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24: Il palazzo della sua santità

I Re 5-9

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Era tempo che il tabernacolo fosse sostituito dal tempio, la “dimora permanente” di Dio. La necessità d’avere un tempio era legata al cambiamento nella situazione in Israele. Il regno era ora fermamente stabilito in Israele. Particolarmente sotto Salomone, il regno fu una prefigurazione del Regno di Dio. Nella gloria del tempio, il palazzo della santità di Dio, fu reso chiaro che il Signore viveva in mezzo al suo popolo come Re d’Israele.

Tuttavia non dobbiamo dimenticare che il carattere peculiare del Regno di Dio è che Dio regna su tutte le cose per mezzo di un essere umano, proprio come ora regna per mezzo di Gesù Cristo. Anche questo era prefigurato in Israele. Per questa ragione la costruzione del tempio è strettamente collegata con la costruzione del palazzo di Salomone. Per prima cosa ci è riportata la costruzione del tempio, poi la costruzione del palazzo di Salomone ed infine le provvisioni fatte per arredare e attrezzare il tempio. Ci vollero sette anni per erigere il tempio e tredici per il palazzo reale. Durante questi tredici anni è evidente che furono preparati anche gli arredi e le attrezzature per il tempio in maniera che il tempio potè essere dedicato quando furono trascorsi i vent’anni.

La costruzione di tempio e palazzo sono intimamente collegati. Pertanto, se vogliamo far emergere le intenzioni della Scrittura mentre raccontiamo questa storia dobbiamo evidenziare che mentre Salomone stava costruendo il suo magnifico palazzo non stava cercando il proprio onore personale ma il suo onore di re nel regno di Dio. Il suo palazzo reale condivideva lo splendore del palazzo della santità di Dio.

Sul significato del tempio come segno della presenza di Dio in mezzo al suo popolo, si veda il capitolo sull’istituzione del tabernacolo (Vol I p.. ????). Si tenga presente che Dio non limitava la sua presenza al tempio terreno, come Salomone evidenziò nella sua preghiera (1 Re 8:27); la sua presenza riempiva tutti i cieli e tutta la terra. Ciò che il tempio intendeva simboleggiare era non solo la presenza di Dio ma la presenza della sua grazia; usò il tempio per mostrare che era presente in mezzo al suo popolo come Dio del Patto.

Ciò che Salomone chiese nella sua preghiera era proprio una tale rivelazione. Il tempio era un’ombra della presenza della grazia di Dio nel Cristo e una profezia che indicava avanti al giorno in cui la terra sarà riempita con la grazia di Dio.

          Concetto principale: Il Signore stabilisce il palazzo della sua santità in Israele.

          Preparazioni per la costruzione. Quando Salomone divenne re, Hiram, il re di Tiro, che aveva avuto una forte amicizia con Davide, mandò una delegazione di emissari per congratulare Salomone nella sua elevazione al trono. Salomone usò quella delegazione per aprire trattative con Hiram riguardo la costruzione di un tempio a Gerusalemme. Salomone volle fare un accordo commerciale con Hiram. Rammentò a Hiram che Davide si era già riproposto di costruire il tempio ma che il Signore aveva risposto che il tempio sarebbe stato costruito dal figlio di Davide, al quale il Signore avrebbe dato riposo. Ora Salomone si riproponeva di portare a compimento quella Parola di Dio. Aveva bisogno di legname di cedro del Libano che cresceva nel regno di Hiram. Salomone voleva mandare i suoi servi da Hiram in modo che potessero cominciare a tagliare il legname sotto la supervisione degli uomini di Sidone.

Hiram ne fu felice e lodò il Signore quando vide che Salomone voleva governare nello spirito di suo padre Davide. Hiram aveva visto qualcosa delle benedizioni del governo di Davide ed aveva grande rispetto per il Dio d’Israele, benché non avesse scelto a favore del Dio d’Israele con tutto il suo cuore. Rimaneva un pagano, ma apprezzava le benedizioni che fluivano dal regno che il Signore aveva stabilito in Israele. I non credenti sono spesso capaci di riconoscere qualcosa delle benedizioni del Signore.

Fu fatto un accordo: Hiram si sarebbe assicurato che il legname arrivasse in uno dei porti di Canaan, a sua volta Salomone si sarebbe curato di provvedere cibo per la corte di Hiram.

