Giosuè 23-24
Molti di noi amano raccontare la storia del commiato di Giosuè da Israele. I nostri pensieri vanno grosso modo in questo modo: Giosuè, un uomo vecchio, prima di morire ammonisce ancora una volta il popolo di rimanere fedele al Signore e alla sua vocazione. Poi aggiungiamo che questa esortazione finale non fu realmente efficace perché più tardi il popolo d’Israele di fatto abbandonò il Signore.
La storia che abbiamo ora davanti non deve essere raccontata così. Tale approccio deve essere escluso categoricamente perché se lo usassimo non staremmo raccontando il vangelo del Signore Gesù Cristo. In questa storia particolarmente, dobbiamo vedere Giosuè come un tipo del Cristo: come il mediatore tra Dio e gli uomini egli rinnova il patto di Dio col popolo e con ciò conferma il popolo nella sua eredità. Questa prospettiva emerge specialmente da Giosuè 24.
Il popolo si presentò davanti a Dio e Giosuè parlò loro come se egli fosse alla reale presenza di Dio. Non dobbiamo dire che lo sforzo di Giosuè fu vano perché questo rinnovamento del patto fu strumentale nell’assicurare che ci fosse un residuo eletto, ovvero un gruppo rimanente di fedeli credenti. Dopo l’esilio, Dio riportò queste persone alla loro eredità ad attendere il Messia nella terra promessa. Per mezzo di questo rinnovamento del patto Dio si tenne un modo per compiere la sua promessa.
C’è un altro pericolo da evitare qui: non dobbiamo lasciarci trasportare dal pensiero che alla tomba di Giosuè i credenti in Israele si confortarono con la speranza che il loro leader ora era in cielo. L’enfasi della Scrittura risiede altrove. Quando ci è raccontato della sepoltura di Giosuè ci è detto del luogo ove fu posto a riposare nella terra. La Scrittura focalizza sulla sepoltura stessa. Lo stesso vale per la sepoltura delle ossa di Giuseppe e la sepoltura di Eleazar. Giosuè e gli altri furono sepolti nella loro eredità come segno che avrebbero partecipato nella resurrezione dei morti e che nella loro consacrata eredità avrebbero posseduto la loro parte tra i santi, ovvero quelli che sono stati santificati. Mediante queste sepoltura nella terra promessa fu rafforzato il legame tra il popolo e la terra.
La Scrittura è il libro per la terra. La bibbia considera la terra alla luce del cielo, questo è ovvio, ma rimane il libro per la terra. La nostra porzione su questa terra, nel qui ed ora, è una garanzia della nostra porzione sulla terra quando un giorno sarà rinnovata. Dovremmo vedere in questa luce anche le sepolture del nostro tempo. Un giorno possederemo la nostra porzione tra i santi sulla terra. Pertanto, la nostra completa posizione sulla terra nel presente è resa sicura nel patto.
Concetto principale: Giosuè, come tipo del Mediatore tra Dio e
gli uomini, conferma il possesso dell’eredità
da parte di Israele.
L’esortazione di Giosuè. Giosuè era stato il conduttore di Israele nella conquista di Canaan e aveva distribuito la terra tra le tribù. Ora era vecchio. Sentì che la sua fine non poteva essere lontana ma il suo lavoro non era ancora finito. Aveva ancora un messaggio per il popolo. Perciò raccolse tutti i rappresentanti del popolo: gli anziani, i capi, i giudici, e gli ufficiali che tenevano i registri. Non ci è detto dove s’incontrarono. Malgrado la Scrittura non nomini la località, questa fu probabilmente Sciloh dove era stato eretto il tabernacolo ed era collocata l’arca del patto, il segno della presenza di Dio.
Cosa avrà voluto dire Giosuè a questi rappresentanti del popolo e per mezzo loro a tutto il popolo? Li avrebbe ammoniti di rimanere fedeli al Signore? No, quella non era la prima cosa che aveva da dire. Prima di tutto disse che era stato il Signore a dar loro questo paese. Era stato Lui a conquistare tutti i popoli che avevano incontrato sulla loro via. Certamente c’erano ancora dei canaaniti che non erano stati spazzati via ma il Signore avrebbe consegnato anche quelli nelle mani degli israeliti. Se solo il popolo di Dio avesse creduto non avrebbe avuto timori e nessuno sarebbe stato capace di stargli di fronte. Perciò, per prima cosa, Giosuè diede loro la promessa di Dio. Dovevano accettare questa promessa in fede e stare uniti a Dio. Allora avrebbero potuto continuare a eliminare il resto dei canaaniti e non avrebbero avuto il desiderio di mescolarsi con quei popoli che avevano bestemmiato il Signore.
