Lezione 17 — Neemia
Dr. Joe Morecraft
La nostra lezione dalle Scritture oggi viene da Neemia 13
13 In quel giorno si lesse alla presenza del popolo il libro di Mosè e vi si trovò scritto che l’Ammonita e il Moabita non dovrebbero mai entrare nell’assemblea di DIO,
2 perché non erano venuti incontro ai figli d’Israele con pane e acqua e perchè avevano assoldato contro di loro Balaam, per maledirli; ma il nostro DIO cambiò la maledizione in benedizione.
3 Come ebbero udito la legge, essi separarono da Israele tutta le gente straniera che si era mescolata a loro.
4 Prima di questo, il sacerdote Eliascib, che era preposto alle camere della casa del nostro DIO ed era imparentato con Tobiah,
5 aveva preparato per costui una grande camera, dove prima riponevano le offerte, l’incenso, gli utensili, la decima del grano, del vino e dell’olio, tutto ciò che spettava per legge ai Leviti, ai cantori, ai portinai, come pure le offerte raccolte per i sacerdoti.
6 Ma durante tutto questo tempo io non ero a Gerusalemme, perché nell’anno trentaduesimo di Artaserse, re di Babilonia, ero tornato presso il re. Un po’ di tempo dopo ottenni un congedo dal re
7 e tornai a Gerusalemme; cosí mi resi conto del male che Eliascib aveva fatto per favorire Tobiah, preparando per lui una camera nei cortili della casa di DIO.
8 La cosa mi dispiacque grandemente, e cosí feci gettare fuori dalla camera tutte le masserizie di casa appartenenti a Tobiah;
9 poi ordinai che si purificassero quelle camere e vi feci ricollocare gli utensili della casa di DIO, le offerte e l’incenso.
10 Venni anche a sapere che le porzioni dovute ai Leviti non erano state loro date e che i Leviti e i cantori, che prestavano servizio, erano fuggiti ciascuno alla sua terra.
11 Allora rimproverai i magistrati e dissi loro: «Perché la casa di DIO è stata abbandonata?». Poi li radunai e li ristabilii nel loro ufficio.
12 Tutto Giuda quindi portò nei magazzini le decime a del frumento, del mosto e dell’olio.
13 Affidai la sorveglianza dei magazzini al sacerdote Scelemiah, allo scriba, Tsadok e a Pedaiah, uno dei Leviti; come loro aiutante, scelsi Hanan, figlio di Zakkur, figlio di Mattaniah, perché costoro erano ritenuti uomini fedeli. A loro spettava il compito di fare le ripartizioni tra i loro fratelli.
14 Per questo ricordati di me, o DIO mio, e non cancellare le buone opere che ho fatto per la casa del mio DIO e per la sua custodia.
15 In quei giorni osservai in Giuda alcuni che pigiavano l’uva in giorno di sabato e portavano sacchi di grano, caricandoli sugli asini, assieme a vino, uva, fichi e ogni sorta di fardelli che facevano venire a Gerusalemme, in giorno di sabato; e io li rimproverai a motivo del giorno in cui vendevano i generi alimentari.
16 Inoltre alcuni uomini di Tiro, che risiedevano a Gerusalemme, importavano pesce e ogni genere di mercanzie e le vendevano ai figli di Giuda in giorno di sabato e in Gerusalemme.
17 Allora rimproverai i notabili di Giuda e dissi loro: «Che cos’è questo male che fate profanando il giorno di sabato?
18 Non fecero i nostri padri la stessa cosa? E non fece il nostro DIO cadere su di noi e su questa città tutta questa calamità? Ma voi fate venire maggior ira su Israele, profanando il sabato!».
19 Cosí, appena le porte di Gerusalemme cominciavano ad essere al buio, prima che il sabato cominciasse, io ordinai che le porte fossero chiuse e che non si riaprissero fin dopo il sabato; collocai pure alcuni dei miei servi alle porte, affinché nessun carico entrasse in città durante il sabato.
20 Ma i mercanti e i venditori di ogni genere di mercanzie passarono la notte fuori di Gerusalemme una o due volte.
21 Allora io li rimproverai e dissi loro: «Perché passate la notte davanti alle mura? Se lo fate un’altra volta, metterò le mani su di voi». Da quel momento non vennero piú in giorno di sabato.
22 Ordinai pure ai Leviti, che si purificassero e venissero a custodire le porte per santificare il giorno del sabato. Anche per questo ricordati di me, o mio DIO, e abbi pietà di me secondo la grandezza della tua misericordia!
23 In quei giorni vidi pure alcuni Giudei che avevano sposato donne di Ashdod, di Ammon e di Moab;
24 la metà dei loro figli parlava la lingua di Ashdod e non sapeva parlare la lingua giudaica, ma parlava soltanto la lingua di questo o di quel popolo.
25 Allora io li rimproverai, li maledissi, ne picchiai alcuni, strappai loro i capelli, li feci quindi giurare nel nome di DIO che non avrebbero dato le loro figlie ai figli di costoro e non avrebbero preso le figlie di quelli per i loro figli né per se stessi.
26 E dissi: «Non peccò forse Salomone, re d’Israele, per queste cose? Eppure fra tante nazioni, non ci fu re simile a lui; era amato dal suo DIO, e DIO l’aveva stabilito re su tutto Israele; ma le donne straniere fecero peccare anche lui.
27 Dovremmo dunque udire di voi che commettete questo grande male, che peccate contro il nostro DIO, prendendo mogli straniere?».
28 Uno dei figli di Joiada, figlio di Eliscib, il sommo sacerdote, era genero di Sanballat, lo Horonita; io lo cacciai via da me.
29 Ricordati di loro, o mio DIO, perché hanno contaminato il sacerdozio e il patto del sacerdozio e dei Leviti!
30 Cosí io li purificai da ogni persona straniera e assegnai le mansioni ai sacerdoti e ai Leviti, ciascuno al suo compito.
31 Diedi pure disposizioni circa l’offerta della legna ai tempi stabiliti e circa le primizie. Ricordati di me, o DIO mio, per farmi del bene!
Lo so che non avremmo dovuto fare questa cosa. Ma ho pensato che avreste voluto prima conoscere la fine della storia. Prima che leggiamo tutto il libro. Ora, prima della lezione riassumiamo qualcosa della storia della chiesa che abbiamo imparato sin qui. Il popolo di Dio, Israele era stato in esilio fin dal 586 a.C. quando i babilonesi distrussero il regno meridionale di Giuda. Poi, dopo diversi decenni l’impero dei Medi e dei Persiani conquistò e distrusse l’impero Babilonese. E così, dopo poco tempo un grande re di nome Ciro il Grande, re di Persia, secondo la profezia di Geremia, emise un decreto che dopo che erano al tempo passati 70 anni, i Giudei potevano tornare alla loro terra e ricostruire Gerusalemme ed il tempio.
E così, nel 538 a. C. Circa 50.000 giudei ritornarono in Giuda e a Gerusalemme per ricostruire il tempio e stabilire la santa nazione d’Israele sotto la guida di Zorobabele e di Giosuè. Le cose non andarono bene. La ricostruzione del tempio richiese più tempo di quel che avevano inteso. E così, a motivo delle minacce dei loro nemici quanto del materialismo che avevano sviluppato nel frattempo, la costruzione del grande tempio cessò e non se ne face più nulla per 18 anni dopo che le fondamenta erano state gettate.
Allora Dio mandò due grandi profeti e predicatori, Aggeo e Zaccaria per smuovere le persone a terminare la costruzione del tempio. Nel 515 a. C., il tempio, il secondo tempio a Gerusalemme fu costruito. Ci furono molti festeggiamenti. Ma non passò molto tempo che i Giudei erano di nuovo tornati alle loro vecchie vie sincretiste, commettendo una sintesi. Vi ricordate che avevano mescolato il loro modo di vivere e la loro religione e il loro culto con i modi di vivere e la religione e le priorità e il culto dei pagani del luogo. C’era bisogno di un grande conduttore ispirato dallo Spirito di Dio che venisse a Gerusalemme e fosse usato da Dio per portare un rinnovamento. E questo è ciò che fece Esdra.
Esdra viene a Gerusalemme nel 457 a. C. con una seconda ondata di circa 5.000 esuli giudei, e Dio lo usò per portare una riforma e un rinnovamento e pentimento ai giudei che erano tornati a Gerusalemme. Li guidò nel confessare i loro peccati. Li guidò in un pubblico rinnovamento del patto e nella dedicazione di se stessi ai proponimenti di Dio e a ristabilire la differenza, l’antitesi tra loro e il mondo in modo che attraverso di essi un giorno sarebbe nato il salvatore del mondo.
