I Samuele 13-14
Che Saul fosse un uomo pio è evidente dal fatto che non voleva iniziare la guerra contro i filistei prima che fosse offerto il sacrificio al Signore. Inoltre, quando udì il rumore dell’esercito dei filistei volle prima indagare circa la volontà di Dio. Quando il rumore aumentò, interpretò l’aumento come una risposta sufficiente da parte del Signore.
Tuttavia a volte Saul si faceva guidare dalla propria volontà autonoma. Non fu capace di superare la prova di attendere sette giorni l’arrivo di Samuele. E il suo comando (sotto giuramento) che nessuno mangiasse prima di sera fu una caparbia decisione autonoma. Ciò che è rivelatore in questo episodio è che egli parlò di vendicarsi non dei nemici del Signore ma dei propri nemici. Qui vediamo già manifestarsi l’attitudine egocentrica di Saul.
È in questa luce che dobbiamo considerare il suo peccato a Ghilgal. In superficie quel peccato non sembra sufficientemente serio da meritare il giudizio che Samuele pronunciò su Saul. È vero che non gli fu annunciato che l’ufficio di re gli sarebbe stato tolto; ciò che gli fu detto però è che la sua famiglia non l’avrebbe ereditato, che il Signore si era cercato qualcun altro. La lezione fu che avrebbe dovuto confidare nel Signore in tutte le cose e non ricadere nel fare affidamento sulle proprie risorse — nemmeno nell’emergenza più disperata.
Saul non si era dato al Signore senza trattenere nulla per sé. Solo Cristo riuscì a farlo perfettamente. Ma per il suo Spirito anche noi siamo in grado di farlo.
Saul fu molto teso in quel momento cruciale. Ma esattamente a quel punto chiuse il suo cuore allo Spirito del Cristo e preferì fare a modo suo. Tuttavia questo non significa che Saul non fosse un credente. Ma a Ghilgal divenne evidente che la sua fede non era completamente vittoriosa. E a causa sua neanche la sua famiglia fu nella presa delpatto.
Quando raccontiamo queste storie ai bambini, dobbiamo ricordarci di non focalizzare sul peccato e il fallimento di qualche essere umano come punto centrale. Dobbiamo invece focalizzare l’attenzione sulla benedizione data da Dio malgrado il peccato e il fallimento umano. In questa storia di Saul, la benedizione di Dio copre di vergogna tutto il popolo.
Nella monarchia di Saul bisogna distinguere due motivi. Da un lato c’è il governo monarchico come Dio voleva per il suo popolo e dall’altro c’è il governo monarchico che il popolo desiderava e che Saul decise di esercitare. A motivo del primo elemento, Dio scelse di benedire il governo monarchico malgrado il peccato di Saul. Nel governo monarchico di Saul, specialmente all’inizio, vediamo qualcosa del Cristo — ma anche qualcosa dell’anticristo.
Saul fece un giuramento nel nome del Signore che nessuno dovesse mangiare nel giorno della vittoria. Quando Gionathan, ignaro dell’ordine di suo padre, mangiò del miele, il nome del Signore fu profanato. Conseguentemente il Signore non rispose quando invocato. Tuttavia, il peccatore non era Gionathan ma Saul che aveva esposto al disonore il nome del Signore col suo giuramento deciso in autonomia. Perciò il popolo protestò e giustamente salvò Gionathan dalla morte. Per questo episodio Saul fu coperto di vergogna. Dio protesse Gionathan che era stato il vero liberatore in questa battaglia.
C’è un’altra ragione per cui non dobbiamo parlare solo del peccato di Saul: Saul non fu l’unico responsabile del fallimento della prova. Il popolo che scappò alle spalle di Saul rese la prova estremamente difficile per lui. Possiamo considerare questa faccenda da due punti di vista. Lo Spirito del Signore non venne sugli israeliti in modo potente nella loro battaglia contro la potenza schiacciante dei filistei. Questo doveva rendere più difficile la prova per Saul in modo che esibisse la fede che conquista tutte le cose. Dall’altro lato, con la loro mancanza di fiducia gli israeliti chiusero il loro cuore allo Spirito del Signore. Perciò la vittoria gettò nella vergogna tutto Israele. Malgrado il fatto che il popolo mancò di stare a fianco del loro re, fu benedetto sotto la guida di Saul e di suo figlio.
Concetto principale: Il Signore getta il suo popolo nella vergogna dandogli
una benedizione malgrado il peccato del re e del popolo.
