IL PERCHÈ DELLA RESISTENZA CRISTIANA
PUÒ UN CRISTIANO RESISTERE AI TIRANNI E CONTEMPORANEAMENTE OBBEDIRE ROMANI 13?
Chiusure di chiese, divieto di ai cristiani di riunirsi, attività commerciali cristiane costrette a chiudere, armi messe fuori legge, predicazione sui marciapiedi vietata, accuse di reati di pensiero: i titoli distopici di oggi sono un segno che la fine è vicina?
In realtà, questo elenco non proviene dai titoli dei giornali di oggi; è del I secolo d.C. Questo era il panorama politico di Gesù. Questo era il clima politico in cui Lui e gli apostoli si trovarono davanti a giudici ingiusti, affrontarono arresti illegali, affrontarono divieti di porto di armi illegali e diedero alla chiesa esempi concreti del perché, quando, dove e come di santa resistenza alla tirannia.
Man mano che la nostra situazione politica diventa più calda, le domande su come e quando resistere diventano sempre più pratiche e urgenti. C’è qualcosa che posso fare per fermare lo scivolamento del mio stato nella follia? Cosa dovrei fare se vengo arrestato per aver cantato salmi? O quando gli ufficiali entrano nella mia chiesa perché ci stiamo incontrando? Come farò a sapere come rispondere a qualunque cosa mi riservino le prossime elezioni? Devo obbedire a ogni mandato statale tranne quelli che mi richiedono di peccare? “Libertà o morte” sono le mie uniche opzioni? Quando un sovrano è un tiranno? Romani 13 vieta davvero di resistere alle autorità?
Queste non sono sfide nuove, né per Dio né per la Chiesa. Dio ha riempito le sue Scritture di principi che rispondono a queste domande, nonché di centinaia di esempi di uomini e donne comuni che mettono in pratica tali principi in situazioni molto simili alle nostre: quando i loro diritti civili venivano negati, quando i loro magistrati ostentavano matrimoni illegali, quando furono bandite le armi, quando fu loro proibito predicare o riunirsi insieme.
I tiranni hanno sempre usato queste stesse tattiche (e peggiori) per cercare di spazzare via o mettere a tacere il popolo di Dio, e il popolo di Dio ha una gloriosa storia di vittoria “mediante il sangue dell’Agnello e mediante la parola della sua testimonianza” (Apocalisse 12: 11) di predicare a dispetto dei cesari tirannici; di impegnarsi in secoli di disobbedienza civile alle potenze occupanti, come i santi lodati in Ebrei 11:33-38 come “uomini dei quali il mondo non era degno”; di chiamare i re al pentimento (come fecero Giona e il profeta Natan) e vedere il pentimento realmente avvenire.
Quegli eroi ed eroine bibliche mantennero la fede e combatterono il buon combattimento praticando il diritto divino di resistere alla tirannia durante prove proprio come le nostre. Ed è tempo che impariamo a fare come loro.
Romani 13 ci impedisce di imitare gli eroi biblici?
Se la nostra teologia sta producendo un tipo di cristianesimo diverso da quello che vediamo nella lode di Dio nella Bibbia, vale la pena dare un’altra occhiata. L’attuale interpretazione popolare di Romani 13:1-7 non produrrebbe mai uomini e donne come quelli lodati nell’Elenco della Fede in Ebrei 11.
Qual è l’“autorità” contenuta in Romani 13 alla quale non dobbiamo resistere? L’autorità (ἐξουσία, exousia) è la libertà o il diritto di agire entro i confini stabiliti da Dio. Solo Dio ha autorità assoluta e qualsiasi essere umano che rivendichi l’autorità assoluta è un tiranno. Dio delega l’autorità agli individui (vedi Adamo e il mandato del dominio), alle famiglie (vedi relazioni di ruolo nel matrimonio, l’autorità di procreare, la disciplina, ecc.), alle chiese (l’autorità di discepolato, dare o negare i sacramenti, la disciplina, ecc. . .), e a vari rami del governo civile (l’autorità di imporre sanzioni limitate sui peccati specifici che la Scrittura definisce crimini). Questa autorità di agire all’interno di una sfera autorizzata da Dio è un diritto delegato da Dio e limitato dalla sua legge.
La maggior parte delle interpretazioni moderne di Romani 13:1-7 affermano che Dio conferisce allo stato l’autorità assoluta nelle questioni civili e che dobbiamo essere soggetti a tutte le leggi civili tranne quelle che ci comandano di peccare o rinunciare a Cristo.
Questa visione del “sottomettersi con alcune eccezioni” di Romani 13 non riesce a spiegare due cose:
Ci sono solo due punti di vista che prendono sul serio il linguaggio assoluto e universale di questi versetti:
Credo che Romani 13:1-7 escluda completamente ogni altra visione eccetto il Principio Regolatore del Governo (Lex Rex). Consideriamo le sette clausole del testo:
1. “Ogni anima sia sottoposta…” (v. 1a).
Qualunque sia il tipo di obbedienza che Dio comanda qui, non lascia eccezioni umane. Come possiamo allora comprendere l’esempio di Gesù, il quale disobbedì in diverse occasioni agli ordini diretti delle autorità civili (Matteo 26:62-63; Matteo 27:13-14; Matteo 26:68) e comandò ai suoi discepoli di disobbedire alle autorità civili? autorità su certe questioni – come comandare loro di possedere illegalmente spade [1] (Luca 22:36-38) o comandare loro di rifiutarsi di trasformarsi in magistrati che li perseguitino (Matteo 10:23)? Che dire degli apostoli, che quando fu loro comandato di smettere di predicare, disobbedirono, dicendo: “Dobbiamo ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini” (Atti 5:29)? La nostra interpretazione di Romani 13 deve essere in grado di conciliare tutti questi esempi con il comando secondo cui “ogni anima” deve essere sottoposta.
La visione del Principio Regolatore dice che ogni anima deve essere sottoposta al governo civile quando questo esercita l’autorità che Dio gli ha concesso nelle pagine della legge biblica, e che disobbedire a quella legittima autorità significa davvero disobbedire a Dio. Questo versetto comanda la sottomissione all’autorità legittima e vieta la rivoluzione”.
