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40: Grazia non richiesta

II Re 6:8-8:6

In questo passo della Scrittura viene presa in considerazione la relazione di Israele con i suoi nemici esterni. Eliseo si occupò di questa questione molto di più di quanto avesse fatto Elia. In tutte le sue azioni, anche quando implicarono il conflitto d’Israele con questi nemici, Eliseo rivelò come nella sua misericordia Dio cerchi il suo popolo.

Quella fu grazia spontanea, grazia che Israele  non aveva chiesto. Il re d’Israele Joram certamente non la chiese. Nondimeno, ogni volta il Signore gli disse dove l’esercito siriano avrebbe attaccato. Joram non si pentì nemmeno durante l’assedio di Samaria. Quando si stracciò le vesti, si vide che sotto indossava vesti di sacco. Sembra che avesse messo gli abiti penitenziali alle parole di Eliseo. Ma erano completamente coperti: li portava sotto i suoi vestimenti abituali.

L’intera nazione non fu portata a pentimento dall’esempio del re. A quanto pare, Joram si vergognava della sua penitenza. In queste circostanze, il suo atto penitenziale aveva lo stesso significato ultimo di qualsiasi altro atto che si supponga meritorio. Joram si aspettava che Dio concedesse liberazione a Israele in considerazione del suo atto meritorio e non a motivo della misericordia che aveva verso il suo popolo per amore di Cristo.

Che il re considerasse il suo atto di penitenza in questa luce è evidente dal fatto che quando la liberazione non venne rapidamente e gli fu mostrata la maledizione che c’era su Israele, giurò che Eliseo sarebbe stato fatto morire. Di vera sottomissione alla Parola del Signore non se ne parlava neanche. A dispetto di questo, seguì immediatamente la profezia della liberazione di Samaria il giorno successivo. Qui il Signore era in testa a quelli del suo popolo e loro re e cercava di indurli al pentimento.

Come possiamo parlare di “grazia” se né il popolo né il re giunsero a pentimento? Questo è possibile solo perché stiamo parlando della relazione del Signore col suo popolo per amore del Cristo. In mezzo a quel popolo c’era ancora un residuo secondo l’elezione. Ma per lo stesso Joram questa non fu grazia: non fu eterno favore nel Cristo.

L’accecamento dei siriani non deve essere inteso come se non riuscissero più a vedere nulla altrimenti Eliseo non avrebbe potuto guidarli a Samaria dietro di sé. Tutto ciò che significa è che non furono più in grado di formarsi un quadro chiaro di ciò che vedevano.

          Concetto principale: Il Signore esibisce al suo popolo grazia non richiesta
per riportarlo a sé in pentimento.

          Sicurezza. Ai giorni di Eliseo i nemici tradizionali degli israeliti non erano più i filistei come in tempi passati ma i siri. Il Signore aveva posto Eliseo in mezzo a Israele per rivelare la sua benignità da ogni lato. Questo si sarebbe manifestato anche nel conflitto d’Israele con i suoi nemici esterni. Il Signore volle mostrare al suo popolo la sua bontà anche in questo modo, bontà che non avevano chiesto, in modo da farli vergognare e riportarli a sé.

In quei giorni il re di Siria conduceva le proprie campagne militari non mobilitando un grosso esercito e rischiando una battaglia decisiva ma facendo uscire delle squadre di razziatori in spedizioni di saccheggio. Tuttavia, ogni volta che lo faceva il Signore rivelava a Eliseo dove l’invasione sarebbe avvenuta. A sua volta Eliseo avvertiva il re d’Israele. Allora il re d’Israele mandava lì l’esercito a sorprendere le bande di siri.

Joram non aveva chiesto al Signore questa protezione. Ciò nonostante, il Signore la concesse perché in Cristo egli ama il suo popolo. Non avrebbe ciò dovuto far vergognare Joram e averlo portato a pentimento? E il Signore non fa forse questo continuamente? Volta dopo volta è lui a prendere l’iniziativa. “Prima che mi chiamino, io risponderò” dice. Noi possiamo e dobbiamo credere nella grazia che ci elargisce anche prima che la chiediamo. Ma Joram no, lui non lo fece. Mandò ogni volta l’esercito dove aveva detto Eliseo ma non si sottomise alla grazia del Signore.

