Matteo 2
La festa dell’Epifania è stata spesso collegata con la venuta dei Magi dall’Oriente. La tradizione popolare spesso raffigura tre Magi in cerca del re appena nato. La storiella vorrebbe farci credere che, con una ricerca, coronata dal successo, essi apparvero davanti a Cristo. Dopo tutto, non è proprio questo il significato di epifania, e cioè: apparizione? Ma non è questo l’avvenimento! Fu Cristo, o piuttosto la grazia di Dio, che apparve loro! Fu l’epifania di Cristo, non la loro! Fu di Dio l’iniziativa nella chiamata che li condusse alla capanna.
Non dovremmo tentare di rafforzare i primi due versi di Matteo 2 con nozioni quali l’idea che l’Oriente avesse ricevuto una rivelazione particolare, o che fosse a conoscenza dell’attesa del Messia a motivo della permanenza di Israele in Babilonia. Le Scritture non ci dicono niente di tali questioni.
Noi dobbiamo lavorare con i fatti che ci dà la Bibbia. I Magi videro una stella speciale, o un fenomeno speciale nel firmamento. Da veri astrologi pagani cominciarono a fare i propri calcoli e conclusero che un re speciale doveva essere nato tra i Giudei. Andarono a Gerusalemme per controllare se i propri calcoli fossero corretti. Per buona parte, i Magi stavano perseguendo il proprio interesse nell’intraprendere questo viaggio: cercavano conferma dell’accuratezza della propria scienza. Dalle loro parole: “Poiché noi abbiamo visto la sua stella in Oriente” possiamo leggere tensione tra le righe.
Non negherò che lo Spirito santo abbia guidato i Magi nonostante chi fossero. L’amore divino, che bramava rivelarsi ai pagani, utilizzò uno stratagemma.
Non fu data loro alcuna guida ulteriore finché non giunsero a Gerusalemme e parlarono con gli Israeliti. Scoprirono che non si sapeva nulla della nascita di un re, finché non udirono della promessa del Messia. Questo portò ad un cambiamento nel loro modo di pensare. La loro sapienza pagana non li aveva condotti da Cristo. La loro propria linea di ragionamento fu interrotta e la Parola della promessa in Israele cominciò a guidarli.
Quando i Magi videro nuovamente la stella sulla via di Betlemme, questa prese per loro un significato diverso. Divenne un segno che accompagnava la Parola della promessa. Quando la stella si fermò su Betlemme, non fu per indicare il posto, che era ancora incerto. Piuttosto, furono i Magi a fermarsi. La parola della promessa aveva loro detto che erano arrivati. Certamente anche la stella si fermò. Ai loro occhi di fede, il movimento della stella li aveva guidati, il suo improvviso fermarsi confermò che erano nel posto giusto.
I Magi vennero a Gerusalemme in qualità di astrologi. Lì, giunsero a credere nella Parola della promessa. La Scrittura ci chiarifica il fatto che essi arrivarono a vedere la stella in una luce diversa quando parla della loro grandissima gioia. A quel punto non ponevano più la loro fiducia nei loro calcoli ma credevano nella Parola. Presero posizione in quella parola. La stella era solo una conferma della Parola.
La loro fede, benché debole all’inizio, crebbe stabilmente. Quando trovarono il bambino in circostanze contrarie a quelle che si sarebbero probabilmente aspettati, aprirono lo stesso i loro tesori.
Il fatto che Gesù fosse nascosto, sconosciuto in Israele, cosa che all’inizio deve essere stata una pietra d’inciampo per gli astrologi, indubbiamente diede ulteriori indicazioni alla loro fede. Cristo era un re come nessun altro; non era conosciuto da tutti ma era un dono di Dio e conosciuto solo per fede. Egli era una “epifania”, una apparizione. I Magi si convinsero di ciò ancor di più per mezzo della rivelazione divina che pervenne loro in sogno, dicendo loro di tornare a casa per una strada diversa.
