Matteo 5-7
In Matteo 4:23 leggiamo: “E Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando l’evangelo del regno, e guarendo ogni malattia e ogni infermità fra il popolo”. Queste parole ricorrono in Matteo 9:35. Tra questi due passi, Matteo ci da un esempio del messaggio del Regno, il Sermone sul Monte. Egli registra anche alcune istanze di guarigione.
Il Sermone sul onte non ci da un insegnamento completo del Regno dei cieli. In questo discorso Cristo parla del regnare della grazia e degli effetti che quel regnare ha sulle nostre vite nel Regno.
Concetto principale: Nel regno di Dio la grazia regna suprema.
I cittadini del Regno. Giovanni battista aveva già dichiarato che il regno dei cieli era vicino. Il Signore Gesù utilizzò proprio le stesse parole quando predicò al popolo in Galilea. Il Regno sarebbe venuto con l’imminente effusione dello Spirito santo. Ma lo spirito della vita di quel regno poteva già essere capito, poiché era una vita di fede nella grazia di Dio, una fede donata da Dio attraverso la quale egli perdona i nostri peccati. In quel Regno la grazia regna suprema. Ogni cittadino del Regno deve credere nella benignità di Dio e vivere per essa. Questo è ciò che il Signore Gesù voleva dire al popolo ed è il motivo per cui parlava così tanto del Regno.
Un giorno una grande folla si radunò per ascoltarlo. Gesù voleva parlare loro così salì su un monte e si sedette. Poi chiamò vicino a sé i discepoli. Dovevano ascoltare attentamente la predicazione del Regno, perché essi avrebbero dovuto diffondere il messaggio in tutto il mondo. La gente stava in qualche modo più in basso sulla montagna cosicché tutti potevano vedere e udire Gesù.
Quando Gesù cominciò a parlare del Regno, prima di tutto volle dire chi sono i suoi cittadini. Come ogni altro Regno, anche questo ha i suoi cittadini. La grazia, la sua benignità che perdona i peccati, regna suprema in quel Regno. I cittadini di questo regno sono quelli che in fede si sottomettono alla sua grazia, che non si appoggiano alla propria saggezza o fanno fede sulle proprie virtù ma che hanno una completa dipendenza dalla grazia di Dio, accettano quella grazia e non giustificano l’incredulità. Le persone che vivono per fede in questo modo dimostrano di seguire il proprio Padre in cielo e di somigliargli.
Gesù dichiarò che i cittadini di questo Regno sono i poveri in spirito i quali ringraziano il Padre per tutto ciò che sanno, non hanno nulla da se stessi ma quotidianamente stendono le loro mani affinché il Padre supplisca tutti i loro bisogni. Essi non pretendono di aver vissuto secondo la volontà del Padre, al contrario, sanno di essere ingiusti peccatori le cui vite sono in conflitto con la volontà di Dio. La loro fame e sete di giustizia verrà sicuramente soddisfatta, poiché ciò che manca loro in se stessi sarà loro dato da Cristo. Poiché non pongono in se stessi la loro fiducia, viene loro concesso di vedere Dio. Siamo capaci di vedere Dio solo se vediamo ogni cosa alla luce della grazia di Dio e nulla nella nostra propria luce, credendo che Dio ci dona il suo completo favore.
I cittadini del Regno inoltre riflettono l’immagine del Padre. Sanno che Dio mostra loro la sua misericordia e, a loro volta, hanno misericordia verso altri. Così facendo partecipano sempre più della misericordia di Dio.
Una volta c’era inimicizia tra noi e Dio ma Dio ha fatto pace dando Cristo come propiziazione per i nostri peccati . Poiché i credenti vogliono essere figli di quel Padre, anche loro fanno pace. Essi non cercano i propri diritti.
Lo spirito che motiva i cittadini del Regno è diverso da quello dei non credenti. Quelli che sono ostili alla grazia di Dio sono ostili anche a quelli che vivono per quella grazia. Per questo i cittadini di quel Regno saranno odiati e perseguitati dagli altri. Ciò non dovrebbe sorprendere i credenti, poiché nel passato anche i profeti che testimoniavano della grazia di Dio furono perseguitati. L’incredulità contrasta la fede attivamente, sempre.
