RISORSE:

Adattamento di Giorgio Modolo

In che modo quella  che è stata la nazione più potente della cristianità per diversi secoli è caduta a un tale livello di insignificanza?

E, sta succedendo anche a noi?

Benvenuti nell’episodio 53 di Axe to the Root  Podcast, io sono Bo Marinov, e per i prossimi 30 minuti parleremo di uno dei peggiori peccati del Movimento Cristiano di Ricostruzione agli occhi degli antinomiani sedicenti “Riformati,” professori di seminario: vale a dire, la sua dottrina delle sanzioni pattizie nella storia. [1] Non parleremo solo in termini generali, né ripeteremo più e più volte la teologia che ci sta dietro. Questa teologia è già stata sufficientemente espressa da uomini di maggior spessore del mio, come R.J. Rushdoony, Gary North, Greg Bahnsen e Pierre Courthial. Infatti, tornando alla Riforma, giganti come Giovanni Calvino e John Knox credevano che Dio visiti nella storia nazioni e gruppi religiosi,  re e corpi regnanti, con il suo giudizio – giudizio di benedizione per la loro obbedienza (benché imperfetta come non può che essere da questo lato dell’eternità) o giudizio di maledizione per la loro disobbedienza. Non ho bisogno di ripetere le loro parole; è sempre responsabilità  personale sedersi e leggere i grandi libri. Nessuna quantità di podcast ed episodi può sostituire la lettura solida. Se vuoi sapere quali libri parlano di questa dottrina delle sanzioni pattizie di Dio nella storia, puoi trovarla sviluppata ne Le Istitutuzioni della Legge Biblica di Rushdoony, nei capitoli 13 e 15 della sua Systematic Theology e anche nel suo A Biblical Philosophy of History, in By This Standard di Greg Bahnsen e Theonomy in Christian Ethics, così come in Unconditional Surrender di Gary North, Dominion and Common Grace, Millennialism e Social Theory, e l’ Economic Commentary on Numbers, e A New Day of Amall Beginnings di Courthial. E sarebbe bene anche rivisitare i sermoni di Giovanni Calvino su Deuteronomio 27-28.

Quindi, in questo episodio darò un esempio storico specifico. È molto più facile, sapete, dopo che i giganti hanno scritto i loro libri, poter guardare alla storia e scoprire esempi specifici di un principio biblico che concerne il Patto. Avendo studiato la storia in modo approfondito, posso dare innumerevoli esempi, specialmente dalla storia dei Balcani, che conosco abbastanza bene. Ma da quando in queste ultime settimane un altro paese europeo – la Francia – è stato al centro dell’attenzione userò la storia della Francia come esempio. E in particolare, la storia dei cattolici romani in Francia come un distinto gruppo religioso e culturale.

Diversi anni fa ho tenuto un discorso ad una conferenza per American Vision, intitolata “L’Europa come specchio per l’America”. In esso, uno degli esempi storici che ho dato è stato l’esempio della provincia francese della Vandea e la rivolta nel 1790 della sua popolazione cattolica contro il governo repubblicano a Parigi durante la rivoluzione francese. Mentre fornivo resoconti storici sull’orribile massacro dei cattolici romani da parte delle truppe repubblicane (chiamate ufficialmente “le colonne dell’inferno”), il mio obiettivo era piuttosto l’agenda del secolarismo politico nella lotta contro la cristianità. Nel caso della rivolta della Vandea, la questione era l’autorità: famiglia e chiesa come istituzioni sarebbero rimaste separate e indipendenti nelle loro sfere di giurisdizione oppure sarebbero diventate dominio dello Stato? E ho spiegato il motivo per cui il governo repubblicano francese, in tempi di guerra totale su tutte le sue frontiere contro tutta l’Europa, ha deciso di trattenere il 20% del suo esercito non semplicemente per pacificare, ma per massacrare e cancellare completamente una piccola provincia che non stava ponendo nessuna vera minaccia strategica per il governo a Parigi. La questione era religiosa, naturalmente, il problema era se la famiglia e la chiesa sarebbero rimaste libere da interferenze governative, o sarebbero diventate, in ogni cosa, sottoposte allo stato.