2. Perché non c’è autorità se non da Dio (v.1b).
La teoria del diritto divino dei re insisterebbe sul fatto che tutta l’autorità esercitata da Pilato, Cesare, Achab, Faraone e altri magistrati civili era veramente autorità data da Dio. Se è così, perché Dio avrebbe autorizzato la resistenza nei loro confronti? Ciò non significherebbe forse autorizzare la resistenza a Se stesso? Quando Cristo diede ai cristiani l’autorità (ἐξουσίαν, exousian) sulle nazioni per schiacciarle con la verga di ferro di Cristo per la loro ribellione contro l’autorità di Cristo (Apocalisse 2:26-27 con Salmo 2), questo non significherebbe forse distruggere l’autorità di Dio? Se questo versetto significa che tutta l’autorità umana, di tutti i tipi, proviene da Dio – piuttosto che tutta l’autorità umana legittima è delegata da Dio – perché Dio dice che è stato “il dragone a dare autorità alla bestia”? (Apocalisse 13:4). L’Apocalisse dice esplicitamente che i tiranni civili esercitano l’autorità (ἐξουσίαν, exousian) dei demoni. Apocalisse 6 descrive Tiberio (vv. 1-2), Caligola (vv. 3-4), Claudio (vv. 5-6) e Nerone (vv. 7-16) come tutti ministri dei demoni che li controllavano (i demoni che cavalcavano i cavalli ). Si diceva esplicitamente che l’imperatore di Roma al tempo in cui fu scritta l’Apocalisse (cfr. 17:10 per la datazione) serviva la Bestia e sotto l’autorità di questa “Bestia” demoniaca (Apocalisse 13:1-10; 17:1-18 ) che salì dall’abisso dell’inferno (11:7; 17:8). “Il dragone gli diede il suo potere, il suo trono e una grande autorità (ἐξουσίαν, exousian)” (Apocalisse. 13:2; cfr. ἐξουσία, exousia in Apocalisse13:2; cfr. ἐξουσία, exousia in Apocalisse. 13:4, 5, 7, 12; 17:12-13; ecc.) [2].
Il testo di Romani 13:1 dice letteralmente: “non c’è autorità (ἐξουσία, exousia) se non (εἰ μὴ, ei mē) da parte di Dio”. La parola “autorità” è al femminile. Paolo non si riferiva alle persone in carica (come Nerone, Pilato e Caifa). Deve invece riferirsi all’autorità giuridica o all’ufficio in cui risiede l’autorità. Non si tratta di un riferimento a un particolare imperatore (come Nerone), ma dell’applicazione universale di un principio.
Con James Willson definisco ἐξουσία, exousia come “l’istituzione del governo civile” [3]. Ciò include gli uffici dati da Dio e l’autorità legale che Dio ha investito in quegli uffici legittimi.
L’interpretazione del Principio Regolatore interpreta questo passo nel senso che non esiste altra autorità legittima se non quella delegata da Dio nelle pagine della Scrittura.
3. “…E le autorità che esistono sono costituite da Dio” (v. 1c).
Questo potrebbe effettivamente essere l’argomento più forte a favore della teoria del diritto divino dei re. Sicuramente questa clausola significa che i funzionari governativi che esistevano al tempo in cui Paolo scrisse questa epistola erano tutti nominati da Dio – e poiché ognuno fu nominato da Dio, tutto ciò che segue si applica a Nerone e quindi a qualsiasi altro re o governante de facto. Sicuramente la parola “esistere” escluderà la teoria riformata che rispettiamo e sottoponiamo all’ufficio, ma non necessariamente ad ogni capriccio dell’ufficiale! Ma no, vedremo che tale interpretazione contraddice passi come Osea 8:4, Apocalisse13:4; ecc. Analizziamo questa clausola.
Come già accennato, gli studiosi hanno interpretato la parola greca per “autorità” (ἐξουσίαι, exousiai) sia come riferimento alle istituzioni del governo civile (come lo interpreta James Willson – vedi sopra) sia come riferimento “agli individui che sono in carica ” [4]. Secondo la visione del Diritto Divino dei Re, esso si riferisce a tutti gli individui che sono in carica. In secondo luogo, la parola greca per “istituite” (τάσσω, tassō) ha due definizioni:
Se si intende la prima definizione, allora essa si riferirebbe alla collocazione provvidenziale dei singoli funzionari da parte di Dio, e se si intendesse la seconda definizione essa si riferirebbe all’autorità di Dio mediante la quale i funzionari trovano la loro legittimità. I punti di vista del Diritto Divino dei Re generalmente accettano la prima definizione: in altre parole, dobbiamo sottometterci perché Dio ha collocato quei re al governo mediante la sua provvidenza. Ma anche se un sostenitore del Divino Diritto dei Re dovesse dire che ciò significa che Dio approva ogni singolo magistrato civile, avremmo gli stessi problemi in tutte le clausole 4-7. Considera i seguenti problemi con il punto di vista del diritto divino dei re su questa clausola.
Dio istituisce dei re nella prima definizione di τάσσω, tassō? Ovviamente sì. Egli comanda tutte le cose che accadono, compreso Satana. Egli è sovrano su tutte le cose e la sua provvidenza ha suscitato imperi malvagi, malattie, pestilenze e altre calamità per punire Israele. Come sottolinea James Willson, “anche il diavolo ha il ‘potere’ in questo senso da Dio,” [6] e sebbene Dio permetta a Satana di essere il “governante di questo mondo” (Giovanni 12:31; 14:30; 16:11) per un certo periodo, ciò non giustifica la nostra cieca sottomissione a Satana, alle malattie o ad altre piaghe. Willson sottolinea che i governi malvagi sono provvidenzialmente ordinati nello stesso senso in cui “la pestilenza è un’ordinanza di Dio, esistente nella sua provvidenza, ma da evitare e bandire il più presto possibile” [7]. Ma ciò non sembra adattarsi al contesto di sottomissione che Paolo sta sostenendo. La Provvidenza da sola non garantisce una sottomissione cieca poiché governa anche i peccati dei peccatori (senza coinvolgere Dio nel peccato).
Consideriamo la definizione alternativa: Dio ordina tutti i re nella seconda definizione di τάσσω, tassō (“dare istruzioni su ciò che deve essere fatto, ordinare, fissare, determinare, nominare”)? Osea 8:4 dice degli attuali governanti del nord d’Israele: “Hanno fatto dei re, ma non secondo il mio volere; hanno designato capi, ma a mia insaputa”. È chiaro che i governanti furono debitamente scelti dal popolo (“Hanno costituito dei re… hanno costituito dei principi”), tuttavia Dio negò di averli costituiti e insistette che non li avrebbe riconosciuti come autorità legittime poiché “Israele ha rigettato il bene” (v. 3). Questo era molto simile alla situazione del re Saul. Dio rigettò esplicitamente Saul come re (1 Samuele 15:26; 16:1), e quindi il popolo avrebbe dovuto accusarlo di non essere qualificato per l’incarico. Tuttavia, finché il popolo non mise sotto accusa Saul o finché Saul non fu provvidenzialmente rimosso dalla morte, Davide sentì di non poter resistere a nessuno dei legittimi ordini di Saul. In altre parole, Davide onorava l’incarico, ma non mostrava cieca sottomissione alla persona. Allo stesso modo, con il regno bestiale di Apocalisse13:2 “Il dragone gli diede la sua potenza, il suo trono e una grande autorità” e Dio combatte contro quell’impero nel libro dell’Apocalisse.