I cittadini del Regno, per quanto possano essere odiati e perseguitati, rimangono la chiave della preservazione del mondo, poiché se non fossero più nel mondo, neanche lo Spirito di Cristo sarebbe più nel mondo. La grazia di Dio non sarebbe più presente nel mondo. Quindi i credenti e i loro discendenti devono assicurarsi di ritenere ciò che hanno ricevuto dal Signore. Altrimenti non servono più uno scopo in questo mondo.
E neppure possono nascondere il vangelo del Regno. Piuttosto devono predicarlo ovunque in modo che altri possano arrivare ad intenderlo e a glorificare il Padre in Cielo.
La legge nel Regno. Nel Regno dei cieli, come in ogni regno, ci sono certe leggi. Quale legge dovrebbe essere in vigore nel Regno dei cieli se non la legge di Dio, quella legge che Dio dapprima diede al suo popolo alla creazione e che più tardi codificò nella forma dei dieci comandamenti? Sfortunatamente, la tradizione rabbinica aveva più tardi dato una spiegazione superficiale e profondamente falsa della legge Mosaica. Il Signore Gesù dovette svelare il significato della legge per mostrare ciò che Dio voleva veramente.
I rabbini avevano detto che era peccato uccidere, ma avevano mancato di indicare che linguaggio offensivo, odio o ira ingiusta erano altrettanto peccaminosi. Questo proclamò ora Gesù. Noi dobbiamo cercare il perdono per i peccati del nostro cuore. Solo allora possiamo avere pace con Dio. Benché possiamo sopprimere un desiderio di peccare, siamo ancora colpevoli davanti a Dio perché l’esistenza del desiderio prova la peccaminosità del nostro cuore.
Dobbiamo amare Dio e noi stessi ma solo come figli di Dio, mai separatamente da Dio. Perciò non possiamo mai subordinare la causa di Dio ai nostri interessi. Non possiamo mai usare il nome di Dio per servire i nostri interessi, come così spesso facevano i Giudei quando giuravano per il Nome di Dio nei loro affari commerciali. Non possiamo mai rivendicare i nostri diritti, se ci difendiamo, deve essere per amore di Dio solamente, sul fondamento che il nome ed i diritti di Dio sono violati attraverso l’attacco contro di noi. Se solo i nostri interessi sono in questione, non dovremo rispondere al combattimento. Se qualcuno ci colpisce alla guancia dovremo semplicemente porgere l’altra.
La legge del Regno va molto più in la della legge dei non credenti la quale implica che dobbiamo amare solo quelli che ci amano ed odiare i nostri nemici. Ma neanche il Padre in cielo ignora i Suoi nemici, tanto meno li odia. È buono verso di loro perché la luce del suo sole e la sua pioggia sono anche per loro. Perciò anche noi dovremmo amare i nostri nemici.
Non ce la caveremo con una parziale obbedienza alla legge del Regno. I cittadini del Regno di Dio devono essere perfetti, proprio come il loro Padre in cielo è perfetto. Benché non saranno mai perfetti mentre sono sulla terra, non possono riposare finché non sono perfetti. È una lotta senza fine nella quale devono essere guidati dalla perfezione del Padre.
La vita intima dell’uomo. Lo scopo della vita nel Regno inoltre non è il riconoscimento pubblico. Il suo scopo è la vita nascosta della comunione con Dio. La nostra vita interiore, il nostro cuore, deve cercare le ricchezze di quella comunione. Al ritorno del Signore Gesù Cristo, Dio coronerà pubblicamente ciò che ora rimane nascosto.
Così, non dobbiamo dare ai poveri per ottenere l’approvazione degli uomini. Questo è ciò che i Farisei facevano. L’approvazione degli uomini era il motivo per cui vivevano, e la ricevevano pure. Avevano tutto ciò che volevano, avevano raggiunto il loro obbiettivo. Per loro non c’era alcuna gloria nel futuro perché non avevano una vita nascosta con Dio.
I farisei spesso pregavano lunghe preghiere agli angoli delle strade per essere visti. Similmente, anche noi vogliamo sembrare pii agli occhi degli altri. Non è difficile ottenere una reputazione di bravi religiosi, ma a quel punto abbiamo anche la nostra ricompensa. Chi conosce la vita nascosta con Dio pregherà in segreto per essere rafforzato nella comunione con lui. Un giorno Dio lo ricompenserà con vero onore.