C’erano ovviamente dei pericoli perché i canaaniti erano altamente sviluppati ed erano più familiari con l’agricoltura degli Israeliti. Avrebbero finito con l’ammirarli per le loro abilità e accettare la loro leadership? Se solo avessero osato essere se stessi per amore del Signore!
Il Signore aveva scelto gli israeliti e voleva essere il loro Dio. Perciò non avrebbero dovuto permettere a se stessi di andare a rimorchio dei canaaniti e di mescolarsi con loro. Allora il Signore avrebbe dato loro il suo sostegno in modo così magnifico che un solo Israelita avrebbe messo in fuga mille canaaniti. Ma se non avessero inclinato il loro cuore al Signore e si fossero invece mescolati con i canaaniti, il Signore avrebbe permesso ai canaaniti di diventare forti di nuovo. I canaaniti avrebbero tentato gli Israeliti, intrappolati e guadagnato potere su di loro.
Il popolo aveva visto come il Signore aveva adempiuto tutte le sue promesse. Avrebbe eseguito altrettanto sicuramente anche le sue minacce se ne fosse sorta l’occasione. Se fosse stato necessario li avrebbe fatti perire in questo paese. Dopo aver detto queste parole Giosuè mandò a casa la gente.
Il patto rinnovato ancora una volta. Giosuè sapeva che ciò che aveva fatto non era abbastanza. Avrebbe dovuto presentare il popolo a Dio e rinnovare il patto tra Dio e Israele. In questa cerimonia egli sarebbe stato il mediatore tra Dio e il popolo. Giosuè lo poteva fare solo come tipo del vero Mediatore, Gesù Cristo che sta fra Dio e noi, provvedendo una garanzia che Dio e il suo popolo rimarranno uniti per sempre. Questo Mediatore avrebbe espiato il peccato del popolo e in questo modo guarito la frattura tra Dio e il popolo. Giosuè avrebbe potuto mediare tra Dio e il popolo solo nella potenza di questo Mediatore.
Giosuè radunò di nuovo i rappresentanti del popolo. Questa volta chiamò a rapporto ancor più rappresentati della prima volta — quanti riuscirono a venire. Dovevano incontrarlo a Sichem, una località storica. Sichem era il luogo ove Dio era apparso ad Abrahamo la prima volta quando questi entrò nel paese di Canaan. Abrahamo aveva lì costruito un altare al Signore. La gente deve aver pensato a queste cose quando furono convocati insieme da Giosuè.
A Sichem Giosuè ora pregò col popolo. Così si presentarono davanti al Signore. Fu come se cieli di sopra si fossero aperti. Poi Giosuè si rivolse al popolo nel nome del Signore. Era come se fossero alla presenza di Dio.
Egli parlò al popolo a lungo, dispiegando la loro storia a partire dalla chiamata di Abrahamo. Ma in questo lungo discorso disse essenzialmente una cosa, cioè che era stata iniziativa del Signore occuparsi di Abrahamo quando i suoi padri stavano ancora servendo idoli. Il Signore aveva fatto uscire Abrahamo dal suo contesto affinché lo servisse. Di volta in volta era stato il Signore a prendere l’iniziativa nel salvare il popolo ed evitare il disastro. Era stato il Signore anche a far loro ereditare Canaan. Non avevano conquistato loro il paese, il Signore aveva fatto fuggire i loro nemici davanti a loro. Il bottino era caduto nelle loro mani. Vivevano in case che non avevano costruito e mangiavano i frutti di vigne e oliveti che non avevano piantato. Il Signore aveva scelto di essere il loro Dio e aveva dato loro tutte queste cose.
Ora il Signore richiedeva un responso. Gli Israeliti avrebbero dovuto decidere se sceglievano il Signore e il suo favore o sceglievano invece gli idoli. Giosuè disse loro a nome del Signore: “Scegliete oggi chi volete servire”. Era il Signore stesso a dare loro questa scelta. “Quanto a me e alla mia casa”, disse Giosuè il mediatore: “noi serviremo il Signore”. Lo Spirito del Signore lo rese capace di parlare in questo modo. Lo Spirito del Cristo stava parlando in lui. Questo fu il fattore determinante in Israele. In questo modo il Cristo dichiarò a nome di tutto il suo popolo che avrebbe servito il Signore. E nella sua potenza noi possiamo vivere vite di servizio mediante la fede in Lui.