La conclusione è che, indipendentemente dalla definizione di quale che sia delle parole greche che un sostenitore dei Diritti Divini dei Re possa applicare, troverà la sua interpretazione contraddetta da altre Scritture. È meglio comprendere la frase nel modo in cui l’hanno interpretata Andrew Melville, James Willson e altri grandi riformati. La parola autorità (ἐξουσίαι, exousiai) dovrebbe essere vista come riferita alle istituzioni civili (cioè, gli uffici dati da Dio e l’autorità giuridica che Dio ha investito in quegli uffici legittimi) e la parola “istituite” (τάσσω, tassō) dovrebbe essere visto come avente la seconda definizione. Come lo espresse Willson:
Dio ha voluto l’esistenza di un’organizzazione e di un sistema politico nazionale; e, così facendo, ne hai fissati i fini, ai quali deve sottostare; gli hai dato una legge suprema, che deve osservare; lo ha delimitato da limiti che non può oltrepassare. In breve, Dio ha “istituito” [la sua nota dice “ordinato”] il governo civile come Cristo ha ordinato il ministero della riconciliazione, non semplicemente volendo la sua esistenza, ma prescrivendone i doveri, le sue funzioni, i suoi fini e i suoi limiti.
Non si può dare altro significato al linguaggio dell’apostolo, coerentemente con la dovuta riverenza verso Colui che è il Santo e il Giusto, il giusto e benefico Governatore morale [8].
4. “Perciò chi resiste all’autorità resiste al decreto di Dio…” (v. 2a).
Resistere a Faraone, Saul, Achab o Cesare sarebbe stato considerato come resistere a Dio? Se è così, perché Mosè, Davide, Jehu, Daniele, Shadrach, Meshach, Abednego e Paolo furono lodati o benedetti per averlo fatto? A quale autorità Dio ci vieta di resistere? Se Egli intende ogni autorità esercitata da tutti i magistrati, allora questo “chiunque” universale non lascia eccezioni per la resistenza di Gesù, degli apostoli o di chiunque altro delineato nei capitoli successivi. Tuttavia, come visto nel punto precedente, l’Apocalisse distingue tra l’autorità de facto dei demoni (che alcuni magistrati esercitano e alla quale Dio ha autorizzato i suoi santi a resistere) e l’autorità de jure di Dio.
5. “…E coloro che resisteranno attireranno se stessi il giudizio” (v. 2b).
Si noti ancora una volta che il versetto non lascia spazio ad eccezioni. Perché allora, lo Spirito Santo ha spinto l’intera chiesa a pregare con una sola voce affinché Dio desse loro il potere di disobbedire a Ponzio Pilato, Erode e ai capi ebrei “annunziando la tua parola con ogni franchezza” (Atti 4:23-31 – dopo che Pietro e Giovanni erano stati arrestati per aver disobbedito i divieti di predicare?) Gli eroi biblici che hanno resistito fino alla morte sono onorati da Dio e non giudicati. Questo versetto descrive coloro che resistono l’autorità di Dio, non coloro che resistono l’autorità demoniaca.
6. “Perché i governanti non sono un terrore per le buone opere, ma per il male. Vuoi non aver paura dell’autorità? Fa il bene e da esso riceverai la lode” (v. 3). “Perché egli è per voi ministro di Dio nel bene” (v. 4a).”
Dio sta forse descrivendo qui tutti i governanti – come Caligola e Nerone, che erano un terrore per le buone opere e praticavano e sostenevano il male? Che dire dei “governanti (ἄρχοντες, archontes) che lo consegnarono per essere condannato a morte e lo crocifissero” (Luca 24:20)? Che ne dite dell’imperatore di Roma, del quale Dio disse, quando stava per gettare in prigione alcuni santi di Smirne: “Il diavolo sta per gettare alcuni di voi in prigione” (Apocalisse 2:10)? Faraone, Izebel ed Erode furono ministri di Dio per il bene?
Né la Teoria del Diritto Divino dei Re né la teoria del “sottomettersi con eccezioni” possono soddisfare le affermazioni assolute fatte in questo versetto. Dio sta descrivendo tutti i governanti o solo quelli per i quali queste affermazioni sono effettivamente vere: governanti che governano in conformità con la Parola di Dio mentre governano in conformità con la Parola di Dio?
7. “Ma se fai il male, abbi paura; perché egli non porta la spada invano; poiché egli è ministro di Dio, un vendicatore con ira contro colui che fa il male” (v. 4b).
Questo versetto descrive forse Erode e Faraone e il loro uso della spada ministeriale per uccidere i bambini ebrei?
Si noti la mancanza di eccezioni: tutti i magistrati descritti in questo versetto 1) agiscono come ministri di Dio, 2) non portano la spada invano, 3) vendicano l’ira su coloro che praticano il male (e su nessun altro) e 4) instillano timore in coloro che praticano il male. Questo descrive forse tutti i magistrati?
Romani 13:1-7 ha senso solo se il comando di sottomettersi si riferisce specificamente a quei magistrati che soddisfano i requisiti stabiliti. Queste descrizioni semplicemente non sono vere per i tiranni nella Scrittura. Romani 13 non ha senso come tributo a ogni autorità umana, o come comando di sottomettersi a ogni autorità umana. Come lo definì John R. Stott, Paolo “sta affermando l’ideale divino, non la realtà umana” [9]. Questo passo in realtà declassava l’autorità dei funzionari romani, chiarendo che essi stanno sotto l’autorità dell’unico vero Dio e hanno potere e autorità solo nella misura in cui Lui gliel’ha data.
In altre parole, credo che Romani 13 stia descrivendo ciò che è stato storicamente considerato il principio regolatore del governo: “Che lo stato non ha poteri eccetto quelli conferiti specificatamente da Dio, ed è solo divinamente autorizzato a comandare e far rispettare ciò che Dio specificamente consente” loro di comandare e far rispettare. Cristo come Re (1 Timoteo 6:15) e unico Legislatore (Giacomo 4:12) definisce le giurisdizioni e i poteri del magistrato. Quando i re trasgrediscono i limiti della loro autorità, sono nel peccato.
