Esodo 5-11
Nel capitolo precedente abbiamo visto che la questione principale per quanto concerne Israele non era la libertà e la terra promessa ma il patto e il servizio del Signore. Perciò il Signore fece a Faraone una richiesta importante: “Lascia andare il mio popolo perché mi celebri una festa”. Faraone era il custode temporaneo di Israele, ma la sua custodia non includeva il diritto di interferire con la libertà d’Israele di servire il Signore che era il Padre di Israele.
Tutta la lotta tra Dio e Faraone nelle prime nove piaghe riguarda quella libertà. Dio risparmiò il Faraone per molto tempo per dargli una possibilità di riconoscere che il Signore è Dio e che il suo popolo è libero di servirlo. Questa lotta non aveva nulla a che vedere con la liberazione di Israele dall’Egitto.
Questa lotta tipizza quella che è in atto lungo tutta la storia del mondo. In questa lotta che riguardava la libertà del suo popolo di servirlo secondo la sua Parola erano in ballo diritti del Signore. Quella libertà non può subire interferenze né da persone né da governi.
Solo quando Faraone rifiutò fino all’ultimo di riconoscere quella libertà Mosè lasciò la sua presenza adirato. L’ira di Mosè, il mediatore, era una rivelazione dell’ira del Signore nei confronti di Faraone, ira che chiuse il caso. Non solo gli Israeliti sarebbero stati liberi di servire il Signore ma sarebbero stati condotti fuori dall’Egitto definitivamente. Inoltre, la potenza dell’Egitto sarebbe stata distrutta mediante la morte di tutti i primogeniti.
Quel conflitto finale e l’esodo di Israele furono una profezia del giorno del Signore, la fine del mondo, quando il popolo di Dio sarà liberato e la potenza del mondo sarà spezzata. Ma prima che venga quella fine, Dio richiese che al suo popolo sia data la libertà di servirlo. Qualsiasi altra cosa Dio avesse promesso ad Israele non era importante a quel punto. Chiunque neghi al Signore il diritto di fare questa richiesta iniziale sta negando l’assoluta sovranità di Dio in generale.
In quella lotta vediamo anche il significato del mediatore. Dio collocò Mosè in sua vece in relazione a Faraone, con Aaronne che serviva come profeta di Mosè. Dio mise Faraone in quella posizione per provargli il suo potere. Inoltre, più tardi Mosè occuperà una posizione di rilievo tra tutto il popolo d’Egitto. In modo simile, il mondo è nelle mani di Cristo, il Mediatore. Per mezzo di Cristo, Dio dimostra il proprio potere nel mondo, nella lotta per la libertà di servire Dio.
Quando Paolo fa riferimento a questo segmento della storia biblica in Romani 9:17, cita Esodo 9:16. Dio ha suscitato Faraone per un certo scopo, vale a dire: per fare di lui un esempio a tutto il mondo nella lotta per la libertà di servirlo. Perciò nelle nove piaghe osserviamo un’importante sequenza di eventi. Le prime tre piaghe costrinsero i maghi d’Egitto ad ammettere: “Questo è il dito di Dio”. Questo dimostrò che si resero conto che non stavano trattando con un potere magico nelle mani di Mosè e di Aaronne ma con una potenza che andava oltre le capacità umane. Ma attraverso queste prime tre piaghe soffrì anche Israele.
Nelle successive sei piaghe, c’è una distinta differenza: Israele ne fu risparmiato. Questo dimostrò che il Signore era nel mezzo dell’Egitto e che distingueva attentamente e stava dalla parte del suo popolo.
La quarta, quinta e sesta piaga, ovvero le mosche, la peste sul bestiame e le ulceri ancora implicavano la terra solamente. Ma nelle ultime tre il Signore si rivelò come il Dio del cielo e della terra, il quale domina su tutte le potenze della natura e comanda al vento e alla grandine con la sua Parola.
La settima piaga fu la grandine. L’ottava piaga, le locuste, fu causata da un vento orientale che portò sciami di locuste trasportandole sopra il Mar Rosso. La nona piaga, le tenebre, fu probabilmente anch’essa risultato del vento, potrebbe essere stata una tempesta di sabbia tale che gli Egiziani non avevano mai sperimentato prima di allora. Nelle ultime tre piaghe il Signore si stava rivelando come il Dio supremo ed eccelso.
Quando Faraone indurì volta dopo volta il suo cuore non stava combattendo contro un’arbitraria potenza divina che in Egitto sceglieva a favore di qualcuno e contro altri: si stava opponendo al Dio supremo. Divenne dunque un conflitto personale. Benché Israele vivesse al riparo dell’onnipotente, Faraone rigettò il suo dominio di grazia. Ciò rese inevitabile il giudizio sul Faraone: la decima piaga dovette venire.