Nel 444 a.C., circa tredici anni dopo la venuta a Gerusalemme di Esdra, venne a Gerusalemme Neemia con una terza ondata di esuli. Neemia non era solo uno degli uomini più pittoreschi della storia d’Israele, ma rinunciò anche ad una promettente carriera per ritornare ed essere governatore di Gerusalemme e a guidarvi la gente. Se lo notate, nell’ultimo verso del primo capitolo di Neemia c’è scritto che era il coppiere del re. Ora, potete immaginare come ebbero inizio le cose, perché l’appellativo “coppiere” più tardi diventerà l’ufficiale di massimo grado, secondo solo al re. Voglio dire che il coppiere era l’uomo che sovrintendeva all’alimentazione del re. Non per assicurarsi che fosse di suo gradimento, ma per assicurarsi che non fosse avvelenata. Si potrebbe dire che un coppiere fosse anche il capo dei servizi segreti. Di conseguenza il coppiere era sempre un consigliere fidato, il braccio destro del re. E col passare del tempo Neemia divenne una persona molto potente nell’impero persiano. E rinunciò a tutto.
Ora torniamo indietro e guardiamo alla storia cominciando dal primo capitolo di Neemia. Anzi, prima di farlo parliamo di Cristo nel libro di Neemia. Non voglio lasciar fuori questa cosa. Voglio sottolinearla perché Gesù lo fece. Vi ricordate che più di una volta Gesù disse che il Vecchio Testamento parlava di Lui. Così, mentre leggiamo il libro di Neemia dobbiamo sempre vedere dove sia Cristo nel libro. E in questo libro Cristo è la figura centrale. È la figura centrale in due sensi: storicamente e propriamente (actually). E poi, in secondo luogo: tipologicamente e simbolicamente. Per esempio propriamente Cristo, il Figlio di Dio è la figura principale del libro di Neemia. Il personaggio principale. Vi ricordate come comincia il vangelo di Giovanni. Nel principio era la Parola e la parola era con Dio e la Parola era Dio. In altre parole, il Figlio di Dio, la seconda Persona della Trinità è la Parola di Dio. Questo è uno dei suoi nomi. Cos’è una parola? Una parola è quella cosa mediante la quale esprimete ciò che c’è nella vostra mente e nel vostro cuore. E il Figlio di Dio è ed è sempre stato il mezzo mediante il quale Dio comunica agli esseri umani ciò che c’è nella sua mente e ciò che c’è nel suo cuore.
Così, quando tornate al libro di Neemia e vi trovate la predicazione di Esdra, la predicazione di Neemia, la predicazione di Aggeo, di Zaccaria, dei leviti e di altri, dietro a loro e per mezzo di loro c’è Cristo la parola vivente di Dio che con misericordia sta chiamando Israele a pentimento, chiamandoli a rinnovamento, rendendoli capaci di ricostruire il tempio, di ricostruire le mura di Gerusalemme, di riformare la società, e di rinnovarsi spiritualmente. Così, quando leggete Neemia, capite che è la storia della parola di Dio che forma, informa, converte, guida, abilita il popolo di Dio a fare ciò che fecero che piaceva al Signore.
C’è un secondo senso in cui Cristo è la figura, la figura principale del libro di Neemia e questo nel senso che Neemia è un tipo del Cristo. Egli è un simbolo del Cristo in quanto Dio fece accadere cose nella sua vita che vi ricordano di Cristo. Per esempio, come Neemia entrò nel Vecchio Testamento, il Signore Gesù entrò nella storia per ripulire il suo tempio. Voglio dire che dopo tutto questo è ciò che Esdra e Neemia stavano facendo. Stavano ripulendo il tempio. E stavano ripulendo la città di Dio. E il Signore Gesù Cristo entrò nella storia per ripulire il suo tempio – la chiesa, da ogni contaminazione morale e nel farlo riedificò la sua chiesa fatta del popolo che Lui voleva la costituisse, in modo che attraverso di essa la benedizione della salvezza giunga al mondo intero. Voglio dire: quando Gesù disse a Pietro “Su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte dell’inferno non prevarranno su die essa” non vuol dire che quello fu il primo giorno d’esistenza della chiesa. La chiesa di Dio fu in esistenza fin dall’inizio quando i primi esseri umani abbracciarono il vangelo di Cristo come fu loro presentato.
Così, quando Gesù dice, su questa roccia, su questa confessione di fede da parte degli apostoli: “Tu sei il Cristo, il Figliol dell’Iddio vivente”, su questa confessione di fede nel vangelo, Gesù dice: io edificherò, ricostruirò, rinnoverò, ricostruirò la mia chiesa. È stata allo sfascio per i passati 500 anni tra i Testamenti, e anche più a lungo. Ed ora sono venuto a ricostruirla e farne una lode in tutta la terra. E così Gesù venne a ripulire e ricostruire il suo tempio.
Ma c’è una differenza tra Neemia e Cristo. Neemia fu semplicemente come Mosè, uno strumento. Un martello, una sega, un cacciavite nella ricostruzione del tempio nella città di Dio. Il Signore Gesù Cristo è colui che è adorato in quel tempio. Ed è colui che è il re di quella città. E un giorno, proprio come Esdra e Neemia lavorarono per purificare il popolo di Dio, il Signore Gesù Cristo stesso separerà perfettamente e per sempre il suo popolo dai loro peccati e lo consacrerà interamente a se stesso cosicché starà di fronte a Lui senza macchia, senza difetto, senza colpa. Così, in un senso molto reale Cristo è la figura principale del libro di Neemia.
Ora, qual’è il tema del libro? Ebbene, il tema del libro di Neemia è lo stesso di quello di Esdra, poiché concerne la ricostruzione. Esdra era interessato alla ricostruzione del tempio di Dio. Neemia era interessato alla ricostruzione della città di Dio, Gerusalemme. E quella ricostruzione non fu confinata ad un area. Fu una ricostruzione architettonica, militare, politica, economica, sociale, morale, personale e nazionale, e in relazione al culto di Dio. Neemia fu interessato del rinnovamento spirituale della chiesa e della ricostruzione della società in ognuno dei suoi aspetti mediante la parola di Dio. E queste sono questioni che sono state e spero siano care pure a noi. E ci sono state care lungo tutta la nostra storia. Noi vogliamo essere ricostruzionisti. Vogliamo essere usati da Dio per ricostruire il tempio e la città di Dio in questa nazione che è diventata fatiscente. Di fatto la chiesa nel nostro paese è al punto più basso della sua storia e per questo motivo la nazione ha provocatoriamente voltato le spalle al proprio retaggio cristiano. Ed è diventata sempre più un oppressore della chiesa, ed è diventata sempre più una cultura politeista, che dà il dovuto spazio ad ogni religione fatta eccezione per il cristianesimo biblico. E la lezione che impariamo da tutto ciò è che bisogna comprendere che la condizione spirituale e morale della chiesa determina la condizione sociale, politica, economica e morale della nazione in cui quella chiesa esiste. Talché se la chiesa è forte, la nazione è buona, se la chiesa è apostata allora la nazione diventa l’oppressore della chiesa.
Andiamo adesso al libro di Neemia. Aprite sul primo capitolo e faremo un rapido resoconto di questo libro, C’è talmente tanto in esso. Io spero che a casa lo leggiate, sono solo 13 capitoli, perché non solo è un libro molto emozionante ma anche molto istruttivo su come dobbiamo vivere la vita cristiana oggi come popolo di Dio. Notate che nei primi tre versetti Neemia sta compiendo il proprio dovere nella burocrazia del grande impero persiano sotto il regno del re Artaserse. È tardo novembre, primi di dicembre, 445 a.C. durante il ventesimo anno del regno del re, quando Neemia ha una conversazione con suo fratello che è appena tornato da Gerusalemme. E Neemia, essendo giudeo è ansioso d’udire come le cose stiano andando sotto Zorobabele, Giosuè, ed Esdra. E la notizia è penosa, Egli dice che c’è grande angoscia ed esecrazione a Gerusalemme perché il muro è diroccato e le porte bruciate. E a quei tempi una città senza mura e senza porte era aperta alla conquista e al saccheggio di qualsiasi nazione desiderasse farlo.
Così, nei versi 4-11 quando Neemia udì quelle parole, c’è scritto che pianse e fece cordoglio per giorni. Egli comprendeva le implicazioni teologiche. Amava quella città, era la capitale del popolo di Dio e perciò, quando udì che era in tale pessimo stato pianse, digiunò e pregò. Infatti quest’uomo non era solo un grande conduttore e un politico di grande coraggio ed integrità, ma Neemia era un uomo di preghiera. Ci sono 13 capitoli nel libro di Neemia e viene detto che Neemia prega 11 volte in 13 capitoli. E sarebbe un ottimo studio tornare questo pomeriggio o in settimana per vedere se riuscite a individuare tutte queste preghiere, alcune delle quali sono più corte di un versetto. Ma Neemia prega. Questo resoconto lo porta a pregare.
