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Lezione 13 – Il Tabernacolo

 

Il testo delle Scritture per la lezione di oggi si trova nella Lettera agli Ebrei 9: 1-14

Certamente anche il primo patto ebbe degli ordinamenti per il servizio divino e per il santuario terreno. Infatti fu costruito un primo tabernacolo in cui vi erano il candelabro la tavola e i pani della presentazione; esso è chiamato: “Il luogo santo”. Dietro il secondo velo c’era il tabernacolo, detto: “Il luogo santissimo”, che conteneva un turibolo d’oro e l’arca del patto tutta ricoperta d’oro, nella quale si trovava un vaso d’oro contenente la manna, la verga di Aaronne che era germogliata e le tavole del patto. E sopra l’arca vi erano i cherubini della gloria che adombravano il propiziatorio; di queste cose non possiamo parlarne ora dettagliatamente. Or essendo queste cose disposte cosí, i sacerdoti entravano continuamente nel primo tabernacolo, per compiere il servizio divino; ma nel secondo entrava soltanto il sommo sacerdote una volta all’anno, non senza sangue, che egli offriva per se stesso, e per i peccati d’ignoranza del popolo. Lo Spirito Santo voleva cosí dimostrare che la via del santuario non era ancora resa manifesta, mentre sussisteva ancora il primo tabernacolo, il quale è una figura per il tempo presente, e voleva indicare che i doni e i sacrifici offerti non potevano rendere perfetto nella coscienza colui che faceva il servizio divino, trattandosi solo di cibi, di bevande, di varie abluzioni e di ordinamenti carnali, imposti fino al tempo del cambiamento. Ma Cristo, essendo venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso un tabernacolo piú grande e piú perfetto non fatto da mano d’uomo, cioè non di questa creazione, entrò una volta per sempre nel santuario, non con sangue di capri e di vitelli, ma col proprio sangue, avendo acquistato una redenzione eterna. Infatti, se il sangue dei tori e dei capri e la cenere di una giovenca aspersi sopra i contaminati li santifica, purificandoli nella carne, quanto piú il sangue di Cristo, che mediante lo Spirito eterno offerse se stesso puro di ogni colpa a Dio, purificherà la vostra coscienza dalle opere morte per servire il Dio vivente!

Per quelli di voi che sono visitatori, ciò che stiamo facendo stamane è predicare attraverso il VT, un libro alla volta. Ogni domenica un libro. E questa mattina, anziché esaminare un libro esamineremo un soggetto che è vitale per la comprensione del resto dei libri. Ci prenderemo del tempo a studiare il tabernacolo che Mosè fece, e in cui essi adorarono nel deserto e che più tardi verrà ricostruito come tempio di Salomone a Gerusalemme. Il tabernacolo che  Mosè costruì e il tempio che Salomone costruì stavano proprio al cuore della religione del VT. Qualsiasi cosa Israele fece e credette in un modo o in un altro aveva il punto focale su quel tabernacolo.  Infatti, il tabernacolo dell’Eterno era talmente essenziale per ciò che gli Israeliti credevano, per ciò che era la loro etica e la loro visione della vita, e perfino alla loro politica, che è impossibile comprendere il VT senza comprendere l’importanza e il significato e il simbolismo del tabernacolo, e più tardi del tempio. Di fatto, il NT non può essere correttamente compreso senza comprendere il simbolismo e l’analogia delle figure del tabernacolo del VT. Dall’altro lato il tabernacolo stesso non può essere compreso senza il NT perché il Signore Gesù Cristo è il compimento di tutto ciò che è simbolizzato. Di fatto, si potrebbe dire che il tabernacolo, e più tardi il tempio sono una figura profetica, un quadro simbolico del vangelo del Signore Gesù Cristo.

Oggi non riusciremo a sviscerare in dettaglio tutto il simbolismo che il tabernacolo conteneva, ma la mia preghiera è questa: che Dio dia a voi e a me una maggiore comprensione del Signore Gesù Cristo e di ciò che significhi dire che egli è il nostro salvatore. Prego che Dio ci dia una maggiore stima per lui e una più grande ammirazione per lui, come risultato di ciò che impareremo oggi di lui attraverso il tabernacolo. E come risultato di quella maggiore comprensione e più alta stima prego per voi che Dio dia a voi e a me un più forte desiderio di vivere fedelmente per la sua gloria ogni giorno della nostra vita.

Ora, la cosa che il passo che abbiamo appena letto evidenzia è che il tabernacolo del VT era un simbolo. Rappresentava qualcosa. Additava qualcosa. E così questo sarà il carattere di ogni cosa che diremo questa mattina per capire questo tabernacolo. Era assolutamente sfarzoso. Era incredibilmente costoso per una tenda. E più tardi, quando Salomone edificò il tempio a Gerusalemme, è difficile fare una stima del suo valore. Il tabernacolo era riccamente ornato. Tutto del tabernacolo era estremamente adorno. C’erano intagli nell’oro. Ricami con filo d’oro nelle tende e ricami nei teli di lino. C’erano diverse qualità di legni costosi e di pietre costose, e preziosi gioielli e ricchi e sfarzosi colori come il blu, il porpora e lo scarlatto. Erano il meglio che si potesse avere. Erano le cose più belle che gli artigiani potessero fabbricare. E non fate l’errore che alcuni hanno fatto negli anni nel cercare di trovare piccoli significati segreti in ogni dettaglio del tempio. Qui il legno di acacia significa questo e l’argento significa quello. L’oro ha questo significato e il bronzo quest’altro. Le varie cose ricamate significano ancora quest’altro. Non cercate i piccoli dettagli. La Bibbia descrive questi sfarzosi ornamenti con poche larghe pennellate piuttosto che con piccoli e dettagliati tocchi di pennello.

Infatti, è veramente interessante osservare come alcune persone hanno interpretato le cose. Voi sapete per esempio che l’arca del patto che era quella scatola d’oro con sopra i cherubini, aveva quattro anelli d’oro, uno su ciascun lato, attraverso i quali venivano fatte scorrere le due stanghe di legno d’acacia in modo da poterla trasportare, poiché a nessuna persona umana era permesso toccare l’arca. Giusto per mostrarvi quanto le persone possono farsi trasportare dall’immaginazione, c’è un libro di cui so che dice che questi quattro anelli rappresentano Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Già, succede che abbiamo quattro vangeli. Si adattano perfettamente coi quattro anelli d’oro. E indovinate cosa rappresentano le stanghe che venivano passate attraverso gli anelli? Sono predicatori. Così i predicatori sono le stanghe che predicano Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Così, si può proprio lasciarsi trasportare lontano con tutti questi dettagli. E molte delle cose che ho letto sull’arca mi parlano molto di più dell’immaginazione dell’autore che di quanto la scrittura non voglia invece dire. Allora qual è la ragione per tutte queste pietre preziose e tutta questa magnifica arte? Ha uno scopo. Queste sono le cose più preziose sulla terra, le più belle, le più costose per evidenziare l’ancor maggiore gloria, l’incommensurabile magnificenza del Dio cui questo tabernacolo appartiene. Per un semplice essere umano è il più grande privilegio e l’onore più alto presentarsi davanti a tale Dio che è maestoso nella sua santità. Tutti questi ornamenti sfolgoranti ci impressionano con la grandezza e la gloria del nostro Dio.