Concetto principale: Il Signore combatte per il suo popolo affinché
sia libero di servirlo.
Il mediatore rivelato in Egitto. Una volta che il popolo d’Israele credette nella chiamata di Mosè, Mosè e Aaronne andarono da Faraone a chiedergli nel nome del Signore, il Dio d’Israele, di lasciar andare il popolo di Dio nel deserto per celebrare una festa al Signore. Dio non fece altre richieste a Faraone; non stava chiedendo che Faraone lasciasse partire definitivamente Israele dal paese d’Egitto. La cosa principale era che Faraone riconoscesse la libertà del popolo di Dio di servirlo secondo la sua Parola.
Faraone era stato designato da Dio come custode temporaneo su Israele. Perciò avrebbe dovuto riconoscere il diritto di Dio che era il padre di Israele. Egli invece replicò arrogantemente: “Chi è l’Eterno che io debba ubbidire la sua voce e lasciar andare Israele?” Faraone non volle conoscere il Signore né riconoscere i suoi diritti.
Quando Mosè ed Aaronne parlarono della loro missione e sollecitarono Faraone a obbedire per favorire la causa di Dio, egli li accusò di cercare di distrarre il popolo dal suo lavoro. Faraone ordinò quindi che fosse messo sul popolo un peso maggiore per farlo soffrire ancor di più. Da quel momento in poi avrebbero dovuto trovarsi la paglia per i mattoni che facevano.
La popolo d’Israele soffrì fisicamente sotto il tormento di quell’ulteriore carico di lavoro e presto i suoi capomastro accusarono Mosè e Aaronne di averli resi odiosi a Faraone argomentando che i due capi erano responsabili per i malvagi pensieri che Faraone faceva sugli Israeliti. Così, la fede di Israele nella chiamata di Mosè fu messa alla prova e subito trovata mancante.
La ragione per cui questa fede cedette così presto era che il popolo sperava ancora in Faraone e dava ancora valore alle sue buone intenzioni. Non si erano ancora messi completamente nelle mani del Signore anche se la liberazione sarebbe dovuta venire mediante l’oppressione. Purtroppo, questa è spesso l’attitudine del popolo pattizio: si volta sempre indietro. Perciò, la severa oppressione che seguì servì solo ad estraniare completamente Israele dall’Egitto.
A questo rimprovero da parte del popolo Mosè si volse al Signore e gli chiese perché avesse fatto questo al popolo. La sua domanda non sgorgava dal dubbio; stava semplicemente cercando di comprendere la via del Signore. Il Signore rispose che avrebbe mostrato a Faraone la propria potenza. Ora il Signore sarebbe stato pienamente rivelato come Yahweh, il Dio che dichiara: “Io sono colui che sono”, il Dio che governa il mondo e le nazioni nel suo potere sovrano in un modo che neppure i patriarchi avevano mai visto. Questo avrebbe insegnato ancor di più ad Israele di cercare rifugio presso il Signore. Di nuovo il Signore promise la liberazione dall’Egitto.
Benché Mosè avesse riferito al popolo queste parole, essi non lo ascoltarono. A causa della loro crudele schiavitù, non poterono credere né poterono attendere che il Signore operasse. Non possedevano la fede che vince il mondo e non videro più in Mosè il Mediatore nel quale Dio era sceso al suo popolo.
In tempo di oppressione il popolo di Dio spesso vacilla. Tuttavia Cristo, il Mediatore, è sceso fino a noi e rimane con noi cosicché possiamo credere. Così il mediatore di Dio rimase con Israele. La fedeltà di Dio non è distrutta dalla nostra mancanza di fede.
Il mediatore rivelato a Faraone. Il Signore mandò di nuovo Mosè da Faraone. Ma questa volta Mosè stesso obbiettò. Se non era riuscito a persuadere il popolo d’Israele, come avrebbe potuto persuadere Faraone? Attribuì il suo fallimento al fatto che non era un abile oratore — come se la sua missione fosse dipesa dall’arte umana di persuadere anziché dalla rivelazione del Signore!
Il Signore rispose che Faraone stava volontariamente indurendo il suo cuore e che allo stesso tempo il Signore lo stava indurendo a causa dei peccati del mondo. Pertanto il Signore avrebbe mostrato la sua potenza a Faraone in modo che tutto il mondo vedesse come il Signore tratta tutti quelli che si oppongono al suo servizio.
