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57: L’apostolo della nostra confessione

Luca 6:12-49

Gesù Cristo chiamò individualmente dodici dei suoi discepoli e li nominò apostoli. Nominare o chiamare significa semplicemente istituire. Li istituì perché fossero apostoli. Abbiamo quindi l’istituzione dell’ufficio apostolico. E quando consideriamo che tutti i successivi uffici (mansioni) nella chiesa, incluse quelle che abbiamo ora, hanno avuto origine dall’ufficio apostolico, possiamo dire che l’istituzione dei dodici da parte di Cristo costituì il fondamento della chiesa istituzionale del Nuovo Testamento.  Cristo non procedette con quest’azione prima di aver trascorso la notte in preghiera. Questo dovrebbe trattenerci dall’essere indifferenti nei confronti della chiesa come istituzione. Per mezzo dei suoi apostoli e per mezzo della chiesa come istituzione Cristo continua ad operare malgrado i peccati di quell’istituzione. Cristo, l’apostolo della nostra confessione, è fedele su tutta la casa di Dio (Leggi Ebrei 3).

La folla cercava di toccarlo perché un potere usciva da lui e lui li guarì tutti. Questa fu una guarigione su larga scala dove il contatto personale di tutti quelli che cercavano la guarigione personale che aveva accompagnato le sue prima guarigioni sembra escluso (vedi la sezione 35 sopra). Ma non dobbiamo dimenticare che queste guarigioni sono seguite dal Sermone sul Monte nel quale Cristo chiama beati tutti i miserabili. Questo significa che sono beati non perché sono guariti ma perché hanno sopportato le sofferenze della vita in comunione col Signore.

Avendo discusso in qualche misura il Sermone sul Monte nelle nostre considerazioni su Matteo, non lo tratteremo qui. Qui tratteremo solo con i temi che abbiamo delineato sopra. Non è questo il posto per discutere se Luca, che non parla di “poveri di spirito” ma di “poveri”, stesse pensando a quelli poveri di cose materiali e fisicamente affamati. Ma si può dire che con la sua più generica espressione Luca ci porti a pensare dei “poveri secondo il mondo, quelli che solo eccezionalmente occupano una posizione apicale nella vita e che in genere sono spinti da parte da quelli che sgomitano per avanzare. Questo non solo caratterizza il discepolato ma provvede anche la necessaria correzione nella vita di un discepolo.

          Concetto principale: L’Apostolo della nostra confessione è fedele
su tutta la sua casa.

          Elezione degli apostoli. Durante il tempo dell’attività di Gesù in Galilea, grandi folle lo seguivano costantemente. Venivano da tutto il paese a perfino da ben oltre i suoi confini. Spesso rimanevano attorno a lui giorno e notte. Spesso passavano la notte in aperta campagna. Una sera Gesù era di nuovo circondato da una folla ma verso il crepuscolo si ritirò da tutti e salì la collina da solo. Quella notte non dormì ma pregò per tutta la notte. Gesù stava frequentemente in preghiera per molto tempo. In preghiera ricercava e si aggrappava alla comunione con suo Padre per poter essere uno con lui in tutto ciò che faceva. Lo ha fatto anche per noi. Si è aggrappato al Padre in comunione per noi in questo mondo di peccato.

In questa notte particolare c’era una ragione speciale per la sua preghiera. C’era già una grande folla di discepoli nel suo seguito. Tra questi ce n’erano dodici che aveva chiamato a seguirlo perché aveva per loro una vocazione speciale. A dodici dei suoi discepoli voleva dare un incarico speciale per il futuro. Gesù stesso era l’ambasciatore del Padre in questo mondo. I dodici sarebbero stati  ambasciatori nel nome di Gesù, predicando la sua Parola con autorità e così adunare il suo popolo, la sua Chiesa. Avrebbe passato a loro qualcosa del potere dell’ufficio che lui stesso occupava (svolgeva). Avrebbero dovuto predicare la sua parola e anche metterla per iscritto di modo che fosse preservata per tutti i tempi e il suo popolo potesse essere salvato per fede in quella Parola. Infatti, quando questi dodici morirono, altri ancora sarebbero stati chiamati che avrebbero ricevuto una porzione del loro compito e della loro potenza e avrebbero sparso la loro parola dappertutto. Questi sono ministri della parola della chiesa di oggi.