Ora, parliamo del significato del tabernacolo stesso. Il tabernacolo era una grande tenda. E lasciate solo che vi dica le quattro cose che simboleggia prima che guardiamo ad alcuni dei vari aspetti di esso. Questa era la dimora di Jehowah. La casa di Dio sulla terra. In Esodo 25 Dio aveva detto “Mi facciano un santuario perché io abiti in mezzo a loro”. E questo è il motivo per cui uno dei nomi del tabernacolo nella Bibbia era ‘la tenda di convegno’. Questo era il luogo dove le persone che credevano nel Signore potevano entrare nella sua casa, e godere di comunione con lui. Questo era il luogo dove Dio viveva, per così dire, e se avevate fede in lui potevate venire ed incontrarlo come figli col loro padre.

Ma il tabernacolo era anche un centro di culto. Dio si aspettava che le persone lo adorassero nelle loro case. Si aspettava che lo adorassero privatamente. Si aspettava che andassero in vari luoghi di culto situati nelle vicinanze di dove queste famiglie vivevano. Ma c’era un santuario centrale. Il tabernacolo è chiamato un santuario. C’è un santuario centrale, un luogo centrale di culto dove l’intero popolo di Dio doveva raccogliersi come congregazione di Dio ed offrirsi al Signore. Offrire le proprie lodi, le proprie preghiere, i propri sacrifici, se stessi al Dio vivente, e nel cui grande servizio d’adorazione collettivo Dio li avrebbe rassicurati mediante i vari mezzi della grazia che aveva istituito nel suo amore per loro che li accettava e che accettava ciò che essi gli offrivano. Il principio guida dietro al comando di avere un santuario centrale è che Dio deve essere adorato solo dove è presente, cioè dove  Dio ha fatto si che dimorasse il suo nome. Dove Dio ha determinato che si sarebbe rivelato, rivelato come egli è, e quella che è la sua volontà, dove avrebbe accettato il culto sulle basi della sua parola. Perché non c’è vera adorazione del Dio vivente al di fuori di quello che ha comandato.

Questo tabernacolo era anche in terzo luogo il palazzo del re d’Israele. L’impero di Bisanzio che durò 1000 anni aveva due troni interessanti. C’era un trono su cui si sedeva l’imperatore, e c’era un altro trono, sopra al trono dove sedeva l’imperatore, e quel trono fu lì secolo dopo secolo. Nessun essere umano si sedette mai su quel trono perché lì su quel trono c’era una Bibbia aperta, a significare simbolicamente che il vero re dell’impero bizantino, benché non sia sempre stato così, era il Dio vivente la cui parola è la Bibbia.

Ebbene, il tabernacolo era il palazzo del re d’Israele. Qualsiasi ufficiale civile era semplicemente un servo di quel re. L’arca del patto fu collocata in quel tabernacolo ed era chiamata il trono di Dio. Era circondata da attendenti al trono e cioè quei due grandi cherubini, simboli di quei cherubini che stanno continuamente cantando, lodando e presentando offerte a quel grande Dio che sedeva su quel trono. E infatti, ogniqualvolta ci fosse stata una qualsiasi decisione da prendere per la quale Israele voleva sapere la volontà di Dio, andavano alla porta del tabernacolo, e lì sulla soglia portavano la loro domanda e poi il sacerdote levita o il profeta avrebbero fatto loro conoscere la parola di Dio. E sulla soglia del tabernacolo il Signore il re avrebbe dato al suo popolo le sue direzioni ed i suoi ordini su come avrebbero dovuto vivere. E questo è il motivo per cui nella Bibbia è chiamato la tenda della testimonianza. Testimonianza è una della parole per definire le Scritture. Qui è dove Dio il re dava la sua legge affinché il suo popolo la seguisse.

Infine, in quarto luogo, il tabernacolo era anche un segno e una garanzia di riconciliazione da parte di Dio. Qui è dove il popolo ha comunione con Dio. E dunque era un segno che Dio era un Dio riconciliato. Sulla base dei sacrifici espiatori che venivano offerti lì nel cortile, Dio compiva la riconciliazione col suo popolo. Una volta erano nemici, ora sono amici. Il popolo è riconciliato. Dio è riconciliato. Le basi della nuova amicizia sono nell’espiazione che si trova nel Signore Gesù Cristo. E questa casa di Dio, questa tenda era la garanzia di Dio. Sono riconciliato con voi sulle basi di questa espiazione. Voi venite a me in fede, noi siamo amici. Siamo stati una volta nemici, ma l’inimicizia è stata fatta cadere, è stata dissolta. È stata rimossa a motivo del sangue sparso di Gesù Cristo. E quel tabernacolo era il pegno e la promessa di Dio dell’avvenuta riconciliazione per tutti quelli che mettevano la loro fede in lui.

Ora è ovvio, non è vero, che Gesù Cristo è il nostro tabernacolo. È ovvio che il tabernacolo stesso simboleggiava e additava il Signore Gesù Cristo. Nel primo capitolo del vangelo di Giovanni sta scritto: Nel principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio … E il verbo si è fatto carne ed ha dimorato un tempo tra noi E la parola ‘dimorato’ qui  nel greco è ‘tabernacolato’ tra noi, e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come quella dell’unigenito proceduto da Padre, pieno di grazia e di verità”. Che cosa aveva riempito il tabernacolo nel VT? La gloria. Cosa riempì il Signore Gesù Cristo? La gloria di Dio. Egli ha tabernacolato, vissuto tra noi, vedete che c’è un rifermento diretto.

Andiamo insieme a Giovanni 2 e vedrete un’interessante conversazione che Gesù ebbe con i Giudei, ed Egli dice questo in Giovanni 2: 18-22, “Allora i Giudei risposero e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?».  Gesú rispose e disse loro: «Distruggete questo tempio e in tre giorni io lo ricostruirò».  Allora i Giudei dissero: «Ci son voluti quarantasei anni per edificare questo tempio, e tu lo ricostruiresti in tre giorni?».  Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi egli fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che egli aveva loro detto questo e credettero alla Scrittura e alle parole che Gesú aveva detto”. Gesù dice: Io sono il tempio di Dio. Io sono la dimora di Dio. Io sono Dio incarnato. Io sono il solo mezzo di accesso al Dio vivente. Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Egli è Emmanuele, Dio con noi. Egli è l’incarnazione della legge e della sovranità di Dio. Egli è ripieno della gloria di Dio. Egli è pienamente e completamente sia Dio sia Uomo. La sola persona divina-umana che sia mai vissuta in tutta la storia. E se noi mai dovremo conoscere Dio, dobbiamo giungere a conoscerlo nel Signore Gesù Cristo. La Bibbia dice: nessuno ha mai visto Dio, ma l’unigenito Figlio di Dio, che è nel seno del Padre, è colui che lo ha manifestato. Egli solamente ha compiuto la nostra riconciliazione per mezzo della sua morte sulla croce. Tutto ciò che abbiamo lo dobbiamo a Cristo. Egli è il nostro tempio.