Non dobbiamo, come fanno i pagani, neanche pregare con molte parole, pensando che dobbiamo convincere Dio a fare qualcosa per noi come se fosse alieno e remoto. Quelli che si uniscono nella vita nascosta con Dio sanno che Dio, come nostro Padre, è a conoscenza di tutti i nostri bisogni e provvederà. In una preghiera da bambini, convinta e di poche parole, riceveremo da lui ciò che ha già preparato per noi.
Il Signore ci ha dato un esempio di tale preghiera infantile in quella che ha insegnato ai suoi discepoli: “Padre nostro che sei nei cieli…” Se possediamo questa vita nascosta con Dio nella quale riceviamo perdono, saremo anche capaci di perdonare agli altri le loro male azioni, come insegnato nella “Preghiera del Signore”. Ma se siamo orgogliosi della nostra pietà, non saremo capaci di perdonare i nostri consimili.
I farisei andavano anche orgogliosi dei loro digiuni coi quali pensavano di fare un piacere a Dio. Per questo, nei giorni di digiuno andavano in giro con visi tesi e facce smunte per impressionare la gente con la loro “pietà”.
Per chi ha un’amicizia nascosta con Dio, la vita è una festa continua. Anche allora Dio qualche volta si ritira da loro a causa dei loro peccati. Dovranno allora sentire il bisogno di confessare i loro peccati al Signore e di dimostrare il loro dolore digiunando. Ma digiunare non è una tattica per guadagnare punti di merito con Dio. Vero digiuno è la confessione dei peccati, la consapevolezza che tutto è perduto. È una questione tra Dio e il peccatore. Nel digiunare egli non cerca di ottenere l’approvazione degli uomini, poiché egli vede la vergogna dei propri peccati sempre di più, qualcosa che non concerne altri direttamente. Una persona che digiuna in questo modo deve dunque ungere il capo e lavare la sua faccia prima di uscire in strada e non rendere pubblico il proprio pentimento in un dozzinale esibizionismo. Dio sa ciò che è nel suo cuore e un giorno lo ricompenserà pubblicamente con vero onore perché ha ricercato la comunione nascosta.
Fiducia nel regno. Ci sarà anche una profonda fiducia tra i cittadini del regno di Dio. Dopo tutto, Dio è il loro Padre ed egli si prende cura di loro. Se solo se ne rendessero conto! Se solo i loro occhi si concentrassero su questo fatto. Se solo smettessero di concentrarsi sul Regno dei Dio e sui propri interessi simultaneamente. Se ci fidiamo di Dio allora dobbiamo fidarci di lui solo. E se non siamo divisi nella nostra mente riguardo a questo, se siamo di un unico pensare, la nostra vita intera sarà piena di luce.
Non dovremmo raccogliere enormi tesori sulla terra sperando di rendere sicura la nostra vita. Tutti tali tesori svaniranno. C’è un altro tesoro che riceviamo solo ponendo in Dio la nostra fiducia: il tesoro di una comunione nascosta con lui. Quel tesoro non svanirà mai, ma renderà sicura la nostra vita.
Quando i figli crescono e hanno un loro lavoro, contribuiscono la loro porzione nel reddito familiare fino a che lasceranno quella casa. Non dovrebbero pensare che stanno portando il peso della loro famiglia. Il padre lo sta facendo. Similmente, vivendo come figli nella casa di nostro Padre, dobbiamo fare tutto ciò che le nostre mani trovano da fare, ma non dovremmo pensare che stiamo portando il peso delle nostre vite. Cosa guadagneremmo da tutta quella ansietà? Dovremo imparare dagli uccelli che volano qui e là in cerca di cibo. Pure, Dio si prende cura delle loro vite. Neanche i gighli sono responsabili per i loro splendidi colori. È Dio che li adorna, e la loro gloria è superiore perfino a quella di Salomone. Dio non vestirà anche noi? Se solo non fossimo di così poca fede!
C’è una sola cosa che dovremmo ricercare: il Regno di Dio e la sua giustizia. Questo significa vivere in comunione col Signore. All’interno di quella comunione dobbiamo dare a ciascuno il suo. A Dio diamo ciò che è propriamente suo, vale a dire il nostro cuore e le nostra vita; anche al nostro prossimo diamo il nostro cuore. Non dobbiamo preoccuparci perché Dio si prenderà cura di noi. Possiamo essere senza sollecitudini sapendo che Dio si prende sempre cura di noi ogni giorno.