          Condurre in cattività i nemici. Che i raid venissero anticipati era così ovvio che il re di Siria non potè non pensare che il re d’Israele non ne venisse informato in anticipo. Questo poteva significare una sola cosa per il re di Siria: c’era un traditore tra i suoi ufficiali! Irato ne parlò con loro.

Uno dei suoi servi, però, ne sapeva di più. Dichiarò che il profeta del Signore informava il re d’Israele anche di ciò che il re di Siria diceva in camera da letto. A quanto pare questa gente pagana era diventata consapevole di ciò che la Parola del Signore in Israele poteva fare.

Quando venne a sapere che il profeta era a Dothan, il re di Siria mandò lì un grosso esercito di carri e cavalieri, un potente esercito per catturare un  uomo! Oramai questi pagani avevano una qualche idea della potenza della Parola del Signore. Non sapevano ancora quanto grande fosse quella potenza, né si resero conto che nessuna forza militare sulla terra la può vincere. Lo avrebbero presto scoperto da sé.

Dothan era posta su una montagna. Circondavano la città altre montagne e colline. I siri, che erano venuti di notte, si accamparono su queste colline circostanti. Il mattino seguente Eliseo e il suo servo uscirono. Quando Eliseo vide i siri di fronte a sé comprese di essere il loro obbiettivo e se ne rese conto anche il suo servo. Per questo il servo, pieno di paura, esclamò: “Ah, cosa faremo, mio signore?” Non aveva ancora capito che la Parola del Signore non fallisce mai e che sotto lo scudo di quella parola siamo al sicuro? Eliseo gli rispose: “Non temere, perché quelli che sono con noi sono più numerosi di quelli che sono con loro”.

Il giovane avrebbe dovuto vederlo da sé. Alla preghiera di Eliseo, il Signore aprì i suoi occhi ai carri e cavalli di fuoco intorno ad Eliseo. Il monte su cui era edificata Dothan, e su cui stavano, ne era piena. Eliseo e il suo servo erano circondati da un esercito di angeli, tutti sottoposti alla Parola del Signore. Pertanto Eliseo era al sicuro, come lo sono tutti i credenti.

Gli occhi del servo di Eliseo dovettero essere aperti perché vedesse questo: vide gli angeli in una visione. Solo allora fu in grado di vedere ciò che gli uomini ordinariamente non vedono. Oggi noi non riceviamo tali visioni. Tuttavia, i nostri occhi devono essere aperti in fede altrimenti questa sicurezza goduta dai credenti ci rimane celata. Dio ce la deve rivelare in qualche modo.

Quando i siri scesero dalle colline per catturare Eliseo, egli pregò il Signore che li colpisse di cecità talché non fossero più capaci di distinguere correttamente ciò che vedevano. Il Signore concesse la sua preghiera ed Eliseo potè fare dei suoi nemici ciò che volle. Disse loro he quella non era la città che stavano cercando e promise di portarli all’uomo che cercavano. Eliseo li mise nel sacco. Fu uno stratagemma di guerra. Tuttavia, era anche vero che le forze armate avrebbero dovuto essere dirette non contro il profeta ma contro il re. (Banale  tentativo dell’A. di non ammettere che non dobbiamo la verità a chi vuole farci del male. N.d.T.). Ecco i siri, consegnati nelle mani del loro nemico senza sapere dove stavano andando. Sanno mai dove stanno andando i non credenti? Non siamo tutti colpiti da simile cecità per i nostri peccati? Camminano sicuri solo quelli che lo fanno alla luce della Parola del Signore.

Quando furono in Samaria, alla nuova preghiera di Eliseo il Signore aprì loro gli occhi. Lì si videro circondati dai loro nemici. Anche Joram era lì. Cosa deve avere pensato! Ecco il nemico che temeva, consegnato nelle sue mani da un uomo: il profeta del Signore. Non avrebbe dovuto confessare che era al sicuro da tutti i nemici se si arrendeva alla Parola del Signore?