Il testo dice letteralmente: “non c’è autorità se non da Dio”, il che significa che non esiste autorità legittima se tale autorità non viene da Dio nelle pagine della Scrittura. I funzionari civili non hanno alcuna autorità (“nessuna autorità”) per comandare qualsiasi cosa ai loro cittadini che la legge di Dio non li ha autorizzati a comandare. Quando Pilato affermò di avere l’autorità di crocifiggere Gesù o di liberarlo (Giovanni 19:10), Gesù negò assolutamente quell’affermazione “Rex Lex”, dicendo: “Non avresti alcuna autorità su di me a meno che” non ti fosse stato dato dall’alto.” (Giovanni 19:11). Esaminiamo quest’ultimo versetto per intero:
Gesú rispose: “Tu non avresti alcun potere (ἐξουσίαν, exousian) su di me se non ti fosse dato dall’alto; perciò chi mi ha consegnato nelle tue mani ha maggior colpa” (Giovanni 19:11).
Si potrebbe pensare che Gesù stesse semplicemente dicendo che Pilato non avrebbe potuto avere alcuna autorità a meno che l’imperatore Tiberio (l’autorità direttamente “sopra” Pilato) non gli avesse dato tale autorità. Una tale interpretazione è fallace su più livelli. Ne citerò solo uno. Il “perciò” di Gesù nella seconda frase di Giovanni 19:11 mostra una connessione logica tra il “peccato più grande” di Caifa [10] che consegnò Gesù a Pilato e la prima frase. Se la prima frase significa che Tiberio diede a Pilato la sua autorità su Gesù, allora perché ciò richiede logicamente che Caifa avesse un peccato più grande? Se, d’altro canto, la prima frase (in parallelo con la prima B del chiasmo) mostra che Pilato non poteva avere autorità su Gesù a meno che Dio non avesse autorizzato tale autorità, allora la frase successiva ha perfettamente senso – soprattutto se “chi mi ha consegnato a te” è Caifa, il sommo sacerdote. L’espressione “peccato maggiore” mostra che Pilato è nel peccato in misura minore. Ma come potrebbe essere vero se Rex Lex fosse lo standard? Ha senso che Pilato sia nel peccato solo se Rex Lex è falso e Lex Rex è vero. “La prima frase conferma l’affermazione della Lex Rex secondo cui Pilato non ha altra autorità se non quella che Dio stesso gli dà. Ciò dimostrerebbe il peccato di Pilato nel condannare Gesù. Ma Caifa è ritenuto in un peccato ancora più grande perché aveva le Scritture, e con una maggiore conoscenza deriva una maggiore colpa [11].
Il Salmo 94:20 dice: “Sarà forse tuo alleato il tribunale iniquo, che trama angherie in nome della legge?” Dio definisce la giustizia secondo uno standard diverso da quello che un’amministrazione civile definisce giustizia. I governanti che istituzionalizzano l’ingiustizia attraverso i loro statuti sono malvagi: non hanno la sua approvazione. L’intero salmo chiede ai governanti di rendere conto del loro rifiuto di sottomettersi alla saggezza di Dio in materia di questioni civili. Allo stesso modo, il Salmo 2 mostra chiaramente che i re sono nel peccato quando si allontanano dalle leggi di Dio (vv. 1-3), quando non si lasciano istruire dal Signore (v. 10), quando non servono Gesù con timore (vv. 11-12). Atti 4:25-28 chiarisce che il Salmo 2 prediceva l’opposizione al regno di Gesù ai tempi del Nuovo Patto, attribuendo la colpa peccaminosa a Erode, Ponzio Pilato e ai governanti di Israele per essersi liberati dei legami di Cristo.
In parole povere, Romani 13 non vieta la disobbedienza civile. Non può. Al contrario, getta le basi per spiegare perché a volte la resistenza è necessaria. Non si tratta solo di istruzioni per noi su come rispondere ai nostri magistrati, ma anche di istruzioni per i magistrati stessi. È la definizione divina del ruolo di governante e ci fornisce lo standard assoluto a cui dobbiamo attenere i nostri magistrati, in modo da poter determinare quando un magistrato ha bisogno di essere istruito, rimproverato, contrastato o sostituito.
Perché il tuo magistrato è cosa che ti concerne.
Troppe persone assumono un approccio passivo nei confronti delle questioni civiche: i magistrati decretano e noi obbediamo; i magistrati tassano e noi paghiamo; i magistrati si candidano e noi votiamo (o no). Ma Dio ci chiama a essere coinvolti nella vita dei magistrati a più livelli. Il governo divino è un lavoro di squadra. Proprio come i magistrati dovrebbero lodare e sostenere i cittadini onesti (Romani 13:3), i cittadini dovrebbero sostenere e sottomettersi ai magistrati pii (Romani 13:1-8).
Nonostante ciò che dicono le opinioni laiche sul governo, il nostro rapporto con i nostri magistrati non è un contratto civile. I re di Romani 13 non sono chiamati servi del popolo, ma servitori di Dio. In altre parole, il rapporto è verticale e orizzontale; è un rapporto di alleanza a tre vie tra magistrato, Dio e cittadino. Dio è il capo che definisce ogni loro dovere e gli ufficiali civili sono i “servitori” che obbediscono al loro dovere verso il loro padrone. Sia i magistrati che i cittadini sono vincolati da questo stesso patto ai doveri reciproci, sotto Dio. Sia il cittadino che il magistrato rendono conto innanzitutto a Dio, e ciascuno di loro ha la responsabilità di obbligarsi reciprocamente a tale obbedienza a Dio.
Re Giosia e il suo popolo illustrarono questa realtà di alleanza della loro relazione in 2 Re 23:1-3, quando re Giosia fece radunare presso di sé
tutti gli anziani di Giuda e di Gerusalemme. Il re salì quindi alla casa dell’Eterno, e con lui salirono tutti gli uomini di Giuda tutti gli abitanti di Gerusalemme, i sacerdoti, i profeti e tutto il popolo dal più piccolo al più grande; ed egli lesse alla loro presenza tutte le parole del libro del patto, che era stato trovato nella casa dell’Eterno. Poi il re, stando in piedi sul palco, stabilì un patto davanti all’Eterno, impegnandosi a seguire l’Eterno e a osservare i suoi comandamenti, i suoi precetti e i suoi statuti con tutto il cuore e con tutta l’anima, per mettere in pratica le parole di questo patto, scritte in quel libro. Tutto il popolo aderí al patto.