Riflettere l’amore di Dio. Le benedizioni che riceviamo in comunione con Dio nel suo Regno dobbiamo passarle perché noi dovremmo essere una benedizione ad altri. Dovremo condannare il male che altri fanno ma non in uno spirito d’orgoglio, poiché a quel punto corriamo il rischio di essere noi stessi giudicati. Il nostro atteggiamento verso noi stessi deve essere particolarmente critico. E visto che facciamo noi stessi così tanto male, non avremo più il cuore di guardare gli altri dall’alto in basso. Dovremmo umilmente cercare opportunità che Dio ci da di essere per altri una benedizione.
Non dovremmo cercare di spargere le benedizioni del Vangelo come perle davanti ai porci, perché il disprezzo che gli uomini dimostrerebbero potrebbe consumare la nostra fede. Piuttosto, dovremmo guardarci attorno in cerca di opportunità costruttive cosicché il popolo scelto da Dio sia salvato.
O non abbiamo nulla da passare, da condividere? Forse noi stessi spesso siamo senza la gioia della comunione con Dio e manchiamo di vedere le ricchezze del vangelo del Regno? Dopo tutto, cosa ci è necessario se non la giusta fede che Dio ci dona, il suo pieno favore in Cristo? Se preghiamo riceveremo; se cerchiamo, troveremo; se bussiamo, ci sarà aperto. E allora potremo sedere al tavolo della piena comunione con Dio. Certamente, il nostro Padre celeste darà buoni doni a coloro che glieli chiederanno, più ancora di quanto padri terreni possano fare.
Ma dobbiamo dunque andare a Dio in fede, non nel dubbio. La fede è come una strada stretta che conduce ad una porta stretta attraverso la quale dobbiamo passare. Quando crediamo in Dio perdiamo la fede in qualsiasi altra cosa. Se poniamo in noi stessi la nostra fiducia, non saremo capaci di passare quella porta. Molte persone non riescono a vedere e non possono trovare quella strada stretta perché non vogliono vederla. Vanno giù lungo la strada larga della fiducia in se stessi la quale conduce alla distruzione. La strada stretta e la porta stretta portano a una vita di comunione con Dio.
Vivere nel Regno in sicurezza. Com’è meravigliosa la proclamazione di questo regno. Impariamo che solo per fede in Dio avremo eterna comunione con lui. Coloro i quali vivono per fede e proclamano il vangelo di Dio non cercano nulla per se stessi ma tutto per il Signore; cercano di portare gente a Dio. L’onore che il credente dà al Signore rende gelosi i cuori peccatori perché questi cercano tutto per se stessi.
Non dovrebbe sorprenderci che appariranno falsi predicatori, che fingeranno di essere molto pii mentre negheranno la vita eterna per fede. Essi trovano modi per assoggettare a se stessi il gregge del Signore e cercano la loro propria gloria. Saranno conosciuti dai propri frutti, poiché un buon albero non produce frutti cattivi. Dal loro esteriore sfoggio di pietà sembreranno come miti pecorelle, ma dentro sono lupi rapaci.
Questi falsi predicatori abusano il nome del Signore. Proclamano ad alta voce: “Signore, Signore” per invocare il potere. Hanno fatto del nome del Signore una formula magica per impressionare chi li ascolta dai banchi. Ma non entreranno nella gloria del Regno dei cieli quando verrà l’ultimo giorno. Tuttavia, ci sono altri profeti che hanno in fede riconosciuto Dio quale loro Padre celeste e che, come figli, hanno cercato di fare la volontà del Padre loro. Essi entreranno sicuramente nella gloria del regno.
Ci sono persone che credono il vangelo, che vedono che sono salvate per sola grazia e i cui cuori non sono in pace finché non possono fidarsi, appoggiarsi a quella grazia. Questi sono sicuri, come l’uomo che scavò nella sabbia finché colpì la dura roccia sotto. Su quella roccia pose le fondamenta della sua cada e poi procedette a costruire. Quando vennero bufere e cattivo tempo, la sua casa non cadde. Ci sono altri, i quali credono in se stessi e nella loro pietà, come l’uomo che costruì sulla sabbia. Quando vennero le bufere invernali, la sua casa crollò senza che rimanesse una pietra sopra l’altra. Essi saranno distrutti.
Quando il Signore Gesù ebbe finito questo sermone, la folla era stupita, perché egli parlava a nome di Dio con autorità. In paragone, cosa c’era nei sermoni dei rabbini che contavano solamente sulla propria autorità?