Ciò che non ho trattato, tuttavia, è stato il perché questo è successo ai cattolici romani della Vandea. E, infatti, perché tutto questo è successo  alla Francia? Perché la Francia, che era la nazione più fedelmente cattolica in Europa, cadde improvvisamente nel secolarismo? E ancora peggio, perché è dovuto accadere con un tale spargimento di sangue? Il secolarismo è avanzato anche in altri paesi, ma in molti di essi, mentre si è verificato un cambiamento nei confronti della tirannia – perché il secolarismo presuppone sempre la tirannia dell’uomo, il nuovo dio – pochi hanno avuto un genocidio nazionale come ebbe la Francia. Perché è successo? Questa questione è molto importante da una prospettiva pattizia, perché implica una questione etico / giudiziale fondamentale: perché la restrizione morale in Francia ha fallito in modo così spettacolare, (perché la Grazia Comune è stata ritirata)  al punto che dei francesi assassinarono altri francesi a centinaia di migliaia e anzi milioni?

L’importanza pattizia di questa domanda diventa ancora più evidente se consideriamo il ruolo tradizionale della Francia in Europa per gran parte della storia della cristianità. Oggi, gli americani e la maggior parte degli europei guardano alla Francia con una leggera dose di condiscendenza e persino con disprezzo. Dopotutto, questo è il paese che, nonostante la sua numerosa popolazione, è stato sconfitto senza sforzo dalla Germania in tre grandi guerre (la guerra franco-prussiana del 1870-1871, la prima guerra mondiale e la seconda guerra mondiale). Nelle due guerre mondiali, la Francia ha dovuto fare affidamento sull’aiuto degli Stati Uniti, che la maggior parte dei francesi disdegna come epitome di individualismo e capitalismo e anche di orgoglio nazionale e arroganza. (Anche se, direi che quanto ad orgoglio e arroganza, i francesi sembrano competere bene con noi americani, proprio come sembra che noi stiamo cercando di raggiungerli nella corsa al socialismo e al collettivismo.) Per aggiungere al danno la beffa, La Francia sembra non essere mai in grado di raggiungere la Germania in termini di crescita economica, anche quando le carte sono mescolate in modo decisivo a suo favore. Dopo la prima guerra mondiale, la Francia ha ricevuto enormi riparazioni dalla Germania, oltre al controllo sulla provincia più industrializzata della Germania, per diversi anni. Dopo la seconda guerra mondiale, la Germania fu devastata, privata di 1/3 del suo territorio precedente e divisa in due. Eppure, in entrambi i casi, solo in un decennio, la Francia  era costretta ad inseguire il treno economico della Germania.

Gli stessi francesi sono consapevoli dell’inferiorità del proprio paese. Solo poche settimane fa, prima delle elezioni, una delle candidate, Marie le Pen, ha dichiarato che, indipendentemente dal risultato delle elezioni, la Francia sarebbe stata governata da una donna: o dalla stessa Marie le Pen o dalla tedesca Angela Merkel. Lasceremo correre su quanto corretta sia questa affermazione; ma il fatto che sia stato accettato come valido da almeno il 40% degli elettori attivi francesi dimostra che i francesi non considerano il loro paese abbastanza potente o stabile, e corrono sempre il rischio di essere controllati da un’altra nazione. Un sentimento che sarebbe naturale per un piccolo paese dell’Europa orientale, ma difficilmente ci si aspetta che provenga da una delle presunte superpotenze mondiali.

Strano che sia così. Per gran parte della sua storia, la Francia è stata l’indiscusso centro politico e culturale dell’Europa. Fu anche l’indiscusso centro demografico dell’Europa. Nei suoi territori moderni, la Francia raggiunse una popolazione di quasi 30 milioni tra la fine del 1600 e agli inizi del 1700. Per fare un confronto, la Germania all’epoca (devastata dalla Guerra dei Trent’anni) era di circa 10-12 milioni, mentre Inghilterra, Scozia e Galles erano meno di 7 milioni. Quattrocento anni dopo, il Regno Unito è cresciuto fino a 65 milioni (10 volte in più), la Germania, con tutte le sue guerre e disastri e calamità e disordini politici, e in soli 2/3 del suo territorio precedente è cresciuta fino a 82 milioni (aumento di 7-8 volte), mentre la Francia è cresciuta solo a 64 milioni, a poco più di due volte l’aumento della popolazione.