Fallire la prova. Poco dopo essere diventato re, probabilmente immediatamente dopo il raduno di Ghilgal, Saul selezionò 3.000 uomini a formare un piccolo esercito permanente. A quanto pare non pensava che gli israeliti fossero pronti per la battaglia decisiva col loro nemico tradizionale — i filistei. Ma volle però prevenire il nemico dal premere ulteriormente in avanti. Perciò pose a Ghibea, la sua città, una guarnigione di 1.000 uomini sotto il comando di suo figlio Gionathan. Con gli altri 2.000 uomini Saul occupò Mikmash che si trovava a un’ora e mezza da Ghibea.
I filistei si erano spinti fino a Gheba. Gionathan con i suoi mille uomini sconfisse la guarnigione dei filistei lì. Questo primo atto degli israeliti dopo che avevano scelto un re causò dello scompiglio nel paese di filistei. Saul vide le cose precipitare: la battaglia decisiva coi filistei avrebbe potuto essere combattuta molto presto dopo tutto. Perciò fece conoscere la vittoria di Gionathan in lungo e in largo nel paese, e fece radunare Israele.
Mentre gli israeliti si stavano radunando, un enorme esercito di filistei salì e occupò Mikmash. Saul e quelli che si erano radunati intorno a lui si ritirarono a Ghilgal, vicino al Giordano. La gente tremava mentre lo seguiva. Lo Spirito del Signore non era venuto su di loro in modo potente. In sfiducia e timore la gente aveva chiuso il cuore allo Spirito del Signore disperdendosi e nascondendosi nelle caverne. Molti di loro si ritirarono perfino di là del Giordano. Ciò dimostra le radici profonde che aveva la loro paura dei filistei. La vittoria di Gionathan non era diventata un segno che elevava la loro fede.
Quando il popolo soccombette alle proprie paure, rese molto più severa la prova che il loro re stava sostenendo. Qui infatti era giunto il momento che Samuele aveva predetto quando aveva unto Saul. Saul avrebbe dovuto aspettare Samuele sette giorni qualsiasi cosa fosse successo. Ora Saul avrebbe dovuto dimostrare se credeva che il Signore avrebbe salvato la situazione a Israele. Non importava quanto critica potesse sembrare la situazione fintantoché il re avesse obbedito incondizio-natamente. Uno che non poteva obbedire incondizionatamente non poteva essere usato dal Signore per regnare il suo popolo. Solo uno che si appoggiasse al Signore perfino per la sua perseveranza nella fede poteva fare il re perché è il Signore che ci dona la fede per amore di Cristo e ci sostiene. Solo un uomo che avesse in sé lo Spirito di Cristo sarebbe stato capace di fidarsi completamente. Quello Spirito era in Saul?
Saul aspettò sette giorni. La tensione raggiunse quindi il suo apice perché l’esercito cominciò a disperdersi. Il settimo giorno la pazienza di Saul era esaurita. Con l’occhio del generale considerò le possibilità. Se non succedeva niente adesso la causa era persa. Doveva agire rapidamente e sorprendere i filistei in un modo o in un altro per ridare coraggio al suo popolo. Ma non poteva farlo se prima non veniva offerto il sacrificio. Alla fine si fece portare un’offerta in modo da invocare personalmente la benedizione del Signore sulla sua impresa. È evidente che riponeva maggiore fiducia nel proprio discernimento che nella direzione del Signore che avrebbe dovuto ricevere per mezzo di Samuele.
L’olocausto era appena stato sacrificato e Saul era pronto a ingaggiare battaglia quando arrivò Samuele. Nessuna scusa resse davanti a Samuele che lo rimproverò d’aver agito stoltamente nell’aver voluto confidare nel proprio discernimento. Samuele dichiarò che la corona non sarebbe stata ereditata dai discendenti di Saul. Quel privilegio può essere dato solamente a uno che si arrenda incondizionatamente a Dio, uno in cui prevalga lo Spirito di Cristo. Il Cristo rimase fedele nella prova più severa. Lo ha fatto per tutti quelli che gli appartengono. E mediante il suo Spirito sosterrà i suoi. Saul non si era appoggiato a quello Spirito per rimanere fedele. Pertanto Dio trovò qualcuno che prendesse il suo posto.
Re Saul aveva fallito la prova. Quando ciò avvenne, la monarchia che il popolo aveva chiesto sulla base di un desiderio peccaminoso fu sotto condanna. Saul aveva potuto contare su tutto ciò che un uomo può avere a proprio favore e nemmeno in quel modo riuscì.
Anche il popolo fu sotto condanna nel loro re. Avevano avuto paura; non erano riusciti a considerare il loro re come un dono ricevuto dalla mano di Dio. Non lo videro come un segno sicuro del favore di Dio che avrebbe dato loro la vittoria. Noi possiamo guardare al nostro re in fede come Colui che ci è stato dato da Dio. Egli esce davanti a noi e ci guida alla vittoria.
