II Re 21
II Cronache 33
Non dobbiamo raccontare la conversione di Manasse usando una cornice puramente fattuale: miseria, salvezza, gratitudine [1]. Se lo facessimo staremmo dimenticando che la questione principale non è la relazione di Dio con Manasse ma la relazione di Dio col suo popolo.
Nel libro dei Re ci è detto dell’empietà di Manasse ma non della sua conversione. A quanto pare, ciò che questo libro vuole dimostrare è che Giuda divenne maturo per il giudizio a causa del peccato di Manasse. Il successivo cambiamento in Manasse non fu sufficiente a scongiurare il giudizio. Nemmeno la grande riforma sotto Giosia potè invertire il corso. Dobbiamo tenere a mente questo pensiero anche quando raccontiamo la storia di Amon.
La conversione di Manasse assume per noi un significato speciale. Il giudizio di Giuda di fatto è certo, ma la grazia rimane più forte del peccato. Per mezzo di Manasse questo è dimostrato a tutti i credenti d’in fra il popolo. In questo modo l’intenzione della Scrittura riguardo al peccato di Manasse diventa chiara. L’impetuosa ribellione lo caratterizzò finché fu sottomesso dalla grazia come prova della potenza di quella grazia.
Il trionfo della grazia su Manasse in un tempo di giudizio è una profezia che addita avanti al trionfo della grazia per mezzo della croce e della resurrezione del Cristo. Dopo tutto, il percorso che Manasse seguì: prigionia seguita da liberazione dalla cattività, rispecchia il percorso che il Signore Gesù Cristo avrebbe preso.
Concetto principale: Manasse è assoggettato alla potenza della grazia
in un tempo di giudizio.
In totale ribellione. Manasse aveva dodici anni quando divenne re di Giuda. A quanto pare a succedere al padre fu scelto uno dei figli più giovani di Ezechia. Forse la gente vide in lui qualcosa di speciale. Ma quando il Signore diede a Giuda Manasse come re lo fece in giudizio.
Il ragazzo divenne re troppo presto. Non fu capace di affrontare le tentazioni che nascevano dal lusso che lo circondava in quanto re. Volle la libertà di fare come come gli pareva. Non era per niente interessato a considerarsi chiamato da Dio nel legame del patto per essere uno scudo per il suo popolo.
Ciò significò che Manasse avrebbe dovuto andare contro il lavoro di suo padre Ezechia. Ed è esattamente ciò che fece. Intenzionalmente. Cominciò riedificando gli alti luoghi che suo padre aveva demolito. Vi offerse sacrifici, ma non al Signore. Insegnò invece alla gente di adorarvi i Baal. Così manasse dissacrò deliberatamente il lavoro di suo padre e lo calpestò sotto i piedi.
Procedette sistematicamente nella sua ribellione contro il Signore. Nella casa del Signore eresse altari per i Baal. In più, importò da Babilonia e dall’Assiria il culto del sole, della luna e delle stelle. I corpi celesti diventarono sue divinità. In quei giorni quella era la forma più alta di idolatria. Per mezzo di quell’idolatria Manasse voleva contrastare il servizio del Signore. Anche a questo scopo costruì un altare nel cortile della casa dell’Eterno.
Il Signore aveva dato a Israele il sacrificio a scopi di riconciliazione. Il sacrificio era una profezia che indicava la remissione dei peccati per mezzo del Signore Gesù Cristo. Ma Manasse fece passare per il fuoco i suoi figli. Voleva perfino sottoporsi il potere divino per mezzo della magia e della chiaroveggenza.
Manasse provocò il Signore direttamente in faccia per liberarsi di lui completamente. Come poteva il Signore tollerare un tale comportamento? La sua tolleranza non era forse un’indicazione che stava cominciando ad abbandonare il suo popolo? Stava lasciando il popolo di Giuda ai loro peccati. Il giudizio su Giuda era maturo. Divenne dunque chiaro cosa il peccato faccia alle persone.
Ma per dimostrare che la grazia è sempre più potente del peccato, anche se ora Dio stava abbandonando Giuda, il Signore interferì nella vita di Manasse e in quella di Giuda. Per certo questa interferenza non avrebbe fatto nulla per stornare il giudizio su Giuda; tutto ciò che avrebbe fatto sarebbe stato mostrare la potenza della grazia. Sarebbe servito come profezia a indicare il trionfo della grazia che sarebbe venuta per mezzo del Cristo.
La svolta. Quando Manasse suggellò la sua ribellione contro il Signore spargendo molto sangue innocente a Gerusalemme, il Signore intervenne. L’avversione che Manasse aveva verso il Signore lo aveva portato a governare in modo totalmente arbitrario e dispotico. Anziché essere uno scudo per il suo popolo era una continua minaccia. Il Signore fece venire su di lui il comandante dell’esercito assiro. Gerusalemme era una fortezza quasi inespugnabile, ma evidentemente l’esercito assiro prese la città senza troppe difficoltà. La forza di Gerusalemme risiedeva completamente nella protezione del Signore. Manasse fu incatenato con ceppi di bronzo e menato prigione a Babilonia.