Per dirlo in termini diversi, se le borse moderne fossero esistite nel 1500 o nel 1600 e aveste chiesto a un consulente d’investimenti: “Quali sono le economie più prospere e sicure in cui posso investire i miei soldi per le generazioni future dei miei figli e nipoti?” La sua prima risposta sarebbe stata: La Francia. La sua seconda risposta sarebbe: La Spagna. Queste erano le nazioni più prospere e più stabili in Europa. Se qualcuno avesse suggerito che i Paesi Bassi, o la Germania, o l’Inghilterra, o la Svizzera, o la Norvegia sarebbero state un buon investimento, si sarebbe riso di loro. Eppure, a 400 anni di distanza, la Francia sta costantemente affondando nella classifica delle superpotenze mondiali, e presto non sarà nient’altro che un’altra nazione di medie dimensioni con un significato marginale. E questo, mentre le nazioni che in precedenza non mostravano alcuna prospettiva di grandezza, ora la stanno superando su tutti i fronti: economia, cultura, tecnologia, influenza, ecc.

Come è successo? In che modo la nazione più potente della cristianità per diversi secoli è caduta al livello di tale insignificanza?

La risposta, ovviamente, è pattizia. La Francia – e in particolare la popolazione cattolica romana della Francia, come un distinto gruppo religioso e culturale – è stata soggetta alle sanzioni del patto di Dio. E poiché questo gruppo è stato storicamente il più grande gruppo culturale in Francia, la maledizione dell’alleanza di Dio su di essa ha colpito la Francia nel suo insieme. E la maledizione è stata impartita per l’ingiustizia commessa e l’assassinio di un intero gruppo di altri francesi, per nessun’altra ragione se non per la loro conversione al protestantesimo. Questo peccato dei cattolici romani francesi non fu semplicemente un peccato di passività e omissione, dove i governanti civili commettono l’ingiustizia e la popolazione rimane in silenzio. (Pensate all’olocausto in Germania.) Fu un peccato di commissione, o perfino di impegno attivo da parte della popolazione generale cattolica romana, ben oltre gli ordini dei suoi governanti, e, a volte, in opposizione e disobbedienza agli editti per la tolleranza dei loro governanti. Sappiamo tutti della Rivoluzione Francese e dell’ubriachezza di un’intera generazione in Francia e dei fiumi di sangue versati durante gli ultimi due decenni del XVIII secolo. Ciò che è meno noto è che la Francia aveva vissuto un’ubriachezza molto peggiore 200 anni prima, e aveva versato fiumi di sangue per diverse generazioni.

Per scoprirlo, dobbiamo tornare al tempo della Riforma.

La Francia diede alla Riforma due dei suoi più illustri studiosi e teologi, cioè William Farel e Giovanni Calvino. Calvino, il cui nome rimase nella storia a causa della sua opera di Riforma a Ginevra, ma anche per la sua enorme produttività come autore e la sua capacità di sintetizzare la dottrina cristiana, scrisse in due lingue: il latino e il suo francese nativo. Quando pensiamo all’influenza di Calvino, immaginiamo sempre nazioni come l’Olanda, la Scozia, l’Inghilterra e gli Stati Uniti. La verità è che, in origine, la prima nazione ad essere maggiormente affetta dai suoi insegnamenti fu la sua natale Francia.

Calvino pubblicò il suo primo trattato sistematico sulla religione cristiana, Istituzione della Religione Cristiana, nel 1536. Era in latino. Nei successivi 28 anni, con una sola breve pausa di 2 anni, visse e lavorò a Ginevra, espandendo la sua Istituzione e producendo innumerevoli volumi di sermoni, commenti e altro materiale teologico. Ne scrisse la gran parte in francese, e l’Istituzione stessa ebbe sei edizioni francesi, l’ultima nel 1560. Mentre il suo materiale era destinato principalmente agli svizzeri di lingua francese e agli abitanti della Savoia a sud di Ginevra, un numero imprecisato di copie fu contrabbandato in Francia e furono ristampate e distribuite. Calvino non tornò mai nella sua Francia, ma i suoi libri ebbero un’influenza maggiore di quanto avrebbe mai potuto avere in persona.