In questa storia, ciascuna parte del patto aveva doveri e autorità, e Dio ha incorporato questo aspetto del patto in ogni istituzione che ha stabilito. Nella legge biblica, la famiglia, la chiesa e lo stato erano chiaramente definiti e separati, e ai leader e ai seguaci di tutte e tre le istituzioni veniva data la responsabilità reciproca di assicurarsi che il patto fosse osservato integralmente. L’autorità di un padre sulla sua famiglia, ad esempio, non era assoluta; Deuteronomio 13:6-11 mostra che se qualsiasi membro della famiglia diventava un idolatra, gli altri membri della famiglia potevano interporsi e consegnarlo al Signore. Lo stesso capitolo affermava che se una città avesse infranto il patto con Dio, altri magistrati avrebbero potuto interporsi e resistere a quegli apostati. Nessun magistrato civile aveva il potere assoluto di esigere l’obbedienza, così come nessun padre o sacerdote aveva il potere assoluto di esigere l’obbedienza; l’obbedienza richiesta era sempre «nel Signore» (cfr. Colossesi 3:18 ed Efesini 6:1).
Romani 13 dice che i magistrati devono essere servitori di Dio (v. 4) con il ruolo di far osservare “l’ordine di Dio” (v. 2), essendo un terrore verso ciò che Dio considera malvagio e lodando ciò che Dio considera buono (v. 3). Quando svolgono bene il loro dovere, 1 Timoteo 2:2 dice che ciò promuoverà la pace e la pietà nella società. Il Salmo 2 è una profezia di Gesù nel Nuovo Patto che Atti 1 applica a Erode, Pilato e ai governanti d’Israele come tutti responsabili davanti a Dio e sul punto di essere colpiti dalla verga di ferro di Cristo perché non avevano baciato il Figlio. Il Salmo 2 è abbastanza chiaro nel dire che tutti i re sono responsabili di stringere un patto con Gesù e di seguire le sue leggi, e che periranno se rigettano le sue leggi.
Se, d’altra parte, i cittadini infrangono il patto comportandosi illegittimamente, lo stato ha l’autorità di far rispettare il patto se sono stati commessi crimini, e la chiesa ha l’autorità di far rispettare il patto se sono stati commessi peccati pubblici.
Prima di esaminare cosa dovrebbe fare ciascuna parte di questo patto civile quando il patto venga infranto, diamo un’occhiata ai doveri del patto.
Le responsabilità del magistrato nei vostri confronti
Si può cercare nella Bibbia da cima a fondo e sarà difficile trovare qualcosa che vada oltre queste cose consentite nella legge civile. Non c’è alcuna menzione nella legge del ruolo del governo civile nell’istruzione, nel welfare, nella stampa di denaro, nella supervisione dell’economia nazionale, o in qualsiasi altra miriade di agenzie, consigli e comitati che controllano la maggior parte delle nazioni oggi.
Si noti che i poteri che Dio dà allo stato sono esplicitamente enumerati (Deuteronomio 17:19-20; cfr. 5:32; Romani 13:1). Tutto ciò che il re poteva fare era stabilito in “questa legge e questi statuti” (Deuteronomio 17:19), e gli fu comandato di “non deviare dal comandamento né a destra né a sinistra” di quelle leggi (Deuteronomio 17:20). Ciò significa che le leggi di Dio non erano semplicemente linee guida generali; erano limiti al potere del re. Se i poteri non sono enumerati nella Bibbia, non esistono.
E anche per quanto riguarda gli ambiti affidati allo Stato, Dio ha pure specificato che non vuole che lo Stato diventi troppo grande o potente. Quindi, anche i poteri che Dio conferisce allo Stato sono limitati in grado e portata [13] (Deuteronomio 5:32; 17:18-20; Romani 13:1; 2 Re 23:3; Giovanni 19:11). In Deuteronomio 17, Dio impone tre severe restrizioni [14] alla crescita dello Stato:
In altre parole, lo Stato era responsabile davanti a Dio di proteggere e dare potere ai propri cittadini, premiando il bene e punendo il male, rimanendo al proprio posto e rimanendo di dimensioni gestibili.
Le vostre responsabilità verso il magistrato
Romani 13 mostra che anche i cittadini, in quanto soggetti di questo patto, hanno dei doveri verso i loro magistrati. I loro doveri verso il magistrato comprendono la sottomissione all’autorità legittima (v. 5), il pagamento delle tasse dovute (v. 7), il timore e l’onore a coloro che detengono l’autorità (v. 7) e l’essere cittadini responsabili e amorevoli (v.v. 8-10). Lo fanno non come un contratto sociale, ma come un dovere verso Dio, e quindi la loro coscienza in questa relazione è vincolata dalla Parola di Dio, non dai requisiti dello Stato.
Più nel dettaglio, le nostre responsabilità di cittadini sono:
Conclusione
2 Re 11 mostra la triplice natura di questo patto che attribuisce responsabilità civili sia ai governanti che ai governati: “Allora Jehoiada fece un patto tra l’Eterno, il re e il popolo, che sarebbero stati popolo dell’Eterno, e anche tra il re e il popolo» (v. 17). Il Signore stipula un’alleanza con il re e il popolo; il re fa alleanza con il Signore e con il popolo; e il popolo fece alleanza con il Signore e con il re. Sono legati da una dipendenza reciproca e da una responsabilità reciproca. Ci sono molte cose che possiamo dedurre da questo concetto di patto a tre.
In primo luogo, poiché si tratta di un patto a tre con Dio e mediato da Lui, abbiamo sempre a che fare principalmente con Dio, e i risultati saranno sempre determinati da Lui. Ciò significa che la parola di Dio, e non il pragmatismo, deve essere la nostra regola di condotta, così come deve esserlo per il magistrato. Se loro non sono al di sopra della legge, non lo siamo nemmeno noi: “Se la legge di Dio limita ciò che loro possono fare, limita ciò che possiamo fare anche noi”.
In secondo luogo, la violazione di questo patto comporta conseguenze sia per il sovrano che per il cittadino. Se i nostri magistrati trasgrediscono il patto, Dio non li terrà per innocenti (Salmo 2). E se rompiamo il patto, come (ad esempio) fece Israele quando rifiutò Dio come re in 1 Samuele 8, Dio si occuperà anche di noi, possibilmente castigandoci dandoci un magistrato tirannico (come fece in risposta agli Israeliti, 1 Samuele 8:9-18).