Perciò il Signore consegnò Faraone nelle mani di Mosè. Per mano di Mosè sarebbero venute le piaghe sull’Egitto. Mosè fu fatto come fosse Dio per Faraone e Aaronne avrebbe servito come profeta di Mosè annunciando la Parola in nome di Dio. Nello stesso modo, Dio ha esaltato il nostro Mediatore e ha posto nelle sue mani ogni autorità in cielo e sulla terra.
Dio disse anche a Mosè di dare a Faraone un segno per provare che era mandato da Dio. In questo modo equipaggiato Mosè andò da Faraone. Di fronte al re, Mosè disse ad Aaronne, che teneva in mano il bastone di Mosè, di gettarlo a terra. Il bastone diventò immediatamente un serpente.
I maghi della corte di Faraone fecero anch’essi la stessa cosa. Non c’è dubbio che credettero che questo li rendesse uguali a Mosè! Il bastone di Dio, portato dal mediatore, era inteso per la conduzione di Israele ed era un mezzo con cui Dio poteva condurre anche le nazioni. Tuttavia divenne un serpente che avrebbe morso l’Egitto.
Per dimostrare che il miracolo di Dio era diverso da quello che avevano fatto i maghi, il serpente che era stato il bastone di Mosè, inghiottì gli altri serpenti. Fu una dimostrazione che il Signore, il Dio che redime, possedeva maggiore potere dei maghi d’Egitto.
Ma chi può vedere Dio e i suoi miracoli? Solo quelli che credono. Pertanto faraone non riconobbe il Signore né Mosè e rifiutò di ascoltare la Parola del Signore. Quanto spesso Dio si rivela malgrado gli uomini rifiutino di vedere!
Il dito di Dio. Al comando del Signore Mosè colpì le acque in Egitto che diventarono sangue. Ciò avvenne davanti a Faraone e ai suoi cortigiani quando stavano andando al fiume, probabilmente ad adorare il Nilo, il Dio dell’Egitto. Il pesce morì e il fiume puzzò. Così l’Egitto e i suoi idoli erano stati sconfitti. Questa piaga durò sette giorni. Ma i maghi riuscirono a replicare la piaga e Faraone non volle ascoltare.
Poi il Signore comandò a Mosè di distendere il suo bastone sui rivi d’Egitto. Apparvero rane dovunque. Allora faraone promise ingannevolmente di lasciar partire il popolo se Mosè avesse ritirato la piaga e pregato per lui. Magari per un attimo faraone fu profondamente impressionato. Ma è pure possibile che abbia deliberatamente ingannato Mosè che lui considerava un impostore. Per dimostrare che aveva il controllo su Faraone, Mosè lasciò che fosse lui a decidere a che ora la piaga fosse rimossa. Quando Mosè pregò, le rane morirono, ma Faraone ancora non credette perché i maghi furono capaci di fare la stessa cosa — solo che non avevano il potere di rimuovere la piaga.
Quando Mosè distese il suo bastone sulla polvere della terra, la polvere divenne zanzare. Questa fu una piaga che i maghi non riuscirono a duplicare. Il Signore aveva messo fine al loro potere e perciò dovettero ammettere a Faraone che c’era in questo segno un potere divino che sorpassava i poteri magici degli uomini. Ciò nonostante Faraone indurì il suo cuore. Gli era stata mostrata la potenza divina ma egli rifiutava ancora di riconoscere il Signore.
Il Signore in seno all’Egitto. Anche gli Israeliti avevano sofferto le piaghe. Anche i membri dello stesso popolo del Signore meritano l’ira di Dio se Dio non perdona i loro peccati. Nel loro peccato sono in unione con la vita del mondo; solo per grazia di Dio sono distinti dal mondo. Quella grazia di Dio sarebbe ora stata manifestata in Egitto talché Faraone avrebbe potuto vedere che all’opera non c’era semplicemente un potere divino ma il Signore stesso che si prende cura del suo popolo.
Una mistura di parassiti spuntò in Egitto — probabilmente sciami di mosche. Ma non se ne trovarono in Goscen. Sconfitto da questa piaga Faraone disse a Mosè e ad Aaronne che avrebbe permesso agli Israeliti di adorare il Signore in Egitto. Quando Mosè rifiutò dicendo che gli Egiziani si sarebbero offesi, Faraone promise di lasciar andare gli Israeliti purché non andassero troppo lontano. Faraone poneva ancora condizioni al Signore. Mosè ammonì Faraone di non essere di nuovo ingannevole, ma non appena la piaga fu tolta per mezzo della preghiera di Mosè, Faraone indurì nuovamente il suo cuore.