I suoi libri ebbero tale successo, che verso la metà del 1560 il 10-12% della popolazione della Francia era protestante, o, come si definivano, reformés, riformati. La maggior parte della popolazione Riformata si trovava nell’ovest della Francia, lungo la costa atlantica e nel centro-sud della Francia. Queste erano le regioni con la migliore cultura urbana e industriale; città come La Rochelle, Montauban, Montpellier, erano i maggiori centri industriali dell’economia francese dell’epoca. Dal momento che il protestantesimo si diffuse ampiamente con il potere di persuasione dei libri teologici scritti da Calvino, la maggior parte dei protestanti in Francia era tra i colti e gli alfabetizzati: la nobiltà e l’élite industriale urbana e gli operai delle fabbriche. A fronte del loro piccolo numero complessivo, i protestanti potevano vantare una rappresentanza sproporzionata nel governo del paese. La vecchia famiglia reale di Borbone di Navarra si unì alla causa dei protestanti, e  anche i fratelli de Coligny – Odet, Gaspar e François – di un’antica famiglia nobile di Borgogna divennero campioni della fede protestante in Francia. Il secondo maggiore di questi fratelli, l’ammiraglio Gaspar de Coligny, divenne infine l’indiscusso leader politico del protestantesimo in Francia. Come vedremo, la sua influenza e autorità erano di tale importanza che quando la corte reale cattolica romana decise di muoversi contro i protestanti, trovarono opportuno iniziare il loro attacco con l’assassinio dell’ammiraglio Gaspar de Coligny.

Agli inizi del 1560, i protestanti in Francia erano conosciuti come ugonotti, per ragioni che nessuno storico oggi è in grado di indovinare. Adesso erano una forza da non sottovalutare poiché gli insegnamenti di Calvino si stavano diffondendo in un certo numero di città. Nel 1558 a Parigi si tenne un sinodo riformato nazionale. A quel tempo, la Francia era sotto il dominio di Enrico II, un re che era tollerante nei confronti dei protestanti, e  che persino si schierò con loro su una serie di questioni. Enrico, tuttavia, morì nel 1559 di una ferita ricevuta in un incidente di giostra che gli produsse una severa infezione. Suo figlio aveva solo 14 anni, la reggenza fu data alla moglie di Enrico II, l’italiana Caterina de’  Medici, una devota cattolica romana, e un attore politico brutale e senza principi.

Caterina iniziò le persecuzioni quasi subito dopo la morte di suo marito. Gli ugonotti furono rastrellati e consegnati alle corti cattoliche con l’accusa di eresia. Il primo massacro avvenne a Wassy nel nord-est della Francia, dove gli ugonotti erano in minoranza. Un raduno di chiesa di ugonotti fu attaccato da truppe reali e dalla popolazione locale cattolica romana. Circa 100 persone furono uccise e 200 ferite. Dopo questo, gli ugonotti iniziarono a organizzarsi militarmente e politicamente, e nel 1562 detenevano oltre 60 città murate, e i loro capi, Enrico di Navarra e l’Ammiraglio di Coligny, comandavano un esercito significativo. Caterina de’ Medici fu presto costretta ad inasprire il conflitto per tenere il passo con loro, perché i protestanti erano diventati una seria minaccia per il governo reale.

Per i successivi otto anni, le guerre di religione francesi continuarono senza una chiara indicazione di vittoria per nessuna delle parti; il bilancio delle vittime di queste guerre, tuttavia, per quel periodo, era piuttosto alto. Circa mezzo milione di persone persero la vita tra il 1562 e il 1570, fino alla pace di Saint-Germain, che mise fine alle guerre e ristabilì tutti i diritti e i privilegi della minoranza protestante.

Ironia della sorte, il culmine e l’azione decisiva nelle guerre di religione arrivarono ​​solo dopo la firma del trattato di pace. Caterina de’ Medici, piuttosto stanca delle guerre e desiderosa di consolidare il potere della sua famiglia attraverso la diplomazia, offrì sua figlia Margherita in matrimonio al principe protestante Enrico di Navarra; il fondamento logico era costituito non tanto dalla religione ma da connessioni dinastiche e da rivendicazioni. Nel 1572 Caterina sembrava aver perso il suo zelo per le controversie religiose. Non l’aveva perso però la popolazione di Parigi. L’idea che una delle loro principesse cattoliche romane sposasse un protestante provocò numerosi scontri a Parigi nel 1572, quando gli illustri capi protestanti cominciarono ad arrivare in città per il matrimonio reale in agosto. Mentre il governo cercava la riconciliazione e la cooperazione, la popolazione di Parigi fu in rivolta. Il 18 agosto 1572 un assassino politico di nome Charles Maurevert sparò e ferì l’Ammiraglio di Coligny, il capo degli Ugonotti. Per diversi giorni, nella città si sparse la voce che gli ugonotti stessero pianificando una vendetta sulla città e sulla famiglia reale. Le voci divennero così persistenti, e la pressione delle masse così incontrollabile, che il 22 agosto, Caterina de’ Medici decise con riluttanza, per sicurezza, di muoversi contro gli Ugonotti. Ruppe i suoi promessa e giuramento, così come il trattato di pace che aveva firmato, e ordinò il massacro dei loro capi riuniti a Parigi.