E notate le caratteristiche di questa preghiera lì nel capitolo 1:5. Lasciate che ve la legga, 1:5-11
E dissi: «Ti supplico, o Eterno, DIO del cielo, Dio grande e tremendo, che mantieni il patto e la misericordia con quelli che ti amano e osservano i tuoi comandamenti, siano le tue orecchie attente e i tuoi occhi aperti, per ascoltare la preghiera del tuo servo, che rivolgo ora a te giorno e notte per i figli d’Israele tuoi servi, confessando i peccati dei figli d’Israele, che noi abbiamo commesso contro di te. Sí, io e la casa di mio padre abbiamo peccato. Ci siamo comportati molto malvagiamente contro di te e non abbiamo osservato i comandamenti, gli statuti e i decreti che tu ordinasti a Mosè, tuo servo. Ricordati della parola che ordinasti a Mosè, tuo servo, dicendo: “Se peccherete, io vi disperderò fra i popoli; ma se tornerete a me e osserverete i miei comandamenti e li metterete in pratica, anche se i vostri dispersi fossero ai confini del cielo, io di là li raccoglierò e li ricondurrò al luogo che ho scelto per farvi abitare il mio nome” Ora questi sono i tuoi servi e il tuo popolo, che tu hai redento con la tua grande potenza e con la tua forte mano. O Signore, ti prego, siano le tue orecchie attente alla preghiera del tuo servo e alla preghiera dei tuoi servi che prendono diletto nel temere il tuo nome; concedi Oggi stesso, ti prego, buon successo al tuo servo, facendogli trovare clemenza agli occhi di quest’uomo».
Mi piacerebbe che potessimo spendere tutto il tempo solo su questa preghiera. È una preghiera modello per cristiani, è il modo in cui dovremmo pregare in modo naturale ogni qualvolta preghiamo. Come preghiamo? Normalmente quando ne abbiamo l’opportunità ci sediamo e la prima parola che esce dalla nostra bocca è qualcosa come “dammi,” ho bisogno di questa cosa, Signore dammi questa cosa, ho questo bisogno nella mia vita, prego che tu me la faccia avere. E così l’intera preghiera è per ogni intento pratico un dammi, dammi, dammi.
Questo non è il modo in cui sono espresse le grandi preghiere della bibbia. Di fatto ci sono diverse cose che hanno luogo in questa preghiera prima che Neemia giunga a dire: dammi qualcosa. Ed anche allora il dammi è lungo solo una riga. È una preghiera modello. La prima cosa che fa, benché la crisi sia reale, è adorare Dio. Ci sono tre parti in questa preghiera: adorazione, confessione, supplica. Adorazione di Dio, confessione dei peccati e la supplica a Dio per svariati bisogni nella vostra vita. E la prima cosa che Neemia fa è adorare Dio. Ora, come si adora Dio? Ebbene, come adori tua moglie? Adori tua moglie quando le dici le cose di lei che ami. Ed è la stessa cosa col Signore. Tu adori il Signore quando semplicemente prendi il tempo di dirgli in preghiera cosa ami di Lui.
Ed egli dice fin dal principio:
“Ti supplico, o Eterno, DIO del cielo, Dio grande e tremendo, che mantieni il patto e la misericordia con quelli che ti amano e osservano i tuoi comandamenti.”
Sta semplicemente dicendo a Dio cosa ama di Lui. E non appena comincia a pensare di Dio, comincia a pensare di se stesso alla luce di tale grande Dio. Perciò la cosa successiva che fa è confessare i suoi peccati. Si rende conto di quanto lontano in santità è da quel Dio al quale sta pregando e perciò chiede a gran voce perdono per se stesso. Notate ora il tono di questa preghiera; prega con il pronome noi. Io e la casa di mio padre abbiamo peccato. Perché noi, noi abbiamo peccato. E vedete che ha questo senso dell’unità e di comunione e di solidarietà col popolo di Dio, benché stia pregando da solo. Questa è una cosa importante per noi da ricordare. Nelle nostra preghiere è importante che diciamo: Signore grazie per questo, ho bisogno di quello, ti prego d’aiutarmi. Ma anche quando sei lì da solo con nessun altro nella stanza, assicurati d’usare pronomi come noi e nostri perché mentre preghi sei parte d’un corpo, e qualunque cosa il corpo intero esperisce in qualche modo tu esperisci e ne condividi gioie e dolori. Così, Neemia adora Dio e confessa questi peccati.
E dopo che ha ottenuto perdono chiede a Dio qualcosa in una sola riga, nel verso 11, l’ultima parte Neemia chiede “Concedi oggi stesso, ti prego, buon successo al tuo servo, facendogli trovare clemenza agli occhi di quest’uomo.” Ora, nemmeno questa petizione era in fin dei conti per se stesso e per la propria comodità. Disse: Signore, vado da re Artaserse a chiedergli il permesso di tornare a Gerusalemme per ricostruire la santa città, la tua città e ti prego di darmi successo in tutto questo. Vedete che anche questa richiesta aveva un riferimento al regno di Dio. Sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà. La sua preoccupazione non era per se stesso. Mentre fa questa petizione non sta pensando a sé: Signore, ti prego fammi avere successo nella missione di ricostruire la chiesa di Dio a Gerusalemme. E mi piace l’ultima riga: fammi trovare clemenza agli occhi di quest’uomo.
Ora, quest’uomo a chi fa riferimento? Ha riferimento ad Artaserse il grande re dell’impero persiano. Avrebbe potuto dire: Signore, ti prego, poiché tu sei un Dio sovrano, fa in modo che il grande re Artaserse che è l’uomo più importante della terra, l’uomo più potente del mondo davanti al quale milioni di persone si chinano e l’adorano in timore e tremore, Signore ti prego di muovere il cuore del grande re Artaserse affinché consideri la mia richiesta con favore. Ma cosa fa invece? Dice fammi trovare compassione presso quest’uomo. Quest’uomo. Voglio dire, tutti quanti al mondo tremano davanti a questo grande re dell’Impero persiano. Neemia dice: Signore fammi trovare favore e compassione presso quest’uomo. È tutto quello che è, un uomo. Tutti pensano che egli sia grande e potente, è un uomo come me. Lui crede di comandare in tutto l’impero persiano, ma tu o Signore sei il Signore della storia che governa le faccende degli uomini, perciò io prego solo che tu mi faccia trovare compassione davanti a lui.
Notate che nel mezzo della preghiera ci insegna un’altra cosa importante sul pregare. Dice, nel verso 7:
“Ci siamo comportati molto malvagiamente contro di te e non abbiamo osservato i comandamenti, gli statuti e i decreti che tu ordinasti a Mosè, tuo servo. Ricordati della parola che ordinasti a Mosè, tuo servo, dicendo: ‘Se peccherete, io vi disperderò fra i popoli; ma se tornerete a me e osserverete i miei comandamenti e li metterete in pratica, anche se i vostri dispersi fossero ai confini del cielo, io di là li raccoglierò e li ricondurrò al luogo che ho scelto per farvi abitare il mio nome’”
Ora, voi ed io dovremmo usare quest’espressione “ricordati” più spesso quando stiamo parlando a Dio. E vedremmo più risposte alle preghiere. Egli disse “Ricordati della parola che ordinasti a Mosè, tuo servo” e poi cita Levitico 26. In altre parole sta chiedendo qualcosa a Dio, e poi sta umilmente ricordando a Dio ciò che ha promesso, Cosicché la sua richiesta di perdono è fondata su una promessa che Dio ha fatto nel libro del Levitico 26. Neemia rafforza la sua richiesta umilmente ricordando a Dio la sua promessa. Ed è il modo in cui pregò anche Giacobbe. È il modo in cui molte grandi persone di Dio hanno pregato. Imparate a pregare in quel modo. Quando avete svariate richieste che presentate a Dio, rafforzatele. Dio ama essere convinto dalla forza di un argomento purché prendiate l’argomento dalla sua parola. E così, quando chiedete a Dio qualcosa, dite: ricordati cosa hai detto. Ora, non lo dite in modo da intendere: ti ho messo all’angolo, Dio. Lo dite in spirito d’umiltà: Signore ricordati la tua promessa.
Ora, sapete perché la maggior parte delle persone oggi non prega più il quel modo? Sapete perché la parola ‘ricordati’ indirizzata a Dio non è usata quasi mai? Perché nessuno conosce più la bibbia. E se vogliamo imparare a pregare e vedere risposte alle nostre preghiere c’è un segreto: dobbiamo leggere la bibbia più di quanto facciamo. Dobbiamo conoscere la bibbia in modo che avremo argomenti da presentare al Signore per quanto riguarda il perché dovrebbe rispondere alle nostre preghiere.