Ma voi sapete che a motivo della nostra relazione con lui, la Bibbia dice che anche noi come chiesa siamo il tabernacolo di Dio. Anche noi siamo il tempio di Dio. Se date un’occhiata ad Efesini 2: 19-22 leggiamo queste parole: “Voi dunque non siete piú forestieri né ospiti, ma concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio,

edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Gesú Cristo stesso la pietra angolare,  su cui tutto l’edificio ben collegato cresce per essere un tempio santo nel Signore, nel quale anche voi siete insieme edificati per essere una dimora di Dio nello Spirito”. E Paolo dice la stessa cosa in 1 Corinzi 3 dove dice: “Non sapete voi” parlando della chiesa intera,che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se alcuno guasta il tempio di Dio, Dio guasterà lui, perché il tempio di Dio, che siete voi, è santo”. Con queste parole egli si sta rivolgendo alla Chiesa. Dice: Voi siete il posto sulla terra dove Dio vive. Voi siete la casa di Dio. Questo è il motivo per cui chiamiamo la chiesa la casa di Dio, il tempio di Dio, il tabernacolo di Dio. La chiesa del Signore Gesù Cristo è dove abita la gloria di Dio, dove Dio dimora. Talché se una persona debba, ascoltate ora, se una persona debba avere una qualsiasi relazione col Dio Onnipotente, deve venire in chiesa. Qualcuno dirà: Mi stai dicendo che devo venire in chiesa per essere cristiano? Ebbene, tutto ciò che vi sto dicendo è che questo è il posto sulla terra dove Dio dimora. Se vuoi venire nella casa di Dio e avere comunione con Lui, qui è dove ciò avviene. Ed Egli dice che chiunque lo voglia può venire. Se rifiuti la comunione nella sua casa, tu ti allontani da Lui. Il solo posto in tutta la terra dove Dio può essere conosciuto ed adorato è nel corpo di Cristo, la chiesa del Signore Gesù Cristo. Questa è la casa di Dio sulla terra.

Ma la Bibbia dice anche, che non solo l’intera chiesa è il tempio di Dio, dove Dio dimora, ma voi come credenti individuali e membri della chiesa, Dio vive in voi e voi siete il tempio di Dio. In 1 Corinzi 6: 18-20 leggiamo queste parole che parlano ora dell’individuo nella chiesa; dice: “Fuggite la fornicazione. Qualunque altro peccato che l’uomo commetta è fuori del corpo, ma chi commette fornicazione pecca contro il suo proprio corpo. Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi, il quale voi avete da Dio, e che voi non appartenete a voi stessi? Infatti siete stati comprati a caro prezzo, glorificate dunque Dio nel vostro corpo e nel vostro spirito, che appartengono a Dio”. Dunque Gesù  Cristo è Dio. Egli è il tempio di Dio. Noi siamo il suo corpo come chiesa corporazione. Perciò Dio dimora in mezzo a noi e come membri individuali di quel corpo noi individualmente siamo templi di Dio dove la Spirito Santo di Dio dimora. Noi non apparteniamo a noi stessi e perciò non dobbiamo vivere per noi stessi, ma vivere per la gloria e l’onore di Dio. Vedete che ricco significato possedeva il tabernacolo dell’AT. Che quello è il luogo dove Dio vive. Dio visse in Cristo. Noi siamo il corpo di Cristo e Dio vive in noi. Noi siamo membri individuali della chiesa, Dio vive in noi. Noi siamo il tempio di Dio. Che privilegio essere un membro della chiesa. Che privilegio essere un credente nel Signore Gesù Cristo. Essere su questo pianeta quell’un posto dove Dio vive.

Parliamo ora della struttura basilare del tabernacolo, della planimetria. Il tabernacolo stesso era lungo circa 15 metri, largo 5 e alto 5. Era diviso in due stanze. la stanza anteriore era chiamata il luogo santo. Quella posteriore era chiamata il santissimo. La stanza anteriore che era chiamata il luogo santo era 10X5X5. Quella posteriore era 5X5X5. Ora cerchiamo di ricordarci un po’ di geometria. Se qualcosa è 5X5X5, che abbiamo? Abbiamo un cubo perfetto. Se leggete la descrizione dei nuovi cieli e nuova terra nella gloriosa e altamente figurativa descrizione che c’è in Rivelazione 22, questa è descritta come un cubo perfetto. Formato secondo il santissimo. Questo era il luogo più santo in tutta la vita e la religione d’Israele. Il luogo più santo di tutta la terra per quanto li riguardasse. Perché? Perché questa era la stanza del trono di Dio. Questo era il luogo ove Dio dimorava. E cos’è che fa del cielo un luogo così meraviglioso? Le strade d’oro? L’avorio? No, la cosa grande del cielo è che è il luogo dove Dio dimora. E noi saremo alla vera presenza di Dio vivente.

Ora, tenete la figura di queste cose nella vostra mente. Il tabernacolo, un rettangolo, due stanze divise da una tenda, nel cortile attorno ad esso si nota che anche la recinzione  intorno all’intero cortile era costituita da tende. E c’erano due oggetti nel cortile. E c’erano tre pezzi di mobilio nella stanza anteriore. Un candelabro d’oro. Un tavolo d’oro con sopra del pane. Pagnotte di pane. E un altare dell’incenso, un altro altare, d’oro. E poi, al di là del velo c’era un altro pezzo di mobilio chiamato l’arca dell’Alleanza. Un regolare sacerdote sarebbe entrato nella stanza anteriore e avrebbe regolarmente fatto il proprio servizio. Ma nessuno poteva entrare dentro al santissimo al di là del velo. Nessuno poteva entrarci fatta eccezione per il sommo sacerdote. E poteva entrarci solamente una volta l’anno, nel giorno dell’espiazione. E poteva entrarci solo con del sangue.

Ora, come ho detto, c’era un velo tra le due stanze. La Bibbia magnifica l’importanza di questo velo. Le due stanze erano separate da un velo finemente intessuto. Era violaceo, porporino e scarlatto, riccamente decorato con cherubini. Questo stupendo pezzo di tappezzeria era sostenuto da quattro pilastri di legno ricoperti d’oro posati su basi d’argento e collegati con traverse ricoperte d’oro. Impediva ad Israele d’entrare o persino di guardare dentro al santissimo dove si trovava l’arca del Patto. Lo scopo di quel velo era d’insegnare due importanti verità. Uno, l’inavvicinabile santità della presenza di Dio; e in secondo luogo, che la piena rivelazione di tutti quei simboli non era ancora giunta in modo che la gente potesse estendere la loro fede oltre il tempio al compimento di tutte queste cose nel Signore Gesù Cristo.

