Lawrence R. Eyres

                                      LE PIÙ EMINENTI EDIFICATRICI DI CASE

                                                           Proverbi 14: 1

Oggi è Domenica, Giorno della Mamma. Non sento così tanto questa festività ma piuttosto che è il Giorno del Signore. Eppure, poiché qualcuno sente, per amore della propria madre, che questo è un giorno speciale, ho il sentimento ch’io debba portare dalla Parola di Dio istruzione ed incoraggiamento; e, se per caso ci sarà una parola di correzione, di rimprovero o di biasimo, comunque la dovrò portare dalla Parola di Dio.

Se pensiamo di edificatori di case ci vengono in mente delle imprese che costruiscono case di sogno che ognuno di noi desidera e nessuno si può permettere, ma io sto pensando a coloro che veramente edificano case. Una casa, nel senso della Parola di Dio, è costituita dalle persone che sotto gli ordinamenti di Dio vivono insieme come una famiglia nel nome e nell’autorità di Gesù Cristo con l’amore di Cristo che fluisce attraverso tutte le cose che fanno, sottomettendosi l’uno all’altro nel suo amore nella sua obbedienza. In questo senso le donne sono edificatrici.

“La donna saggia edifica la sua casa, ma la stolta la demolisce con le proprie mani”. Cos’è la saggezza nel senso del nostro testo? Proverbi 31:30 ci dice: “La grazia è ingannevole e la bellezza è vana, ma la donna che teme l’Eterno, quella sarà lodata”. Altrove nelle Scritture leggiamo che è il timore dell’Eterno ad essere l’inizio della saggezza, e la parola inizio significa la prima parte, il centro e la fine (Salmo 111:10, Pr. 9:10). La pura essenza della saggezza è che uomini e donne temano Dio. Il timore di Dio è innanzitutto, l’adorazione di Dio, riconoscere che Egli è il grande, il sovrano, e potente Dio sopra di noi e che noi siamo sue creature create a sua immagine, fatte per adempiere una funzione e per riflettere indietro a lui la gloria nei termini di ciò che ci ha fatti e nella grazia ci ha chiamati ad essere. Sicuro, c’è un timore tremante in questo timore, e quel timore tremante è il riconoscimento che questo Dio è un Dio geloso che certamente punisce le iniquità dei padri sui figli. Sì, Egli certamente punisce l’iniquità di coloro che rifiutano i suoi ordinamenti e si ribellano contro di essi e non desiderano adempiere il ruolo della vita a cui Egli li ha chiamati. La saggezza, alla fine, non è niente di più che sottomettersi a Dio e attivamente camminare negli scopi che Dio ha preparato per noi, cercando la sua misericordia e il perdono dei nostri peccati, desiderando essergli obbedienti in tutte le cose, e onorare Lui come Dio in tutte le relazioni della vita.

La stoltezza è proprio l’opposto: l’uomo o la donna che pensano solo in termini di ciò che porta felicità a sé quali entità centrali del proprio piccolo mondo. Questa è stoltezza o stupidità.

A cosa si riferisce la casa il focolare? Questo è il contesto della vita. La donna dimora molto vicino al centro di quella casa ed ha una missione straordinaria, un grande compito, e nel suo adempimento onori estremamente alti e meravigliosi. Se adempie questo compito, edifica la casa. Se non lo adempie, la abbatte pezzo per pezzo, brandello dopo brandello finché giace, un macello ai suoi piedi, o cade in macerie sulla sua testa. Diamo un’occhiata a tre cose che è necessario considerare in relazione al nostro testo.

La donna è una edificatrice della casa in relazione (1) al proprio marito, (2) ai propri figli, e (3) alla società attorno a se stessa.

Il nostro testo non dice niente del marito di questa donna, ma il marito è il capo della sua casa, egli è, sotto Cristo, il centro della sua vita. L’uomo prende moglie, non è la moglie che prende l’uomo. Nel senso pio di ciò, la donna dà se stessa al proprio marito, ed ella diventa soggetta a lui e proprio come Cristo diventa il capo della chiesa e chiede a noi che siamo stati redenti da lui di sottoporci al nostro sposo celeste, così pure deve fare la donna. Nella cerimonia del matrimonio promette solennemente che conserverà se stessa per il proprio marito come donna in tutti gli aspetti della propria femminilità. Ella sta edificando la casa quando la sua femminilità, la sua sessualità è tale che non solo suo marito la conosce e può sicuramente fidarsi di lei, ma tutto il mondo sa, se in qualche modo la conoscono, che c’è una donna che appartiene ad un uomo. Ella non ostenta con civetteria la propria femminilità in faccia agli uomini né in alcun altro modo che potrebbe degradare l’immagine di moglie fedele di un uomo in tutto ciò che è come donna.

