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Dopo l’esilio

60: Il temporaneo ripristino della casa del Signore

Esdra 1-6

I giudei che tornarono dall’esilio furono principalmente case (famiglie)  appartenute al vecchio regno di Giuda. Egualmente, ci furono tre di loro alcuni membri di altre tribù. Così il popolo d’Israele fu ristabilito in Canaan come fossero stati le dodici tribù.

Tuttavia, questa fu solo una restituzione parziale. Benché il tempio sia stato ricostruito, la gloria della grazia di Dio non lo riempì come fece col primo. E l’arca non fu ricostruita. E neppure  il Signore si rivelò più mediante l’Urim e il Thummim.

In più, la casa di Davide non fu restituita alla sua precedente sovranità: il popolo d’Israele rimase dipendente dalla potenza mondiale del tempo. La situazione non può essere paragonata al tempo di Salomone, quando il palazzo del re era situato all’ombra del bellissimo tempio. A quel tempo la gloria del regno di Dio, nel quale la dimora di Dio sarà in mezzo agli uomini e il Figlio della casa di Davide eserciterà il potere sovrano, era solo debolmente prefigurata.

Questa imperfezione nel restauro fu il risultato del peccato d’Israele. Pur tuttavia, anche questi eventi avvennero sotto la direzione di Dio. La gente doveva essere portata sempre più via dall’ombre verso la realtà. Dovevano essere lentamente liberati dal vecchio patto, ovvero dalla vecchia forma del patto di grazia, e resi pronti a ricevere il nuovo patto.

Fu in questo periodo che Aggeo pronunciò alcune parole che fornirono luce: “Io sono con voi, dice l’Eterno degli eserciti, Secondo la parola del patto che stabilii con voi quando usciste dall’Egitto, così il mio Spirito dimora in mezzo a voi. Non temete” (Aggeo 2:4-5). Ora era una questione di sperare per la Parola che divenne solo parzialmente visibile nel segno. Il compimento di quella Parola era quasi pronto a venire nel Cristo.

Dobbiamo considerare Esdra 4:6-23 un’aggiunta. Ci mostra come i samaritani ostacolarono e contrastarono l’opera non solo mentre il tempio era in costruzione ma anche dopo, quando si stavano alzando le mura della città. Pertanto, il verso 24 dovrebbe essere letto come seguire direttamente il verso 5.

          Concetto principale: La casa del Signore viene temporaneamente restaurata
come profezia che indica il dimorare di
Dio nel Cristo.

          Il ritorno attuato dalla Parola del Signore. Erano trascorsi quasi 70 anni da quando i primi giudei erano stati portati in cattività. Ora era certo che sarebbe venuto il tempo che Israele sarebbe ritornato alla sua terra, che il servizio del Signore sarebbe stato ripristinato in Canaan.

L’impero babilonese era appena stato rimpiazzato da quello dei medi e dei persiani. Il primo governante del nuovo impero fu Ciro. Questo sovrano mondiale avrebbe mai lasciato tornare a casa il popolo del Signore? Avrebbe loro dato permesso di ristabilirsi in Canaan? Ciò sarebbe potuto avvenire solo per un miracolo della grazia di Dio.

Molto tempo prima, il profeta Isaia aveva detto che un giorno un certo re sarebbe salito al trono di una potenza mondiale. Il Signore avrebbe comandato a quel re di lasciar partire il suo popolo. In quanto servo del Signore avrebbe obbedito. Ciro aveva probabilmente saputo di quella profezia. Fu sopraffatto da quella Parola: non osò sottrarsene. Il Signore era troppo forte per lui.

Ciro mandò un proclama attraverso tutto il suo regno della sostanza che il Signore lo aveva incaricato di costruire una casa per lui a Gerusalemme. Nel proclama riconosceva che il Signore, il Dio del cielo, gli aveva dato tutti i regni della terra. Chiunque appartenesse al popolo del Signore avrebbe dovuto salire a Gerusalemme per costruire quella casa. La gente in mezzo a cui i giudei erano vissuti doveva fare offerte volontarie in oro e argento o altre cose preziose o di animali per il tempio del Signore. Proprio come avevano fatto quando erano usciti dall’Egitto, i giudei dovevano andarsene con tesori del popolo in mezzo a cui avevano vissuto come stranieri.

Gli eventi si svilupparono come voluto dal re. Il popolo diede secondo capacità per il servizio del Signore a Gerusalemme. Il re Ciro restituì pure i vasi d’oro e d’argento che Nebukadnetsar aveva portato via da Gerusalemme.  Per grazia del Signore questi vasi furono restituiti al loro servizio originale. Il re li consegnò a Sceshbatsar o Zorobabel, un figlio di Jehoiakin e pertanto un discendente della casa di Davide. Questo Zorobabel divenne il leader della spedizione e fu riconosciuto come suo capo.