Il fatto dell’anonimato di Gesù, del suo essere nascosto ad Israele è spiegato più pienamente nel resto di Matteo 2. Egli dovette fuggire da Betlemme. Tutte le cose meravigliose che erano accadute e che erano state riferite riguardo alla sua nascita furono improvvisamente annegate in un bagno di sangue. Una maledizione pendeva su questo bambino che preveniva chiunque dal parlare di lui.
Dopo il ritorno dall’Egitto, Giuseppe non si stabilì in Giudea, dove gli orrori del passato potevano riaccadere. Cristo invece crebbe a Nazareth, in completa oscurità. Il nome Nazareno, derivava dall’Ebraico “netzer” per germoglio, (Is. 11:1) indica questa umile celarsi, un dono di Dio che solo la fede può vedere.
Concetto principale: Cristo, nascosto alla carne, è rivelato da Dio
al popolo da lui scelto.
La scienza pagana è usata da Dio. Il Bambino promesso a Maria e Giuseppe non nacque a Nazareth, dove Maria viveva, ma a Betlemme. A Betlemme gli angeli annunciarono che il bambino era il Salvatore, ma la notizia non si sparse oltre. Non ci furono araldi a proclamarla nel paese e non si sparse di bocca in bocca. Lo spirito dell’uomo fu semplicemente incapace di ricevere e di trasmettere quel messaggio meraviglioso per quello che era. Come seme sulla terra rocciosa, questo vangelo non mise radici.
Ad un certo punto arrivò a Gerusalemme un gruppo di astrologi orientali i quali dissero di aver visto una stella speciale da cui avevano concluso che un re doveva essere nato tra i Giudei. Dissero di essere venuti per adorarlo, per inginocchiarsi davanti a lui, poiché era loro costume inginocchiarsi davanti ad ogni principe. Questo re doveva essere qualcuno speciale se la sua nascita era stata annunciata da una stella.
Alla nascita di Gesù, il Signore aveva provveduto un segno speciale nel cielo stellato. Quello, in se stesso, non era necessariamente un miracolo, poiché la grazia di Dio, che governa ogni cosa, governa pure il corso delle stelle. Il Signore fece in modo che questo segno speciale coincidesse con la nascita del Cristo.
Era costume dei Magi calcolare il destino degli uomini dal corso delle stelle. Quella era saggezza pagana che il più spesso delle volte era stupidità piuttosto che saggezza. Ma c’è qualcosa che il Signore non può usare per portare il suo popolo dove egli vuole che vada? I loro calcoli avevano portato gli astrologi alla conclusione che un re speciale era nato tra i Giudei. Senza che lo sapessero, il Signore aveva guidato le loro menti in questa questione. Questo è il modo in cui giunsero a Gerusalemme.
Il filo del ragionamento dei Magi viene interrotto. Se i Magi avessero voluto trovare Cristo, (il Salvatore del mondo e il dono della grazia di Dio nel suo Patto) i loro cuori avrebbero dovuto cambiare perché Cristo si trova solo per fede. Erano venuti a Gerusalemme in cerca di una meravigliosa conferma dei loro studi, ma Cristo non può essere trovato dall’orgogliosa saggezza umana.
Incontrarono il primo disappunto a Gerusalemme: nessuno era a conoscenza della sua nascita. Un edomita di nome Erode, uomo crudele, arbitrario e sospettoso, regnava su Israele. Quando udì dell’arrivo degli astrologi fu turbato. Egli era a conoscenza della promessa del Messia. Che possa essere, pensò, che questo Messia fosse nato? Erode sapeva che il proprio empio regno era in conflitto col regno di grazia del Messia. Se fosse stato vero che il Messia era venuto, il regno di Erode sarebbe caduto sotto giudizio. Assieme ad Erode furono agitati tutti gli ufficiali di Gerusalemme. Poteva essere vero che fosse nato il Messia mentre loro non ne sapevano nulla? Se la nascita era avvenuta in tale segreto poteva significare solamente la condanna del loro modo di vivere. Perciò, l’arrivo degli astrologi mise sottosopra tutta Gerusalemme.