Eppure, a quanto pare Joram non fu per niente impressionato dall’umiliazione dei suoi nemici, infatti voleva ucciderli. Intese che questi soldati fossero suoi prigionieri anziché prigionieri fatti tali dalla Parola del Signore.

È vero che Joram chiamò il profeta “Padre mio” nella sua eccitazione per quel colpo. Sembrò come se si stesse mettendo sotto la guida del profeta, ma la realtà dei fatti è che il suo cuore ancora rifiutò di rendere obbedienza alla Parola del Signore. Perciò Eliseo rigettò il suo suggerimento. Anche se i prigionieri li avesse catturati lo stesso Joram non si dovevano uccidere. Quei prigionieri erano in potere del Signore.

C’era un altro fattore da considerare. In quel periodo Israele non era per niente adatto a servire come spada di vendetta in mano al Signore. Israele stesso fu svergognato dalla Parola del Signore ed ora doveva svergognare i nemici del Signore. Al comando di Eliseo Joram mise davanti ai prigionieri un grande banchetto. Dopo che ebbero mangiato furono lasciati tornare al loro paese. Da quella volta il re di Siria non mandò più bande di soldati a fare incursioni in Israele. La Parola della grazia che il Signore aveva pronunciata su Israele per amore di Cristo aveva conquistato i nemici e li aveva svergognati.

          Una profezia di liberazione. Ben-Hadad, il re di Siria, alla fine invase Israele, questa volta con un grosso esercito per combattere la battaglia decisiva. Dall’ultima volta che si erano scontrati la Siria aveva fatto passi per rafforzare la propria posizione.

Il Signore consegnò Israele nelle mani della Siria. Il paese fu rapidamente soggiogato e Ben-Hadad fu in gradi di assediare Samaria. Ora il Signore castigò il suo popolo ma solo per svergognarlo in un modo sorprendente.

Molti del paese si erano rifugiati dentro le mura protettive di Samaria. Ecco perché la città fu presto colpita da carestia. La testa di un asino veniva venduta per 80 pezzi d’argento e un quarto di kab di sterco di colombi per cinque pezzi d’argento. Non c’era nulla che la gente della città non mangiasse.

Un giorno il re stava camminando sulle mura, straziato dentro. Eliseo era in città. Aveva sempre predicato che il Signore sarebbe stato misericordioso se il re e i popolo si fossero umiliati. E ora il re si era umiliato, o almeno così pensava. Non si era forse vestito di cilicio sotto i suoi abiti usuali?

Si stava realmente umiliando? Non stava indossando i vestiti penitenziali apertamente per chiamare ad azioni di pentimento tutta la nazione. Esternamente mantenne la sua dignità regale. Era internamente rotto davanti a Dio? Pensava che a motivo della sua penitenza, meritava una rapida liberazione da parte del Signore.

Sicuramente questa non era vera umiltà! Riponeva la sua fiducia nei propri meriti anziché nella grazia del Signore! In quel modo non poteva che incolpare Eliseo e il Signore che non ci fosse ancora liberazione.

Mentre stava camminando sulle mura in questa cornice di pensiero, una donna gli gridò dietro: “Aiuto, o re, mio signore!” Il suo umore ribelle fu ovvio dalla risposta che le diede: “Se non t’aiuta l’Eterno, dove posso io trovare aiuto per te, forse dai prodotti dell’aia o del torchio?” Con queste parole diede la colpa al Signore.

Quando chiese alla donna cosa volesse da lui, lei raccontò la raccapricciante storia di madri che mangiavano i loro figli. Allora il re riconobbe cos’era successo: Samaria era stata colpita dalla maledizione che il Signore aveva pronunciata per mezzo di Mosè (vedi Levitico 26:27-29). Si stracciò le vesti in orrore e tormento, lasciando così che la gente vedesse il cilicio che indossava sotto. Ma perfino davanti all’orribile adempimento della Parola del Signore, biasimò il Signore e il suo profeta. Giurò che avrebbe fatto uccidere Eliseo quel giorno stesso. Mandò immediatamente un messaggero per assicurarsi che il suo giuramento fosse compiuto. Ora voleva rompere completamente con la Parola del Signore.