Così, nel secondo capitolo, primi 8 versi Neemia va da re Artaserse e gli chiede il permesso di tornare a Gerusalemme. Ora, c’è una piccola, interessante frase qui che voglio notiate. Il re nota che Neemia è triste e Neemia ha paura che il re sospetti che sia in atto qualcosa contro la sua persona. I re orientali erano terrorizzati da questa prospettiva e scrutavano la faccia dei loro coppieri. La tristezza non era ammessa davanti al re, persone erano morte per meno di così. Così il re gli chiese cosa volesse, e notate questa interessante, piccola frase nel verso 4: “Il re mi disse: «Che cosa domandi?». Allora io pregai il DIO del cielo e poi risposi al re: «Se questo piace al re e il tuo servo ha trovato favore agli occhi tuoi, lasciami andare in Giudea, nella città dei sepolcri dei miei padri, perché possa ricostruirla».” Nel bel mezzo della conversazione col re, sta parlando col re e parlando con Dio allo stesso tempo, sta pregando mentre sta parlando al re. Questo vi dice qualcosa della vita di Neemia e del suo personale cammino con Dio giorno dopo giorno.
Infatti, molte delle preghiere lungo tutto il libro di Neemia sono solo di una riga. Sono solo delle piccole preghiere spontanee che erompono dal cuore davanti a Dio. E quel modo di pregare, essere capaci di pregare Dio mentre stai parlando col re, e queste piccole preghiere spontanee spuntano da una vita di stretta relazione personale e amicizia col Dio vivente. E questo è il fattore che segnava la sua vita.
E così il re dà a Neemia il permesso di tornare Gerusalemme, Così, nel capitolo 2:9-20, nel 444 a.C. Neemia torna a Gerusalemme. E 52 giorni dopo le mura sono completate e la ricostruzione finita. 52 giorni in tutto con ogni sorta di opposizione. Dice 52 giorni in 6:15 per finire le mura e mettere in sicurezza la città di Gerusalemme.
E così ricostruisce le mura nel capitolo 3. Il capitolo 3 è un capitolo affascinante. Lo si può leggere solo per passione archeologica e storica quanto per propria benedizione spirituale. Semplicemente leggetelo e vedete tutti i dettagli riguardo a queste svariate persone che contribuirono a ricostruire il muro. Non tutti erano entusiasti. Guardate 3:5 “vicino a loro lavoravano alle riparazioni i Tekoiti; ma i nobili fra di loro non piegarono il collo per fare il lavoro del loro Signore.” Non tutti in Israele erano d’accordo di dover aiutare. Poi guardate il verso 8: “Vicino a loro lavorava alle riparazioni Uzziel, figlio di Harhaiah, uno degli orefici; vicino a lui lavorava alle riparazioni Hananiah, uno dei profumieri.” Così, abbiamo qui questi tizi che non avevano i calli sulle mani a fare profumi e anelli d’oro che vanno sulle mura a partecipare alla costruzione di questa costruzione in grosse pietre. Persone da ogni settore di vita.
E proprio per mero interesse guardate alle varie cose che dice su cosa ci fosse in città a quel tempo. Nel verso 11, l’ultima parte dice: “ ripararono un’altra parte delle mura e la torre dei Forni.” E guardate al verso 12, un uomo portò a lavorare sulle mura perfino le sue due figlie. La seconda parte del verso 15 parla del giardino del re fino ai gradini che scendono dalla città di Davide. L’ultima parte del 16 parla di una piscina artificiale. L’ultima parte di 19 parla di un arsenale. Nell’ultima parte del verso 26 parla di una grande torre sporgente. E notate che queste persone erano responsabili di ricostruire le mura davanti alle loro case, per la protezione delle loro famiglie. Notate la frase ripetitiva del verso 21, la seconda parte: “Fino all’estremità della casa …” L’ultima parte del verso 23 “Presso la sua casa.” Verso 28 “Al di sopra della porta dei Cavalli, i sacerdoti lavorarono alle riparazioni, ciascuno di fronte alla propria casa.” Che questi capifamiglia erano responsabili della protezione della propria famiglia e pertanto ripararono le mura che stavano lì davanti alla loro casa.
Ora giungiamo al capitolo 4 e vedete che c’era un sacco d’opposizione alla ricostruzione delle mure. Ed è importante studiare l’opposizione che fu fatta a Neemia e ai fedeli dal di dentro quanto dal di fuori la città, perché la vera prova del carattere, tu vuoi essere messo alla prova per vedere di cosa sei fatto, il vero test del carattere avviene quando una persona affronta crisi e risponde a opposizioni e persecuzioni. Si scioglie? O rimane fermo? Vediamo dunque cosa possiamo imparare di Neemia. E comprendete ora, che mentre vediamo gli Ammoniti, i Moabiti, gli Arabi e gli Ashdoditi creare difficoltà a Neemia, che dietro la loro opposizione c’è il vecchio serpente stesso. Neemia comprendeva qualcosa che anche noi non dobbiamo perdere di vista per noi stessi, e questa cosa è che ogniqualvolta l’opera di ricostruzione della città di Dio sta avanzando potete star sicuri che Satana gli si opporrà con attacchi crudeli e continui. Esdra lo aveva imparato, l’abbiamo studiato la scorsa domenica. Neemia sapeva che quando le cose stanno andando bene nella ricostruzione del tempio nella città e nella chiesa di Dio bisogna spettarsi che Satana sia indomito nel cercare di distruggere ciò che si sta costruendo.
Un commentatore ha detto questo: “Ogni fraintendimento, ogni sottovalutazione o incuria del nemico che combattiamo sarà fatale. Egli è potente in tutto il mondo, tenace, spietato, brutale, persistente e cerca solo un fine, e questo è la distruzione della vostra anima e della chiesa e della città e regno di Dio.” Ed egli ha ogni sorta, una grande varietà di trucchi nella sua borsa dei trucchi. Le forme che l’opposizione prende. Per esempio, guardate al capitolo 4:1-6:
“Quando Sanballat venne a sapere che noi stavamo ricostruendo le mura, si adirò, s’indignò grandemente e scherní i Giudei e disse davanti ai suoi fratelli e ai soldati di Samaria: «Che cosa stanno facendo questi rammolliti Giudei? Si fortificheranno? Offriranno sacrifici? Finiranno in un giorno? Faranno forse rivivere le pietre consumate dal fuoco dai mucchi di macerie?» Tobiah l’Ammonita, che gli stava a fianco, disse: «Costruiscano pure! Ma se una volpe vi sale sopra, farà crollare il loro muro di pietra!». «Ascolta, o DIO nostro, perché siamo disprezzati! Fa’ ricadere sul loro capo il loro vituperio e abbandonali al saccheggio in un paese di schiavitú! Non coprire la loro iniquità e non permettere che il loro peccato sia cancellato davanti a te, perché ti hanno provocato ad ira davanti ai costruttori». Noi dunque ricostruimmo le mura che furono congiunte assieme fino a metà della loro altezza; il popolo aveva preso a cuore il lavoro.”
Qui vedete derisione, intimidazione, imbarazzo. Quando state cercando di servire il Signore, Satana cercherà di farvi sembrare e farvi sentire come degli sciocchi. Videro questo muro e questi Ammoniti e Moabiti dissero: Voi volete sconfiggere l’umanesimo? Così piccoli e patetici e irrilevanti come siete? Un piccolo solitario gruppo di persone sopra un cumulo di rovine?
Quale fu la reazione di Neemia? Due cose: pregare e persistere nella via. Stavano cercando d’intimidirlo. Ma qual è lo scopo dell’intimidazione, comunque? Paralizzare il lavoro e causare il fermo dei lavori e della ricostruzione della città di Dio in modo che i nemici la possano devastare. E notate quale fu la reazione di Neemia. Pregò e mise la cosa davanti a Dio. E poi tornò a lavorare. Non diede alcun peso a ciò che avevano detto e proseguì. E la gente era determinata a lavorare. Alcuni erano demoralizzati, ma quelli di noi che non lo erano continuarono a lavorare finché il lavoro fu terminato.
Ora, voglio che notiate la preghiera imprecatoria, qui. Neemia prega riguardo a questi pagani:
“Fa’ ricadere sul loro capo il loro vituperio e abbandonali al saccheggio in un paese di schiavitú! Non coprire la loro iniquità e non permettere che il loro peccato sia cancellato davanti a te, perché ti hanno provocato ad ira davanti ai costruttori”
probabilmente parlando del loro peccato particolare di opporsi al tempio e alla ricostruzione della mura. Non sta pregando in modo vendicativo, sta semplicemente chiedendo a Dio di essere fedele a ciò che aveva promesso. Questa è una preghiera imprecatoria. Prega che Dio non perdoni queste persone, che le maledica, che le sconfigga e che le faccia andare in cattività. Perché? Perché Dio aveva detto nel suo patto in Genesi 12:1-3: “benedirò quelli che ti benedicono e maledirò quelli che ti maledicono.” E pertanto Neemia sta semplicemente pregando che Dio sia fedele a ciò che ha promesso. Non c’è nulla di vetriolico in tutto questo. A noi suona come violento. E sapete perché ci sembra violento? Perché non siamo centrati su Dio e non siamo consumati dal desiderio di fare la volontà di Dio nel ricostruire la città di Dio quanto lo era Neemia. Voglio dire che era consumato da questo desiderio. Questa è la città di Dio. Essi la stanno contrastando, non stanno contrastando me, stanno contrastando Dio. E perciò fu a motivo di questa focalizzazione su Dio che lo consumava che Neemia pregava così vigorosamente nei confronti di quelli che cercavano di bloccare il lavoro di Dio.