È così importante che noi non diciamo una cosa nelle promesse solenni del matrimonio ed un’altra nella nostra vita. È così importante che quando abbiamo giurato davanti al mondo di essere fedeli a Gesù Cristo nel tutto della nostra vita mostriamo poi quella fedeltà che abbiamo promesso. Se giuriamo fedeltà a Gesù Cristo e non la esibiamo, stiamo vivendo una menzogna. Mente, la donna che promette all’altare del matrimonio fedeltà a proprio marito, nel grado in cui esercita il proprio potere su altri uomini anche in questioni minori, anche in un “innocente” comportamento civettuolo, anche nel modo di portare un vestito, se mette in mostra ad altri uomini la relazione peculiare della propria femminilità che appartiene solo a suo marito; in quella misura, io dico, ella vive una menzogna. Dico questo perché deve essere detto in tempi come questi. Lo dico implorando, benché lo dica autoritativamente, sulla base della Parola di Dio. Colei che considera queste cose in saggezza edifica la casa; colei che le disprezza, non importa quanto fedele possa essere esternamente, la demolisce con le proprie mani.

Ciò è  vero anche rispetto al sostegno e all’incoraggiamento che ella dà al proprio marito. Lo so perché sono un marito. I mariti non sono quelle torri di forza che a volte desidererebbero che le loro mogli, i loro figli e il mondo credessero che sono. A volte i mariti crollano semplicemente a causa della terribile pressione che li assale nella vita. Per cosa dà Dio all’uomo un aiuto convenevole? Gli da un aiuto adeguato, un aiuto appropriato affinché, nel momento in cui egli vacilli, lo incoraggi e lo rafforzi e lo rimandi in battaglia dovunque la battaglia possa essere. Egli sa che indietro, là, in quel piccolo suo focolare c’è una donna che lo ama e lo sostiene e crede in lui, e che starà al suo fianco anche se tutto il mondo cadrà su di lui. Quella è la donna che edifica la propria casa. Colei che abbandona il marito nel momento della sua debolezza, nel momento delle sue prove, nel momento dei suoi problemi non edifica la propria casa, la abbatte con le proprie mani.

Sì, in questo, e sto parlando a mogli cristiane ora, esse devono pregare con i propri mariti se sono mariti cristiani, e se non lo sono, ancor di più devono pregare per loro. Ci deve sempre essere questa esperienza e questa saggezza. E, credetemi, parlando di donne, credo di aver visto nella mia esperienza di ministro più vera saggezza nelle donne che negli uomini in quelle chiese in cui ho servito. Forse non è la saggezza della decisione; ma è la saggezza della comprensione del cuore, la saggezza che vede e senza una parola compensa la debolezza di altri, la saggezza che rimane in silenzio ma pure è forte. Vedo questo in molte donne pie, ed ho visto più vera religiosità nelle donne di quanta non abbia visto negli uomini. Esse hanno la saggezza di vedere che la relazione con i propri mariti matura negli anni, e mentre la parte fisica diviene sempre meno la parte centrale di quella relazione, la parte spirituale subentra e diventa sempre più grande fino a che c’è una bella unione e comunione ogni giorno, ogni ora del giorno ed ogni giorno dell’anno che è come fosse il cielo; e, lo sapete, il modo in cui ci abituiamo all’idea del cielo è abituandosene un po’ alla volta sulla terra, la casa è dove quel cielo comincia.

Infine, poi, in relazione al proprio marito c’è il lavoro, oh quanto lavoro! In proverbi 31 leggiamo della donna virtuosa. Qualche volta provo per le mogli un simpatetico dispiacere quando leggo questo passo. Questa è la parola di Dio, e se esse devono vivere all’altezza di questo tipo d’attività, devono essere più forti degli uomini. Pure, allo stesso tempo, c’è una forza che non è nel corpo, che non è nel braccio; e quella è la forza  del fedele e leale sostegno ed impegno, l’impegno dell’amore che non chiede nulla in ritorno se non di servire insieme al marito.

