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42: Il Mediatore

Esodo 32-34

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Col ripristino del patto dopo che era stato rotto da Israele, l’importanza del Mediatore venne alla ribalta molto di più che al tempo in cui il patto fu stabilito all’inizio. Notate come Mosè lottò col Signore per il suo ripristino. Continuamente si vede in Mosè lo Spirito del Mediatore Gesù Cristo.

Seguendo la trama della Scrittura dovremmo fare riferimento a Mosè come il mediatore del Vecchio Testamento. Nella storia d’Israele, comunque, e specialmente in questa sezione dell’Esodo, emerge l’Angelo del patto — che, per esempio, guida Israele dalla colonna di nuvola. Anch’Egli è Mediatore. Il ruolo di mediatore si focalizza nell’unità dell’Angelo del patto con Mosè. Successivamente questa combinazione fu perfezionata nel Cristo quando la Parola divenne carne, ossia quando l’angelo del patto divenne carne. Ma nella storia a cui noi ora ci volgiamo, vediamo Mosè lottare per avere comunione con quest’Angelo. Questa è la ragione per cui chiede a Dio di non farlo procedere se la sua presenza non va con lui per mezzo di quest’Angelo. Senza la sua guida Mosè non avrebbe saputo la via.

Inoltre, Mosè chiese che gli fosse concesso di vedere la gloria del Signore. Per essere un perfetto mediatore avrebbe dovuto vedere quella gloria. L’eterno legame di Dio con lui e col suo popolo sarebbe stato garantito a Mosè dalla visione di quella gloria e dall’essere in comunione con Dio. Nondimeno, a un uomo non è concesso vedere quella gloria fintantoché è nel suo corpo mortale. Questo privilegio, comunque, fu dato al Cristo. A Mosè fu concesso solo di vedere Dio di spalle e di udire proclamato il nome del Signore. Il massimo che un uomo peccatore come Mosè può raggiungere è la comunione con Dio mediante la fede nella sua Parola. Questo ruolo di mediatore di Mosè invocava il ruolo perfetto di mediatore del Cristo.

Mosè chiese di essere cancellato dal libro di Dio se Dio non avesse perdonato al suo popolo i loro peccati. Ciò era coerente con la sua posizione come mediatore poiché in quella posizione egli era anche il capo del popolo e perciò condivideva la loro colpa. Mosè disse questo al Signore sapendo che il Signore non poteva farlo. Così Dio non poteva neppure rigettare il suo popolo per i loro peccati.

Non dobbiamo dire ai fanciulli che Mosè peccò quando fece a pezzi le tavole di pietra. Il popolo aveva rotto il patto. Nel rompere le tavole di pietra (il libro del patto), Mosè stava mostrando al popolo ciò che meritava, ovvero che Dio rompesse il patto. Successivamente il Signore non provvide di nuovo le tavole di pietra, ma a Mosè, attraverso la cui mediazione il patto fu ripristinato, fu permesso di fare in modo che ci fossero tavole di pietra da utilizzare. La seconda volta Dio meramente scrisse su di esse col proprio dito.

          Concetto principale: Il mediatore è rivelato quando il patto è
                                                  ripristinato.

          La rottura del patto. Per 40 giorni Mosè stette con Dio sul monte, a ricevere i comandamenti che Dio volle usare per regolare lo stile di vita di Israele nel patto. Siccome egli si assentò per tanto tempo, il popolo disperò del Signore e di Mosè come loro mediatore e capo. Avevano imparato della presenza di Dio attraverso ciò che Mosè aveva detto e fatto, ma ora Mosè non c’era più e loro avevano perso anche il Signore.

Vollero che il Signore apparisse davanti a loro in forma visibile. Pensarono che questo li avrebbe abilitati di nuovo a credere nella presenza di Dio. Perciò chiesero ad Aaronne di fondere per loro un’immagine di Dio. Senza dubbio volevano che quest’uomo, che avrebbe fatto in modo che avessero una soddisfacente immagine di Dio, diventasse il loro nuovo capo.

Come peccarono quando fecero un’immagine di Dio! Egli aveva proibito proprio questa cosa nella sua Parola. Nell’agire come fecero, stavano dando a Dio una forma che piacesse loro, abbassandolo così al loro livello.

Aaronne sentì che fosse sbagliato ma era intimorito che il popolo avrebbe interamente rigettato la sua leadership se avesse rifiutato. Perciò li mise alla prova e disse che se era quello che volevano gli dovevano consegnare tutto l’oro che indossavano. Sperava che né gli uomini né le loro mogli sarebbero stati disposti a fare quel sacrificio.

Come fu deluso! Se si tratta di soddisfare i loro desideri e volontà, le persone sono disposte a sacrificare moltissimo. Gli Israeliti gli portarono immediatamente ciò che aveva chiesto e ora lui doveva fare la sua parte. Ripensando ad una forma che aveva visto in Egitto, fece scolpire una statua in legno di un vitello e poi lo fece ricoprire  con uno strato d’oro. Quando fu terminato, quelli che lo avevano fuso dissero al popolo: “Oh, Israele, questo è il tuo Dio che ti ha fatto uscire dal paese d’Egitto”. Che abominazione! Aaronne mise il suggello finale del proprio peccato costruendo un altare davanti a questo vitello e proclamando una festa per il giorno successivo. Ora il popolo poteva adorare il Signore in questo vitello d’oro.