Allora il Signore mandò una pestilenza a colpire il bestiame degli Egiziani, ma degli Israeliti non morì neppure un solo animale. Seppur Faraone fosse al corrente di questo indurì lo stesso il suo cuore.
Quando la piaga successiva colpì, nemmeno i maghi poterono stare alla presenza di Mosè. Della cenere che Mosè aveva preso da una fornace e gettato in aria davanti a Faraone divenne ulcere su uomini e bestie. Ancora una volta il Signore risparmiò a Israele questa piaga, ma ancora Faraone non credette. Senza fede è impossibile riconoscere che il Signore tratta il suo popolo in modo diverso da quelli che non credono in Lui.
Il Dio del cielo e della terra. Al comando di Mosè Dio fece cadere una grossa grandine. Tra gli Egiziani ve ne erano alcuni che temevano la Parola del Signore i quali avevano messo tutto al riparo. Il bestiame fuori nei campi e i raccolti che erano già maturi furono distrutti. Ancora una volta Faraone promise di lasciar andare il popolo ma non mantenne la promessa.
Allora il Signore mandò locuste portate da un forte vento orientale. Di nuovo Mosè ammonì Faraone e i suoi cortigiani lo sollecitarono ad arrendersi. Faraone non vedeva che l’Egitto stava andando in rovina? Faraone era pronto a lasciar andare il popolo, ma prima voleva sapere chi sarebbe andato. Quando Mosè gli rispose che tutti e tutto sarebbero partiti, Faraone sogghignò insinuando che forse il Signore non sarebbe stato più incline di lui a far fare loro quel viaggio. Mosè e Aaronne furono poi cacciati dalla presenza di Faraone. Questo è il motivo per cui venne l’ottava piaga.
Faraone sembrò umiliarsi davanti al Signore e riconoscere il proprio peccato. In risposta alla preghiera di Mosè e locuste furono gettate nel Mar Rosso da un vento di ponente. Ma a quel punto faraone indurì di nuovo il suo cuore.
Infine Dio fece venire delle fitte tenebre a coprire il paese d’Egitto, ma nelle case degli Israeliti c’era luce. Nelle ultime tre piaghe, Dio si rivelò come il Dio del cielo e della terra, contro cui Faraone stava lottando.
Il peccato di Faraone aveva infine raggiunto il punto di non ritorno. Prima che Mosè andasse di nuovo da Faraone, mandato a chiamare a causa delle tenebre, il Signore rivelò a Mosè che non sarebbe più stato indulgente con l’Egitto. Se Faraone avesse cambiato idea per l’ennesima volta, Dio avrebbe ucciso tutti i primogeniti e portato Israele fuori dall’Egitto.
Munito di questa conoscenza, Mosè andò da Faraone il quale disse che gli Israeliti potevano effettivamente partire purché il loro bestiame rimanesse indietro. Ma il Signore non avrebbe permesso nemmeno questo. Chi era Faraone per imporre condizioni al Signore? Mosè disse inoltre a Faraone che gli Israeliti non avevano modo di sapere in anticipo quale del bestiame avrebbero dovuto sacrificare al Signore
A quel punto Faraone si adirò e dichiarò che Mosè e Aaronne sarebbero morti se mai fossero comparsi di nuovo alla sua presenza. Mosè rispose che Faraone aveva scelto le parole giuste perché i due fratelli non avrebbero mai più visto la sua faccia. Mosè lasciò la presenza di Faraone acceso d’ira. L’ira di Dio si era volta contro Faraone.
Prima che colpisse la settima piaga, Dio aveva detto che avrebbe diretto le sue piaghe contro il cuore di Faraone. Nelle ultime tre piaghe, Dio effettivamente parlò al cuore di Faraone nel tentativo di rivelarsi come l’essere supremo, il Dio del cielo e della terra, sotto il cui rifugio Israele era al sicuro. Ma Faraone indurì il suo cuore anche contro quella rivelazione, che significò che era stato raggiunto il punto decisivo per lui e per l’Egitto. La pazienza di Dio con quelli che gli voltano le spalle è grande anche oggi mentre egli dimostra il suo potere al mondo, ma ad un certo punto arriva l’ora decisiva.
Il Signore è un Dio glorioso per il suo popolo. Colui che provvede un rifugio per il suo popolo è certamente altissimo ed eccelso. È solo per fede che noi dimoriamo in quel rifugio. Egli farà in modo che ci sia libertà sulla terra per servirlo secondo la sua Parola.