Sfortunatamente non tutti gli esuli scelsero di tornare. Molti era giunti a sentirsi assai a casa nel paese del loro esilio ed avevano prosperato lì. Il desiderio di servire il Signore nel tempio non era un desiderio totalizzante nella loro vita. Rimanendo indietro rinnegarono il patto e la grazia del Signore.

Per la massima parte, i giudei che tornarono erano membri delle case di Giuda e Beniamino, in altre parole, famiglie del vecchio regno di Giuda. Tuttavia, alcuni ebrei da altre tribù tornarono con loro. Così questa gente fu ristabilita in Canaan come le dodici tribù d’Israele. La parola e lo Spirito del Signore mosse quelli che andarono. Anche qui, divenne evidente che Israele era popolo di Dio solo per la potenza della grazia.

Molti sacerdoti e leviti andarono con loro. Tra di loro c’erano alcuni che non erano certi della loro linea genealogica. Zorobabel decise che sarebbero stati considerati sacerdoti quanto al loro sostegno ma che per il momento non avrebbero servito nel santuario. Quando il popolo avesse avuto un sommo sacerdote, questi avrebbe potuto chiedere una decisione al Signore mediante l’Urim e il Thummim.

Pertanto Zorobabel sperava in un completo ripristino della comunione tra Dio e il suo popolo talché avrebbero potuto chiedere quale fosse la sua volontà. Quel completo ripristino non avvenne. Il vecchio patto non fu riportato alla sua pena gloria. La gente avrebbe dovuto imparare a  sperare per un nuovo patto nel quale possiamo godere la piena comunione con Dio per mezzo di Cristo e mediante il suo Spirito.

          L’inizio del ripristino del servizio del Signore. Nel settimo mese, poco dopo il loro arrivo, il popolo si radunò a Gerusalemme come un sol uomo. Quest’assemblea nazionale fu guidata da Zorobabel, che era il capo al momento e Giosuè il sommo sacerdote. La prima cosa che fecero fu ricostruire l’altare degli olocausti sul suo vecchio sito in modo da poter offrire sacrifici al Signore. Avevano timore della gente che viveva nel paese stesso e tutt’intorno e cercarono comunione col Signore all’altare per essere rafforzati nella loro fede. Nel settimo mese celebrarono pure la Festa dei Tabernacoli.

Ma queste erano ancora misure temporanee. Non avevano ancora iniziato la costruzione del tempio del Signore. Velocemente fecero i passi necessari. Importarono del cedro dal Libano. Nel secondo anno dopo il loro arrivo le fondamenta del tempio furono gettate.

Quando questo fu fatto, i sacerdoti e i leviti lodarono il Signore affinché il popolo, in fede, incontrasse il Signore in adorazione. Allora tutto il popolo mandò grida di gioia e lodò il Signore.

Ma c’erano delle persone molto anziane che avevano visto il tempio di Salomone prima che fosse distrutto. Queste non gridarono di gioia ma piansero ad alta voce. Nonostante le fondamenta del nuovo tempio fossero ampie, proprio come Ciro aveva ordinato, dov’erano le ricchezze e la potenza del periodo di Salomone? Questo tempio sarebbe mai diventato qualcosa?

Quella fu incredulità da parte delle persone più anziane perché ciò che realmente conta non sono i mezzi ma la grazia del Signore. Eppure, c’era qualcosa di appropriato in quelle perplessità perché il restauro non avrebbe riportato indietro gli antichi splendori. La gente avrebbe dovuto riporre la propria speranza nella gloria che sarebbe stata rivelata nel Cristo.

Le grida della generazione più giovane soffocarono il pianto di quella più vecchia. Ma la gente più giovane non comprese il significato della storia di quei giorni: il significato del carattere temporaneo di quel restauro.

          Esitazione in un tempo di tentazione. Nell’antico regno delle dieci tribù erano emersi come popolo i samaritani. Erano nati da matrimoni tra gli ebrei che erano rimasti nel paese e i popoli che furono insediati nel paese. Quando questi samaritani seppero che gli esuli ritornati avevano cominciato a restaurare il tempio a Gerusalemme, chiesero il permesso di contribuire alla costruzione. Dissero che anche loro avevano offerto sacrifici al Signore fin da quando era stato loro fatto conoscere il suo culto.

Ma il culto in cui erano ingaggiati era il falso culto dei vitelli d’oro, un servizio religioso secondo la volontà degli uomini non in accordo con le prescrizioni del patto del Signore. In più, queste persone provenivano da matrimoni di ebrei con altre persone, che era cosa che il Signore aveva proibita. Questa gente non osservava il patto del Signore. Perciò Zorobabel, Giosuè e i capi delle famiglie rifiutarono di permettere loro di aiutarli con la costruzione. Di lì in poi i samaritani furono acerrimi nemici degli esuli che erano ritornati al loro paese.