L’atto di fede di Gionathan. Benché il popolo e il re avessero peccato, il Signore ricordò di aver d’aver dato la monarchia a Israele per benedirlo. Perciò non volle consegnare gli israeliti nelle mani dei loro nemici; volle concedere loro liberazione per mano del loro re.
Ma la liberazione non venne per mezzo del re stesso. A quanto pare Saul non possedeva quella fede che può fare ogni cosa, la fede che mostra la sua forza più grande nei momenti più difficili perché vede nel Signore il liberatore in tempo di bisogno. Il Signore aveva dato una tale fede al figlio più vecchio di Saul, Gionathan. Per fede egli vide le possibilità che il Signore offriva.
Dopo che Samuele se ne fu andato, Saul, Gionathan e gli uomini che erano con loro si portarono di nuovo a Gheba mentre i filistei si accamparono di fronte e loro a Mikmash. C’erano esattamente 600 uomini con Saul e Gionathan. Cosa potevano fare contro l’esercito dei filistei?
Tre gruppi di guastatori uscirono dall’accampamento dei filistei e avanzarono in tre direzioni. Gli israeliti non potevano difendersi nemmeno da questi guastatori perché l’ultima volta che i filistei avevano governato gli israeliti avevano sequestrato tutte le armi e ucciso i fabbri. Si erano assicurati che gli israeliti non potessero essere in grado di forgiare nuove armi. Nemmeno i 600 uomini che Saul aveva con sé erano armati adeguatamente.
Ma la fede non si fa scoraggiare dalla mancanza di armi! Direttamente di fronte a sé Gionathan vide una guarnigione avanzata di filistei accampata in cima a una rupe. Un ripido pendio portava alla guarnigione. Gionathan lo vide come un’opportunità. Avrebbe lasciato il risultato nelle mani del Signore. Chiese segretamente al suo scudiero di andare con lui. Dio era in grado di salvare per mezzo di pochi come di molti.
I due uomini procedettero senza informare Saul che avrebbe probabilmente sollevato obiezioni. Avvicinandosi, Gionathan e il suo scudiero concordarono di farsi vedere dai filistei in fondo alla rupe. Se i filistei avessero detto loro che sarebbero scesi a combattere, avrebbero aspettato lì e visto cosa sarebbe accaduto. Ma se i filistei li avessero scherniti e invitati a salire, avrebbero tratto la conclusione che i filistei non avevano il coraggio di ingaggiare battaglia con loro e che Dio li avrebbe consegnati nelle loro mani.
Gionathan e il suo scudiero eseguirono il loro piano. Quando i filistei gridarono loro di salire, Gionathan si fece coraggio. Si arrampicò sulla rupe a quattro zampe seguito dal suo scudiero. Presto raggiunsero la cima. I filistei non sapevano che erano solo in due. Il timore li rese deboli e Gionathan e il suo scudiero uccisero circa venti uomini.
Per mezzo di quest’atto di fede da parte del figlio del re, il Signore mostrò di essere ancora con Israele. C’è qualcosa che non possiamo fare se solo procediamo in fede? Il Signore compie ancora miracoli della sua grazia.
La vittoria. Quelli che fuggirono, informarono l’esercito dei filistei che gli Israeliti avevano cominciato ad attaccare. Il loro unico pensiero fu che i loro nemici stavano avanzando in gran numero. Come risultato, il panico s’impossessò di tutto l’esercito, degli avamposti e dei guastatori. Nei ranghi dei filistei cominciò a svilupparsi rapidamente la confusione e i soldati cominciarono a fuggire. Questa confusione fu causata da un timore che il Signore aveva creato nei ranghi dei filistei. Il Signore benedisse Israele col suo re nonostante il peccato del re. Israele doveva rendersi conto che un giorno sarebbe stato benedetto nel suo grande Re.
Saul e i suoi uomini videro la confusione tra i ranghi dei loro nemici e non ne compresero la ragione. Fecero un appello e realizzarono che mancavano Gionathan e il suo scudiero. Saul era accompagnato dal sommo sacerdote con l’Urim e il Tummim. Saul volle usarli per scoprire cose significasse tutto ciò e chiedere al Signore se avesse dovuto procedere con l’attacco. Ma mentre il sommo sacerdote cercava di conoscere la volontà del Signore, il rumore nell’esercito dei filistei divenne così forte che Saul decise che non aveva bisogno di altra risposta. Avanzò. Notò che i filistei nella loro confusione stavano combattendo tra di loro. Inoltre, degli israeliti che erano stati soggiogati dai filistei ed erano al loro servizio, avevano ora preso le armi contro i loro padroni. Tutti i soldati israeliti che si erano nascosti nelle grotte uscirono. Il risultato fu una grande vittoria per Israele. Gli israeliti inseguirono l’esercito filisteo per un lungo tratto.