Non è la casa. È quella entità famigliare, quella entità spirituale. La moglie è sposata non solo all’uomo ma in un senso, alla sua intera vita; ed ella ne è così sposata che è proprio lei che la sosterrà col lavoro delle proprie mani e con l’amore del proprio cuore, con la perseveranza della propria anima fino al giorno in cui depone gli strumenti della propria guerra terrena ed entra nel proprio premio celeste. Questo è il modo per edificare le vostre case, mogli. E voglio dire, interpretando la cosa, che quelle che mogli ancora non sono, devono anticipare, prepararsi a questo, questo è il santo ideale che la Parola di Dio enuncia per voi.

Secondo, in relazione ai propri figli, il suo è il compito più importante, è sempre stato così. Nei primi anni di vita dei propri figli sono le sue dita che formano e modellano quella vita. È lei che per prima deve imparare a camminare equilibrandosi sul filo del rasoio del dimostrare al proprio bambino amore e sostegno e serenità e allo stesso tempo essere forte abbastanza e ferma abbastanza da non permettere che quel piccolo batuffolo di vita diventi un re o una regina che governa quella casa con i suoi capricci. È lei che deve iniziare l’opera di disciplina nella vita del bambino perché è lei che trascorre la maggior parte del tempo con quel bambino negli anni che sono realmente i più formativi per la personalità, per carattere, per le abitudini e per i modi di vivere, e queste abitudini e questo carattere fondamentalmente non vengono cambiati neppure quando arriva la “nuova nascita” e cambia in cuore interiore. In questo modo ella edifica la casa.

Se, invece, ella occupa il centro della casa, se viene dai suoi bambini e spreme amore da loro perché ha bisogno di quell’amore (e magari nel farlo rigetta l’amore del proprio marito) e stringe al proprio seno l’amore dei bambini, ella li distrugge e demolisce la casa che apparentemente sta costruendo. La abbatte col proprio cuore quando pone i propri bisogni (anche quelli spirituali e psicologici oltre a quelli fisici) al centro delle cose e pretende e pretende, a volte molto sottilmente, a volte incolpando il marito e i figli di ingratitudine, ma comunque pretende che ogni cosa continui a girare intorno a . Dio fece la pia donna per dare e per servire, non per ricevere e per tesorizzare e per tenersi stretta le cose.

Riguardo ai suoi figli, questo è il tempo di insegnare loro che un padre è un padre, che un padre ama e che un padre anche si aspetta obbedienza. Devo fare riferimento alla mia cara madre, che dall’ultima Giornata della Mamma è andata in cielo. Ella mi ha insegnato ad amare, rispettare e onorare mio padre. Non è stato lui ad insegnarmi queste cose. Egli mi ha insegnato a temerlo, egli mi ha insegnato ad obbedirgli. Ma è stata lei che mi ha insegnato che egli mi amava, e mi ha infatti amato molto caramente. In quei giorni della mia fanciullezza non potevo vedere il suo amore a motivo della severità del suo carattere, ma la mia amorevole madre mi ha insegnato a rispettare, a temere e ad amare mio padre. E ai giorni della mia fanciullezza mia madre non ha mai, neanche una sola volta, preso le mie difese o quelle di chiunque altro contro l’uomo che era suo marito, col quale ha vissuto da moglie fedele per sessantatré anni. Non ha mai permesso che uno screzio o un dissapore si incuneasse tra sé e lui o tra noi e nostro padre.

Ella deve inoltre insegnare ai propri figli ad onorare la fede nella misura in cui ella abbia questi primi, formativi anni sotto la propria autorità. Deve insegnare loro del loro Padre che è in cielo. Quel vecchio inno gospel, che molti di noi coi capelli grigi ricordano con un po’ di nostalgia: “Le preghiere di mia madre mi hanno seguito” è vero. Furono le preghiere di mia madre e la vita di mia madre che per prime mi insegnarono un po’ di com’è Dio. Ho imparato molto di più nella mia istruzione teologica, ma l’istruzione del cuore avvenne ai piedi di mia madre. Nella sua propria vita ho imparato cos’è la preghiera, ho imparato cos’è la dipendenza, ho imparato cos’è la sottomissione, perché era sempre la mia cara madre che veniva a calmarci e ad acquetarci, dicendo: “non diamo spazio all’ira” quando eravamo trattati ingiustamente da altri. Era mia madre che parlava a mio padre nello stesso umore con lo stesso tono e tratteneva il suo temperamento Irlandese dal metterlo nei guai. Fu ella che si occupò di mostrarci cosa significa vera sottomissione a Dio nella sua Parola, ai suoi Comandamenti e anche alla sua Provvidenza. Non solo ce lo insegnò, ma lo visse davanti ai nostri occhi, e ringrazio Dio per questi ricordi. Che terribile scandalo sarebbe il mondo senza madri così.