In questa richiesta dei samaritani c’era stata una tentazione per il popolo. Avrebbero mantenuto il patto del Signore in forma pura? Non cedettero alla tentazione. Ma vinsero realmente la tentazione per fede o il loro rifiuto fu motivato anche da orgoglio nazionale? Se avessero agito da fede sarebbero stati in grado di sostenere l’opposizione e i guai che i samaritani riservarono loro da quel momento in poi. Siccome non avevano agito per fede, non furono in grado di far fronte alla resistenza dei samaritani.

I samaritani corruppero i consiglieri di Ciro, col risultato che egli ritirò il suo favore e la sua cooperazione. Il lavoro di restauro non fu più patrocinato da ogni lato. Come risultato dell’opposizione il popolo perse coraggio. Le loro mani divennero molli e il lavoro di restauro fu sospeso. La fede non aveva vinto, il popolo aveva vacillato davanti alla tentazione.

I samaritani contrastarono il lavoro non solo allora ma anche molto più tardi, sotto i re Assuero e Artaserse. Ma a quel tempo la costruzione del tempio era stata terminata da tanto tempo e il popolo era occupato a ricostruire le mura di Gerusalemme. I samaritani riuscirono a far sospendere i lavori di completamento della ricostruzione della città mandando una lettera al re di Persia in cui si sottolineava il carattere storicamente ribelle della città di Gerusalemme. Ad ogni modo, tutto ciò che i samaritani ottennero nel periodo ora in discussione fu una sospensione delle ricostruzione del tempio. In un tempo di tentazione, la fede non emerse vincente.

          La ricostruzione del tempio. Il lavoro al tempio rimase fermo per circa quattordici anni. Durante quel periodo la gente andava a Gerusalemme per le feste, e il servizio all’altare restaurato proseguì, ma lo zelo per la casa dell’Eterno era venuto a mancare. I ricchi costruivano splendide case per sé, ma la gente diceva che i tempi non erano favorevoli alla ricostruzione della casa dell’Eterno.

Allora il Signore mandò il profeta Aggeo. Nel nome del Signore egli rimproverò il popolo per la sua indolenza. Se solo avessero cominciato a lavorare alla casa del Signore con amore, avrebbero visto quanto il Signore li avrebbe benedetti. Ora stavano sperimentando solo avversità perché il Signore non aveva il primato nella loro vita. Questo messaggio profetico fece colpo sul popolo che si mise immediatamente all’opera.

Allo stesso tempo Aggeo parlò al popolo una parola di conforto. I mezzi e la manodopera a loro disposizione era ben inferiore a quella che  aveva avuto Salomone. Ma lo stesso il Signore era con loro con la Parola del suo patto e col suo Spirito. Se solo lo avessero creduto, avrebbero visto uno splendore ben più grande di quello del tempio di Salomone. Questo restauro era solo temporaneo. A questo tempio sarebbe venuto il Cristo. Egli avrebbe di nuovo reso la terra intera un tempio di Dio. Anche il profeta Zaccaria rafforzò le mani di Zorobabel e di Giosuè per finire il lavoro.

Il popolo aveva veramente bisogno di questo rafforzamento, infatti il governatore istituito dal re di Persia autorizzò un’investigazione quando seppe che il lavoro di restauro era ripreso. Fece perfino mettere per iscritto i nomi dei capi cantiere. Gli fu detto che il tempio era stato distrutto da Nebukadnetsar a causa dei peccati del popolo. Ciro aveva poi dato ordine che fosse ricostruito, ma l’opposizione aveva fermato lavori.

Il governatore mandò una relazione a Dario, il re di Persia. In questo documento informò il re delle cose che gli erano state dette e richiese che fosse fatta una ricerca per scoprire se tutte quelle cose fossero state vere. Come previsto, negli archivi fu trovato un documento che parlava del decreto di Ciro. Dario allora ordinò al suo governatore di assistere la ricostruzione con tutti i mezzi possibili. Chiunque non avesse obbedito questo decreto doveva essere impiccato.

Dario scrisse perfino: “Il Dio che ha fatto dimorare là il suo nome distrugga ogni re e ogni popolo che osa stendere la sua mano per alterare questo o per distruggere la casa di Dio che è in Gerusalemme!” Con queste parole Dario riconobbe il Dio d’Israele. Richiese anche l’intercessione dei sacerdoti di Gerusalemme per sé e per i suoi figli. Israele ricevette di nuovo l’onore di essere una nazione di sacerdoti che pregava per il bene del mondo.

Poiché il Signore favorì il suo popolo, fu possibile completare la ricostruzione del tempio. Nel sesto anno del regno di Dario il tempio fu dedicato con adeguati sacrifici. Più tardi, al tempo stabilito, il popolo celebrò la Pasqua con grande gioia. Gioirono nel Signore. Se solo non avessero posto la loro fiducia nel tempio e nel loro servizio del Signore! Se solo avessero continuato ad aspettare la venuta di Colui nel quale sarebbero state compite tutte le prefigurazioni, Colui nel quale Dio avrebbe dato al suo popolo il suo pieno favore!


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