La notte del 23 agosto iniziò la carneficina. Ma non tutto andò secondo i piani. Gli ordini originali volevano sterminare solo i leader. Una volta che la gente comune di Parigi ebbe il sopravvento su ciò che stava accadendo, tutta Parigi si diede allegramente alla caccia e alle barbare uccisioni di tutti gli ugonotti: donne e bambini compresi. Si ricordi, il governo francese non aveva ordinato tutte le esecuzioni; la maggior parte degli omicidi – specialmente di non combattenti e persone innocenti – furono commessi dalla gente comune di Parigi. La notte di San Bartolomeo non fu solo un’ingiustizia del governo; fu veramente un crimine nazionale di proporzioni bibliche, da parte di tutti i cattolici romani francesi. Quella notte, per le strade di Parigi, fu versato sangue innocente, sangue che in seguito riportò più volte la maledizione di Dio a Parigi e alla nazione francese.

Non ci sono numeri ufficiali, ma le stime del massacro danno da 25.000 a 50.000 ugonotti uccisi in una notte. Questi erano l’élite del protestantesimo in Francia, più le loro intere famiglie. Gaspar de Coligny fu ucciso nel suo letto e il suo corpo fu gettato fuori dalla finestra, sulla strada. Il mattino del 24 agosto, le strade di Parigi erano piene di corpi di Ugonotti uccisi e coperti di sangue.

La reazione della cristianità – cattolica o protestante – fu unanimemente negativa. I paesi protestanti, naturalmente, interruppero immediatamente i loro rapporti diplomatici con la Francia e, per una generazione, la Francia, precedentemente dominante sulla scena europea, perse la sua capacità di condurre una politica estera di successo e il suo controllo sulle rotte commerciali e sul mercato. (I mercanti protestanti, olandesi e inglesi, che stavano guadagnando l’ascesa negli scambi in via di sviluppo con Asia e America, preferirono semplicemente evitare i porti francesi). Il mondo cattolico romano reagì con gioia alla notizia: la prospettiva di perdere la più popolosa e il più potente nazione europea al protestantesimo era un incubo per il papato. Tuttavia, quando i dettagli del massacro divennero noti, la maggior parte dei cattolici romani fuori dalla Francia cambiò idea. L’imperatore del Sacro Romano Impero, Massimiliano II, suocero del re di Francia Carlo IX, descrisse il massacro come “vergognoso”. Papa Gregorio XIII, che da principio lodò il massacro, in seguito ebbe dei dubbi in proposito. Quando l’assassino di Gaspar de Coligny, Charles Maurevert, richiese un’udienza, il Papa declinò con il pretesto che Maurevert era un assassino. Il massacro divenne talmente il centro dell’attenzione di tutta l’Europa che persino lo zar russo, Ivan il Terribile, che non riuscì mai a scrollarsi di dosso il sangue del proprio popolo, lo usò come argomento in una lettera a Massimiliano II riguardante la successione dinastica in Polonia. Alla fine di quella lettera, aggiunse del tutto fuori dal contesto, “Voi deplorate, fratello mio, l’orribile massacro di tanti innocenti nel giorno di San Bartolomeo! Tutti i monarchi cristiani dovrebbero essere angosciati per questo fatto!”

