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33. Unità restaurata

Genesi 42-45

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Il corso d’azione di Giuseppe restituì l’unità alla casa di Giacobbe. Non dobbiamo cercare il desiderio di vendetta nel comportamento di Giuseppe. La bibbia ci dice perché Giuseppe abbia delle accuse contro i suoi fratelli: “Voi siete delle spie!” (Ge. 42:9). Agì nella piena realizzazione della sua vocazione che Dio gli aveva già rivelato coi sogni. Giuseppe era chiamato ad essere il conduttore della casa di suo padre e riportarla su sentieri di giustizia.

Giuseppe non stava cercando vendetta, né punì alcuno. Però i suoi fratelli dovettero ritrovarsi a vicenda mediante la sofferenza e con ciò tornare in se stessi. Dovettero ammettere il loro crimine l’un l’altro apertamente. Dovettero anche dimostrare che il loro atteggiamento era cambiato e che avevano vinto la loro gelosia. Che questi cambiamenti erano effettivamente avvenuti è evidente dal loro atteggiamento verso Beniamino, l’altro figlio di Rachele.

Nella casa di Giacobbe ognuno fece una parte nella riconciliazione. Giuseppe sacrificò la sua vendetta e agì mediante il potere della vocazione di Dio. Lasciando andare Beniamino, Giacobbe abbandonò la sua abitudine dettata dalla paura di attaccarsi a qualsiasi cosa fosse connesso a Rachele. Nel momento in cui accettò di lasciar partire Beniamino arrese se stesso e la sua casa al Dio onnipotente. (Dopo questa vittoria sulla sua speciale predilezione per Rachele e per i suoi figli, le Scritture lo chiamano Israele, colui che ha lottato con Dio.) Giuda sacrificò mettendo in ballo la sua vita per Beniamino. E Giuda stava parlando a nome di tutti i fratelli ciascuno dei quali era stato umiliato davanti agli altri nella famiglia. In questo modo nella casa di Giacobbe fu restaurata l’unità.

Su tutti loro c’era lo Spirito di sacrificio del Signore Gesù Cristo, che ha dato se stesso per i suoi. Il suo sacrificio avrebbe espiato il peccato e quell’espiazione era alla radice della riconciliazione tra i vari membri della casa di Giacobbe. Mediante l’espiazione di Cristo, lo Spirito del suo sacrificio toccò tutti loro in modo tale che l’unità fu restaurata.

In questo senso, Giuseppe era già il preservatore della casa di Giacobbe. Quella fu la cosa più importante che fu chiamato a fare. In più, diede alla casa di suo padre un posto in Egitto e la mantenne lì, come leggiamo in Genesi 46. Nel preservare la casa di Giacobbe (specialmente nell’aspetto spirituale), Giuseppe fu un simbolo del Cristo.

          Concetto principale: L’unità è restaurata mediante il sacrificio
da parte
di ciascuno.

          Il sacrificio di Giuseppe. Probabilmente Giuseppe si aspettava che i suoi fratelli sarebbero stati tra le molte persone che venivano in Egitto da altri paesi a comperare grano. Così deve aver indovinato qualcosa del piano di Dio per riportare la riconciliazione nella casa di Giacobbe. In ogni caso, Giuseppe decise di sovrintendere in prima persona il commercio con gli stranieri.

Un giorno i suoi fratelli arrivarono in Egitto a comperare grano. Quando s’inchinarono a lui, Giuseppe si ricordò i suoi sogni, ma non sentì nessuna maligna soddisfazione nell’avere i suoi fratelli in suo potere, né volle alcuna vendetta per ciò che gli avevano fatto. Percepì invece che fosse sua vocazione condurre alla giustizia la casa di suo padre.

Però, non poteva manifestarsi subito ai suoi fratelli. Prima avrebbero dovuto ammettere il loro crimine. E Giuseppe doveva anche scoprire se il loro atteggiamento era cambiato. Per questa ragione ci è detto che li sospettò di essere spie. Quand’essi si difesero dicendo che erano tutti fratelli e spiegarono le loro circostanze a casa, Giuseppe replicò che li avrebbe tenuti in prigione permettendo ad uno di loro di tornare indietro a prendere Beniamino.

Li gettò dunque tutti in prigione dove avrebbero avuto un’opportunità di tornare in sé ricordando il loro vecchio peccato. Dio era ora contro di loro come in passato loro erano stati contro il loro fratello Giuseppe — e con ciò contro Dio stesso.

Dopo che avevano trascorso tre giorni in prigione, Giuseppe parlò loro con un tono un po’ diverso: non voleva essere ingiusto perché temeva Dio. Nella sua posizione egli era sottoposto a Dio e perciò non agì arbitrariamente. Solo uno dei fratelli sarebbe rimasto in prigione. Gli altri sarebbero potuti rientrare a casa col grano e prendere Beniamino. I fratelli discussero la situazione e concordarono che questo era il risultato del peccato che avevano commesso contro Giuseppe. Almeno questo ufficiale li aveva trattati correttamente mentre essi non avevano mostrato misericordia verso Giuseppe. Ruben rimproverò nuovamente i fratelli per il loro crimine.