Dio guardò su quella festa dal cielo. Parlò a Mosè, che era con Lui sul monte e lo informò che con ciò il patto era rotto. “Lasciami fare” disse, “Io distruggerò questo popolo e farò di te una grande nazione”. Non è strano che il Signore abbia chiesto a Mosè di permettergli di farlo? Ma dobbiamo rammentare che Mosè era stato stabilito mediatore e capo di quel popolo, ecco perché Dio non voleva agire senza di lui.

Questa proposta turbò Mosè profondamente, egli era infatti mediatore fino al midollo. Mosè si era dato al suo popolo e volle intercedere per loro. Qui vediamo in lui lo Spirito del Mediatore Gesù Cristo il quale fu fedele al suo popolo fino alla morte.

Mosè lottò a favore del popolo, indicando al Signore tre cose. Tutte le cose che il Signore aveva fatto per il suo popolo non sarebbero forse state vane? Gli Egiziani non avrebbero forse riso del fatto che avesse condotto il suo popolo fuori dal loro paese per farli morire nel deserto? E, non si ricordava più la Parola che aveva giurato ai suoi servi Abrahamo, Isacco e Israele?

Allora il Signore distolse la sua ira dal suo popolo. Aveva visto in questa intercessione di Mosè qualcosa dello Spirito del suo caro Figlio, che avrebbe interceduto e sarebbe morto per il suo popolo. Perciò volle ricordare il suo popolo nella sua grazia e ascoltare la preghiera di Mosè. Ma non lo disse ancora a Mosè. Fece tornare Mosè dal popolo ancora convinto che l’ira di Dio era completamente divampata contro di loro.

          Giudizio e iniziale restaurazione. Quando Mosè scese da Giosuè che lo stava aspettando un po’ più in basso potè udire il popolo gridare come se si stessero divertendo ad una festa. Quando giunse ai piedi del monte, Mosè vide il vitello d’oro. Nella sua ira gettò a terra le tavole di pietra sulle quali il Signore aveva scritto la legge di dieci comandamenti. Le tavole, che Dio stesso aveva dato a Mosè, andarono in frantumi. Siccome il popolo aveva rotto il patto, Mosè ruppe questo libro del patto. Il popolo meritava di essere rigettato da Dio per sempre.

Poi Mosè si mise a sistemare le cose. Bruciò l’immagine. Tritò la cenere e l’oro in polvere e gettò la polvere nell’acqua da bere che poi comandò il popolo di bere. In questo modo inghiottirono la maledizione.

Poi si scagliò arrabbiato contro Aaronne. Aaronne disse di non essere stato che uno strumento impotente nelle mani del popolo; Mosè non stimò le scuse di Aaronne degne di risposta. Vide come il popolo era diventato ingovernabile una volta che Aaronne aveva mollato le redini del governo. Come sarebbe il popolo ora stato in grado di affrontare i suoi nemici?

La maledizione che avevano bevuto avrebbe avuto conseguenze. Mosè stette all’ingresso del campo e disse. “Chi è per il Signore venga a me”. A questo comando tutti i figli di Levi, uomini della sua stessa tribù, vennero a lui. Il resto del popolo ancora esitava a confessare la sua colpa. Non siamo mai veloci a dissociarci dalle nostra intenzioni peccaminose.

Comandò ai Leviti di prendere le loro spade a di percorrere il campo in lungo e in largo e di uccidere chiunque incontrassero, anche i membri della propria famiglia. Lo Spirito del Signore s’impossessò dei Leviti per far loro eseguire l’ordine, e lo stesso Spirito riempì il popolo di terrore talché non poterono resistere. Quel giorno caddero 3000 uomini.

Prima che ci potesse essere ripristino, doveva essere reso manifesto che alcune persone erano ancora fedeli. Se non ci fosse stata questa fedeltà l’intercessione sarebbe stata impossibile. Il popolo veniva giudicato come nazione perché meritava la morte come nazione. I 3000 caddero in vece di tutti.

Ora Mosè potè salire dal Signore il giorno dopo con la sua preghiera intercessoria. Confessò il peccato del popolo ma aggiunse: “Se non perdoni il peccato del popolo, allora cancellami dal libro della vita. Come capo del popolo condivido la loro colpa”. Mosè sapeva che Dio non avrebbe potuto farlo. Per amore di Cristo sarebbe stato fedele alla Parola e ufficio che aveva dato a Mosè.

Difatti il Signore rispose: “Io non ti rigetterò, né rigetterò il popolo nel suo insieme, ma cancellerò chiunque pecca contro di me. Ora va’ e guida il popolo di nuovo. Manderò il mio angelo davanti a te e punirò il peccato del popolo più tardi”.

Il Signore disse che il suo angelo sarebbe andato davanti al popolo ma non disse chi fosse quell’angelo, ovvero se si sarebbe trattato dell’Angelo che è egli stesso Dio — il Figlio di Dio. Non disse che la sua presenza sarebbe stata di nuovo con Israele.