L’omicidio di innocenti non si fermò qui, comunque. Il re ordinò ai governatori provinciali di astenersi dalla violenza e di attenersi ai termini della pace di Saint-Germain. Tuttavia, una volta che le notizie del massacro giunsero nelle province, nulla impedì alla popolazione cattolica romana locale, spinta dal clero locale, di commettere gli stessi crimini. In molte città della Francia, dove esisteva una considerevole minoranza ugonotta, vi furono massacri. Tra agosto e novembre 1572, in un certo numero di città francesi  i Protestanti furono tutti massacrati. Nobili e gente comune, uomini, donne e bambini furono uccisi indiscriminatamente. Mentre non è possibile avere cifre i esatte, le stime sono che solo in quei mesi, oltre 100.000 ugonotti furono uccisi in Francia, oltre al massacro di Parigi. Molti ugonotti sfuggirono scappando nel profondo sud della Francia, dove l’influenza del cattolicesimo romano era più debole. Migliaia di persone fuggirono dal paese verso i Paesi Bassi e l’Inghilterra.

Il culmine del protestantesimo in Francia fu il 1572. Gli ugonotti erano oltre 2 milioni. I pogrom del 1572 decapitarono la loro comunità. Da lì, il protestantesimo ha iniziato il suo declino in Francia. Un declino causato non dalla sua debolezza, ma dal tradimento e dalla sete di sangue dei suoi nemici.

Le persecuzioni non si fermarono nel 1572. Il governo francese cercò di frenare la popolazione e nel 1589 fu dichiarato un editto di tolleranza. Ma quell’editto fu violato più volte dal governo centrale e dai governi locali. E, peggio ancora, la popolazione comune della Francia continuò le sue ostilità contro gli ugonotti, nonostante i tentativi del governo di arginare la cosa. Alla fine, nel 1685, il Re Sole, Luigi XIV abrogò l’editto di tolleranza e dichiarò il protestantesimo illegale in Francia. Le città santuario degli Ugonotti – tra cui Montpelier, La Rochelle e altre – furono assediate dall’esercito e le loro mura rase al suolo. Le famiglie ugonotte furono soggette a vessazioni giuridiche da parte di ufficiali dell’esercito, portate in tribunale per accuse inventate, i loro figli strappati via o abbandonati ad essere linciati dalla folla. Nel giro di pochi anni, a causa di omicidi o emigrazioni, la Francia perse circa un milione di ugonotti, molti dei quali fuggirono in America o in Sud Africa. Alla fine del suo regno, Luigi XIV si vantava di non aver lasciato un solo protestante nel suo regno.

Fu  solo con la Rivoluzione che un governo francese cancellò ufficialmente la discriminazione legale tra le diverse fedi cristiane.

Ma Dio aveva dell’altro in serbo per la Francia.

Il declino della Francia come la più grande potenza in Europa iniziò con il declino del protestantesimo, alla fine del 1500. Per esempio, dal momento che gli ugonotti all’epoca erano rappresentati sproporzionatamente tra la nobiltà e la classe industriale (proprietari di fabbriche, operai e artigiani), la morte e l’emigrazione di centinaia di migliaia di queste persone fecero perdere alla Francia una parte significativa dell’economia europea. Fabbri e orafi, tessitori, tecnici e ingegneri, comandanti militari e dirigenti portarono le loro conoscenze ed esperienze con loro nei Paesi Bassi e in Inghilterra. La perdita di talento e abilità è raramente sostituibile in una generazione; la perdita di così tanto talento e abilità era insostituibile, e basta. Perdendo una parte significativa della sua classe media, la Francia perse il suo vantaggio economico sul resto dell’Europa. Il paese era pacificato, ma solo a spese della perdita della produttività che la pace avrebbe dovuto proteggere. La pace senza aumento della produttività è la formula della stagnazione, e per i prossimi 200 anni, la Francia sperimenterà solo stagnazione, mentre osserverà i suoi concorrenti minori, gli olandesi e gli inglesi, conquistare il commercio marittimo, costruire potenti flotte e persino sfidare la Francia sui campi di battaglia d’Europa. Nel Settecento, questa stagnazione economica portò crisi economiche e persino carestie diffuse. È una tale carestia che alla fine divenne la scintilla della Rivoluzione francese; e divenne anche il contesto per la famosa frase attribuita a Maria Antonietta: “Se non hanno pane, dategli delle brioches”.

Dio iniziò il proprio giudizio pattizio sulla Francia immediatamente dopo il suo crimine nazionale nel 1572.