Voglio che andiate con me ad Ebrei 9 perché andremo a vedere un paio di passi che  danno grande importanza a questo velo che separava le due stanze del tabernacolo. La prima, in Ebrei 9:6-9 e verso 24, ci dice che questo velo interno era una figura della via dentro la vera presenza di Dio; non pienamente aperta nel V.T. ma completamente aperta nel Signore Gesù Cristo. Verso 6 “Or essendo queste cose disposte così, i sacerdoti entravano continuamente nel primo tabernacolo, per compiere il servizio divino; ma nel secondo entrava soltanto il sommo sacerdote una volta l’anno, non senza sangue, che egli offriva per se stesso e per i peccati d’ignoranza del popolo”. 24 “Cristo infatti non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura del vero, ma nel cielo stesso per comparire ora davanti alla presenza di Dio per noi”. Questo velo era dunque ciò che teneva Israele fuori. Ora, voi vi ricordate cosa accadde a questo velo nel tempio in Gerusalemme quando Gesù morì sulla croce? A proposito, il tempio dei giorni di Gesù era stato  edificato e completato da Erode. Era pure una struttura maestosa, ma nulla da paragonare a quello di Salomone. Aveva anche un luogo santo con dentro del mobilio. Aveva anche un santissimo. Separato da un velo. Questo è altamente significativo. Sapete cosa c’era nel santissimo nel tempio di Erode a Gerusalemme al tempo di Gesù? Ora, cosa c’era nel tabernacolo di Mosè ai tempi di Salomone? L’arca del Patto. Sapete cosa c’era nel santissimo nel tempio di Erode? Niente! Niente. L’arca era andata persa con la cattività babilonese, e lì per secoli nel tempio di Gerusalemme, nel santissimo non c’era niente. Altamente simbolico del fatto che Dio aveva abbandonato il suo popolo apostata.

Ma ora, guardiamo Matteo 27: 50-51 e voglio che notiate ciò che avvenne quando Gesù morì sulla croce. “ E Gesù, avendo di nuovo gridato con gran voce, rese lo spirito. Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo”. E dunque Gesù adesso è fuori delle mura di Gerusalemme al Golgotha, il tempio è la che domina tutto dentro le mura. E quando Gesù muore sulla croce, lì nel tempio, questo magnifico velo che separava le due stanze si spacca in due dalla cima al fondo, non dal fondo alla cima, cioè nessuno s’era introdotto lì e l’aveva strappato, un qualcosa   fatto dall’uomo. Questa cosa è stata fatta da Dio, e il simbolismo dovrebbe essere ovvio. Dio ha rimosso il velo che teneva il popolo fuori dal santissimo, dando al popolo libero accesso a Lui per mezzo della morte di quell’uomo, lì fuori, sul Golgotha. Il grande impedimento che teneva il popolo fuori dall’immediata presenza di Dio era adesso lacerato in due con la morte riconciliatrice del Signore Gesù Cristo. E con la sua morte sulla croce, tutte le ombre, tutte le figure non esistono più.

Ora che la piena riconciliazione tra Dio e gli uomini è stata compiuta nel Signore Gesù Cristo i vecchi riti e le festività che erano ombre, sono terminate per sempre. Ora che la sostanza e la realtà che produceva queste ombre è venuta, il Signore Gesù Cristo, ora possiamo venire davanti al trono di Dio con baldanza e trovare aiuto e salvezza gratuitamente, pienamente e apertamente conferiti da Dio in Cristo a tutti quelli che si prostrano davanti a quel trono in fede. E Gesù è il nostro velo stracciato. Gesù è il nostro velo stracciato. Guardate in Ebrei 10: 19-20, “Avendo dunque, fratelli, libertà di entrare nel santuario, in virtù del sangue di Gesù, che è la via recente e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne, e avendo un sommo sacerdote sopra la casa di Dio, accostiamoci con cuore sincero in piena certezza di fede, avendo i cuori aspersi per purificarli da una cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura”.

Si noti il linguaggio figurato in questi versi. Dice che i credenti in Gesù possono entrare nel santissimo, alla vera presenza di Dio, attraverso la nuova via a quella presenza che è stata aperta dal sangue di Gesù. Ed ecco le parole: “Che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne”. E dunque vediamo che questo velo interno che teneva le persone fuori dal santissimo fatta eccezione per il sommo sacerdote nel V.T., rappresentava l’umanità di Cristo sulla croce, sulla quale Cristo fu stracciato, per portarci vicino a Dio, per darci libero accesso a Lui, per aprire una relazione d’amicizia con Lui. Come il velo nel tempio era una barriera frapposta tra gli Israeliti e Jehovah, così, un Cristo non ancora crocifisso costituiva una barriera tra il peccatore il suo Fattore. E perché quella barriera fosse rimossa e i peccatori riconciliati con Dio, quel velo doveva essere stracciato. E Cristo nella sua umanità dovette morire una morte sacrificale violenta per aprire una via di libero accesso a Dio. Gesù è il nostro velo stracciato.

Prendiamo adesso visione del mobilio. Prima di tutto parliamo del cortile. Appena si entrava nel cortile, la prima cosa che si vedeva era un altare. Un altare delle offerte fatte fumare. Quello è il luogo dove gli animali venivano sacrificati. Quello è il luogo dove il sangue veniva sparso. E il punto è ovvio. La posizione dell’altare è ovvia. Era proprio alla porta dell’intero complesso del tempio. Così, la prima cosa di cui Israele doveva ricordarsi era l’assoluta necessità dell’espiazione col sangue prima che ci potesse essere qualsiasi reale comunione con Dio. I tuoi peccati dovevano essere lavati via. I tuoi peccati dovevano essere coperti. La contaminazione della colpa e del peccato doveva essere rimossa. Quell’altare era una grande testimonianza. Non si poteva avanzare oltre con Dio a meno che si passasse per l’altare e per il sacrificio che lì era fatto. E, ovviamente, Gesù Cristo è il nostro altare del sacrificio fatto mediante il fuoco. Ebrei 9: 24 dice questo: “Cristo infatti non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura del vero, ma nel cielo stesso per comparire davanti alla presenza di Dio per noi. E come è stabilito che gli uomini muoiano una sola volta, e dopo ciò viene il giudizio, così anche Cristo, dopo essere stato offerto una sola volta per prendere su di se i peccati di molti, apparirà una seconda volta senza peccato a coloro che lo aspettano per la salvezza”. Cristo è il nostro sacrificio mediante il fuoco. Egli fu offerto al nostro posto per coprire i nostri peccati, affinché possiamo avanzare verso una profonda comunione col Dio vivente.