Bene, guardate ai versi 7-9 e vedete un diverso tipo di opposizione. Capitolo 4:7 ss.
“Quando però Sanballat, Tobiah, gli Arabi, gli Ammoniti e gli Asdodei vennero a sapere che la riparazione delle mura di Gerusalemme, progrediva e che le brecce cominciavano a chiudersi, si adirarono grandemente, e tutti assieme congiurarono di venire ad attaccare Gerusalemme e a crearvi disordini. Ma noi pregammo il nostro DIO e a causa di loro ponemmo contro di loro delle sentinelle di giorno e di notte.”
Qui vedete un’ingannevole cospirazione. I nemici hanno circondato la città, stanno cercando di penetrarla, stanno cercando di creare confusione nella città in modo da interrompere i lavori. E Neemia cosa fa? Prega e continua i lavori. Mette delle guardie. Non è uno stupido, sa che questa gente ha la capacità di far male. Istituisce una guardia. Ma prega e affida la cosa interamente Dio. E poi continua a fare ciò che Dio lo ha chiamato a fare. Senza tener conto di ciò che sentiva dentro e senza tener conto delle intimidazioni. Egli fece ciò che Dio lo aveva chiamato a fare.
Guardate ora a 4:10-23: “Quelli di Giuda però dicevano.” E notate che segue un poema:
“«Le forze dei portatori di pesi vengono meno, e le macerie sono tante che noi non riusciremo a costruire le mura!». Inoltre i nostri avversari dicevano: «Essi non sapranno e non vedranno nulla, finché noi piomberemo in mezzo a loro e li uccideremo; cosí faremo cessare i lavori». Ma quando i Giudei che dimoravano vicino a loro vennero per ben dieci volte a dirci: «Da qualsiasi parte vi volgerete, ci saranno addosso», io disposi uomini armati nei luoghi piú bassi dietro le mura; vi disposi il popolo per famiglie, con le loro spade, le loro lance e i loro archi.
Ciò che segue è un brano che era citato sovente nei sermoni dei puritani: “Non abbiate paura di loro! Ricordatevi del Signore grande e tremendo e combattete per i vostri fratelli, per i vostri figli e figlie, per le vostre mogli e per le vostre case!”
Cosa sta succedendo qui? Succede che il nemico sta cercando di scoraggiare le persone con la prospettiva della sconfitta, in modo che verrebbero neutralizzati e penserebbero, ebbene, a che pro? Non riusciremo comunque a finire in tempo. Se lo costruiamo non sarà abbastanza solido, E chi sa cosa succederà? Cercarono di farli diventare pessimisti. Notate la canzone. Ora, chiunque può cantare una canzone. Questa era in testa alla hit parade quella settimana. E questa è la canzone che cantavano:«Le forze dei portatori di pesi vengono meno, e le macerie sono tante che noi non riusciremo a costruire le mura!» Cantala ogni giorno e otterrai un’attitudine da sconfitto. Canta una canzone che è orientata alla sconfitta e verrai sconfitto e neutralizzato. Ora, prima che andiamo avanti, voglio che notiate che fu probabilmente un’Ammonita, o un Moabita o un Arabo a scrivere quella canzone. E poi la infiltrò nella stazione radio di Giuda. E vi ricordate cosa dicevano i pagani negli anni 60? Tu insegna pure quel che vuoi insegnare nella tua scuola domenicale. Lascia solo che sia io a scrivere la canzoni che i tuoi figli cantano. E le mie canzonette vinceranno sulla tua dottrina domenicale. Voglio che ricordiate cosa fa la musica alle persone, per il bene e per il male. La musica che ascolti e la musica che canti modella ciò che succede nel tuo cuore.
Ora, quale fu la reazione di Neemia? Continuò a lavorare. Disperse il disfattismo ricordando loro chi Dio è. E guardate nel verso 14. Dice: “Non abbiate paura di loro! Ricordatevi del Signore grande e tremendo.” Il disfattismo è sempre il risultato dell’avere un Dio troppo piccolo, e così Neemia rammenta loro quanto grande e potente Dio è.
Bene, dopo aver ricostruito le mura egli procede a ricostruire l’economia nel capitolo 5. E questo è un altro capitolo affascinante. Ci dice molto del coraggio intransigente di Neemia, il suo vero carattere. La sua leadership decisiva. La sua indignazione per le ingiustizie sociali che lo motivarono a risolverle. La sua compassione per gli oppressi. Il suo coraggio di denunciare il male anche quando vi sono coinvolti uomini potenti. La sua consapevolezza che stava lavorando per l’approvazione di Dio nella sua generosità sacrificale. Ora di chi ho appena descritto il carattere? Ho descritto il carattere di Cristo. E qui vedete un carattere simile al Cristo nel carattere di Neemia stesso. Ed egli opera queste riforme economiche. I capi locali e provinciali stavano tassando troppo la gente. Ne conseguì che dovevano chiedere dei prestiti per pagare le tasse. Gli interessi andavano alle stelle. Per recuperare tasse ed interessi venivano confiscate le proprietà. La gente doveva vendere come schiavi i propri figli per poter mettere insieme il necessario per le tasse e l’usura. E così Neemia si presenta e dice: tutta questa situazione economica deve cambiare in accordo con la parola di Dio. Così li rimprovera, dice loro che devono rendere conto a Dio onnipotente e così pose fine all’usura.
Ora, cos’è l’usura? Usura è chiedere interessi su prestiti caritatevoli. Egli stesso aveva prestato denaro a delle persone perché pagassero tasse e interessi. Nei versi 11 e 12 egli mise fine all’usura e cominciò un’opera di restituzione delle proprietà confiscate. Nel verso 12 richiese un giuramento che non l’avrebbero più fatto. Nel verso 14 disse che non aveva e non avrebbe ricevuto compenso per il suo ufficio di governatore della città. Nel verso 15 rigettò la tirannia fiscale imposta dai suoi predecessori perché temeva il Signore. Nel verso 16 ricordò di essersi impegnato di persona alla ricostruzione delle mura. Non c’era lavoro troppo manuale per lui. E nei versi 17-18 rammentò d’aver personalmente mangiato e bevuto con i capi e col popolo per mantenerli motivati.
Ora andiamo al capitolo 6. E nel capitolo 6 fino alla prima parte del capitolo 7 osserviamo ulteriore opposizione. Noi abbiamo bisogno d’imparare queste cose pratiche. Il tipo d’opposizione che possiamo aspettarci quando stiamo ricostruendo la città di Gerusalemme. Ora, malgrado queste cose siano avvenute secoli fa, Satana usa ancora le stesse tattiche oggi. E alcune di queste ci sono molto famigliari. Neemia sapeva come trattare con queste pressioni e questa insidiosa opposizione. E non avrebbe permesso che nulla lo dissuadesse dalla sua missione di restaurare la città di Dio. Un commentatore ha detto questo, così potete comprendere questo capitolo: “I nemici di Neemia lanciarono una guerra di nervi su Neemia, perché erano infine giunti a comprendere che egli era la chiave dell’intero progetto. Toglilo dalla scena e il lavoro cessa immediatamente.”
Così, nei primi quattro versi vediamo ora altre cospirazioni. dall’esterno. Neemia non si fa raggirare. La sua risposta è semplice e tersa. Egli dice al verso 3:
“Cosí io mandai loro dei messaggeri a dire: «Sto facendo un grande lavoro e non posso scendere. Perché si dovrebbe interrompere il lavoro, mentre io lo lascio per scendere da voi?»”
Non ho tempo di lasciarmi coinvolgere in questa cospirazione, dice, non ho tempo di lasciarmi prendere dalle vostre minacce. Dio mi ha istituito. Questo è ciò che tutti noi dobbiamo rispondere: che Dio ci ha istituiti per questo compito particolare. Non possiamo abbandonare ciò che Dio ci ha dato da fare. Come ha detto un commentatore: la miglior risposta all’opposizione è continuare a lavorare. E compiere la volontà di Dio. E allora gli altri vedranno la potenza di Dio.
Poi, nei versi 5-9 vediamo la pressione della calunnia. leggiamo. Capitolo 6, versi 5-9:
“Allora Sanballat mi mandò il suo servo a dirmi la stessa cosa per la quinta volta con in mano una lettera aperta, nella quale stava scritto: «Corre voce fra le nazioni, e Gashmu l’afferma, che tu e i Giudei tramate di ribellarvi perciò, secondo queste voci, tu stai ricostruendo le mura, per diventare il loro re, e avresti persino stabilito dei profeti per fare la tua proclamazione a Gerusalemme, dicendo: “C’è un re in Giuda! Ora, queste cose saranno riferite al re. Perciò vieni e consultiamoci assieme». Ma io gli mandai a dire: «Le cose non stanno come tu vai dicendo, ma tu le inventi nella tua stessa mente». Tutta quella gente infatti voleva farci paura e diceva: «Le loro mani lasceranno il lavoro che rimarrà incompiuto». Ora perciò, o DIO, fortifica le mie mani!”