Quella notte pregò per quei dodici e per la loro Parola quanto per tutti quelli che successivamente avrebbero proclamato quella Parola nella chiesa. Pregò per tutta l’opera che sarebbe stata fatta e per la raccolta e la guida della sua Chiesa. Chiese la benedizione di Dio su di essa e chiese perdono per tutto ciò che di peccaminoso vi sarebbe successo perché vi sarebbe stato molto peccato anche nella chiesa e nei suoi ministri.

Il mattino successivo chiamò a sé dodici dei suoi discepoli e li elesse come suoi apostoli, i suoi ambasciatori. Li scelse in accordo con la volontà del padre. Sapeva che glieli aveva dati il Padre. Tra loro c’erano persone di tipi molto diversi. Intanto c’erano i quattro ai quali, dopo la pesca miracolosa, aveva detto che ne avrebbe fatto dei pescatori di uomini. Tra i dodici c’era un collettore di tasse, un ex impiegato dell’ufficio delle entrate che si era messo a disposizione di tiranni stranieri ed era pertanto odiato dalla gente. Poi c’era uno zelota, uno scalmanato partigiano nazionalista, l’estremo opposto del collettore di tasse. Cristo poteva usare tutti loro se solo credevano la sua grazia e si sottomettevano alla sua Parola.

Primo, e principalmente, dovevano vivere per fede in quella Parola. Non tutti lo fecero. Tra loro c’era uno che disse di accettare questa chiamata, ma per per il quale il Signore Gesù Cristo e la sua Parola non significavano niente. Quell’uomo cercò solo se stesso e il proprio vantaggio. Nel lungo termine sarebbe venuto in conflitto con questa vocazione. Più tardi arrivò perfino al punto di tradire il Signore Gesù. Che tale persona sia stata tra i dodici dovrebbe esserci di monito che il servizio al Signore Gesù richiede tutto di noi e che non possiamo vivere per noi stessi e allo stesso tempo sperare di servire lui.

          La guarigione dei malati. Con questi dodici discese un poco la collina fino a un luogo pianeggiante. I dodici stettero con lui, insieme con la grande folla dei suoi discepoli e l’ancor più ampio seguito di persone che erano venute da ogni parte.  Lì il Signore Gesù mostrò in pieno le misericordia di Dio che era apparsa in Lui. Lì guarì molte persone malate tutte in una volta. Bastava che lo toccassero ed erano guarite ed erano guarite perché una potenza usciva da lui.

Non fece spesso questa cosa. Cercava sempre di conoscere personalmente i malati e cercava di portarli alla fede nella grazia di Dio. Questi malati non avevano forse bisogno del suo tocco personale?  Certo che ne avevano bisogno, ed è proprio per questo che di solito si fermava a parlare con loro. Voleva prima mostrare loro come sarebbe stato meraviglioso sulla terra a motivo della grazia di Dio. Ogni malattia e ogni conseguenza del peccato un giorno sarebbero state vinte. Un giorno avrebbe esibito la gloria della sua grazia.

          Beati voi che siete poveri. Ma non li lasciò senza guida. Cominciò immediatamente a parlare loro. E disse loro che se avessero creduto in lui sarebbero stati oppressi dal mondo. Avrebbero dovuto cedere ripetutamente a quelli che hanno altri obbiettivi nella vita, ovvero fare strada nel mondo e che perciò sono pronti a calpestare chiunque altro sotto i piedi.

I fedeli di Cristo non devono avere quello spirito. Vogliono servire Dio in questo mondo. Vogliono dare tutta la loro forza e sviluppare i loro talenti ma solo per amore di Dio. Non  vogliono calpestare gli altri ma come risultato dovranno sopportare duri colpi e disprezzo. Devono sopportare tutto questo per amore suo. Poi erediteranno la gloria del regno di Dio. Ma guai a quelli che cercano la propria gloria e lottano per per avere il primato in questo mondo. Sono ciechi guide di ciechi, cadono a testa in giù nell’abisso. Alla fine della loro vita incontreranno la distruzione perché non hanno edificato sul terreno solido. Solo se edifichiamo sulla Parola della grazia abbiamo sicurezza. Così Gesù manda tutti i suoi nel mondo come lui stesso è stato mandato dal Padre.


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