Poi, la prossima cosa nel cortile. La prima era l’altare, e la seconda era un lavabo, un lavabo che consisteva in una grande conca piena d’acqua. Ed era la cosa immediatamente dopo l’altare prima di entrare nel tabernacolo. Era usato dai sacerdoti per vari tipi di lavacro cerimoniale prima di entrare nel tabernacolo.  Ed esso insegnava ad Israele una verità molto importante. Ed è una cosa ovvia, che Dio richiede purezza di cuore e purezza di vita in tutti quelli che si avvicinano a Lui per adorarlo. Vi ricordate ciò che Dio disse nel VT riguardo proprio a quelle cose che Egli stesso aveva comandato: io odio le vostre nuove lune, odio le vostre feste e i vostri sacrifici. Non perché Dio stesse rigettando ciò che aveva istituito, ma perché stavano effettuando tutte queste corrette forme di adorazione con cuori che erano lontani da lui, con cuori che non erano puri, con cuori che non erano colmi di pentimento. E perciò qui, questa conca di bronzo, questo lavatoio testimonia che quando si tratta del culto di Dio il vostro cuore deve essere puro. Ci deve essere questo lavacro dalla contaminazione del peccato. I sacerdoti dovevano lavarsi le mani prima di poter toccare una qualsiasi di quelle cose sacre. Dovevano lavarsi i piedi prima di poter camminare in quel pavimento sacro. E, a proposito, voi sapete che i sacerdoti non portavano scarpe, vero? C’era una magnifica uniforme che dovevano indossare, ma non indossavano scarpe. Come Mosè davanti al pruno ardente dovette togliersi i calzari perché il luogo ove egli stava era suolo santo, questo tabernacolo era suolo santo e perciò, prima che potessero entrare nell’adorazione di Dio dovevano essere lavati, simbolico che i loro cuori dovevano essere a posto.

Ora, qual’è la relazione tra l’altare e questo lavatoio? Parliamone con parole del Nuovo testamento. L’altare era un simbolo della giustificazione. Il lavatoio era simbolo della santificazione. Cos’è la giustificazione? È la rimozione della colpa del peccato attraverso la fede, per mezzo dello spargimento del sangue di Gesù per conto del credente. Questo è ciò che era l’altare. Questa è la giustificazione. Cos’è il lavatoio? È la santificazione. È la rimozione della contaminazione del peccato. È morire sempre più al peccato e vivere sempre più alla giustizia. E perciò proprio come il sangue espia, così l’acqua purifica. È l’altare additava il sangue espiatorio del Signore Gesù Cristo, e il lavatoio additava verso il potere santificante dello Spirito santo di Cristo. È Gesù è il nostro lavatoio, egli non è solo il nostro altare, che rimuove la colpa del peccato, ma è il nostro lavatoio che lava via la contaminazione del peccato. Notate questo: Paolo sta facendo una dichiarazione; ha appena descritto la chiesa di Corinto, egli ha detto, alcuni di voi erano ladri, alcuni ubriaconi, alcuni malversatori, alcuni adulteri. Qualcuno di voi era omosessuale. E dice, tali eravate alcuni di voi; ma siete stati lavati, ma siete stati santificati, ma siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù.  È nello Spirito del nostro Dio siete stati lavati, ripuliti di questa contaminazione. E vi ricordate che in quella potente figura della relazione con Cristo che è il matrimonio cristiano in Efesini 5 Paolo dice: Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei, per santificarla, avendola purificata col lavacro dell’acqua per mezzo della parola, per farla comparire davanti a se una chiesa gloriosa, senza macchia o ruga o alcunché di simile, ma perché sia santa e irreprensibile.

Sei stato lavato nel sangue dell’Agnello? Gesù ha rimosso la tua colpa? La tua colpa, il tuo peccato ti sta separando dal Dio vivente. Solo Cristo per mezzo della sua morte sulla croce può rimuoverlo. Ha il Signore Gesù lavato il tuo cuore dal lordume che attira l’ira di Dio sulla tua vita? Solo Cristo lo può fare. E lo fa nelle vite di tutti quelli che smettono di riporre la fiducia in se stessi e la ripongono in lui solamente quale loro sola speranza della rimozione della minaccia della condanna di Dio e del lavacro delle loro vite da quella colpa e da quella contaminazione che ci separa da Dio e ci fa così degni dell’inferno. Hai creduto nel Signore Gesù cristo? È Egli il tuo lavatoio e il tuo altare dell’offerta fatta fumare?

Ora usciamo dal cortile e siamo nel tabernacolo. Vi ricorderete che ha due stanze: la stanza anteriore, il luogo santo, e la stanza posteriore, il santissimo. Nella prima stanza ci sono tre pezzi di mobilio. Ce n’erano due nel cortile: l’altare e la conca di rame. Tre nel luogo santo. Il primo è il tavolo di presentazione. Quando si entrava nel luogo santo si trovava di lato questo tavolo, fatto di solido legno, ricoperto d’oro, e sopra questo tavolo c’erano dodici pani in due file. Questi rappresentavano le 12 tribù d’Israele, la totalità del popolo di Dio. E questi pani erano cambiati ogni settimana dai sacerdoti. Questi pani su questo tavolo d’oro erano un’offerta di ringraziamento perpetua a Dio per le sue benedizioni giornaliere sull’interezza del suo popolo. Il Signore era la fonte della loro vita nazionale, pattizia, fisica, sociale, spirituale, tutte quelle cose per le quali dipendevano dal Dio vivente, il loro senso di completa dipendenza da Lui e la loro gratitudine a Lui per essere la scaturigine delle loro vite. E Gesù Cristo è il nostro tavolo dei pani di presentazione.

Vi ricordate ciò che ha detto in Giovanni 6. Egli disse che il pane di Dio è quello che discende dal cielo e da vita al mondo. Allora essi gli dissero: “Signore, dacci sempre questo pane”. E Gesù disse loro: “Io sono il pane della vita; chi viene  a me non avrà mai fame e chi crede in me non avrà mai sete … colui che viene a me io non lo caccerò fuori”. Quando Gesù dice: io sono il pane della vita, sta pensando alla vita nella comunione con sé più stretta possibile. Gesù è il nostro cibo. Egli è il sostenimento che nutre la nostra vita. È solo da questo pane che gli uomini ottengono realmente ciò che è degno del nome ‘pane’. E questo tavolo di presentazione era una figura del Signore Gesù Cristo. Avete mangiato di quel pane? O state cercando di soddisfare con altre cose la fame della vostra anima? Con cose? Con popolarità? Con prestigio? Con divertimento? C’è un solo pane della vita, e una volta che avete mangiato di quello non avrete fame e sete di nient’altro che quel pane di nuovo.

Poi c’era un altro pezzo di mobilio nel luogo santo. Ed era il pezzo più elaborato nel luogo santo. Era il candelabro d’oro. Aveva sette bracci ed era magnificamente lavorato. Era posto a sinistra, ciò significa che il tavolo di presentazione era a destra. E il candelabro d’oro a sinistra. Ed era una lampada ad olio, e queste sette luci non dovevano mai spegnersi. Ora, ciò che simboleggiava è ovvio: simboleggiava la necessità della rivelazione e illuminazione divina affinché il popolo di Dio fosse guidato nel suo cammino in questo mondo. Se è necessario per noi sapere come vivere questa vita, Dio ce lo deve dire. Se non ce lo dice noi siamo nelle tenebre. E avendocelo detto, egli deve darci menti che comprendono, deve illuminare le nostre menti. E poi deve guidarci attraverso questa vita, e rammentarcelo. Questo grande candelabro, dunque, significava la necessità che Dio ha di darci luce o noi vivremmo nelle tenebre tutta la nostra vita.

