6: Il dono di Dio

Giovanni 4:1-42

L’acqua viva, quella chiara, ricca d’ossigeno, era spesso chiamata anche “il dono di Dio”. Cristo qui offre acqua viva altrimenti conosciuta come  comunione con Dio. Quella comunione fu ottenuta con la sua espiazione e diventa nostra mediante la fede nel suo nome. Così Cristo è anche il dono di Dio all’uomo.

La donna samaritana fu impressionata dalle sue parole fin dal principio. Ma cercò continuamente di sottrarsi da esse. Finse di non comprendere e alle volte usò dell’ironia. Era come una pecora che che è spinta dentro l’ovile ma che ogni volta, schiva la porta.

Già qui il Cristo andò oltre i confini del patto con Israele. I samaritani vivevano fuori di esso. Introdurvi i sichariti profetizzò l’apertura del patto a tutte le nazioni. Ma si noti che Cristo mantenne espressamente la verità del patto con Israele nelle sue parole: “Voi adorate quel che non conoscete; noi adoriamo quel che conosciamo; perché la salvezza viene dai Giudei”. La samaritana era sorpresa che un giudeo perfino parlasse con lei. L’inimicizia tra i samaritani e il popolo del patto, però, fu frantumata in lei dall’esibizione della grazia da parte di Gesù. La stessa cosa avvenne ai sichariti che confessarono che Gesù era il salvatore “del mondo”, non solo dei giudei.

I discepoli furono sorpresi che parlasse con una donna perché era contrario ai loro costumi. Anche qui abbiamo una profezia delle condizioni sotto il nuovo patto: in Cristo non ci sarà più maschio o femmina. Giovanni 4 è un capitolo sulla vera emancipazione femminile.

          Concetto principale: Il Cristo è il dono di Dio a tutte le nazioni.

          Acqua viva. I Farisei a Gerusalemme avevano udito che il movimento stava passando da Giovanni Battista al Signore Gesù. Furono felici che Giovanni venisse messo in ombra ma ora i seguaci del Signore Gesù stavano diventando per loro una minaccia ancor più seria. I capi divennero ferocemente ostili a Gesù ma Gesù non volle per ora affrettare il conflitto. Per questa ragione decise di ritornare in Galilea.

Non prese il giro alla larga come faceva la gente che voleva evitare ogni contatto coi samaritani, ma passò dritto dritto attraverso la Samaria. Affaticato per il viaggio  si sedette presso il pozzo di Giacobbe vicino a Sichar, un pozzo che si diceva fosse stato scavato da Giacobbe in persona. I suoi discepoli andarono in città a comperare del cibo.

Mentre era seduto lì da solo, una donna di Sichar venne ad attingere acqua. Era venuta da sola e a mezzogiorno, il momento più caldo della giornata. Perché non era venuta con le altre donne verso sera? Era sola nella vita, era una emarginata?

Dopo che ebbe attinto l’acqua Gesù le chiese da bere. Lei rimase completamente stupita! Come poteva lui, un giudeo, fare questa richiesta a lei una donna samaritana? I Giudei disprezzavano i Samaritani, e in più non era usanza rivolgersi a una donna in pubblico. Ma non c’era disprezzo nella voce di Gesù. Era venuto a raccogliere tutti i popoli nel suo Regno e a eliminare le disparità tra uomo e donna. Compì queste cose mediante la sua grazia per la quale riconciliò il mondo a Dio.

E Gesù aveva usato la sua sete come opportunità per parlare alla donna. Non andava sempre in cerca proprio delle persone sole? Nella risposta della donna Gesù percepì la sua amarezza tanto per il disprezzo dei Giudei che per il disprezzo che gli stessi samaritani avevano per lei, una emarginata. E Gesù, non era venuto proprio a redimere? Vide qui un’opportunità che il Padre gli stava dando. E quindi replicò: “Tu chiami questa fonte il dono di Dio, ma se tu sapessi cosa Dio vuole dare agli uomini, e se tu sapessi chi io sono, avresti tu chiesto da bere a me e io ti avrei dato dell’acqua viva”. Con questa “acqua viva” intendeva la comunione con Dio che lui era in grado di dare.