La calunnia è uno degli strumenti più poderosi che satana usa contro di noi. Molto più potente di cannoni, bombe e terrorismo. Neemia fu incolpato di progettare un tradimento. Fu accusato di avere pretese al trono. Fu incolpato d’aver corrotto profeti influenti per sostenere la sua rivolta nel tentativo di screditarlo. Ora, la cosa interessante, qui è che era tutto stato scritto in una lettera aperta che Sanballat aveva scritto a chi può interessare. Queste accuse non sono verbali, sono scritte in una lettera aperta che sembra ufficiale che ovviamente deve essere mandata a delle persone in carica. Ma non c’è l’indirizzo in cima allo scritto. E il punto è che chiunque può leggere questa lettera e questi rumori e presumibilmente, visto che proviene da una fonte ufficiale anche crederli e divulgarli, e distruggere la credibilità di Neemia.
Cosa fece Neemia? Fece un semplice diniego e pregò. Tutto quel che fece. Non diede inizio ad una grande campagna elettorale. Disse semplicemente che avevano inventato tutto nel loro cuore. Dio mi aiuta. Andiamo al lavoro. Quello è il modo di trattare la calunnia E poi nei versi 10-14 abbiamo la pressione del terrorismo. E anche questo ci dice molto di Neemia. Dice nel verso 10:
“Io andai allora a casa di Scemaiah, figlio di Delaiah, figlio di Mehetabeel, che si era rinchiuso là dentro; egli mi disse: «Troviamoci assieme nella casa di DIO, dentro il tempio, e chiudiamo le porte del tempio, perché verranno ad ucciderti; essi verranno a ucciderti di notte». Ma io risposi: «Può un uomo come me darsi alla fuga? Potrebbe un uomo simile a me entrare nel tempio per salvare la vita? No, io non entrerò».”
Cosa sta dicendo? Dice, ti vogliono uccidere. Vogliono assassinare Neemia. Il posto più sicuro per noi è entrare nel tempio e chiudere le porte a chiave. Non ci prenderanno lì. Non penseranno nemmeno che si sia lì perché in realtà non dovremmo esserci. Non gli passerà per la testa di cercarci lì dentro perché solo i sacerdoti possono entrare lì. Perciò saremo al sicuro. E Neemia rispose: così volete che io trasgredisca la legge di Dio? Volete che entri nel tempio perché avete appena detto che è il luogo più sicuro perché entrarci ci è proibito da Dio? Chi credete che io sia? Un uomo come me non fugge in questo modo. Io vivrò per la parola di Dio. E il mio benessere e la mia sicurezza sono irrilevanti per l’intera situazione. Fintanto che fuggissi sarei vulnerabile, potrebbe aver detto Neemia, ma se sto al mio posto a fare ciò che Dio mi ha chiamato a fare, nessuno può torcere un capello del mio capo senza la volontà di nostro Padre che è in cielo.
Poi, nell’ultima parte del capitolo 6 vediamo aumentare la pressione dell’intimidazione della sovversione. Nessuna delle quali funziona.
Nel capitolo 7: 5-73 c’è un grande censimento. Ora notiamo sia in Esdra sia in Neemia questi elenchi di persone, questi coraggiosi pionieri che rimpatriarono. A proposito, per quelli cui piacciono queste statistiche, ci sono 406 versetti in Neemia. Le preghiere occupano 46 versetti. Questo è l’11% del libro. La storia ne prende 146. Il 36% del libro. E vari elenchi occupano 214 dei 406 versi, qualcosa come il 53% del totale. Perciò non passateci sopra. Metà di questo libro, ispirato dallo Spirito santo e inerrante ci è stato dato in elenchi. E di certo la ragione è che il popolo di Dio deve comprendere la propria identità storica. Noi dobbiamo comprendere ed avere un senso della storia, un collegamento col nostro grande passato in modo da poter capire il presente, avendo il senso della storia, comprendendo da dove veniamo, chi siamo, nei termini di come Dio ha trattato con noi lungo tutta la storia del popolo pattizio. Questo è essenziale per vivere la vita cristiana.
Ebrei 12:1-2 dice che vedendo che abbiamo un tal nugolo di testimoni, corriamo la nostra gara della vita con successo. Prendendo in considerazione questa grande storia che noi abbiamo come popolo di Dio, orsù, corriamo la corsa dalla vita, che non stiamo correndo da soli, stiamo correndo come parte di un grande movimento che che sta funzionando da millenni nei quali le persone hanno affrontato molte delle cose che affrontiamo noi. Cose peggiori, più grandi, e Dio è stato loro fedele lungo tutta la loro storia.
Poi veniamo al capitolo 8 sul quale abbiamo speso parecchio tempo qualche mese fa, mostrando che la predicazione della parola di Dio, la lettura e l’esposizione della parola di Dio fu usata come catalizzatore per portare un grande rinnovamento ad Israele. E nel modo in cui Esdra predicò alla Porta delle Acque vediamo un modello per la predicazione protestante e in particolare riformata da quel tempo in poi, modello in cui la Bibbia viene letta e poi lo scopo del predicatore è semplicemente di dare il senso di ciò ch’è stato letto. È di spiegare la bibbia. È di esporre ciò che c’è lì nel testo. E mi piace questo aneddoto: qualcuno chiese se gli piacesse quel famoso predicatore, e il critico rispose: beh, non credo che sia così grande come si dice, tutto quello che ha fatto è spiegare la bibbia. Ma invece quello è il modello della predicazione riformata. È il catalizzatore. Che quando la parola di Dio è negletta, dove la predicazione di quella parola è trascurata, si vede crescere l’apostasia. Dove la lettura e la predicazione della parola è apprezzata con grande cura, lì si vede rinnovamento e riforma. E poi nell’ottavo capitolo vediamo gli effetti della lettura della parola di Dio: quando la gente ha fame ed ha appetito per essa, adorano Dio. Amano adorare Dio, c’è una gioia che riempie la loro vita. C’è un rimorso per il peccato, c’è un gioire nell’amicizia di Dio e c’è una rinnovata obbedienza alla parola di Dio.
E poi, nel capitolo 9 abbiamo una delle preghiere più belle. E ci abbiamo già speso parecchio tempo anche su questa. Vorrei avere il tempo per procedere verso dopo verso in questo grande capitolo 9. Qui c’è una grande preghiera nazionale di confessione di peccato. Il popolo di Dio prega e queste persone confessano i peccati dei loro padri e i loro peccati, e notate che questa grande preghiera scaturisce dalla convinzione di peccato che li prende per la predicazione della parola di Dio. I capitoli 8, 9 e 10 vanno insieme. Nel capitolo 8 la parola di Dio è predicata con potenza producendo convinzione di peccato. Il capitolo 9 è una grande preghiera di confessione di peccato. E quando giungiamo al capitolo 10 vediamo che il risultato di questa predicazione e di questa confessione è il rinnovamento del patto nella ri-dedicazione della gente a vivere per il Signore in ogni area della loro vita. E così abbiamo un grande patto, un patto nazionale nel capitolo 10 che viene sottoscritto da tutti, nel quale essi pregano: Signore, noi ci ri-dedichiamo ad essere il tuo popolo. Ci ri-dedichiamo a mantenere l’antitesi tra noi e il mondo. Ad essere completamente e solamente tuoi. E se non lo saremo, maledicici. Se non lo saremo, possano cadere sul nostro capo tutte le maledizioni di Deuteronomio 28. Se apostatiamo, che sperimentiamo pure le tue maledizioni. Se saremo fedeli per grazia tua, che sperimentiamo tutte quelle benedizioni. Voi ed io, abbiamo l’umiltà e la fede di pregare questo tipo di preghiera? Di pregare: “Signore, ci dedichiamo a te. Sappiamo che non saremo mai perfetti, ma ci dedichiamo a te per essere tuo popolo, per essere santi e completamente e solamente tuoi. Per camminare nella via dei tuoi comandamenti, di porre la nostra fiducia in Cristo solo per la nostra salvezza. E se mai apostatiamo, come individui, come famiglie o come chiesa, ci cadano addosso tutte le maledizioni di Deuteronomio 28.” Questo è ciò che dissero queste persone.