Gesù Cristo è il nostro candelabro. Ricordate cos’ha detto Gesù in Giovanni 8. Egli disse: “Io sono la luce del mondo, chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”. Avere luce è avere Gesù. Non c’è luce al di fuori di una giusta relazione con lui. Niente è ragionevole senza di lui. Al di fuori di lui la vita non ha reale significato. Egli ed Egli solamente è la luce del mondo. Ma in lui la Bibbia dipinge anche la chiesa come un candelabro in un mondo nelle tenebre.

Andate a Rivelazione 1 e vi troverete questo ritratto glorioso ed altamente figurativo del Cristo risorto. E notate alcuni degli ingredienti in quel quadro in Rivelazione 1: 12-13 e 16. “Io mi voltai per vedere la voce che aveva parlato con me. E, come mi fui voltato, vidi sette candelabri d’oro e, in mezzo ai sette candelabri, uno simile a un Figlio d’uomo, vestito d’una veste lunga fino ai piedi e cinto d’una cintura d’oro al petto, … Egli aveva nella sua mano destra sette stelle e dalla sua bocca usciva una spada a due tagli, acuta, e il suo aspetto era come il sole che risplende nella sua forza”. Verso 20 “il mistero delle sette stelle che hai visto nella mia destra e quello dei sette candelabri d’oro. Le sette stelle sono gli angeli delle sette chiese, e i sette candelabri che hai visto sono le sette chiese”. Così, qui questo candelabro con Cristo nel mezzo è usato in Rivelazione 1 per raffigurare la chiesa di Gesù Cristo, perché noi siamo quelli che devono gettare luce in un mondo che altrimenti è tenebre. Vi ricordate ciò che Gesù disse ai suoi discepoli nel Sermone sul Monte? Egli disse: “Voi siete la luce del mondo”. Sta parlando ai suoi discepoli, a noi.  “Non può restare nascosta una città collocata sopra un monte,  né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli”. Cristo è la luce. E la luce splende attraverso la chiesa. Noi siamo il candelabro. E se non viviamo in modo tale che Dio è glorificato per il modo in cui viviamo e per come ci rapportiamo gli uni gli altri, allora le nostre comunità, le nostre famiglie, la nostra nazione e il nostro mondo rimangono nelle tenebre. Non c’è altra luce in questo mondo al di fuori di Cristo. E quella brillante luce splende attraverso il candelabro del suo popolo in questo mondo.

Poi c’era un terzo pezzo di mobilio. C’era il tavolo dei pani di presentazione; c’era il candelabro; e poi, proprio davanti alla tenda che separava il luogo santo dal santissimo c’era l’altare dorato dell’incenso. Era alto un cubito, largo un cubito e alto due cubiti. Interamente ricoperto d’oro, era collocato proprio davanti al velo ed era tenuto sempre acceso. E quel profumo d’incenso, quel fumo saliva sempre verso l’alto. E nella Scrittura l’incenso simbolizza sempre la preghiera. E comunione con Dio. Quando abbiamo comunione con Dio noi preghiamo, proprio come l’incenso va verso il cielo, il punto focale delle nostre vite è proprio Dio in cielo; e così quest’incenso veniva tenuto acceso di continuo per insegnarci che questa comunione e questo pregare deve essere continuo e senza sosta.

Ora, non dovete mancare d’intendere la relazione tra questi tre pezzi di mobilio. Sono collocati in progressione. Cosa succede quando entrate dalla porta anteriore del tabernacolo? La prima cosa che vedete è un altare. Avanzando dritti verso la cortina, di lato si trovano il tavolo dei pani di presentazione e il candelabro. Dritto davanti l’altare dell’incenso proprio davanti alla cortina di divisione con il Santissimo. Dietro la cortina, l’arca del patto. Tutto in progressione: il sangue di Cristo era sparso sull’altare affinché potessimo avere comunione con Dio rappresentata dall’altare dell’incenso, proprio davanti alla sala del trono di Dio stesso.

Ora, Gesù Cristo è il nostro altare dell’incenso. Andate a Rivelazione 8 e lasciate che vi legga un quadretto interessante. Rivelazione 8: 3-5 “Poi venne un altro angelo che aveva un turibolo d’oro e si fermò presso l’altare, e gli furono dati molti profumi, affinché li aggiungesse alle preghiere di tutti i santi sull’altare d’oro che era davanti al trono. E il fumo dei profumi, offerti con le preghiere dei santi, salì dalla mano dell’angelo davanti a Dio. Poi l’angelo prese il turibolo, lo riempì del fuoco dell’altare e lo gettò sulla terra, e si fecero voci, tuoni, lampi e un terremoto”. Ora, questo quadro, quest’altare dell’incenso, sta descrivendo in termini figurativi cosa significa pregare nel nome di Gesù. Solo quando preghiamo nel nome di Gesù, non come fosse una qualche formula magica, ma solo quando preghiamo nel suo nome le nostre preghiere sono ascoltate. Ora, cosa dice di quest’altare e dell’incenso? Dice che le preghiere dei santi stavano salendo al cielo. Arriva un angelo che aggiunge sull’altare dell’ulteriore incenso e ciò rende quel fumo aromatico ancor più intenso. E così le preghiere dei santi entrano in cielo. E quando le preghiere dei santi mescolate col fumo dell’incenso sull’altare giungono alle narici di Dio, sulla terra cominciano ad accadere delle cose. Dio comincia ad operare. Dio manda piaghe sulla terra contro i suoi nemici e distrugge le loro nazioni. La chiesa di Dio è liberata dai suoi nemici. E perché le preghiere degli uomini furono accette a Dio? Perché erano mescolate col fumo. È solo nel Signore Gesù che le nostre preghiere sono ascoltate. Non c’è nulla di meritorio nella preghiera. È solo per ciò che il Signore Gesù Cristo ha fatto sulla croce, solo in ragione della nostra unione mistica con lui che le nostre preghiere sono accettate da Dio. È in Lui, per mezzo di Lui e per Lui che Dio ci da persino il tempo di vivere. E così qui vediamo che il nostro altare dell’incenso è il Signore Gesù Cristo.

Perché Dio ascolta le nostre preghiere? Perché sappiamo pregare eloquentemente? No. Perché siamo persone così brave che meritiamo che le nostre preghiere siano ascoltate? No. Perché le nostre preghiere sono ascoltate? Solo a motivo di Cristo, per la sua intercessione in nostro favore. A motivo delle sue preghiere in nostro favore fondate sulla sua morte espiatrice e sulla nostra unione con Lui. Dio non udrebbe nemmeno ciò che abbiamo da dire se non fosse per la nostra unione con Cristo.