Tutto il popolo rispose: “Noi serviremo il Signore”. Ma sapevano quello che stavano dicendo? Giosuè disse loro: “Voi non potete servire il Signore, perché Egli è un Dio santo. È un Dio geloso che non perdonerà le vostre trasgressioni e i vostri peccati. Il Signore vuole essere il vostro tutto. Se non è il vostro tutto, se non dipenderete da Lui completamente e non servirete Lui solo, non potrà essere niente per voi. Allora vi consumerà”.
Ma è dunque veramente possibile servire il Signore? Una vita di servizio non è un esistenza oppressa e ristretta? No, se ci arrendiamo completamente a Lui è molto facile. Allora viviamo una vita piena e ricca perché Egli ci custodisce e guida nel tutto della vita.
Il popolo ribadì che voleva servire il Signore. Allora Giosuè disse loro: “Voi l’avete udito l’uno dall’altro, e sarete testimoni l’uno contro l’altro se abbandonerete il Signore per porre la vostra fiducia in qualcuno o qualcos’altro”. Registrò inoltre in un libro tutto ciò che era avvenuto a Sichem in modo che potesse spesso essere letto al popolo. In aggiunta, eresse una pietra come testimone nei loro confronti.
A Sichem fu rinnovato il patto tra il Signore e il suo popolo. Ma Israele avrebbe mantenuto il patto? Più tardi molti israeliti si allontanarono da Dio ma ce ne furono sempre che vissero per fede. Questa fede è stata preservata lungo i secoli. E quando venne il Redentore c’erano credenti che lo stavano aspettando. Il rinnovamento del patto a Sichem contribuì a renderlo possibile.
Anche a noi il Signore dice: “Scegliete chi volete servire”. Vuole conferire anche a noi il suo favore. Se solo scegliessimo Lui! Se la vostra risposta è che volete scegliere Lui ricordate che ciò è possibile solo se vi arrendete completamente a Lui. Il Signore è per voi o tutto o niente. Ce ne sono stati molti che hanno detto di volerlo servire ma successivamente gli hanno voltato le spalle. Non si erano arresi a Lui con tutto il loro cuore.
La sepoltura di Giosuè, Eleazar, e delle ossa di Giuseppe. Fatto anche questo, il lavoro di Giosuè in terra era finito. Congedò la gente da Sichem. Morì poco dopo a 110 anni. Fu seppellito nella terra assegnata alla sua famiglia in eredità.
Lì il popolo si trovò attorno alla sua tomba, senza dubbio con profondo dolore. Che perdita avevano subito con la morte di Giosuè! Tuttavia, vivevano nella fede che un giorno, all’apparizione del Redentore, Giosuè sarebbe risorto a godere per sempre la sua eredità tra i figli di Dio. Nello stesso spirito seppellirono anche le ossa di Giuseppe che avevano portato con loro dall’Egitto. Giuseppe stesso aveva chiesto di essere seppellito nel paese che era la loro sacra eredità come segno del legame tra il popolo e quella terra.
Morì anche un altro importante israelita, il sommo sacerdote Eleazar, il figlio di Aaronne che era stato il braccio destro di Giosuè proprio come Aaronne era stato il braccio destro di Mosè. Anche tutti gli anziani furono seppelliti, in questo modo il legame di Israele con la sua terra si rafforzava di continuo.
Questa aspettativa di Israele si è adempiuta? Il Redentore è apparso, ma la resurrezione dei morti non è ancora avvenuta. Quando ritornerà, un giorno, tutti risorgeranno dalle loro tombe. Poi i credenti possederanno la terra per sempre. Anche la sepoltura dei credenti è un segno del loro legame con questa terra. Un giorno i credenti saranno glorificati insieme alla terra.
Quando il Signore Gesù ritornerà, tutte le aspettative dei credenti Israeliti saranno realizzate insieme alle nostre — se abbiamo vissuto per fede. Questo ha guadagnato per noi il Signore Gesù Cristo. Egli ci dà la nostra eterna eredità tra i santi. Anche il posto che ci da ora in terra è un segno e garanzia di questa eredità.