Ma il giudizio economico non sarebbe stato nulla in confronto a ciò che stava per arrivare; Dio stava solo preparando il palcoscenico per visitare i crimini dei padri sui figli. Quando la Rivoluzione francese iniziò nel 1789, i suoi leader si volsero specificamente contro i cattolici romani e i loro sacerdoti esattamente come 200 anni prima i cattolici romani presero di mira i protestanti. Una popolazione prevalentemente cattolica che prima aveva rifiutato d’avere l’élite politica ed economica protestante era ora soggetta alla sete di sangue e alla crudeltà di un’élite laicista. Ironicamente, come per ricordare ai cattolici romani che questo è il giudizio di Dio su di loro, alcuni dei leader della Rivoluzione francese giustificavano i loro atti di terrore contro il cattolicesimo romano con il fatto che i cattolici erano essi stessi colpevoli di terrorismo contro gli ugonotti. E se questo non bastasse a indicare il giudizio di Dio, i peggiori massacri della popolazione cattolica romana in Francia avvennero esattamente nelle stesse zone della Francia (a ovest, cioè in Vandea e nel sud) dove per gli ultimo 200 anni gli ugonotti erano stati massacrati. È ironico che nella rivolta della Vendea contro il governo repubblicano, i ribelli abbiano sollevato una bandiera con un motto che 200 anni prima era un motto di molti ugonotti (alcuni dei quali erano anti-monarchici): Dieu le Roi, Dio il Re. E proprio come gli ugonotti vennero massacrati sotto quel motto negli anni ’70 del XVII secolo, nel 1790 centinaia di migliaia di vandeani cattolici furono massacrati dai soldati delle “colonne dell’inferno” inviati dal governo repubblicano. Per chiunque  stesse prestando attenzione in Francia, ciò che stava accadendo era chiaramente Dio che stava visitando la nazione e la stava trattando nel modo in cui essa trattò gli ugonotti. Nel giro di un ventennio, il corpo della Francia fu roso dall’interno. Nel 1815, tutto ciò che restava della vecchia superpotenza era una nazione sconfitta e in bancarotta asservita ad altre nuove superpotenze.

Non ci si può beffare di Dio. Una nazione può ignorare le sue parole in Deuteronomio 28, ma non può sfuggire alle loro implicazioni. E fino a quando non ci sarà il pentimento in Francia, e il protestantesimo sarà rianimato, come lo fu nel 1500, la Francia continuerà ad affondare, lentamente ma inesorabilmente. Ancora oggi, noi americani immaginiamo che la popolazione della Francia sia prevalentemente laicista. La verità è che è prevalentemente cattolica romana. Ricordate, proprio l’anno scorso, milioni di comuni cittadini francesi hanno manifestato per le strade della Francia contro il tentativo del governo socialista di legalizzare il “matrimonio” sodomita. Apparentemente, la Francia ha ancora più influenza cattolica di quella che possiamo vedere in superficie. Ma questa popolazione cattolica è governata da una élite secolarista. C’è una ragione per questo. E quella ragione sono le sanzioni del patto di Dio nella storia.

Saremmo pazzi se ci fermassimo qui, comunque. Ogni volta che vediamo Dio che visita una nazione con il Suo giudizio, dobbiamo fermarci e considerare la nostra situazione italiana, come cristiani che si appellano alle “radici” ma che non vogliono avere nulla a che fare con fede che le ha generate, e come evangelicali spesso troppo “spirituali” per interessarsi delle dinamiche della politica, dell’economia e dell’educazione. C’è un simile giudizio di Dio su di noi come gruppo religioso e culturale inItalia? E se c’è, dobbiamo prestare attenzione e cercarne le ragioni.

In effetti, c’è un tale giudizio. Avete mai notato come negli ultimi 40 anni, noi cristiani abbiamo perso tutte le battaglie culturali in Italia? Indipendentemente da ciò che facciamo, indipendentemente da quanti sforzi facciamo, indipendentemente da quale area politica scegliamo, dai gruppi di pressione e manifestazioni a favore di istanze cristiane nella società, tutto ciò che otteniamo sono bugie, promesse non mantenute, corruzione e nuove bugie, una su tutte: “Lo stato è laico” mentre laico non è. La crescita teologica di qualche istituto biblico, con ricadute nelle chiese e nei pastori, si è fermata alla soteriologia e noi continuiamo a vedere un declino dell’influenza del cristianesimo nella nostra cultura e l’ascesa culturale dei nemici di Dio. Uno di tali istituti che ho frequentato personalmente non ha ancora saputo decidersi a quale settimana un aborto non è ancora un omicidio, e sull’eutanasia si sta nascondendo dietro al dito della qualità della vita che valuta in termini di relazione con Dio. Al tempo del referendum sull’ora di religione nella scuola pubblica ha considerato l’esito una vittoria anziché accorgersi che la nuova religione, l’umanesimo ateo, era ed è insegnata in tutte le altre materie e che il problema è la scuola statale  stessa che col pretesto della laicità ha scacciato la religione cristiana dal proprio percorso educativo per introdurre la nuova religione del lo Stato: l’Umanesimo ateo. 