Non voglio cedere spazio al sentimento, ma quel vecchio detto, è vero: “la mano che dondola la culla è la mano che governa il mondo.” Temo che questo sia il problema del mondo, il fallimento, almeno in parte, della maternità. La mano che ha dondolato la culla ha governato il mondo malamente a causa dei peccati che hanno prodotto una generazione empia, la generazione di cui faccio parte. Per grazia di Dio fui risparmiato, e io supplico voi, madri, e future madri, che avete ancora qualcosa che potete fare in questa questione: salvate i vostri figli. Salvate i vostri figli dal contribuire alla delinquenza del mondo in cui viviamo. Mostratelo non cercando di essere eguali e audaci e indipendenti come il mondo vorrebbe che foste, ma mostratelo essendo vere mogli, vere madri, e veri esempi di vita pia: gentilezza, fedeltà e sottomissione.

Una donna non è una donna solo nella propria casa e tra i propri figli. È una donna quando va dentro al mondo. La donna, nella società ha un’aura, una certa radiosità, o … ne ha una contraffatta. È quell’aura vera che io vorrei considerare in terzo luogo. Proverbi 31:31 dice: “… le sue opere la lodino alle porte della città”. Le porte erano il luogo dell’attività civile e commerciale, il centro della città. Ella doveva andare dentro al mondo, e la gente diceva. “Questa è proprio una donna! Guardate ciò che ha fatto! Guardate alla sua famiglia! Guardate suo marito!” tutti la onorano e “I suoi figli si levano e la proclamano beata; anche suo marito ne fa l’elogio, dicendo: Molte figlie hanno compiuto cose grandi, ma tu le sorpassi tutte quante”. Proprio per il tipo di donna che ella era, il tipo di aura che aveva intorno a sé, suo marito sentiva che non c’era un’altra donna come lei nel mondo. Questo è il sentimento che ogni marito deve provare verso sua moglie, anche se ella solo comincia ad esserne degna secondo questa descrizione.

Cos’è un’aura? Lo abbiamo in I Pietro 3: 4: “Ma sia l’essere nascosto nel cuore con un’incorrotta purezza di uno spirito dolce e pacifico, che è di grande valore davanti a Dio”. Ora, donne, io so che questo è difficile, molto difficile, perché siete peccatrici. Noi uomini pure, siamo peccatori. La mansuetudine è richiesta alla razza umana, vale a dire, tutti, quelli che desiderano essere chiamati pii da Gesù nelle “Beatitudini”, ma la mansuetudine, lo spirito quieto, particolarmente, è la qualità che dovete ricercare. Lo vedete, o no, che questo è un grande comando per voi? È un atteggiamento di cui avete bisogno nelle vostre case e tra i vostri figli, ne avete bisogno nel vostro cuore, ed è piantato lì dall’opera dello Spirito Santo con la Parola di Dio per mezzo di sermoni come questo, e quando scende nel vostro cuore, ne uscirà in un raggio di bellezza e una luminosità che tutti gli estetisti di questo mondo messi insieme non possono produrre. È quella bellezza interiore di mansuetudine e di quiete.

Ancora, Proverbi 31 dice della donna virtuosa: “…Sulla sua lingua c’è la legge della bontà”. È questo vero anche di voi? E voi ragazze che non avete ancora marito? O la vostra lingua è un veleno mortale, pieno di malvagità, che travia e che infiamma il corso intero della natura?

La donna deve adempiere il proprio ruolo nel mondo. Dio vi ha fatto donne, e ha fatto la maggior parte delle donne affinché ciascuna diventi la moglie di un marito. Questo è il ruolo naturale di Dio per la donna. Questo è ciò che la maggior parte delle giovani donne alla fine diventeranno.