Quando i lavori ebbero inizio, divenne chiaro quale grande sapienza il Signore avesse dato a Salomone. Quella sapienza lo guidò nell’organizzazione di questa enorme impresa. Arruolò 30.000 lavoratori da tutto Israele e li divise in tre gruppi di 10.000 uomini ciascuno. Ciascun gruppo lavorava un mese in Libano e poi ritornava a casa per due mesi. Salomone istituì il lavoro forzato per i canaaniti che erano ancora rimasti in Canaan. Ne usò 70.000 come portatori di pesi, altri 80.000 come tagliapietre perché per la costruzione del tempio sarebbe stato necessario un gran numero di pietre. Anche la pietra veniva dal Libano e veniva tagliata in blocchi lì.

Gli operai erano sorvegliati da 3.300 capisquadra. Il lavoro procedette liscio, proprio come Salomone aveva progettato. In tutti questi eventi, il Signore stava operando per mezzo della sapienza di Salomone: difatti, il Signore era stato l’origine di tutto e guidò  la gente a fare il lavoro. Guidò egli stesso Salomone e i suoi operai nella preparazione della costruzione del tempio che sarebbe stata la sua dimora in Israele.

          La costruzione del tempio. La costruzione del tempio fu iniziata nel quarto anno del regno di Salomone, 480 anni dopo l’esodo d’Israele dal paese d’Egitto. Ora per il popolo d’Israele cominciava un nuovo periodo. Il Regno era stato stabilito in mezzo a loro in gloria, e il Signore aveva dimostrato di essere il glorioso Re d’Israele. Perciò sarebbe stato opportuno che il Signore avesse dimorato in mezzo al suo popolo in una casa gloriosa. Inoltre, il Signore aveva fatto con Davide un patto che dalla progenie di Davide sarebbe sorto un un Re che avrebbe regnato sul popolo di Dio per sempre. Il dominio regale del Signore sarebbe stato manifestato in questo dominio regale della casa di Davide. Mediante il patto con Davide, tutto ciò veniva ora fermamente stabilito. Di conseguenza, il Signore non poteva continuare a vivere in una tenda; doveva avare un tempio come dimora permanente.

Così, Salomone costruì una casa per il Signore, usando il tabernacolo come modello di riferimento. Come il tabernacolo, il tempio era diviso in tre grandi aree: il luogo santo, il santissimo, e il cortile esterno. Il santissimo del tempio aveva la forma di cubo, come nel tabernacolo. Ma per il tempio, tutte le misure furono raddoppiate. Inoltre, il cortile anteriore del tempio fu diviso in diversi cortili. E lungo i muri laterali Salomone fece tre piani di stanze per tutti i tipi di servizio. Ricoperse di legno i muri interni di pietra. Tutto, tanto la pietra che il legno, furono tagliati in anticipo in modo che il tempio potesse essere costruito nella pace; non si sentirono i rumori del martello, dell’ascia e della sega. Era come se i lavoratori israeliti fossero profondamente impressi con la santità della casa che stavano costruendo.

Mentre la costruzione era in atto, la Parola del Signore venne a Salomone con la promessa che il Signore sarebbe vissuto in mezzo al suo popolo e avrebbe mantenuto la sua Parola riguardo la casa di Davide. Allo stesso tempo, questa Parola intimò a Salomone di camminare secondo tutti i comandamenti e le istruzioni del Signore. Questa rivelazione diede nuova forza a Salomone mentre la costruzione progrediva e gli fece comprendere in modo nuovo la santità del patto del Signore.

Le pareti della casa del Signore furono ricoperte d’oro. In quest’oro risplendette la gloria e la santità del Signore del patto. La copertura d’oro fu decorata con incisioni di boccioli di rosa e di fiori sbocciati, di cherubini (angeli) e di palme. Il tabernacolo nel deserto non potè essere decorato con  incisioni di palme ma ora Israele viveva nel paese di pace. Nel santissimo, il re collocò due statue di cherubini le cui ali distese si toccavano al centro e toccavano i muri laterali. Anche queste statue enormi erano fatte di legno e ricoperte d’oro.

Ci vollero sette anni per costruire il tempio che fu terminato nell’undicesimo anno del regno di Salomone. Il tempio rappresentava tutta la terra che un giorno sarebbe stata santa al Signore.