Quando Manasse era ancora re, il Signore aveva spesso mandato a lui e al popolo dei profeti, ma essi non prestarono attenzione alla voce del Signore. Manasse aveva voluto la propria libertà. Adesso colui che voleva essere libero era in catene. Similmente, tutti quelli che vogliono liberarsi dal Signore sono incatenati perché sono sotto sentenza di giudizio. È cosa buona sapere che perfino il Signore Gesù Cristo fu legato una volta per i nostri peccati, per metterci in libertà.
A Babilonia Manasse fu angosciato dalle proprie catene. Il testo originale dice che il Signore lo angosciò. A quanto pare, Manasse non sospirava solamente mentre era in cattività; il Signore gli fece vedere che che si trovava imprigionato sotto giudizio divino. Questo lo spezzò. Pregò ferventemente il Signore che lo stava cercando in questa angoscia e voleva ancora essere il suo Dio. Manasse si umiliò davanti al Dio dei suoi padri. Riconobbe ciò che Dio era stato per suo padre e, per mezzo di suo padre, per Giuda.
Il Signore ascoltò le sue preghiere. Allora successe qualcosa che Manasse non poteva nemmeno aver sperato: fu ripristinato al suo trono a Gerusalemme. Questo potrebbe essere accaduto in connessione con un cambio di regnante in Assiria, ma fu opera del Signore. In questa restituzione di Manasse, il Signore esibì la potenza della sua grazia nel vincere il peccato.
Ritornato a Gerusalemme, Manasse sperimentò che il Signore è buono. Non aveva ancora potuto sottomettersi completamente al Signore nella sua angoscia; lo potè fare solo dopo che la grazia del Signore gli fu rivelata. Allora vide che la grazia del Signore era più forte di lui e comprese le intenzioni di quella grazia per sé e per Giuda.
Il ripristino delle rivendicazioni del Signore. Essendo ritornato al Signore, Manasse fu in grado di regnare di nuovo. Divenne un monarca che dominava su se stesso quanto sul suo popolo. Fortificò Gerusalemme e in tutte le città fortificate di Giuda mise soldati in modo da poter opporre resistenza a un’eventuale futura invasione da parte dell’Assiria. Prese gli idoli che aveva eretto nella casa dell’Eterno e li rimosse da Gerusalemme insieme con gli altari. Restaurò inoltre l’altare dell’Eterno e vi fece sacrifici di pace e di ringraziamento. In quei giorni i cieli erano di nuovo aperti su Giuda.
Ma la gente sacrificava ancora sugli alti luoghi. Benché facessero lì sacrifici al Signore, non li facevano secondo la legge del Signore nella sua casa. Perciò i sacrifici sugli alti luoghi erano peccaminosi; costituivano il pericolo che la gente cominciasse di nuovo ad allontanarsi dal Signore. Manasse non fu capace di far passare una competa riforma di Giuda.
Quando Manasse morì, morì in fede. La grazia del Signore era diventata troppo forte per lui. Ma la cosa più importante non è che si muoia salvati. La maggior parte della vita di Manasse era stata infame: e quella parte della sua vita fu decisiva per Giuda. La prima parte del suo regno aveva fatto maturare Giuda per il giudizio. Anche per noi è importante come abbiamo vissuto.
La persistente sentenza su Giuda. Divenne chiaro, immediatamente dopo la morte di Manasse, che il giudizio non era stornato da Giuda: egli fu succeduto da suo figlio Amon, il quale fece ciò che è male agli occhi del Signore. Amon governò interamente nello spirito di suo padre nei suoi primi anni sul trono. Giuda aveva seguito Manasse nei suoi peccati. Adesso il Signore punì Giuda di nuovo con l’empietà di Amon.
Amon regnò a Gerusalemme per due soli anni. I suoi servi lo uccisero e furono a loro volta uccisi dal popolo. In questo modo, la disintegrazione cominciò a trascinare giù Giuda. Il giudizio fece lentamente la sua opera attraverso tutta la vita di Giuda. Questo giudizio avrebbe potuto essere fermato per un po’ con un inversione di tendenza da parte di Giuda, ma non poteva più essere evitato.
Il peccato di Manasse fu dunque decisivo per Giuda. La grazia, è vero, trionfò su Manasse, ma il popolo rimase sotto giudizio. Questa situazione manifestava ancora di più il bisogno della vittoria di Cristo sul giudizio di Dio. Il Cristo ha trionfato soffrendo per noi quel giudizio. Proprio come Giuda giaceva legato sotto il giudizio, noi siamo legati sotto giudizio se rimaniamo fuori dal Cristo, tutti noi.
Note:
1 Questo è lo schema basilare del Catechismo di Heidelberg, uno degli eminenti prodotti di catechesi della Riforma.