Al contrario, benché avesse promesso di portare il popolo nel paese di Canaan per mezzo di quest’angelo, disse anche che Egli stesso non sarebbe  stato in mezzo a loro. Se fosse stato in mezzo al popolo, essi sarebbero stati distrutti. Pertanto fu chiaro che il peccato non era ancora stato perdonato.

          Il combattimento del mediatore. Quando il popolo seppe ciò che Dio aveva detto, furono riempiti di tristezza e si tolsero tutti i gioielli come segno del loro pentimento.

Il Signore voleva continuare ad incontrare Mosè, ma non poteva farlo nel campo che era ancora in uno stato di peccato. Di conseguenza Mosè piantò una tenda fuori dal campo e lì il Signore gli appariva. Gli Israeliti pertanto sentirono che erano alienati da Dio.

Questa tenda fu chiamata la tenda di convegno. Ogni volta che Mosè usciva per andare in questa tenda di convegno, gli Israeliti lo guardavano dalle loro tende. Allora il Signore scendeva su questa tenda nella colonna di nuvola e tutto il popolo si prostrava in adorazione.

Come dev’essere stato meraviglioso per Mosè in quella tenda! Lì godeva la presenza del Signore come mai prima. Il Signore palava con lui proprio come si parla con un amico. Quando Mosè lasciava la tenda, Giosuè  vi rimaneva di guardia. In quel tempo, solo Mosè godette la gloria di questa amicizia con Dio. Il Signore Gesù vuole offrire tale intima comunione al suo popolo. Una volta che i nostri peccati sono stati espiati e perdonati, Dio desidera di nuovo avere comunione con noi come fanno due amici.

Mosè usò questa preziosa comunione per essere un mediatore per il suo popolo. Se la presenza di Dio non fosse andata con lui per mezzo dell’Angelo, lui non avrebbe potuto guidare il popolo. Avrebbe potuto trovare la via solo alla luce della piena grazia di Dio sul popolo.Anche il popolo poteva camminare solo in questa luce.

In risposta alla preghiera d’intercessione di Mosè, Dio promise di ripristinare pienamente il suo patto e la sua grazia. Di fatto, Mosè aveva detto: “Si veda che io, come mediatore, partecipo nel tuo favore e che tu mantieni le tue promesse fatte a me”.

Consapevole della comunione ripristinata, Mosè sentì il bisogno di conoscere il Signore ancor più intimamente. Come poteva guidare il popolo se il Signore non gli avesse mostrato la sua gloria? Ecco perché chiese: “Deh, fammi vedere la tua gloria”.

Nel fare questa richiesta, Mosè osò troppo. Quella piena gloria sarebbe stata accessibile solo al Mediatore Cristo ma non poteva essere vista da nessun altro in questa vita di peccato. Il Mediatore avrebbe visto quella gloria, ma Mosè era solo un ombra del vero Mediatore.

Dio promise di proclamare il suo nome davanti a Mosè, benché insieme a quella promessa abbia sottolineato che lo stava facendo per pura grazia. Solo il Cristo avrebbe avuto il diritto a questa gloriosa rivelazione. In aggiunta, Dio promise che Mosè avrebbe colto uno scorcio della sua gloria quando sarebbe passato davanti a lui dopo averlo nascosto in una grotta.

Mosè fu sicuramente un meraviglioso mediatore per Israele, ma il vero Mediatore lo supera di molto. Cristo è ora il nostro Mediatore e in cielo egli vede la faccia di Dio. C’è qualcosa che non può fare per noi?

          Promessa e richieste. Su ordine del Signore Mosè salì sul monte il giorno successivo con due tavole di pietra che era riuscito a tagliare per rimpiazzare le due che aveva fatto a pezzi. Lì il Signore proclamò il suo nome davanti a Mosè, sottolineando che era misericordioso, faceva grazia e avrebbe perdonato il peccato. Allo stesso tempo avrebbe anche punito i peccati di quelli che lo avessero abbandonato fino alla terza e alla quarta generazione. Mosè poi vide qualcosa della gloria di Dio. Dopo pregò per il popolo.

In risposta, il Signore promise che il patto era ripristinato e che avrebbe fatto segni che avrebbero riempito di terrore le nazioni. Allo stesso tempo, il Signore richiese che Israele fosse una nazione santa e che non si alleasse con gli abitanti di Canaan o con le loro idolatrie. Il popolo avrebbe dovuto servire il Signore come Egli aveva loro comandato; avrebbero dovuto osservare le grandi festività, dedicargli i primi nati del gregge e i loro primogeniti ed osservare il sabato.

Quando Mosè scese dal monte la sua faccia risplendeva talmente tanto che gli Israeliti non potevano sopportarne la vista. Dovette coprirsi la faccia. Che meraviglioso mediatore avevano ricevuto da Dio! Eppure era inferiore al nostro Mediatore il quale non copre la sua faccia da noi e non ci tiene a distanza ma desidera conferirci la stessa gloria che Egli stesso possiede.


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