La donna fu impressionata da ciò che le disse e comprese molto bene che non intendeva acqua dal pozzo. Tuttavia lei stava vivendo nel peccato ed era imbarazzata dalla mano tesa di Gesù. Fece finta di non comprendere  e tra il serio e il faceto sottolineò che il pozzo era profondo e che lui non aveva nulla con cui attingere. Pensava forse di essere più grande di Giacobbe, lo interruppe lei, il grande patriarca che aveva avuto bisogno di un pozzo per sé e per il suo bestiame? Poteva forse fornire acqua senza un pozzo. Chiaramente, sebbene sembrasse volergli voltare le spalle stava ancora cercando di andargli incontro.

Gesù usò la sua risposta come trampolino per ulteriore discussione. In modo apparentemente enigmatico le ricordò che chiunque avesse bevuto di quell’acqua avrebbe avuto sete di nuovo ma che lui avrebbe potuto darle dell’acqua che avrebbe soddisfatto la sua sete per sempre. In lui quell’acqua sarebbe divenuta una fonte inestinguibile. La comunione con Dio non spegne forse la nostra sete per sempre?

La donna comprese che intendeva qualcosa di diverso dalla nostra sete fisica. Stava diventando sempre più coinvolta ma sospettava ancora che ci fosse una trappola. Era come una pecora che sgusciava via dalla porta dell’ovile volta dopo volta che vi veniva portata. Perciò replicò vagamente: “Allora dammela quest’acqua così non dovrò più venire qui ad attingere”. Era convinta ma cercava ancora di farne dileggio.

          Sono io. Poiché aveva ripetutamente cercato di scoraggiarlo, Gesù ora volle farla prigioniera con la sua Parola. Il Padre gli aveva rivelato cosa c’era nel suo cuore e nella sua vita. Procedette a dimostrarle che la conosceva.  Le disse: “Va’ a prendere tuo marito e torna qui”. Lei aveva avuto ogni opportunità di andarsene e di non tornare più ma non era più capace di resistergli. “Non ho marito” fu probabilmente un patetico gemito che tradiva la sua disperazione e il suo avvilimento. Ma fu immediatamente colta di sorpresa quando Gesù le rispose che aveva detto la verità. Era stata sposata cinque volte, le disse, e ogni volta era divenuta infedele. Ora conviveva con un uomo. Le disse che aveva effettivamente detto il vero.

Non avrebbe dovuto arrendersi, inginocchiarsi davanti a lui e confessare tutto? Invece, rifiutava ancora cocciutamente di entrare per la porta della salvezza confessando la sua colpa, anche mentre vedeva la porta che le veniva aperta. Caparbia fino alla fine, cercò ancora di distogliere la conversazione da se stessa sollevando un altro punto: “Vedo, disse, “che sei un profeta. Voi dite che bisogna adorare Dio a Gerusalemme mentre i nostri padri ci hanno insegnato che il luogo è il Monte Gherizim. Chi devo credere?” Perché lo chiese a Gesù che era un Giudeo? Che fosse perché non era mai riuscita a trovare alcuna pace, alcun conforto nella propria forma di religione sebbene avesse fatto il viaggio fino al monte Gherizim molte volte?

“Secondo il patto”, rispose Gesù, “il Signore si può adorare solo a Gerusalemme, non sul monte Gherizim.  Ma ti stai sbagliano anche su un altro punto. Presto la gente potrà adorare il Padre dappertutto. A quel punto il servizio del Signore non avrà niente a che vedere con Gerusalemme. Quel tempo sta giungendo presto; presto il Padre sarà adorato dovunque in spirito e verità. Dio è uno Spirito che si volge a noi completamente nella pienezza del suo amore. Adesso lo fa per mezzo di simboli nel tempio; presto quei simboli non significheranno più nulla e Dio vivrà nei nostri cuori. Per fede ci volgiamo a lui completamente e apriamo il nostro intero cuore a lui. Tu non lo hai mai fatto; non ti sei mai data a lui in fede, ma ti sei sempre tenuta aggrappata ai tuoi peccati”.