In terzo luogo, poiché siamo sempre in un rapporto pattizio, non solo durante le crisi di libertà o di giustizia, le nostre responsabilità verso le questioni civili continuano finché ci sono governi civili – anche quando i governi civili sono giusti, anche durante gli anni non elettorali, anche quando il nostro candidato preferito è in carica, e anche quando non sono in gioco le nostre più importanti questioni personali scottanti. Il nostro rapporto con i nostri magistrati dovrebbe essere continuo, non limitarsi solo alla risposta alle emergenze:
L’insistenza di Cristo affinché vi adoperiate
a cambiare la situazione
Ma cosa succederebbe se il mio magistrato non fosse cristiano, potresti chiedere? Come posso aspettarmi che si preoccupi di ciò che Dio dice riguardo al suo lavoro? Stai dicendo che dobbiamo lavorare sui sintomi invece che sulla radice? L’evangelizzazione non è una priorità più alta del cambiamento politico?
Gesù risponde a tutte queste domande in Matteo 28:18-20, nelle sue istruzioni finali ai suoi discepoli riguardo al loro lavoro sulla terra: “Ogni autorità mi è stata data in cielo e sulla terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro di osservare tutte le cose che vi ho comandato; ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.
I quattro usi della parola “tutti” (1 “ogni” 3 “tutti” N.D.) in Matteo 28:18-20 – quando guardati da vicino – dovrebbero rivoluzionare le nostre vite e darci il fuoco e l’energia per essere attivi e audaci con i nostri magistrati civili e la nostra cultura.
Ogni autorità: Gesù disse: “Ogni autorità mi è stata data in cielo e sulla terra”. È soprattutto il governo civile che molti pensano sia esente dall’autorità di Cristo. Ma il Salmo 2 comanda ai re e alle nazioni di servire il Signore con timore e di baciare il Figlio altrimenti si adirerà e quella nazione perirà per via. Dobbiamo ricordare ai nostri magistrati che il potere che esercitano è un’autorità delegata da Cristo (Romani 13:1-7; Deuteronomio 17:18-20). Gesù disse a Pilato: “Tu non avresti alcun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall’alto” (Giovanni 19:11).
Le questioni legate al controllo dello stato non riguardano solo noi e i nostri diritti; riguardano innanzitutto i diritti di Cristo. Quando i magistrati di Cristo disobbediscono alle sue parole, rifiutano le sue affermazioni e opprimono il suo popolo, abbiamo la responsabilità di ammaestrare questi re e nazioni e insegnare loro a osservare ciò che Cristo ha comandato. Rappresentare Dio e la sua parola davanti ai vostri magistrati non riguarda solo i vostri diritti; si tratta di fare discepoli di tutte le nazioni.
Tutte le nazioni: Cristo ci comanda di fare discepoli tutti i popoli. Non solo di pochi individui: il greco letterale dice discepolare “tutte le nazioni”. Il suo obiettivo è una visione complessiva della vittoria: le nazioni cristiane. Ciò ha senso se gli è stata data tutta l’autorità sulla terra. Andare implica quindi che l’incarico sia vasto quanto la sua autorità. E se sei tentato di chiederti cosa potrebbe fare una persona, ricorda: stava parlando della conquista del mondo a dodici discepoli!
Tutta la Parola: “…insegnando loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandato”. Non siamo autorizzati a scegliere ciò che insegneremo. In Matteo 5 Gesù ci ha detto cosa insegnare: l’intera Bibbia. In Matteo 5:17-19, Egli dice: “Non pensate che io sia venuto ad abrogare la legge o i profeti; io non sono venuto per abrogare, ma per portare a compimento. Perché in verità vi dico: Finché il cielo e la terra non passeranno, neppure un iota, o un solo apice della legge passerà, prima che tutto sia adempiuto. Chi dunque avrà trasgredito uno di questi minimi comandamenti e avrà cosí insegnato agli uomini, sarà chiamato minimo nel regno dei cieli; ma colui che li metterà in pratica e li insegnerà, sarà chiamato grande nel regno dei cieli”. Cristo vuole che insegniamo ciascuna delle leggi dell’Antico Testamento relative alle nazioni. La legge dell’Antico Testamento ci insegna i principi di gestione dell’ecologia, non l’ecologia green socialista. Ci insegna i principi dell’economia, della politica, dell’arte, della matematica e della filosofia. In effetti, ci fornisce tutti gli assiomi necessari per formare le fondamenta della nostra nazione, e il nostro incarico da parte di Cristo è quello di insegnare queste cose “a tutte le nazioni, compresi i magistrati delle nazioni”.
Tutti i giorni: il greco dice letteralmente: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni (πάσας τὰς ἡμέρας, pasas tas hēmeras), fino alla fine dei tempi”. Non siamo lasciati soli. Sarebbe stata una farsa pensare che dodici discepoli potessero conquistare il mondo senza Cristo. Ebrei 13 ci chiama alla conquista spirituale esattamente con le stesse commoventi parole che Dio diede a Giosuè poco prima della sua conquista fisica: “Io non ti lascerò né ti abbandonerò” (Giosuè 1:5-9). Ma ecco un punto importante: Dio non combatterà le nostre battaglie al posto nostro. Non ha promesso di andare al posto nostro; ha promesso di venire con noi.
In altre parole, il Grande Mandato è il Re nascente e conquistatore che comanda ai suoi fanti di far avanzare il suo Regno finché ogni individuo in tutte le nazioni non sarà battezzato e obbedirà a tutte le cose che si trovano nella Parola di Dio. Questi sono i nostri ordini di marcia. Non possiamo smettere finché ciò non sarà raggiunto. Lo stesso Gesù che ha ogni autorità e potere ci comanda e ci accompagna nel suo Grande Mandato.
Cristo ha promesso che cambierà la situazione
Ci sono molti che hanno voglia di rinunciare ai propri doveri civici durante periodi di apostasia come il nostro. Perché resistere a uno specifico intervento del governo quando comunque tutto sta andando a rotoli? Posso capire lo scoraggiamento delle persone quando i nostri sforzi sembrano inutili. Ma voglio incoraggiarvi con le parole di Paolo in 1 Corinzi 15:57-58. Poiché la croce inverte la storia, Paolo disse:
Ma ringraziato sia Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signor nostro Gesú Cristo. Perciò, fratelli miei carissimi, state saldi, irremovibili, abbondando del continuo nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.