Sfortunatamente, il re non dimostrò la saggezza necessaria neppure in quest’occasione. Nel suo zelo, minacciò di maledire chiunque avesse perso tempo a mangiare prima di sera. A causa di questo comando, agli inseguitori vennero a mancare le forze. L’atteggiamento egocentrico del re lo aveva accecato. La realtà dei fatti è che aveva emesso la maledizione per potersi vendicare pienamente sui suoi nemici. Considerò i filistei non come nemici del Signore ma come propri nemici. Qui Saul cominciò già ad usurpare il posto del Signore.
Gionathan non sapeva del giuramento di suo padre che vincolava tutti i soldati. Quando gli inseguitori passarono attraverso una foresta in cui c’era del miele, egli intinse la sua spada nel miele e ne mangiò. Allora uno dei soldati lo informò della proibizione di suo padre. Gionathan vide immediatamente quanto fosse sbagliato quel giuramento e lo disse. Ma i soldati mantennero il loro giuramento.
Quando fu sera i soldati erano esausti e afferrarono avidamente le spoglie. Poiché erano affamati, uccisero il bestiame a terra e finirono con l’arrostire la carne con dentro il sangue. Quello fu un peccato contro la legge del Signore. Perciò Saul ordinò che gli animali fossero scannati in sua presenza sopra un masso. Qui il re dimostrò zelo per l’osservanza della legge del Signore. Però, egli stesso era in parte da biasimare per la trasgressione del popolo a causa di quello stolto giuramento che aveva fatto.
In quel luogo, Saul eresse il suo primo altare al Signore come segno della sua gratitudine. Così, ondeggiava tra il riconoscere il Signore e il glorificare se stesso.
Il nome del Signore. Dopo aver riconosciuto il Signore mediante l’altare, Saul volle inseguire i filistei ulteriormente e attaccarli durante la notte. Il popolo fu concorde, ma il sommo sacerdote propose di chiedere prima al Signore. Il Signore, però, non rispose. Da ciò Saul comprese che c’era un peccato specifico che separava il Signore dal suo popolo. Si sarebbero gettai i dadi per rendere manifesto chi avesse commesso quel peccato. Saul giurò che il colpevole sarebbe morto, fosse stato anche suo figlio Gionathan.
Com’era prevedibile, i dadi indicarono Gionathan. Quando Gionathan confessò di aver mangiato del miele, Saul voleva farlo morire. Ma il popolo accorse in sua difesa, evidenziando che era stato per mezzo di Gionathan che il Signore aveva liberato il suo popolo con questa grande vittoria. Così Saul fu trattenuto dal mantenere il suo giuramento.
Quando Saul aveva pronunciato la sua maledizione su chiunque avesse mangiato prima di sera, aveva invocato il nome del Signore. Quando Gionathan mangiò, peccò contro quel nome. Tuttavia, non fu Gionathan a peccare ma Saul: fu il giuramento affrettato di Saul ad esporre al disonore il nome del Signore. Saul voleva vendicarsi di quelli che chiamava i suoi nemici. Fu per questa ragione che aveva fatto uso improprio del nome del Signore. Il Signore non permette che nessun uomo usi il suo nome per i propri scopi.
Lì fu rivelata a Saul la santità del nome del Signore. Saul, sarebbe rinsavito? In ogni caso, egli non inseguì oltre i nemici d’Israele. Forse questa rivelazione portò a qualche santificazione del regno di Saul, talché il suo nome fu subordinato al nome del Signore per qualche tempo.
Il regno di Saul. Ora che aveva attaccato il nemico tradizionale e il Signore gli aveva dato la vittoria, Saul prese decisamente le redini del governo nelle sue mani. Egli combatté contro i nemici del popolo di Dio da tutti i lati. Fu coraggioso, e il Signore consegno nelle sue mani i nemici d’Israele. Saul, i suoi figli, le sue figlie, e tutta la sua famiglia erano tenuti in grande stima in Israele. Nella costante guerra contro i filistei, egli raccolse intorno a sé un’esercito di uomini coraggiosi. Abner, lo zio di Saul, divenne famoso in Israele quale comandante in capo del suo esercito.
Pertanto il Signore nella sua bontà onorò lo stesso Saul, e la sua monarchia prosperò. Mediante quel governo regale, la gente doveva sviluppare un desiderio ancor maggiore per il grande Re che avrebbe liberato il popolo del Signore da tutti i loro nemici — specialmente dal peccato, il maligno e la morte.