
Il libro che raccomando questa settimana è Idols for Destruction di Herbert Schlossberg. Un libro stupefacente, che se il vostro pastore non l’ha letto, è meglio che lo costringiate a farlo. Se rifiuta, trovate un altro pastore. Il libro vi darà un’analisi molto dettagliata di tutti quegl’idoli nella nostra società oggi che ci allontanano da una cultura pattizia e un pattizio servizio a Dio. Leggendolo, potreste rimanere sorpresi di quanto alcuni di questi siano ancora attaccati al vostro cuore.