Eliseo stava seduto in casa sua con gli anziani del popolo i quali, a quanto pare, cercavano ancora luce e conforto da lui. Prima ancora che il messaggero arrivasse il Signore gli aveva rivelato ciò che il re aveva giurato. Fece anche sapere ad Eliseo che il re si sarebbe presto pentito del suo giuramento e si sarebbe premurato che non venisse eseguito. Perciò Eliseo disse agli anziani di tenere fuori il messaggero. Mentre stava ancora parlando, il messaggero arrivò, ma il re stesso giunse subito dopo di lui. A quanto pare non osava procedere con la sua completa rottura con la Parola del Signore. Era continuamente lacerato tra due opinioni.

Nel suo ostinato umore, il re si rivolse a Eliseo: “Ecco, questa calamità viene dall’Eterno, cosa potrei io ancora sperare dall’Eterno?” La tua parola non è altro che un mucchio di menzogne!

Allora avvenne qualcosa di sorprendente e inaspettato. Anche se né il re né il popolo si erano realmente umiliati davanti al Signore o avevano invocato misericordia, il Signore profetizzò per mezzo di Eliseo che ci sarebbe stata stupenda grazia per il suo popolo. Il giorno dopo, alla porta di Samaria, una misura di farina sarebbe costata un siclo e due misure di orzo pure un siclo.

Come poteva il Signore promettere tale liberazione mentre il suo popolo persisteva nel suo atteggiamento peccaminoso? Lo fece solo perché guardava al suo popolo nel Cristo e nel Cristo lo amava. Anche a quei giorni, c’erano ancora persone in Israele che cercavano onestamente il Signore. Così il Signore desidera andare davanti a noi nella sua grazia, conferendo su di noi grazia non richiesta in modo che da essa saremo veramente rotti dentro.

Ma chi poteva credere una cosa del genere? Chi poteva credere questa meravigliosa promessa di grazia? Il re rimase zitto ma il capitano su cui il re si appoggiava espresse la sua incredulità e derise la profezia. “Ecco, anche se l’Eterno facesse delle finestre in cielo per far piovere queste cose, sarebbe ancora impossibile”, dichiarò. Quando persistiamo cocciutamente nella nostra incredulità non possiamo credere la stupenda grazia di Dio finché la sua Parola non ci afferra e ci vince. Per questa derisione il capitano ricevette questa risposta da Eliseo: “Lo vedrai coi tuoi occhi, ma non ne mangerai”.

          Una sorpresa per gente disperata. Fuori dalla porta della città c’erano quattro lebbrosi. Ragionarono tra loro così: se restiamo qui moriremo di fame. Se entriamo in città anche moriremo di fame. Se andiamo dai siri potrebbero ucciderci, ma almeno avremo una possibilità di sopravvivere”. Perfino in questi poveri lebbrosi sofferenti troviamo uno spirito calcolatore: non si aggrapparono alla Parola di grazia nell’aspettazione della fede.

All’imbrunire andarono al campo siriano. Con grande sorpresa, trovarono le tende deserte. Cos’era successo? Il Signore aveva fatto udire ai siri il rumore dell’arrivo di un grande esercito. Questo fece pensare ai siri che il re d’Israele avesse fatto un’alleanza con gli ittiti al nord e con gli egiziani a sud e che questi eserciti combinati stessero ora per irrompere dentro le loro file.

Terrorizzati, i siri fuggirono caoticamente. Furono come degli sciocchi che fuggono davanti a qualcosa che non esiste. Senza fede nella parola di grazia, anche noi siamo sempre come gli sciocchi. Tuttavia, questa paura proveniva dal Signore che li aveva riempiti di terrore. I quattro lebbrosi furono stupiti che le tende fossero deserte, ma non sapevano ancora che ci fosse motivo per essere stupiti al miracolo della grazia di Dio in questa liberazione della città.

I lebbrosi festeggiarono col cibo che trovarono nelle tende. Spinti dall’avidità nascosero in terra dei tesori. Trovarono effettivamente del tempo per fare queste cose! Non informarono immediatamente la città di ciò che avevano trovato. No, trovarono il tempo di riempirsi prima le tasche. Se la grazia non ci conquista anche noi viviamo per noi stessi. Allora abbiamo poco tempo o interesse per il popolo del Signore e per la sua causa.