          La costruzione del palazzo reale. Immediatamente dopo che il tempio fu terminato, Salomone diede inizio alla costruzione di un palazzo reale. Che Dio fosse Re su Israele era espresso nel fatto che aveva dato ad Israele un re che governava nel suo nome. Per questo era necessario che il palazzo reale fosse strettamente correlato al tempio. Avrebbe dovuto essere anche un edificio glorioso.

Il palazzo consisteva di diverse sezioni. Davanti c’era la sala della Foresta del Libano. Questa sala prese il suo nome dal piano inferiore che consisteva di una foresta di 45 pilastri di cedro. Questa parte del palazzo serviva da arsenale del re, una stanza in cui riporre le sue armi. Dietro a questa c’era la sala d’entrata con la Sala della Giustizia. Lì fu collocato il trono e lì il re concedeva udienza e giudicava le questioni giuridiche. Poi c’erano le stanze in cui viveva il re dietro cui c’era un’ala riservata alla regina, la figlia di Faraone.

Anche questo palazzo era una struttura magnifica. Nello splendore del re d’Israele la gente poteva vedere un riflesso della gloria di Dio. Non è stato  forse anche il nostro Re, il Signore Gesù Cristo,  esaltato da Dio nella gloria e fatto dimorare nei luoghi celesti in modo che vedessimo la gloria di Dio nello splendore del nostro Re?

          L’arredo e attrezzatura del tempio. Ci vollero tredici anni per costruire il palazzo del re. Durante quegli anni furono costruiti gli arredi e le attrezzature del tempio. Salomone non volle collocare nel tempio gli arredi del tabernacolo: altari, il candelabro, il tavolo dei pani di presentazione, la conca di rame e tutto ciò che veniva con essi. Lì sarebbero sembrati troppo piccoli. Ne fece costruire di nuovi su scala più grande. La conca di rame fu rimpiazzata dal “mare” di bronzo (una enorme piscina rotonda) sostenuto da dodici buoi fusi in bronzo più dieci carrelli con sopra dieci catini. Rimpiazzò pure il candelabro a sette braccia con dieci candelabri. Ma non fece costruire una nuova arca. Il segno speciale della presenza del Signore rimase quello stesso del deserto.

Per eseguire i lavori più fini, Hiram, il re di Tiro, aveva mandato a Salomone un maestro artigiano il cui nome anche era Hiram. Questo esperto artigiano era particolarmente dotato nei dettagli artistici e tecnici che dovevano essere fatti.

La prima cosa di cui si occupò furono le due colonne che furono erette nel cortile o portico anteriore del tempio. Erano colonne maestose con capitelli splendidamente decorati. In un certo senso queste due colonne erano completamente uniche: ricevettero nomi propri. Una fu chiamata Jachin (“Egli conferma”), e l’altra fu chiamata Boaz (In Lui c’è forza”). Ambedue i nomi additavano il fatto che questo governo regale era sicuro per sempre. Salomone potè dare questi nomi alle colonne sulla base della promessa contenuta nel patto con Davide. È vero che successivamente il tempio fu distrutto ma il dominio sovrano di Dio sul suo popolo per mezzo di un figlio della casa di Davide rimane per sempre sicuro nel Cristo.

Era stato desiderio di Davide costruire una casa al Signore. Quando non gli fu concesso mettere in atto il proprio progetto, egli fece molti preparativi raccogliendo molti materiali che ora Salomone utilizzò. Davide aveva messo da parte talmente tanti tesori per la costruzione del tempio che Salomone non riuscì a usarli tutti. I tesori rimasti furono messi da parte da Salomone in modo che a suo tempo fossero usati per il sacro servizio.

          La presenza del Signore nel tempio. Una volta che ogni cosa fu completata, Salomone radunò i rappresentanti di tutto il popolo per portare  l’arca del patto dentro al tempio. In una solenne processione, i sacerdoti trasportarono l’arca e tutti gli arredi sacri usati nella tenda eretta da Davide per l’arca. A mano a mano che questa processione avanzava, Salomone, insieme al popolo, offrì innumerevoli sacrifici.