Come deve essere sembrato strano ai Magi! Se questo re era veramente nato, la reazione della gente era certo diversa da come si sarebbero aspettati. Qualcosa cominciò a cambiare dentro di loro; Dio li avrebbe guidati ancora più avanti.
Erode radunò tutto il sinedrio, l’assemblea dei capi del popolo. Per lui la questione era molto seria. Chiese loro dove sarebbe dovuto nascere il Cristo. Furono in grado di indicargli esattamente il luogo: secondo le Scritture sarebbe nato a Betlemme.
Avuta questa informazione, Erode mandò a chiamare segretamente i Magi, dicendo loro di venire al suo palazzo. Lì avrebbero ricevuto ulteriori informazioni riguardo alla loro destinazione. Finse di avere un accorato interesse nel loro messaggio. Egli li informò che questo avrebbe potuto essere l’adempimento della promessa che il popolo d’Israele continuava a credere, la promessa che il redentore sarebbe nato in mezzo a loro. Erode informò i Magi che il Redentore sarebbe nato a Betlemme. Li incoraggiò a cercarlo lì. Li sollecitò a tornare da lui per metterlo a conoscenza del fatto se avessero trovato qualcosa.
Erode congedò i Magi il più presto possibile, impaziente di mandarli via da Gerusalemme il più presto possibile. Egli temeva che la loro presenza potesse innescare un sollevamento popolare. E se i rumori che riguardavano il Redentore erano veri, Erode avrebbe dovuto prendere tutte le precauzioni necessarie.
I Magi partirono. Nessuno da Gerusalemme andò con loro. Erode non aveva la fede da aspettarsi niente di buono dalla promessa messianica. Egli conosceva solo la paura, ma pensò di aver preso misure adeguate per proteggersi. I capi del popolo ripresero presto il proprio autocontrollo. Il rapporto degli astrologi non poteva essere vero, credettero, perché se il Cristo fosse nato certamente essi l’avrebbero saputo.
A motivo del loro orgoglio, anch’essi furono incapaci di ricevere il vangelo di redenzione. C’è qualcuno capace di riceverlo? No, nessuno, sicuramente! Dio Stesso deve sempre mostrarcelo.
Rivelato ai pagani. I Magi devono aver avuto una strana sensazione quando uscirono da Gerusalemme quella sera. Avrebbero sicuramente raggiunto la loro destinazione poiché Betlemme era a soli otto chilometri a Sud di Gerusalemme e il viaggio non era difficile. Eppure com’erano diverse le cose da quando lasciarono Gerusalemme! Finché erano giunti a Gerusalemme erano stati guidati dai loro ragionamenti, ora erano guidati dalla Parola di profezia di Dio ad Israele. Precedentemente avevano viaggiato nella speranza che Gerusalemme li avrebbe ricevuti con gioia, ora si rendevano conto che nessuno lì sapeva una qualsiasi cosa del nuovo re o era veramente interessato. Fiducia nella Parola di Dio cominciò a impadronirsi di loro. Ma cominciò anche la lotta della fede.
Quando cadde la sera, videro nel cielo del Sud, direttamente davanti a loro, la stella che avevano visto in Oriente. Quando camminavano era come se la stella avanzasse davanti a loro, mostrando loro la via. In Oriente si erano adoperati per calcolare il possibile significato della stella sulle basi della loro saggezza pagana, ora la vedevano come qualcosa che il Dio d’Israele stava loro mostrando per confermare la loro fede.
Non era stato stupido continuare il viaggio dopo lo shock che avevano ricevuto a Gerusalemme? Ma ora, quando guardavano alla stella, essi viaggiavano con grande gioia a con una fede che li rendeva impazienti e curiosi. Cosa avrebbero trovato? E Dio, voleva proprio mostrare loro qualcosa che rimaneva nascosto ad Israele stesso? La fede cresce anche per mezzo del desiderio.