La vostra fatica non è vana. Alcuni sostengono che la Scrittura stessa dica che è troppo tardi per il pentimento. Ma non dobbiamo mai dire che è impossibile per Dio. Il messaggio di pentimento di Giona potrebbe essere sembrato impossibile quando arrivò nella malvagia città di Ninive, eppure l’intera città si pentì improvvisamente perché egli fece ciò che avrebbe dovuto fare, e Cristo disse che si trattò di un pentimento genuino. Può Dio fare lo stesso oggi? Sì, la sua mano non è troppo corta da non poter salvare. La domanda è: abbiamo fede?”
Geremia 18:7-9 dice che non dovremmo rinunciare a una nazione perché consideriamo che si sia allontanata troppo. Dice: “Nel momento in cui parlo di una nazione e di un regno per sradicarlo, abbatterlo e distruggerlo, se quella nazione contro la quale ho parlato si converte dal suo male, io mi pentirò del disastro che ho pensato di provocarle.” Sta dicendo: “Non rinunciare a una nazione. Chiamala al pentimento. Fa’ qualcosa. C’è sempre speranza se c’è ancora tempo per il pentimento.”
Ma non stiamo combattendo contro la profezia cercando di cambiare le questioni civili ? Gesù non dice forse che le cose andranno sempre peggio negli ultimi giorni?
La mia risposta è duplice. Innanzitutto, a prescindere dai risultati, il dovere è nostro. In Isaia 6 Dio chiamò Isaia al ministero e gli disse esplicitamente che avrebbe dovuto predicare con tutto il cuore, ma che la nazione non avrebbe voluto ascoltare. Era una predicazione sprecata? No. Dio era ancora glorificato. E anche il residuo ne trasse beneficio. E una generazione successiva usò le sue parole per aiutare a ricostruire la civiltà.
Ma in secondo luogo, la profezia di cose che andranno sempre peggio negli ultimi giorni è un riferimento agli ultimi giorni che portarono al 70 d.C. Spiego più ampiamente il motivo nella mia serie di sermoni sull’Apocalisse [16], ma se esaminate ogni riferimento alla frase “ultimi giorni” vedrete che si riferisce agli ultimi giorni di Israele come nazione. Una volta che Gerusalemme fu distrutta e Israele disperso tra le nazioni, gli ultimi giorni finirono. E Cristo aveva profetizzato che avrebbe edificato la sua chiesa e le porte dell’Ade non avrebbero prevalso contro di essa (Matteo 16:18).
Le persone potrebbero rispondere, ma Paolo non descrive Satana come “il dio di questo mondo”? Sì, lo fa (2 Corinzi 4:4). E cosa succede al dio di questo mondo? È conquistato. Apocalisse12 dice che i santi del I secolo lo vinsero mediante il sangue dell’Agnello e mediante la parola della loro testimonianza. A differenza dei santi dell’Antico Testamento, abbiamo a che fare con un nemico che ha “fallito” ed è stato “abbattuto” (Luca 10:18; Apocalisse 12:9). Il suo regno è stato sostituito da quello di Dio (Daniele 7; Luca 11:20). Fu “schiacciato” sotto i piedi della “chiesa primitiva” (Romani 16:20). Le sue opere sono state e vengono distrutte (1 Giovanni 3:8). È sconfitto, disarmato e spogliato (Colossesi 2:15; Apocalisse 12:7 s.; Marco 3:27). Il suo potere è limitato e contenuto (2 Tessalonicesi 2:6 s.). È stato reso “impotente sui credenti” (Ebrei 2:14). Ha perso “autorità” sui cristiani (Colossesi 1:13). Sarebbe “fuggito” quando “resistito” (Giacomo 4:7). Le sue orde demoniache sono soggette all’autorità dei cristiani (Matteo 10-12; Marco 6:7; Luca 9:1; 10:19; 1 Giovanni 4:4; Apocalisse. 12:9; ecc.)”
Isaia 9:6-7 ci dice chi governa questo mondo adesso, a partire dal I secolo. Dice: “Poiché un bambino ci è nato, un figlio ci è stato dato. Sulle sue spalle riposerà l’impero, e sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno. Principe della pace. Non ci sarà fine all’incremento del suo impero e pace sul trono di Davide e sul suo regno, per stabilirlo fermamente e rafforzarlo mediante il giudizio e la giustizia, ora e sempre. Questo farà lo zelo dell’Eterno degli eserciti”. Notate che il suo regno non arriva tutto in una volta, ma inizia con la prima venuta e cresce gradualmente. Continua ad a crescere.
Ciò non significa che non ci sarà resistenza. Isaia 42 promette: “Egli porterà giustizia ai Gentili… Egli farà giustizia per la verità. Egli non verrà meno e non si abbatterà finché non avrà stabilito il diritto sulla terra; e le isole attenderanno la sua legge» (vv. 1-4). Isaia riconosce che ci sarà un lungo periodo di resistenza ai propositi di Cristo, ma che Cristo non si scoraggerà finché non stabilirà la giustizia sulla terra.
Il Salmo 22 profetizza la crocifissione di Gesù, e poi prosegue dicendo: “Tutte le estremità del mondo si ricorderanno e si volgeranno al Signore e tutte le famiglie delle nazioni adoreranno davanti a te” (Salmi 22:27). Il Salmo 86:9 dice: “Tutte le nazioni che hai creato verranno e adoreranno davanti a te, o Signore, e glorificheranno il tuo nome”. Zaccaria 9:10 dice: “Egli parlerà di pace alle nazioni; Il suo dominio si estenderà da mare a mare, e dal fiume fino ai confini della terra” (Zaccaria 9:10; cfr. Salmi 72:8).
L’espansione del Regno di Cristo è un atto redentivo progressivo, paragonato sia ad un minuscolo granello di senape che cresce sempre più fino a diventare un grande albero (Luca 13:19), sia al lievito che permea tutto il pane (Luca 13:21). Nessuno può mettere in dubbio che ci sia stato un progresso dai 120 discepoli nella stanza al piano di sopra di Atti 1 alle centinaia di milioni di cristiani in tutto il mondo oggi. La crescita del regno di Cristo è stata sicura e costante. E il successo dell’evangelizzazione del mondo continuerà fino alla fine della storia “poiché Egli deve regnare finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi” (1 Corinzi 15:25).