Finalmente i sacerdoti collocarono l’arca nel santissimo, o santuario interno, sotto i cherubini. L’arca conteneva le tavole di pietra su cui era stata incisa la legge del patto. Non appena i sacerdoti lasciarono il santuario, una nuvola riempì il tempio talché i sacerdoti non riuscirono a continuare la loro funzione. La gloria del Signore, ovvero la gloria della sua grazia fu rivelata lì. Questa casa sarebbe stata la prova che il Signore avrebbe dimorato in mezzo ad Israele secondo la grazia del suo patto.

In questo, Israele fu riccamente benedetto. È vero che il tempio non c’è più, ma oggi il dimorare del Signore è molto più glorioso. La pienezza della sua grazia è stata nel Cristo e ancora è nel Cristo. Nella sua grazia Egli è venuto a vivere nel suo popolo quando fu effuso lo Spirito santo.

Pensate ora per un momento all’oro risplendente nel tempio. In esso splendeva la santità del Signore. Dio vuole santificare il suo popolo in modo che la sua santità sia glorificata in esso. Anche oggi il Signore è un glorioso Re in mezzo al suo popolo.

Sopraffatto di gioia da questo segno della dimora di Dio, Salomone disse: “Il Signore aveva detto che avrebbe dimorato nella densa nuvola (nell’oscurità NR).” Il Signore scelse di dimorare ancora nell’oscuro santuario interno dietro la cortina del tempio e nascose molta della sua gloria nella nuvola. La riconciliazione mediante la croce di Cristo non era ancora avvenuta. Un giorno, a motivo del Cristo, la gloria di Dio sarebbe stata vista in tutto il suo splendore. Salomone fu grato che ci fosse ora un luogo permanente per la casa di Dio.

Poi Salomone si girò verso il popolo. Colui che era il re d’Israele e capo nel nome del Signore procedette a benedire il popolo nel nome del Signore. Nel benedirlo Salomone ricordò il patto fatto con Davide e lodò il Signore per aver compiuto la promessa. La gente stette in piedi mentre ricevette questa benedizione. E noi, in fede, riceviamo la benedizione del nostro re in cielo.

          La preghiera del re. Poi il re s’inginocchiò davanti a tutto il popolo, stese le sue mani verso il cielo e pregò: “Non c’è Dio simile a te! Tu hai mantenuto la tua promessa fatta a Davide. Insieme a quella promessa tu ci desti la chiamata a camminare davanti alla tua faccia. Compi la tua promessa ora. È proprio vero che tu non abiti in templi fatti da mani d’uomini perché tu riempi i cieli e la terra con la tua presenza. Possa essere conosciuta qui la presenza della tua grazia che perdona! Facci vedere che i tuoi occhi sono su questa casa giorno e notte ascoltando le preghiere che sono rivolte a te da questo luogo! Quando la gente verrà qui cercando da te giustizia, Signore, ascoltala. Maledici il colpevole e benedici il giusto. Quando visiterai il tuo popolo a causa dei suoi peccati o i suoi nemici lo sconfiggono o tu mandi loro la siccità o cattivi raccolti e ritornano a te confessando i loro peccati, ascolta e perdona e dà liberazione! Se uno del tuo popolo stando qui grida a te confessando il suo peccato, ascolta la sua preghiera e perdonalo cosicché gli uomini ti temano tutti i giorni della loro vita. Sì, perfino se uno straniero di qualsiasi nazione del mondo ti invoca qui, ascolta e rispondigli in modo che tutte le nazioni della terra conoscano il tuo nome! Quando il tuo popolo esce in battaglia e prega a te da questo luogo, concedi loro la vittoria sui loro nemici! Perfino quando quelli del tuo popolo saranno portati in cattività a causa dei loro peccati e gridano a te in un paese straniero, ricordando questa città e questo tempio, ascolta e perdonali, oh Signore, e riporta indietro il tuo popolo. Mostra in tutto questo che tu hai scelto questo popolo perché sia il tuo popolo!”

Poi Salomone benedì nuovamente il popolo. Lodò il Signore e pronunciò una benedizione: “Il Signore continui a inclinare il vostro cuore a servirlo. Allora Israele vivrà in onore e tutte la nazioni sapranno che il Signore e nessun altro, è Dio.”

          La dedicazione del tempio. Dopo questa benedizione Salomone e tutto Israele dedicarono il tempio per mezzo di migliaia di sacrifici di ringraziamento. Il re dovette consacrare la parte centrale del cortile come altare perché l’altare designato per gli olocausti era troppo piccolo per contenere tutti i sacrifici che venivano fatti.