Raggiunsero presto Betlemme. Lì si fermarono, mentre la stella, che confermava che il loro desiderio sarebbe stato esaudito, si fermò anch’essa. La gente di Betlemme sapeva di più. Indirizzarono gli astrologi alla casa dove c’erano Maria ed il bambino. In quella casa essi trovarono una madre molto semplice e un bambino ordinario. Se Dio non li avesse preparati per questo e non avesse svegliato in loro la fede, non avrebbero mai riconosciuto il bambino come Re d’Israele e Salvatore del mondo. Ma furono capaci di riconoscerlo. Si inginocchiarono davanti al bambino come non si sarebbero inginocchiati davanti a nessun altro sovrano. Per loro il bambino era il dono della grazia di Dio al mondo. Perché mai Dio li avrebbe guidati con una stella lungo un percorso così sorprendente dal lontano Oriente fino a questo posto se il dono fosse stato per Israele solamente?
I Magi avevano portato tesori di considerevole valore. Chissà in quale modo diverso avevano immaginato la loro presentazione al bimbo reale. Tuttavia, aprirono i loro tesori con cuori pieni di credente adorazione e offrirono il loro oro, incenso e mirra. Com’erano piccoli i loro doni paragonati al dono immensamente grande che Dio aveva fatto! Ma essi offrirono i loro doni in sincera gratitudine al Signore.
Durante la notte Dio rivelò loro in sogno che non dovevano tornare da Erode, ma che tornassero alla loro terra per un’altra strada. Questo fece loro comprendere ancor più chiaramente che molti in Israele non erano familiari con questa salvezza e sceglievano perfino di rifiutarla. Fu a stranieri che Dio aveva rivelato la salvezza del mondo.
Sicuramente, non tutti in Israele l’avrebbero rifiutata. Dio non avrebbe abbandonato il suo popolo, ma avrebbe esteso il suo patto a tutti i popoli in modo che tutte le nazioni potessero riconoscere Cristo come capo del popolo del Signore. Di quelle nazioni, non tutti avrebbero riconosciuto Cristo, ma nei credenti queste nazioni sarebbero state salvate. Credendo nella grazia che era apparsa, i Magi ritornarono al loro paese.
L’aspettativa di Betlemme soffocata nel sangue. Poco dopo Giuseppe ricevette istruzioni in un sogno. Doveva fuggire in Egitto con Maria e il bambino, poiché Erode voleva uccidere il bambino. Erode percepì che il suo regno era minacciato dal regno di grazia del Cristo, proprio come noi siamo minacciati da Cristo in tutto ciò che tentiamo di possedere fuori da lui, tutto ciò che non usiamo al suo servizio. Erode odiava il Promesso. Benché non fosse affatto sicuro che le aspettative dei Magi fossero corrette, quando non ritornarono si sentì ingannato da loro benché essi non gli avessero mai fatto una qualsivoglia promessa.
Cose c’era dietro a tutto questo? Erode temeva l’incognito. Doveva fare qualcosa. Ad ogni modo, prima che potesse fare qualsiasi cosa, il Signore mise il bambino fuori dalla sua portata in Egitto.
Quando i Magi non ritornarono, Erode massacrò tutti i bambini dai due anni in giù in Betlemme e circondario. Che azione assassina! Come poterono i suoi uomini eseguire un tale ordine? Come piansero le madri in Betlemme! Già una volta, quando Israele fu portato via in cattività, fu come se Rachele, madre di Giuseppe e di Beniamino, avesse pianto per i suoi figli mentre le venivano tolti. Questo è ciò che le Scritture dissero di quell’evento. Ed ora era come se la storia si ripetesse. Il popolo del patto sarebbe sempre stato schiacciato così, senza misericordia? Come potevano dunque ancora aggrapparsi alla grazia di Dio?