Ora noi passiamo al luogo più santo dell’universo per l’Israele del Vecchio Testamento. Abbiamo visto i due oggetti nel cortile. Abbiamo considerato i tre oggetti nel luogo santo. Ora entriamo di la del velo nel segreto del buio santo del luogo santissimo. E lì c’è l’arca del Patto. È un cassone fatto di legno duro, indistruttibile. Le sue dimensioni sono di circa un metro e venti per settanta centimetri in altezza e larghezza ricoperto d’oro dentro e fuori e una corona d’oro attorno al coperchio, anelli d’oro agli angoli in modo che potesse essere trasportato con delle stanghe di legno. Sopra l’arca c’erano due cherubini interamente d’oro che l’adombravano, e lì, proprio sopra il coperchio e coperta dalle ali dei cherubini c’era un catino d’oro massiccio. Questo era chiamato il propiziatorio. All’interno di questo mobile venivano conservate le tavole di pietra originali su cui erano incisi i comandamenti dati al Sinai. E più tardi nella storia fu aggiunta un po’ di manna che Dio aveva mandato e pure la verga di Aaronne che aveva germogliato per dimostrare che egli possedeva autorità divina.

Ora, qual’è il significato di ciò, e ricordate che non c’è nulla di superstizioso a suo riguardo. Voglio dire, dimenticatevi “Alla Ricerca dell’Arca Perduta”. Qui non c’è superstizione, non stiamo parlando di magia. Stiamo parlando di una scatola dorata di cui Dio aveva fornito le misure. Questo era il tabernacolo stesso, il pegno della presenza di Dio. Dovunque l’arca si trovasse, era un pegno che Dio lì si trovava in mezzo al suo popolo fedele. Cosicché quando nel VT si diceva che l’arca conduceva i figli d’Israele attraverso il Giordano, Dio stesso conduceva i figli d’Israele attraverso il fiume. Non che l’arca fosse Dio. Ma era un pegno della sua presenza. Stare davanti all’arca del Patto era stare davanti a Dio stesso. Quando il suo popolo era a Lui fedele, quell’arca era l’arca dell’alleanza del Signore di tutta la terra. L’arca dell’alleanza del nostro Dio. Un pegno che Dio sarebbe stato con il suo popolo e non li avrebbe mai abbandonati. Se gli erano fedeli.

Era anche come il tabernacolo stesso, un luogo supremo di divina rivelazione. Era chiamata l’arca della testimonianza, perché è lì che la testimonianza, la legge di Dio era depositata. Era un simbolo del governo di Dio su tutte le nazioni. E questo è il motivo per cui era chiamata l’arca dell’alleanza del Signore di tutta la terra. E quel propiziatorio, quel catino d’oro puro, era lì che veniva spruzzato il sangue del sacrificio che significava che prima che qualsiasi peccatore potesse essere perdonato e salvato, doveva essere soddisfatta la giustizia di Dio. La giustizia di Dio richiede punizione per l’infrazione della legge. Pagare noi stessi quella punizione richiederebbe l’eternità all’inferno. Ma il Signore Gesù Cristo la pagò sulla croce, subì pienamente la punizione che i nostri peccati meritano. Soddisfece la giustizia di Dio. Stornò da noi l’ira di Dio, ecco perché: propiziatorio. Propiziare significa appagare, stornare l’ira di Dio per mezzo di un sacrificio vicario. E così l’apostolo Giovanni disse: “Figlioletti miei, vi scrivo queste cose affinché non pecchiate; e se pure qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesú Cristo il giusto. Egli è la propiziazione per i nostri peccati; e non solo per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.” Egli è la nostra propiziazione e il propiziatorio. Per i nostri peccati e non solo per i nostri ma anche per quelli di tutto il mondo. Gesù è la propiziazione che ha stornato l’ira di Dio da tutti quelli che credono in lui. Senza di lui, l’ira di Dio ancora cade su di noi ogni giorno.

Ora, l’arca del Patto contiene un meraviglioso evangelo. Permettetemi di rammentarvi di queste due semplici considerazioni. Cosa c’era dentro? I Dieci Comandamenti. La legge di Dio, le due tavole. Cosa c’era sopra i Dieci Comandamenti? Un catino d’oro. Il propiziatorio. Cose richiede la legge di Dio per la trasgressione? Punizione. Dio ci ha dato la sua legge. Noi abbiamo disobbedito i suoi comandamenti. Li abbiamo rigettati. E di conseguenza i nostri peccati ci separano da Dio. Non fosse per il propiziatorio. Non fosse per il sangue sparso di Gesù Cristo che copre le nostre infrazioni dalla vista di Dio. Cosicché Dio non ricorda più contro di noi i nostri peccati. C’è la legge in quell’arca. E la legge di Dio ci condanna. Poiché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio. Il salario del peccato è la morte. L’ira di Dio scende dal cielo sopra ogni ingiustizia ed empietà degli uomini. E se a coprire quella legge che grida giusta punizione, a coprire le giuste richieste della legge contro di noi non ci fosse il sangue di Cristo, non ci sarebbe per noi speranza alcuna.

Ma c’è un altro punto importante da tenere a mente riguardo a quest’arca. Quest’arca nella Bibbia era chiamata il trono di Dio. E in quel trono c’era la legge. Sopra il trono veniva effettuata la redenzione, dove era effettuata l’espiazione. Ora c’è un altro collegamento tra l’espiazione che avveniva sopra il trono e la legge che c’era dentro. In un senso copriva la legge e perciò portava perdono dai peccati per tutte le nostre trasgressioni. In un altro senso ci dice cosa sia l’obbiettivo di quell’espiazione. L’obbiettivo del sangue sparso di Gesù è il governo di Dio su un regno che è santo ed interamente soggetto alla sua legge e soggetto ad essa gioiosamente. Che la ragione per cui Dio ci ha redenti, la ragione per cui il Signore Gesù Cristo ha appagato l’ira di Dio al nostro posto, e soddisfatto la sua giustizia e placato la sua rabbia è stata affinché noi potessimo essere nella posizione di obbedire Dio e non più ribelli. Voi rammentate quel grande versetto di Romani “Ora dunque non vi è alcuna condanna per coloro che sono in Cristo Gesù, i quali non camminano secondo la carne ma secondo lo Spirito, perché la legge dello Spirito della vita in Cristo Gesù mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte infatti ciò che era impossibile alla legge, in quanto era senza forza a motivo della carne, Dio, mandando il suo proprio figlio in forma simile alla carne di peccato e a motivo del peccato, ha condannato il peccato nella carne, affinché la giustizia della legge si adempia in noi…” Non mentre camminiamo nella carne, ma quando camminiamo dipendendo totalmente dalla potenza dello Spirito Santo. Per questa ragione Dio ha rimosso la condanna, il motivo per cui Cristo ha propiziato l’ira di Dio è in modo che le richieste della legge si adempiano dentro di noi che viviamo vite obbedienti, vite fedeli e coerenti. Non dipendendo sulle nostre forze, ma dipendendo dalla forza che lo Spirito Santo da ai nostri cuori.