È tempo che ci fermiamo e ci chiediamo: c’è un giudizio pattizio in atto?

Sì! 

È ancora nelle sue fasi preliminari, ma è lì ed è reale. La domanda è: cosa l’ha richiamato su di noi? Dobbiamo aver commesso ingiustizie, abusi religiosi, parole o azioni, contro gli altri. Abbiamo bisogno di trovare la radice pattizia del problema.

E infatti, abbiamo commesso molte ingiustizie.

Siamo stati silenziosi e passivi riguardo al massacro di bambini non nati nella nostra nazione. Avremmo potuto fermare questo massacro molti anni fa, se ci avessimo tenuto. Tacciamo sugli abusi su minori tolti alle famiglie da giudici malvagi e interessati con la compiacenza di assistenti sociali politicizzati. Abbiamo taciuto o perfino votato in modo contrario alle richieste della fede biblica su referendum abrogativi. Abbiamo taciuto sull’invasione dello stato di tutte le istituzioni che Dio ha affidato a individui e corpi intermedi. Abbiamo taciuto sull’accorpamento all’INPS dei debiti della previdenza dei dipendenti dello stato. Abbiamo taciuto sulle scuole statali e le abbiamo persino sostenute.  Abbiamo dapprima sostenuto leggi di restrizione dell’immigrazione ingiuste e poi un’immigrazione incontrollata di persone in welfare alle spalle di chi lavora. Non abbiamo detto nulla sul sistema carcerario ingiusto sia per i carcerati che per i danneggiati dai loro reati. Non abbiamo detto nulla contro la  BCE, la moneta a corso forzoso, l’inflazione regolata dallo stato volta alla spoliazione e una tassazione che rasenta la riduzione in schiavitù, contro l’esproprio della prima casa per debiti di tasse accertati senza contraddittorio potevamo parlare, ma abbiamo taciuto. I nostri pulpiti hanno parlato di questioni basilari, ma non hanno mai toccato la base del trono di Dio: Giustizia e Diritto (Sa. 89:14).

E c’è un giudizio in corso. È meglio iniziare a fare correzioni nella nostra fede, parole e azioni. O i nostri figli pagheranno il prezzo per la nostra condiscendenza al male.

Il libro che assegnerò questa settimana è L’alleanza imposta: Sermoni di Giovanni Calvino su Deuteronomio 27 e 28. Leggi e considera come la nostra nazione, e noi come cristiani, possiamo cadere sotto la maledizione di questi versetti.

Nota del traduttore:

[1] La dottrina delle sanzioni pattizie nella storia sostiene che tutta l’umanità è in relazione pattizia con Dio, relazione che è regolata e condizionale all’osservanza dei comandi di Dio e che Dio da sempre opera nella storia per i suoi scopi (l’avanzamento del suo regno, lo spossesso della terra ai falsi eredi a favore dei suoi eletti) applicando la sua legge e le relative sanzioni per la trasgressione e le benedizioni per l’ubbidienza a tutti, individui, famiglie, gruppi religiosi, etnie, nazioni ecc. (Vedi ad es. Sodoma e Gomorra, il giudizio sull’Egitto, sui Cananei, Amorei, Gebusei, ecc., su Ninive, Sull’Assiria, su Babilonia, su Gerusalemme, e sull’Impero Romano ecc.) Calvino nell’Istituzione è stato ambiguo su questa dottrina, assumendo invece una posizione  nettamente favorevole nei suoi Sermoni su Deuteronomio. A metà del XX secolo Meredith Kline (Gordon Conwell – Westminster) disse invece che nel Nuovo Testamento il Signore si comporta in modo casuale talché non è possibile riconoscere la sua signoria sulla storia mediante la sua applicazione delle sanzioni pattizie.


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