Potevano aggrapparsi solamente se avessero visto che Dio portava i nemici della salvezza ad odiare e ad opprimere il popolo di Dio, e che il danno che ne risultava era la punizione di Dio per i loro peccati, un castigo che li avrebbe indotti a preparare un posto per Cristo nel loro cuore e ad abbracciare la grazia che si trova in Lui. Noi siamo tutti come persone morte sotto il giudizio di Dio. A questo punto, prima della fuga di Cristo in Egitto, la spada colpì il suo popolo. Un giorno egli avrebbe sperimentato il giudizio nel suo stesso cuore e poi il suo popolo sarebbe stato libero.
Qualcuno in Betlemme avrebbe ancora pensato a queste cose? Fu come se fossero stati indotti dal messaggio dei pastori a sognare un bel sogno. L’arrivo dei Magi aveva rafforzato le loro aspettative. Ma la nascita di quel piccolo bambino era divenuta una maledizione. Nessuno osava o voleva più menzionarla. In tali circostanze, chi poteva ancora trovare il coraggio di vantarsi che la grazia del Signore era loro apparsa? La fede può farlo e lo fa. Ma quanti in Betlemme avevano una tale fede vivente? Da quel momento in poi, a Betlemme, qualsiasi cosa connessa col bambino sarebbe stata coperta dal silenzio. Lì la grazia di Dio sarebbe stata dimenticata.
Cristo sarebbe stato rivelato con altri mezzi. Quella rivelazione spesso segue una maledizione che interrompe le nostre errate aspettative umane. Tuttavia, c’era grazia anche per Betlemme.
Dall’Egitto a Nazareth. Giuseppe era fuggito in Egitto con Maria ed il bambino. Durante il viaggio e la permanenza in Egitto devono aver vissuto dei doni che i Magi avevano portato. Ma la necessità stessa di quel viaggio era stata terribile. Cristo era divenuto un esule, Egli era stato bandito dal suo popolo e dal suo paese ed era stato costretto a fuggire in Egitto. Per natura noi siamo tutti esuli e stranieri, ma Gesù lo divenne a motivo dei nostri peccati! Il popolo d’Israele era stato una volta da straniero in Egitto, ma il Signore li aveva adottati come suo popolo, e li aveva portati nella loro terra in ragione dell’espiazione che Cristo avrebbe compiuto un giorno. Anche Cristo fu reietto a motivo dei nostri peccati, ma sarà accettato come Capo e Redentore del suo popolo a motivo della sua giustizia. In conseguenza di ciò i suoi riceveranno nuovamente il loro posto sulla terra.
Poco tempo dopo Erode morì. Ancora una volta Giuseppe fu informato da una rivelazione divina ricevuta in sogno: poteva ritornare con Maria e il bambino. Si preparò per il viaggio e si diresse in Giudea. Al suo arrivo Giuseppe udì che Archelao, che era molto simile a suo padre, gli era succeduto sul trono della Giudea. Giuseppe non si fidò di stanziarsi in Giudea dove il bimbo poteva essere minacciato dalla spada di Archelao. Di nuovo Dio diede a Giuseppe delle istruzioni. Seguendo le direttive di Dio si stabilì in Galilea, anch’essa governata da un altro dei figli di Erode, il quale però aveva una natura in qualche modo diversa.
Giuseppe si stabilì a Nazareth, la sua casa originaria. Nessuno in quella piccola città sapeva nulla delle cose meravigliose che erano accadute a Betlemme. Sembrava come se il filo fosse stato completamente rotto.
Completamente dimenticato, Cristo crebbe a Nazareth. Di conseguenza più tardi sarebbe stato chiamato un “Nazareno”. Questa parola richiama alla mente la parola Ebraica per germoglio. La profezia aveva promesso che un altro germoglio vivente sarebbe uscito da Israele, specificamente dalla casa di Davide. Il germoglio era lì, solo molto piccolo e dimenticato. A suo tempo Dio lo avrebbe rivelato, insieme con la salvezza che si trova in lui, al popolo.
Come sono strane le vie del Signore! Proprio quando le aspettative umane vanno in frantumi, appare il miracolo della grazia.