Sapete che c’è una profezia che non ho il tempo di leggere. In Geremia 3 c’è scritto che viene un giorno, fatemi leggere solo questo verso: “Non si dirà più ‘ L’arca del patto dell’Eterno’, Essa non verrà più in mente, non la ricorderanno più, non andranno più a vederla, non se ne farà un’altra”. Piccola interessante profezia. Dice che viene il tempo quando questa, che era il cuore e l’anima del culto Israelita, questa che era la vera essenza della fede d’Israele, dice che viene il tempo in cui quest’arca scomparirà. E nessuno ne sentirà la mancanza. Questo dev’essere stato abbastanza sbalorditivo da udire per gl’Israeliti che l’udirono, era sufficientemente shoccante dire che l’arca un giorno scomparirà. Sono sicuro che faceva loro saltare il cervello. Ma poi continua dicendo che quando quel giorno verrà, nessuno sentirà la mancanza dell’arca del patto. Nessuno ne sentirà la mancanza? Il pegno di Dio? Il trono di Dio? Non mancherà a nessuno? Proprio così, sparirà e nessuno ne sentirà la mancanza. Perché ciò di cui era simbolo soddisfa molto di più, è più efficace e porta più felicità. E questi è Gesù.

E quando Gesù Cristo entra nella storia umana, la gente per così dire si dimenticherà dell’arca. Non vorranno ricostruirla. Non manderanno Harrison Ford a cercarla. Non gliene importerà niente se sia in un monastero Copto in Etiopia. Non gl’importa dove sia perché adesso posseggono la realtà di cui essa era simbolo. Ora hanno il Signore Gesù Cristo. E sono completi in Lui. E trovano in Lui pienezza di vita e accettazione da parte di Dio in Lui. Un’arca? Quale arca? Di cosa state parlando? Noi abbiamo Gesù. E avendo Gesù abbiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno in riferimento a Dio. Gesù è la nostra arca del Patto. Egli è colui che ha fatto la propiziazione per i nostri peccati. Egli è colui che ha stornato da noi l’ira di Dio. Egli è il Legislatore di Dio. E provate a indovinare? In Lui noi siamo l’arca del Patto. Perché indovinate cos’è depositato in noi? Cos’era depositato nell’arca del Patto? La legge di Dio. Noi siamo stati spruzzati col sangue. Ora cos’è depositato nel nostro cuore? Lo Spirito santo ha riscritto la legge sul nostro cuore. Cosicché ora amiamo quella legge, ed abbiamo il potere, l’abilità, benché non perfettamente, d’obbedire a quella legge che era scritta su pietra. Questo soddisfa molto di più di tutti i simboli e le ombre.

Bene, ci dobbiamo fermare. Ma non possiamo fermarci. Abbiamo ancora una cosa. Perché tutto questo oro, questa magnifica bellezza, tutta quest’arte, pietre e metalli di valore. Tutti questi ornamenti, tutti questi riti dettagliati non avrebbero nessun significato se non ci fosse un sacerdote. Doveva esserci un sacerdote. Doveva esserci un mediatore, un intermediario. Qualcuno che ministrasse all’altare. Qualcuno che c’insegnasse del lavatoio e del lavacro dalla contaminazione dei peccati. Qualcuno che  andasse per noi alla presenza di Dio e offrisse il sangue che era stato sparso al nostro posto sull’altare. E Gesù Cristo è detto essere il nostro sommo sacerdote. Il concetto è vero oggi come sempre. Non possiamo andare a Dio direttamente. Non puoi andare qui fuori sotto un albero e direttamente da te, senza un sacerdote, raggiungere Dio. Non ti ascolterà. Non ti puoi avvicinare. Per andare a Dio devi avere un sacerdote. Devi avere un mediatore, un intermediario. E quell’uno e solo sacerdote che ti può portare vicino a Dio e portare Dio vicino a te è il Signore Gesù Cristo. E una volta che Egli è il tuo sacerdote, tutti gli altri sacerdozi umani diventano irrilevanti e non necessari. Egli è il sacerdote, l’intermediario, l’intercessore, il mediatore tra gli uomini e Dio che può portare Dio a noi vicino, e portare noi vicini a Dio.

E quando lo fa, noi diventiamo un regno di sacerdoti. Diventiamo un regno di persone che rappresentano Dio in questo mondo. Che intercedono con Dio a favore di questo mondo. Che cercano d’interpretare, implementare, applicare la parola di Dio. E che pregano e portano la benedizione di Dio sulle varie famiglie di questo mondo. Noi diventiamo un sacerdozio vivente di tutti i credenti nel Signore Gesù Cristo. Che è il nostro mediatore e senza di Lui tutta la nostra religione non significa niente. Così avete visto quant’è importante il tabernacolo per comprendere la Bibbia. Per intendere Gesù. Avete visto quant’è importante il Vecchio Testamento per comprendere il Nuovo. Amati, leggete il Vecchio Testamento. Lo vedete ora quant’è importante leggere il Nuovo per comprendere il Vecchio e come tutte quelle cose sono compiute in Cristo? Lo vedete quanto centrata su Gesù Cristo fosse la religione del popolo del Vecchio Testamento. È sempre stata centrata su Gesù Cristo. Non è che tutto ad un tratto adesso nel Nuovo Testamento la cristianità è centrata su Cristo. È sempre stata centrata su Cristo. Egli è sempre stato il punto focale della religione rivelata. E vedete quanto più grande e più glorioso sia il Nuovo del Vecchio Testamento. Sarebbe stato un meraviglioso privilegio vivere ai tempi del Vecchio e vedere la gloria di Dio riempire il tempio, quella nuvola di fumo per cui nessuno poteva entrare. Ma preferisco vivere nel Nuovo perché noi abbiamo realmente ciò che il Vecchio poteva solo avere in simbolo e figura, e poteva solo indicare. Tutto del tabernacolo, la sua struttura, il suo mobilio, i suoi sacerdoti, i suoi sacrifici, le sue feste, tutti indicavano il Signore Gesù Cristo. È molto meglio oggi, non abbiamo più bisogno di queste cose.

Ora che abbiamo Cristo, le studiamo, impariamo da esse, ma non torniamo alla nostra infanzia. Godiamo di questo grande giorno di completezza nel Signore Gesù Cristo. E quando guardiamo a tutti questi vari aspetti del tabernacolo ci sono due cose che emergono chiare e forti riguardo al Dio vivente. Una è che Dio è santo. Egli detesta ciò che non lo è. Richiede santità di vita da tutti quelli che ha redenti. E la seconda cosa che emerge chiaramente dal tabernacolo è che Dio è amore. Solo pensate a ciò che ha provveduto. Noi osserviamo a questa meravigliosa figura e diciamo: Dio ha provveduto tutto questo per me nel Signore Gesù Cristo. Ogni cosa che doveva essere compiuta da me, Egli l’ha fatta. Tutto ciò che doveva essere fatto per riconciliarmi con Dio Gesù l’ha fatto. Per me,  perduto, immeritevole peccatore.  Egli mi ha dato una salvezza che è così completa, così perfetta, così comprensiva, così spiritualmente, emotivamente e intellettualmente soddisfacente. Per me? Che grande amore.

E così, amati, meditate su queste cose,  finché giungono al vostro cuore, finché potete dire con l’apostolo Paolo, sono mosso dall’amore di Cristo.


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