La donna era stata toccata nel suo intimo. Che ci potesse ancora essere redenzione per lei? Tutto sembrava ancora così nero. Sapeva che il redentore sarebbe venuto un giorno a mostrare la via della salvezza. Lei, una prigioniera del peccato, oh come anelava quel giorno delle volte. Sospirò costernata e confusa. Poi arrivò la risposta di Gesù, che deve averla colta completamente impreparata: “Il redentore sono io”. Improvvisamente riconobbe la grazia che le era pervenuta. Finalmente fu fatta prigioniera. Dio nella sua grazia le era molto vicino e l’aveva cercata!

          Campi bianchi. Non ebbe il tempo di rifletterci su perché proprio in quel momento i discepoli erano ritornati dalla città. Furono sorpresi di trovare il loro maestro che parlava con una donna ma nessuno osò chiedergli di cosa avessero parlato. La donna se ne andò velocemente lasciando indietro la sua secchia.

Appena arrivò in città disse alla gente: “C’è un uomo che sa tutto di me!” Non si vergognava più ad ammetterlo ma confessò i suoi peccati davanti ai suoi concittadini. La maledizione di essere una emarginata e la sua conseguente amarezza erano state  frantumate. La sua pubblica professione la sollevò ulteriormente. Era stata redenta dalla misericordia di Cristo. Ora divenne l’evangelista nella sua città. “Non sarà lui il Messia?” Suggerì. La gente trasecolò; si resero conto che alla donna era successo qualcosa di speciale. Non l’avevano mai vista agire in quel modo. Uscirono prontamente per andare al pozzo di Giacobbe per vedere Cristo.

Nel frattempo i discepoli lo esortavano a prendere del cibo. Ma lui replicò che aveva del cibo di cui loro non sapevano nulla. Sorpresi si chiedevano tra loro se per caso qualcuno gli avesse portato del cibo. Ma Gesù rispose che il suo cibo era fare la volontà di Colui che lo aveva mandato spiegando che se gli era permesso rivelare la grazia del Padre lui non avrebbe patito né fame né sete.

Cominciò a spiegare loro della mietitura. “I contadini di solito dicono: ‘Ancora quattro mesi e viene la mietitura’. Ma guardate!” Gesù indicò la gente di Sichar che stava pervenire da lui e continuò “Ecco la messe. Altro che quattro mesi; i campi sono maturi adesso! Io mieterò adesso. Ancora un po’ e seminerò anche la mia vita. La mia vita è il granello di frumento che porta frutto. Un giorno voi mieterete i frutti del mio lavoro. A fare questo vi sto mandando. Un giorno, quando viene la grande mietitura alla fine dei tempi, voi gioirete con me. Raccoglierete ciò che non avete seminato perché l’uno semina e l’altro miete”.

          La mietitura provvisoria. Nel frattempo i Sichariti erano arrivati da lui. Dio aveva dato tanta grazia a quella donna perché per mezzo della sua parola i cuori di molte persone di quella città si erano aperti a credere a Cristo. Come era possibile? I samaritani non avevano forse un’attitudine molto ostile nei confronti dei Giudei? Ma com’è forte la grazia di Dio per mezzo di Cristo! La sua misericordia per una donna peccatrice che viveva in mezzo a  loro conquistò i loro cuori. Cose come questa succedono solo quando lo Spirito di Dio è all’opera!

Sollecitarono Gesù a rimanere con loro ma a quanto pare non era stato sua intenzione farlo. Tuttavia, si rese conto velocemente che il Padre aveva preparato questo campo per lui. Si fermò due giorni e insegnò alla gente della città. Dapprima erano stati mossi dalla testimonianza della donna ma ora la presenza di Cristo portò la grazia di Dio, grazia per dei Samaritani che erano disprezzati dai Giudei. Cristo avrebbe unito tutte le nazioni a essere suo popolo. I samaritani credettero perché lo avevano udito parlare e avevano sperimentato la grazia di Dio in lui. Ora lo professavano il salvatore del mondo, non dei Giudei solamente.

A causa del loro incontro con Gesù, provocato dalla testimonianza della donna, la gente di Sichar accrebbe nella fede. Noi pure incontriamo il Signore Gesù nella sua Parola sebbene possiamo essere condotti a quella Parola da altri. Mediante la sua Parola Cristo si dà come dono di Dio. Così raccoglie gente di ogni nazione nel numero dei suoi eletti.


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