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32: La rivelazione del mistero

Marco 4:21-34

Per questo mondo il Regno di Dio è un mistero. In Cristo è stato rivelato: non per restare un mistero ma per essere conosciuto per fede. Nonostante la rivelazione, per la carne il Regno rimane un mistero. Perciò la carne subirà il giudizio del Regno. Quel giudizio compare già quando la rivelazione giunge nella forma di parabole. Mediante queste parabole la fede crescerà nella sua comprensione del Regno di Dio, mentre per la carne la possibilità di comprendere è esclusa. Il rigetto del vangelo portò già il proprio giudizio nella forma delle parabole.

Queste cose sono dette in Marco 4:10-12. È possibile che Gesù abbia detto queste parole dopo il suo intero discorso in parabole. Infatti in suoi discepoli gli avrebbero chiesto una spiegazione solo dopo che avesse finito il suo discorso. In ogni caso queste parole possono essere collegate ai versi 33-34.

C’è una differenza di significato tra la parabola del seme che cresce da solo e la parabola del seme di senape. Il primo indica la benedizione invisibile che fa crescere il seme e la seconda indica la potenza fenomenale presente nel piccolo granello di senape.

          Concetto principale: Il mistero del Regno dei cieli deve essere rivelato.

          Come una candela. Il Signore Gesù disse e fece molto in Galilea. Ci furono certamente alcuni che credettero in lui e compresero la grazia del Regno. Ma ce ne furono anche molti che chiusero i loro cuori alla sua grazia, persone che vollero rimanere quello che erano e che perciò non compresero le sue parole. Per questa mancanza di comprensione sarebbero stati giudicati. Dopo tutto, il Regno non era venuto per rimanere un mistero.

Lo espose loro in parabole. Quando qualcuno porta una candela in una stanza non la mette sotto il letto ma la mette sopra il candeliere in modo che tutta la stanza ne sia illuminata. In Cristo, la grazia del regno è apparsa come una luce in questo mondo. Sicuramente Dio non intende che non si sappia di  questa grazia. La grazia deve illuminare tutta la vita, pubblica e privata. Guai a chiunque sovverta questa volontà del vangelo chiudendo ad essa il proprio cuore!

Perciò Gesù disse alla gente di porre attenzione a ciò che udivano. Nella misura in cui avessero ascoltato in fede e arreso i loro cuori avrebbero continuamente ricevuto di più. Ma se qualcuno avesse chiuso il proprio cuore nell’incredulità, anche la conoscenza che sembrasse avere gli sarebbe stata tolta.

Questo giudizio fu eseguito da Gesù quando scelse di parlare in parabole perché gli increduli non compresero nulla di ciò che intendeva. Anche noi dobbiamo prestare ascolto in fede a ciò che udiamo in modo che il vangelo possa illuminare la nostra intera vita.

          Come seme che cresce da solo. In un’altra parabola sul tema il Signore Gesù disse alle folle che il frutto del vangelo è un miracolo che Dio stesso opera con la sua benedizione invisibile. Com’era possibile che una parola parlata portasse frutto nel convertire il cuore e redimere la vita? Questa non era certo l’opera della persona che aveva pronunciato quella parola ma era operato dall’invisibile benedizione di Dio che era divenuta manifesta in quel frutto.

Non è così col seme nel campo? Qualcuno lo sparge sul terreno ma il seminatore non può fare più di quello. Poi viene la pioggia e i giorni di sole e con essi l’invisibile benedizione di Dio: lo stelo, la spiga e i chicchi pieni nella spiga. Il contadino non ha altro da fare che mietere il grano. Che miracolo proprio lì nel campo! Lì pure, la potenza della grazia del Signore opera in quella benedizione. È incomprensibile.

Non è lo stesso col vangelo? Dio concede la sua invisibile benedizione su di esso e l’uomo è impotente nei confronti del miracolo. Crediamo in questa benedizione nascosta? Vedremo allora il frutto del vangelo diventare cospicuo nella nostra vita.

          Come un granel di senape. Il Signore Gesù stuzzicò la curiosità delle folle chiedendo: “Con cosa posso ancora paragonare il Regno di Dio?” Ci sono così tante altre cose che si possono dire a suo proposito e così tante similitudini che si possono trarre dalla vita.

Sapete tutti cosa sia un granello di senape. Il granel di senape è il più piccolo di tutti i semi. Pensate un  momento a che gran pianta si sviluppa da esso. È più grande di tutte le altre verdure; è una pianta con rami lunghi sui quali nidificano gli uccelli”. Che grande potenza è nascosta in quel minuscolo seme! Dio stesso risveglia quella potenza nel seme.

Non è lo stesso col vangelo? Come sembra insignificante! Eppure c’è una potenza in quel vangelo, una potenza che conquista il mondo, una potenza che redimerà tutte le nazioni e le riporterà a Dio. Quella potenza è stata vista nell’impero romano e, se crediamo, un giorno vedremo la potenza  invisibile del vangelo rivelarsi nella restaurazione di cieli e terra.

          Parlare in parabole. Gesù pronunciò tutte queste cose sulle rive dal Mar di Galilea. Una volta, in un’occasione precedente, aveva già chiesto ai suoi discepoli di tenere pronta una barca perché la folla lo pressava da tutte le parti. Ora si sedette in una barca. Da lì parlò alle folle sulla riva.

Presentava costantemente i suoi insegnamenti in forma di parabole. Ai credenti le parabole avrebbero rivelato sempre più il mistero del Regno di Dio. I credenti spesso chiedevano a Gesù di spiegare loro le parabole e Gesù li addentrava nel mistero sempre più.

Per gli increduli il fatto che Gesù parlasse in parabole era una forma di giudizio che chiudeva loro il regno a causa della loro incredulità. Non ne capivano niente. Volete che alcuni di loro non abbiano percepito il giudizio implicito nelle parabole? Se lo fecero, non avranno dovuto accantonare la loro propria saggezza e implorato Gesù che concedesse loro di comprendere il mistero? Il quel senso il giudizio divenne una benedizione per quelli che accettarono Gesù. Dovremmo sempre ricordare che le nostre menti corrotte e i nostri cuori peccaminosi non comprenderanno il Regno di Dio. Il vangelo di quel regno deve convertire anche le nostre menti. Allora si rivelerà a noi la gloria di quel regno.


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