E così ci fu un grande servizio di dedicazione nel capitolo 12. Altri elenchi nel capitolo 11. Nel capitolo 12 c’è una grande funzione religiosa di dedicazione nel tempio con molto cantare. Lo avrete notato se avete letto già il capitolo 12 altre volte. Voglio che osserviate alcune cose. Il verso 27: “Alla dedicazione delle mura di Gerusalemme, mandarono a cercare i Leviti da tutti i loro luoghi, per farli venire a Gerusalemme per celebrare la dedicazione con allegrezza, con lodi e con canti, cembali, arpe e cetre.” Verso 29: “da Beth-Ghilgal, e dalle campagne di Gheba e di Azmaveth, poiché i cantori si erano costruiti villaggi tutt’intorno a Gerusalemme.” Verso 31: “ Poi io feci salire sulle mura i capi di Giuda e formai due grandi cori di lode. Il primo s’incamminò a destra, sulle mura, verso la porta del Letame;” Verso 35: “Alcuni di loro avevano trombe.” Verso 36: “avevano strumenti musicali” Verso 38: avevano un secondo coro. Verso 40: i due cori si sistemarono dentro al tempio. La seconda parte di verso 42: “I cantori cantarono a voce alta, sotto la direzione di Jezrahiah.” E cos’ si rallegrarono, tutti, anche donne e bambini. (vs. 43) e così vediamo questo armonico, continuo sovrapporsi di orchestre, cori e cantanti. E se tornate un attimo a 7:67 dice: “cantori e cantanti” È bello avere un versetto così nella bibbia quando hai una moglie che canta. Così, qui ne avete la ratificazione. Avevano non solo uomini, avevano donne che cantavano in questi cori. Ci fu molta gioia ed allegrezza a motivo della bontà e fedeltà di Dio. Ed essi gioirono in quella bontà e generosità di Dio.
E così arriviamo alla fine del libro di Neemia, il grande capitolo 13. L’abbiamo letto al principio. E voglio che lo vediamo di nuovo per concludere. È un capitolo molto commovente. Ed è un capitolo molto pratico. Ora, cos’era appena accaduto? È accaduto che se il popolo di Dio dà ascolto alla predicazione della parola di Dio e le si sottomette, diventano consapevoli dei loro peccati, hanno un rinnovato senso di dedicazione alla costruzione della città di Gerusalemme, la città di Dio, il tempio di Dio, la chiesa. Di conseguenza pregano, capitolo 9. Chiedono perdono. Nel capitolo 10 si ri-dedicano pubblicamente ad un rinnovato sforzo per essere popolo di Dio e non permettere che nulla li devii, li distragga o li scoraggi, indipendentemente da ciò che satana cerca di mettere sul loro cammino. E poi, nel capitolo 13 ci dice i dettagli.
Quali sono adesso alcune delle cose che devono cambiare nella vita di queste persone che si sono sottomesse alla parola di Dio e si sono ri-dedicate al Signore per vivere secondo la sua parola? Ebbene, leggete i versi 1-3. Alcune di queste cose sono così affascinanti.
“In quel giorno si lesse alla presenza del popolo il libro di Mosè e vi si trovò scritto che l’Ammonita e i Moabita non dovrebbero mai entrare nell’assemblea di DIO, perché non erano venuti incontro ai figli d’Israele con pane e acqua e perché avevano assoldato contro di loro Balaam, per maledirli; ma il nostro DIO cambiò la maledizione in benedizione. Come ebbero udito la legge, essi separarono da Israele tutta le gente straniera che si era mescolata a loro.”
La prima cosa che doveva cambiare e bisognava fare era l’esclusione degli stranieri increduli. Dico increduli perché c’erano molti stranieri in Israele. E gli stranieri erano accolti in Israele lungo tutta la sua storia, se rigettavano la loro idolatria e si sottomettevano al segno del patto e si dedicavano al Dio vivente e diventavano credenti. Obbedienti credenti di Dio. E così qui adesso c’è l’esclusione da Giuda degli stranieri increduli. Quel’è il punto?
Stanno ripulendo il tempio spirituale. Questo tempio è stato contaminato e le mura e le differenze sono state abbattute. Quella differenza deve essere ricostruita e mantenuta: l’antitesi. Tutto della cristianità biblica è antitetico al modo in cui il mondo umanista pensa e vive. E dire che tutto è antitetico, che è completamente diverso non è un hadicap. Dire che il modo in cui guardiamo la vita, il modo in cui rispondiamo alla vita, il modo in cui viviamo la vita e interpretiamo la vita e affrontiamo il futuro, dire che tutto di noi è antitetico al modo in cui il mondo pensa non è un handicap. Non è qualcosa di cui dispiacersi o commiserarsi. È ciò che ci rende efficaci ed attraenti. Perciò, più siamo antitetici, più sarà chiara la differenza tra noi e il mondo incredulo nel modo in cui pensiamo, nel modo in cui viviamo, il modo in cui lavoriamo, il modo in cui alleviamo i nostri figli. Nel modo in cui predichiamo e nel modo in cui adoriamo, nel modo in cui seppelliamo i nostri morti. E tutto il resto. Più siamo antitetici, più sarà chiaro il messaggio della grazia di Dio e del suo amore e della sua misericordia. Fintantoché viviamo come il mondo e ci compromettiamo con esso nel modo in cui spendiamo il nostro denaro, nel modo in cui alleviamo i nostri figli e il modo in cui pensiamo, il messaggio sarà opaco, confuso, annebbiato, fosco. Ma più saremo diversi, più sarà ovvio che Dio ha fatto qualcosa nella vita di queste persone.
Vi ricordate che quando le mura furono terminate in 52 giorni c’è scritto che Sanballat e quei Moabiti e quegli Arabi e quegli Ammoniti e Ashdoditi dissero: “Dio deve essere con loro” (6:16), ‘facciamo un passo indietro, c’è qui qualcosa di soprannaturale.’ Anche i pagani vedono queste cose. E perciò se noi manteniamo chiara la differenza, essi la vedranno. E per grazia di Dio qualcuno di loro sarà condotto a Cristo.
Versi da 4 a 9 Tobia viene espulso. Ricordate, Tobia era l’Ammonita, il pagano. E le cose erano andate così male durante l’assenza di Neemia quando tornò in Persia per un po’ di tempo, talché ripulirono una stanza del tempio e ci misero a vivere un principe pagano. Nel tempio. E così Neemia lo cacciò a calci e disinfettò stanza in cui aveva abitato. Perché la purezza della religione della chiesa devono essere mantenute ad ogni costo. Questo era particolarmente necessario nella minuscola comunità di Giuda a quel punto nel tempo. Se fossero stati più lassi, se avessero abbassato e lasciato distruggere le mura spirituali, se avessero fatto compromessi con il paganesimo, se avessero permesso che un pagano vivesse nel tempio del Dio vivente, allora, molto presto la nazione sarebbe stata distrutta di nuovo. E, amati miei, l’applicazione per noi è che quando siano neglette la predicazione della parola e la disciplina della chiesa non c’è modo di mantenere la purezza della chiesa. Quando la parola di Dio è guardata dall’alto in basso con disgusto e quando la disciplina ecclesiale non è praticata per codardia o incomprensioni non c’è modo di trattenere la chiesa dall’andare giù per la canna del cesso.
E poi nei versi 10-14 vediamo che viene rivitalizzata la decima. Cosa doveva cambiare? La gente doveva ricominciare a dare la decima. Dovevano ricominciare a dare il 10% al Signore. E questo procede sempre da un rinnovamento spirituale. Lo sapete che si può comprendere la storia degli Stati Uniti nei termini della decima? Un paio di secoli fa, anche di più, eravamo una grande nazione. Le chiese erano solide. Le famiglie erano solide. Il governo civile della nazione e degli stati era piccolo. Perché? Perché tutta l’assistenza sociale che si prendeva cura dei poveri, dei malati e dei bisognosi, era fatta dalle chiese, da famiglie e da associazioni di volontariato. E tutto quello che quel piccolo governo doveva fare era proteggerti dai cattivi. Questo è tutto. In questo modo il potere negli Stati Uniti era nelle mani della persone che davano la decima. Poi il governo civile cominciò e diventare sempre più grande, sempre più grande. Cominciò a prendersi cura dell’assistenza sociale, della gente malata, dei bisognosi, e come una grande piovra cominciò a strangolare ogni area di vita. Cosa accadde? La gente gradualmente smise di dare la decima, e quando la gente smette di donare indovinate cosa succede? La chiesa e le famiglie non sono più le istituzioni più solide e più influenti in Nord America. Lo stato diventa sempre più forte mano a mano che continua a dominare ogni aspetto di vita, e ci salassa non la decima ma il 50% o più del nostro reddito.
E così, quando la gente smise di dare, ci fu un trasferimento di potere in questa nazione. Un drammatico e mortale trasferimento di potere. Da noi a loro. E oggi le cose stanno così. E se vogliamo eliminare l’Agenzia delle Entrate, cosa che io prego riusciremo a fare, se vogliamo fermare l’aborto, se vogliamo fare in modo che questa piovra rattrappisca nella nostra cultura, in modo che avremo maggiore libertà, più giustizia nei tribunali, più prosperità, più sicurezza come popolo, ci deve essere un altro trasferimento di potere da loro a noi. E questo non avverrà finché non impariamo a dare la decima.