Collegato ai sacrifici di ringraziamento Salomone e il popolo celebrarono un pasto sacrificale. Il popolo e il re furono uno nella loro comunione col Signore. Celebrarono insieme per sette giorni. L’ottavo giorno Salomone mandò il popolo a casa. Il popolo benedisse il suo re e ritornò a casa pieno di gioia per tutta la bontà che il Signore aveva dato a Israele a causa del suo patto con Davide. Il risultato fu che per gli israeliti la vita divenne una festa continua.

La situazione del popolo di Dio nel nostro tempo non è diversa. I credenti possono ben offrire migliaia di sacrifici, infatti ogni giorno hanno il privilegio di offrire se stessi e tutto quello che posseggono a Dio, per amore di Cristo. In comunione col loro Re, il Signore Gesù Cristo, godono della bontà del Signore. Per i credenti, dunque, la vita diventa una continua festa. Specialmente nella chiesa, il popolo di Dio è continuamente rafforzato nella sua comunione col Signore.

          La risposta del Signore alla preghiera. Dopo le cerimonie di dedicazione fatte nel tempio il Signore apparve a Salomone in un sogno, proprio come gli era apparso a Gabaon all’inizio del suo regno. Il Signore gli disse che aveva udito la sua preghiera e aveva santificato la casa che Salomone gli aveva costruito. I suoi occhi e il suo cuore sarebbero stati sempre lì per esibire la sua grazia. Ma il re avrebbe dovuto camminare nelle vie del Signore: solo così il Signore avrebbe adempiuto la sua promessa fatta a Davide. Se Salomone e la sua casa si fossero allontanati dal Signore per servire altri dèi, il Signore avrebbe estirpato Israele dal paese. Il tempio, che  a quel punto sarebbe stato distrutto, sarebbe diventato una vergogna per Israele  e un segno del giudizio che il Signore aveva portato sul suo popolo.

Però, il Signore avrebbe continuato a mantenere la promessa fatta a Davide; non avrebbe mai trasgredito la propria Parola. Ma se il re e il popolo fossero divenuti infedeli, il compimento della promessa sarebbe venuto attraverso vergogna e ignominia, attraverso il giudizio.

Il re e il popolo divennero infatti infedeli. In contrasto con la loro infedeltà, la fedeltà della grazia del Signore nell’eterno governo sovrano del Cristo risplende ancor più lucente.

          L’organizzazione del regno. Salomone completò molti altri progetti di costruzione. Costruì città e le fortificò. Hiram, il re di Tiro, gli prestò il denaro per questi progetti. Salomone non volle usare per questo progetto i tesori della casa del Signore.

Salomone pensò di poter ripagare Hiram dandogli 20 città nel Nord del paese, città che erano ancora in gran parte abitate da Canaaniti. Ma Hiram non accettò queste città come pagamento: le trovò troppo insignificanti. Con tutta probabilità Salomone pagò successivamente il debito con le proprie risorse. La non riuscita di questa proposta di Salomone fece sì che non fu persa nessuna porzione dell’eredità di Israele.

Il re rafforzò le mura di Gerusalemme. Costruì, sparse in tutto il paese, città magazzino e città per tenervi i suoi carri. Assoggettò completamente i canaaniti rimasti e li mise a lavorare per il bene pubblico. Gli israeliti erano infatti liberi cittadini.

La regina, la figlia di Faraone, andò a vivere nel suo palazzo. La liturgia del culto nel tempio fu regolata. Le grandi festività ora venivano tenute a Gerusalemme. Fu proibito sacrificare al Signore negli alti luoghi com’era stato fatto in precedenza in tutto il paese.

Assieme a Hiram, costruì una flotta di navi in un arsenale sul Mar Rosso. La flotta andava e veniva da Ofir portando molto oro nel tesoro del re.

Il regno era forte e ben organizzato. Che non ci fosse qualche pericolo che la gente cominciasse a confidare nella forza del regno anziché nella grazia del Signore? Se avessero fatto questo errore, il popolo assieme al suo re, si sarebbero estraniati dal Signore. A quel punto il peccato sarebbe stato immediatamente dietro l’angolo. Con tutte le benedizioni e la forza che il Signore ci dà, dobbiamo lo stesso rimanere umili davanti a Lui!


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