Dio ha alcune cose da fare per le donne non sposate. Voglio dire qualcosa a questo riguardo, e spero che lo vedrete come una gemma di saggezza non da me ma da Dio Stesso. Anche la donna non sposata ha in dote la propria femminilità per essere un sostegno; ella deve essere sempre un satellite, mai un sole. Abbiamo molti esempi di ciò. Anna, che era nel tempio, una vedova di ottant’anni. Cosa faceva lì? Pregava, e poiché pregava, Dio la onorò con una delle primissime occhiate alla faccia del proprio Figlio incarnato. Che ministero! Ancora, abbiamo Dorcas, un’altra vedova. Faceva vestiti per i bisognosi, le sue mani erano occupate in ogni momento, e quando  morì i vestiti che faceva furono esibiti per ricordarla con amore. Ella era un satellite.  Se la donna che è da sposare o vedova vuole servire come donna, può essere una servitrice di Gesù Cristo o direttamente o indirettamente nella chiesa o per qualcuno a questo mondo che abbia bisogno di lei, ed ella è più felice quando allevia un bisogno, perché quello è il modo in cui Dio l’ha creata. Quando comincia a concentrarsi su se stessa, sul proprio benessere, allora la felicità vola fuori dalla finestra e non ritornerà finché ella non ritornerà alla sua prima occupazione.

Ora, in conclusione, io voglio dire a tutte le signore qui questa mattina. Voi siete figlie di Eva, e questo è il vostro problema. Ricordate ciò che fece vostra madre: rovesciò il corso della natura. Avrebbe dovuto seguire il proprio marito, ma non seguì il proprio marito. Lo guidò, e lo guidò nel peccato. Ella fu la prima a peccare, ci dice Paolo, e Dio la punì con una maledizione, con grande difficoltà nel partorire cosicché partorire era per lei come la morte in quei primi anni perché fu lei la prima a peccare. Ma anche in questo ruolo umile ed umiliante Dio promise di salvarla se si fosse sottomessa a Lui con fedeltà. Questo è il problema, signore, voi siete figlie di Eva. Di certo voi uomini siete figli di Adamo, e la sua debolezza era disprezzabile agli occhi di Dio quanto l’eccessiva assertività di Eva nella questione della tentazione.

Ma c’è un’altra di cui potete essere figlie. Potete essere figlie di Sara, la umile sottomessa moglie di Abrahamo, la quale anche quando non stava facendo le cose esattamente nel modo giusto, mostrò tuttavia di essere sottomessa al marito e lo chiamava: “signore, di essa voi siete divenute figlie, se fate il bene e non vi lasciate prendere da alcun spavento” (I Pietro 3:6). Che significa che se voi compite il vostro pio ruolo nella vostra casa, dove Dio vi ha chiamato, nel timore di Dio e per amore di Gesù Cristo e desiderate edificare la vostra casa piuttosto che abbatterla con le vostre mani, allora, certamente, se cercate di fare questo, Dio vi benedirà e vi darà una corona che in onore e gloria e bellezza è una corona che nessuna regina sulla terra avrebbe mai potuto toccare o reclamare.

Ho parlato ad un gruppo di signore in un’altra città recentemente ed ho insegnato loro proprio queste stesse cose da 1Pt. 3:6. una di esse, dopo mi ha parlato e mi ha detto. “Lo sa, pastore, quando ci ha parlato in questo modo, ci ha rese orgogliose di essere donne. Ci ha fatto sentire che non scambieremmo il nostro ruolo nella vita per tutte le ricchezze del mondo”. E questo è, sotto Cristo, il modo in cui vorrei che voi vi sentiste questa mattina. Se questo è un sermone per la Giornata della Mamma potete accettarlo in questo modo. Se no, quanto meno proviene dalla Parola di Dio, ed è il peso che ho nel mio cuore questa mattina.

PADRE IN CILEO, chiediamo la tua benedizione su queste parole. Noi ti imploriamo, o Signore, che nella misura in cui sono state pronunciate in verità, così scrivile nelle tavole del nostro cuore talché non le dimentichiamo più. Preghiamo che ciò che non è da Dio in questo messaggio venga obliterato per sempre dalle nostre menti affinché il Signore Gesù abbia tutto l’onore e la gloria in tutto ciò che abbiamo detto. Dio, benedici le nostre case. Dio, benedici le nostre madri, le madri che lo sono e quelle che lo diventeranno. E, Dio, per mezzo di esse benedici la chiesa e la nazione per amore di Cristo. Amen.

11 maggio, 1969


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