Volete sapere quali sono le due ragioni più comuni per non dare la decima? E questa non è una barzelletta, è la verità! La due ragioni più comuni per non dare la decima. La prima è: Non guadagno abbastanza, ho talmente tante spese e bollette che non guadagno abbastanza per dare la decima. Forse questo è il motivo per cui non hai abbastanza soldi, perché stai derubando Dio. Sapete qual’è la seconda scusa più comune, ed è vera! “io guadagno troppo” Se tu sapessi quanto guadagno capiresti che la decima è un sacco di soldi. E io dico a te: “Perché pensi che ti siano dati tutti quei soldi?” Così, ci fu una rinascita della decima.
E poi, nei versi 15-22 c’è un rinnovamento dell’osservanza del sabato. Protetta dallo stato. Stavano trattando il sabato come tutti gli altri giorni. La gente introduceva in città la loro mercanzia. I negozi erano aperti. Permettevano a stranieri d’entrare e commerciare. Tutti commerciavano di sabato. E infine Neemia disse: Tutto questo ha da finire se vogliamo che Dio ci benedica. Di sabato chiudete le porte. E così il sabato mattina presto gli stranieri sedevano fuori dalle porte per poter entrare per primi. Volevano entrare prima per non esser sanzionati, e Neemia era troppo astuto per questa cosa. Disse, io userò la forza contro di voi, vi farò malmenare se vi vedo ancora qui di sabato. E così non tornarono più. In altre parole, il sabato va osservato rigidamente. E ogniqualvolta c’è un periodo di rinnovamento c’è un rinnovamento della dedicazione a osservare il sabato. Santificare il sabato. Non è un giorno di lavoro. Non è un giorno in cui prendersi avanti rispetto alla settimana e progettare la domenica incontri coi tuoi clienti in modo da aver anticipato i tuoi concorrenti. Questo non è il motivo dell’esistenza del sabato. Questa è trasgressione del sabato. Il sabato non è per gioco e piacere, e per tutte quelle attività ricreative. E meraviglioso farlo qualsiasi altro giorno della settimana. Non è un giorno di divertimenti. Non è un giorno di lavoro. È un giorno di riposo e di adorazione. E benedetta è quella nazione dove il sabato è rispettato. E maledetta è quella nazione dove il sabato è trasgredito. E sapete, è incredibile come i cristiani che queste cose le sanno pensino di poterla fare franca coi loro compromessi domenicali. Quando osservare fedelmente il sabato non s’incastra bene coi loro progetti
Ed infine, anche, il sabato era protetto dallo stato. Lo stato deve proteggere il sabato, E ancora, infine, le cose devono cambiare nei matrimoni. Stavano sposando donne straniere. Ora, ricordate che questa non è un’affermazione razziale, è un’affermazione pattizia. Queste persone si sposavano con non credenti. E stavano mescolando l’antitesi permettendo ai loro figli e a loro stessi di essere sotto un giogo ineguale con non cedenti. E anche se ne abbiamo fatto un caso importante in precedenza, voglio ribadirlo e mostrarvi e spiegarvi questa cosa. La reazione di Neemia, sono certo che sarà stata criticato per questo. Guardate al verso 23. Dice:
“In quei giorni vidi pure alcuni Giudei che avevano sposato donne di Ashdod, di Ammon e di Moab; la metà dei loro figli parlava la lingua di Ashdod e non sapeva parlare la lingua giudaica, ma parlava soltanto la lingua di questo o di quel popolo.”
Idolatria, politeismo! E ciò che faceva più timore era che i figli di questi giudei che avevano sposato straniere parlavano lingue straniere. Nessuno di loro era capace di leggere o di scrivere in ebraico. Che c’è di male? La bibbia è scritta in ebraico. Ma c’è di più. E così, nel verso 25.
“Allora io li rimproverai, li maledissi, ne picchiai alcuni, strappai loro i capelli, li feci quindi giurare nel nome di DIO che non avrebbero dato le loro figlie ai figli di costoro e non avrebbero preso le figlie di quelli per i loro figli né per se stessi.”
Ora, perché agì in quel modo? Stava sclerando? Solo un’esplosione di rabbia incontrollata? Voglio dire, qual’è qui il punto? Perché fece questo? Il punto è che desiderava la venuta del Messia. Neemia fece così perché amava Cristo e bramava il giorno in cui sarebbe venuto il Messia e avrebbe salvato il suo popolo dai loro peccati. E perciò non voleva che nulla ne ostacolasse l’avvenimento. E per i Giudei, non parlare più ebraico, non essere più a Gerusalemme, e non avere più un’identità distinta avrebbe significato che il popolo dal quale doveva nascere il salvatore sarebbe entrato nell’oblio, e non ci sarebbe stato Salvatore. Posso capire perché abbia strappato capelli. Perché amava Gesù e non voleva che cosa alcuna interferisse con la venuta del Messia a salvarci dai nostri peccati.
Fatemi dire un paio di cose in conclusione. Una cosa pratica che si può vedere dal libro di Neemia è: Cosa è necessario per ricostruire la città di Dio? Preghiera sincera e duro lavoro. Cuore e perseveranza nel pregare. Determinazione e perseveranza nel lavorare all’opera che Dio ci ha assegnato. E quando stiamo lavorando sodo e pregando sodo, allora compiremo cose che ci sorprenderanno, e Dio farà cose che ci erano sembrate impossibili quando ci fidiamo di Lui e lo obbediamo.
La seconda cosa che impariamo è che qui si impara un sacco riguardo alla preghiera. È ovvio che questo rinnovamento e riforma sotto Esdra e Neemia ebbe il suo inizio nella preghiera. Ma voglio che notiate qualcosa. L’obbiettivo della riforma non era la preghiera. L’obbiettivo era la risposta alla loro preghiera che era la restituzione della legge di Dio nella vita del popolo di Dio. La restituzione della legge di Dio, l’obbedienza a quella legge, un ritorno alla fedeltà in dottrina e fedeltà nella vita fu l’effetto principale di quel rinnovamento quanto anche il motivo principale per averlo. Perché lo standard per una società che si sta riformando è sempre stato e sempre sarà la legge di Dio. Il problema oggi è che molti di quei cristiani ben intenzionati che sinceramente chiamano la chiesa a seria preghiera per un rinnovamento non riconoscono la necessità di restaurare i fondamenti dottrinali ortodossi e riformati che stanno alla base di qualsiasi duratura riforma della società.
Quindi, per quanto sia importante la preghiera per il rinnovamento e la riforma, la preghiera non può essere divorziata dalla dottrina biblica o ne risulterà anarchia. Chiamiamo perciò la chiesa a pregare per il rinnovamento secondo gli standard della parola di Dio e, come ha detto qualcuno, che non ci facciamo prendere da equivoci, da scusanti o da ritirate finché la grandezza del regno sotto i cieli e la terra siano dati ai santi dell’Iddio Altissimo. Che Dio conceda che ogni forma di indolenza e di ignoranza siano scacciate dalla chiesa e che essa a sua volta scacci l’iniquità da questo paese. Parlare di riformare la cultura senza riformare l’arrogantemente ignorante chiesa americana impotente, è pura stupidità. E dunque, come dovrebbe essere la nostra preghiera? Oh Signore, donaci un po’ di rivitalizzazione nella nostra schiavitù, nella tua grande compassione, oh Signore, non abbandonarci; poiché tu sei un Dio compassionevole pronto a perdonare, misericordioso, lento all’ira e di gran bontà. Fa rivivere la tua opera nel tempo, e nella tua ira ricordati la misericordia.
Preghiamo: Ti ringraziamo, oh Dio, per questo libro di Nehemia che muove l’anima, preghiamo che tu spinga la spada dello Spirito in profondità nelle nostre coscienze, convincici di queste cose che dovettero essere cambiate in Gerusalemme se doveva essere la città di Dio. Se siamo convinti, fa sì che possiamo operare quei cambiamenti necessari nelle nostre vite, perché noi vogliamo piacerti, vogliamo essere consumati dal desiderio di te, vogliamo camminare quotidianamente con te cosicché possiamo lodarti spontaneamente davanti a dei re, come fece Nehemia. Vogliamo essere persone integre e di carattere che non possono essere atterrate e isolate dal compito, dalla missione che ci hai dato come individui, come famiglie, come chiesa. Perciò, oh, Signore, noi ti preghiamo di portare riforma nei nostri cuori, nelle nostre chiese, che la predicazione del vangelo porti in noi convinzione di peccato, che ci possa essere reale confessione di peccato da parte nostra, e che possiamo essere mossi dal tuo Spirito, da sentita, pratica ri-dedicazione di noi stessi ad essere santi ed esclusivamente tuoi. Affinché le differenze tra noi e il mondo siano chiaramente manifeste, di modo che siamo efficaci e attraenti nel presentare il vangelo di Cristo a uomini e donne perduti. Nel nome di Gesù. Amen.