Alla fine, nel mezzo del loro saccheggio notturno, le loro coscienze cominciarono a turbarli. Anche allora furono spinti più dal timore del giudizio che per qualche amore per il loro popolo. Nemmeno in questi poveri sofferenti troviamo la fede viva per la quale la causa di Dio e il suo popolo son più preziosi di qualsiasi altra cosa.

          Finestre in cielo. Quando i lebbrosi portarono la notizia alla città, il re si alzò, benché fosse ancora notte. Temette un trucco militare dal parte dei siri. Finalmente si lasciò persuadere a mandare fuori dei cavalieri a esplorare il terreno. Quelli che suggerirono questa mossa pensavano lungo linee disperate simili a quelle dei quattro lebbrosi: se i cavalieri fossero rimasti in città sarebbero morti insieme al resto degli abitanti, se fossero usciti e fossero caduti in mano ai siri avrebbero subito lo stesso destino di altri che erano stati assassinati o uccisi in azione. Nei consiglieri del re non c’era un singolo raggio di speranza o traccia di fede.

Gli esploratori trovarono le prove della fuga precipitosa dei siri. Quando questa notizia raggiunse la città, la gente, quanti erano ancora in grado, si riversarono fuori dalla porta della città per saccheggiare l’accampamento siriano. Molto velocemente, alcuni ritornarono alla porta per vendere il cibo che avevano trovato. La profezia di Eliseo si compì alla lettera: due misure di orzo si vendettero per un siclo e una misura di farina pure per un siclo. Il Signore aveva provveduto sollievo in un modo sorprendete. Anche questa liberazione avvenne perché il Cristo un giorno avrebbe portato completa redenzione. Quella completa liberazione, comunque, deve essere accettata in fede.

Un giorno il Signore giudicherà quelli che hanno rigettato la Parola di liberazione per incredulità. Questo fu mostrato dal Signore per mezzo del capitano che aveva deriso la profezia di Eliseo. Il re gli aveva comandato di dirigere la situazione alla porta. A causa della corsa precipitosa al campo siriano fu calpestato sotto i piedi e ucciso. Così, ciò che Eliseo aveva profetizzato avvenne. Similmente, Dio un giorno giudicherà tutti quelli che hanno voltato le spalle alla sua Parola di grazia.

          Testimoni viventi. Un giorno il re stava interrogando Ghehazi sulle grandi cose che Eliseo aveva fatto. (Questo avvenne prima che Ghehazi diventasse lebbroso.) A quanto pare, la Parola del Signore non dava pace al re. Una delle cose che Ghehazi gli raccontò fu come Eliseo aveva restituito alla vita il figlio morto della donna Shunammita. Proprio mentre stava raccontando la storia, quella donna entrò con suo figlio e si appellò al re per aiuto.

Cos’era successo? Al tempo della carestia, Eliseo le aveva detto che sarebbe durata sette anni. Le consigliò di lasciare il paese. Lei aveva dato retta al suo consiglio ed era andata nel paese dei filistei. Al suo ritorno, aveva trovato che altri avevano preso possesso della sua casa e della sua terra. Per questo si stava ora appellando al re.

Quando Ghehazi la vide, disse al re: “Questa è la donna e questo è suo figlio che Eliseo ha resuscitato!” Profondamente commosso il re chiese alla donna della sua storia. In un modo sconvolgente, il Signore lo stava ora confrontando con testimoni viventi delle cose che aveva fatto mediante il suo profeta. Qualcosa che il re non si era aspettato affatto era effettivamente successo.

Qui, di nuovo, vediamo la grazia che ci viene incontro prima che la chiediamo. Non era questo il modo del Signore per parlare al re? Il re, avrebbe visto e ascoltato?

Impressionato da ciò che era successo, il re provvide che la donna non solo ricevesse indietro la sua casa e la sua terra ma anche il pagamento per tutto ciò che era stato prodotto nella sua terra durante il tempo in cui non era stata in suo possesso. Ad ogni modo, il cuore del re non fu vinto dalla parola di grazia. Joram andò per la via di suo padre Achab.


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