Dio ci ha promesso la vittoria con la stessa certezza con cui ha promesso la vittoria agli Israeliti nella conquista della Terra Promessa. Ma le spie che andarono nel paese di Canaan poterono vedere solo i giganti nel paese, e furono così scoraggiate che rifiutarono di accettare la conquista che era stata loro promessa. Giosuè e Caleb videro gli stessi giganti, ma la loro attenzione non fu rivolta ai giganti; fu sulla grandezza di Dio e sulla certezza delle sue promesse, ed essi trionfarono. E quando ci troviamo di fronte ai giganti del comunismo, dell’Islam, del “movimento omosessuale, dell’industria della pornografia e dell’aborto e altri, anche noi possiamo aggrapparci alle promesse specifiche di Dio – certi che se combattiamo, udremo quel “Ben fatto” e Dio concederà la vittoria a suo tempo.
Luca 24:47-49 promette che la Pentecoste ci darà il potere dall’alto per compiere il Grande Mandato. E il Grande Mandato è una chiamata a discepolare le nazioni. Crediamo davvero che l’ultimo comando di Gesù fallirà?
NOTE:
1 1I seguenti libri mostrano che Roma (in reazione agli attacchi dei Sicarii) rese illegale il possesso privato della spada: Martin Goodman e Jane Sherwood, The Roman World, 44 BC-AD 180 (Londra: Routledge, 1997); Thomas Grünewald, Banditi nell’impero romano: mito e realtà, trad. di John Drinkwater (Londra: Routledge, 2004); Christopher J. Fuhrmann, Policing the Roman Empire: Soldiers, Administration, and Public Order (New York: Oxford University Press, 2012), 184; E. Mary Smallwood, Gli ebrei sotto il dominio romano: da Pompeo a Diocleziano: uno studio sulle relazioni politiche (Boston: Brill, 2001), 241.↩
2 Per risorse sulla guerra spirituale e sull’influenza demoniaca dei governanti romani, consulta la mia serie Revelation su BiblicalBlueprints.com, SermonAudio.com o trova il podcast The Revelation Project sulla tua app podcast preferita.↩
3 James M. Willson, Civil Government: An Exposition of Romans XIII. 1-7 (Philadelphia: William S. Young, 1853), 19. L’ampia trattazione di Romani 13 da parte di Willson è magistrale e consiglio vivamente di leggerla e digerirla. Queste brevi citazioni non rendono giustizia alla sua sintesi della storica posizione riformata. ↩
4 David Abernathy, An Exegetical Summary of Romans 9–16 (Dallas, TX: SIL International, 2009), 236.↩
5 William Arndt et al., A Greek-English Lexicon of the New Testament and Other Early Christian Literature (Chicago: University of Chicago Press, 2000), 991.↩
6 Willson, 25.↩
7 Willson, 29. ↩
8 Willson, 31.↩
9 John R. W. Stott, The Message of Romans: God’s Good News for the World, The Bible Speaks Today (Leicester, Inghilterra; Downers Grove, IL: InterVarsity Press, 2001), 341. Ecco un altro commento che ha un punto di vista simile sulla natura del magistrato in Romani 13: Ben Witherington III e Darlene Hyatt, Paul’s Letter to the Romans: A Socio-Rhetorical Commentary (Grand Rapocalisseids: Eerdmans, 2004), 307–308.↩
10 Per ulteriori ricerche, di seguito sono riportati alcuni esempi di commenti che cercano di dimostrare perché “chi mi ha consegnato a te” è un riferimento a Caifa: Andreas J. Kostenberger, John (Grand Rapids: Baker, 2004); D. A. Carson, Il Vangelo secondo Giovanni, The Pillar New Testament Commentary (Leicester, Inghilterra; Grand Rapids, MI: Inter-Varsity Press; W.B. Eerdmans, 1991); Comfort, Phillip W. e Wendall C. Hawley. Apertura del Vangelo di Giovanni (Wheaton: Tyndale House Publishers, Inc., 1994); Marcus Dods, Il Vangelo di San Giovanni (New York: George H. Doran Company, n.d.); R. C. H. Lenski, The Interpretation of St. John’s Gospel (Minneapolis, MN: Augsburg Publishing House, 1961); Heinrich August Wilhelm Meyer, Manuale critico ed esegetico del Vangelo di Giovanni, Testamento (Edimburgo: T&T Clark, 1875), 339–340; ecc.↩
11 Per ulteriori ragioni contestuali sul perché questa interpretazione ha più senso, vedere Rodney A. Whitacre, John, vol. 4, The IVP New Testament Commentary Series (Westmont, IL: IVP Academic, 1999), 435, 450-453.↩
12 Ci sono alcune restrizioni all’uso della pena di morte – ad esempio, in relazione ai diritti delle vittime – che esploro ulteriormente nel mio opuscolo Is the Death Penalty Just? Puoi trovare l’opuscolo su BiblicalBlueprints.com o scansionando il codice QR sul retro di questo libro.↩
13 I poteri statali dovevano essere controllati anche mediante la separazione dei poteri tra giurisdizioni geografiche (le tribù avevano il potere di scegliere o non scegliere un re, 2 Samuele 2:4-11; 5:1-5, o di fare guerra contro un’altra tribù, Giudici 20 ) e tra i rami legislativo, esecutivo e giudiziario (Isaia 33:22; Geremia 22:3; Deuteronomio 1:17); e dalla possibilità di interposizione (Giosuè 2:1-16; 2 Samuele 24:3; 1 Re 12:16-24; 18:3-4; 2 Cronache 21:10; 26:20; ecc.) o annullamento della giuria in cui “il popolo” poteva liberare “un accusato da un magistrato (“il vendicatore del sangue”) attraverso la propria deliberazione (Numeri 35:25).↩
14 I requisiti di Dio in Deuteronomio 17 imponevano anche dei limiti su chi poteva governare. Mentre 2 Samuele 23:1-7 e Salmo 2 danno i requisiti di carattere per i governanti che onorano Dio, Deuteronomio 17:15 chiarisce che la carica più alta nel “paese deve essere occupata da cittadini, non da stranieri (v. 15). Ciò limiterebbe i governanti a quelli conosciuti nel carattere dal popolo e con lealtà integrale.↩
15 Per la migliore spiegazione che ho trovato sulle tasse bibliche, vedere il libro del Dr. Robert Fugate Toward a Theology of Taxation (Omaha: Lord of the Nations LLC, 2016).↩
16 La serie My Revelation è disponibile su BiblicalBlueprints.com, SermonAudio.com o sulla tua app podcast preferita come “The Revelation Project”.↩ La traduzione in italiano è in fase di realizzazione: i primi sermoni qui.