Giuseppe comprese ciò che stavano dicendo senza che i suoi fratelli se ne rendessero conto. Per un attimo la scena fu troppo commovente per lui ma si ricompose e e fece incatenare Simeone, il secondogenito, davanti ai suoi fratelli. Non trattenne Ruben, il più vecchio dei fratelli, perché Ruben aveva voluto salvargli la vita. Quando i fratelli videro incatenare Simeone devono esseri ricordati come Giuseppe era stato legato.

Quando i fratelli partirono col loro grano e le provvigioni per il viaggio, il denaro che avevano dato a Giuseppe per il grano di nuovo nei loro sacchi. Quando uno di loro trovò il denaro alla bocca del sacco durante il viaggio furono tutti sbalorditi. Furono ancora più impauriti quando trovarono tutti il loro denaro nei loro sacchi dopo che erano tornati a casa.

Raccontarono a Giacobbe cos’era successo in Egitto e Giacobbe si sfogò con loro nella sua ira. Devono aver sentito che il loro padre fosse giustificato nella sua ira e nel suo dolore. Tuttavia, per Giacobbe stesso, che non sapeva del crimine che i fratelli avevano commesso, questa ira era ribellione contro il Signore. Ruben offrì a Giacobbe due dei suoi figli nel caso non riuscissero a riportare indietro Beniamino dal successivo viaggio in Egitto, ma Giacobbe declinò la sua offerta.

A quanto pare non c’era ancora unità nella casa di Giacobbe in Canaan. I fratelli erano divisi l’uno contro l’altro. Siccome i loro crimini non erano stati confessati essi non potevano ancora essere uniti.

Il cuore di Giuseppe era volto alla casa di suo padre. Egli sacrificò la sua vendetta e la propria soddisfazione per cercare ciò che era meglio per la casa di Giacobbe e portarla alla riconciliazione. Nel procedimento dimostrò che lo Spirito del Cristo era in lui, perché è desiderio di Cristo unire e preservare i suoi. Fu a quello scopo che diede la sua vita per espiare i nostri peccati.

          Il sacrificio di Giacobbe. Sospinti dalla fame, i figli di Giacobbe dovettero tornare in Egitto, ma non potevano andarci senza Beniamino. Quando Giacobbe, ancora arrabbiato, li rimproverò di aver ammesso che avevano un altro fratello, Giuda si fece avanti e indicò a sua padre che il suo sfogo era ingiusto. Diede anche a Giacobbe la sua personale garanzia che non sarebbe successo nulla di male a Beniamino.

Con quell’assicurazione, Giacobbe cedette. Non si teneva più separato dagli altri figli a causa del suo dolore per quell’un figlio di Rachele. Il suo cuore si volse invece a tutta la sua casa, e arrese se stesso con l’intera sua casa a Dio onnipotente. Giacobbe era diventato di nuovo Israele, quello che aveva lottato con Dio e aveva vinto. Il suo intero atteggiamento era cambiato.

I fratelli partirono per l’Egitto con doni per l’ufficiale con cui avevano trattato e il doppio del denaro. Quando arrivarono in Egitto e furono portati a casa di Giuseppe, temettero che fosse per il denaro. Ma il sovrintendente della casa li mise a loro agio e portò loro Simeone. Diede loro acqua per i piedi e si prese cura dei loro animali.

Quando entrò la vista di Beniamino fu troppo per Giuseppe. Ma si ricompose subito e fece sedere i fratelli al tavolo secondo la loro età. Essi lo considerarono un veggente capace di divinare le relazioni tra di loro nella casa di loro padre. Poi pranzarono a casa di Giuseppe. Mangiarono su tavoli separati, ma fu loro accordato l’onore più grande perché il cibo veniva portato dalla tavola di Giuseppe alla loro. E la porzione di Beniamino era cinque volte quelle degli altri fratelli.

Eccoli che mangiavano di nuovo insieme tutti e dodici! Ma ora i fratelli non erano più invidiosi di Beniamino, il figlio di Rachele per i privilegi che stava godendo. La luce stava risplendendo di novo nella casa di Giacobbe! Tuttavia, Giuseppe non aveva ancora preso posto tra di loro; i suoi fratelli non sapevano che quello che stava mangiando con loro era Giuseppe.

          Il sacrificio di Giuda. Il giorno dopo partirono col loro grano e il loro denaro nei sacchi. A quanto pare Giuseppe non voleva accettare denaro dalla casa di suo padre. Inoltre, nel sacco di Beniamino c’era la coppa di Giuseppe, la coppa da cui beveva, la coppa che gli permetteva di prevedere il futuro. (In ogni caso questo è il modo in cui gli Egiziani vedevano questa coppa.)

Quando i fratelli furono raggiunti e la coppa trovata nel sacco di Beniamino, non arresero Beniamino ma tornarono insieme da Giuseppe. Questo rese chiaro a Giuseppe che la gelosia tra i figli di Rachele e tutti gli altri figli era stata vinta. Offrirono tutti di diventare servi di Giuseppe e confessarono di non potersi difendere. Le prove erano completamente contro di loro; Dio li aveva ritrovati nel loro peccato. A questo punto si stavano già sacrificando in favore di Beniamino.

Poiché Giuseppe propose di trattenere solo Beniamino come suo servo, Giuda si accostò a Giuseppe. Riconobbe la sovranità di Giuseppe ma parlò in modo commovente del dolore di suo padre. Disse anche a Giuseppe che aveva dato a suo padre la garanzia della sicurezza del fratello e si offrì come servo di Giuseppe al posto di Beniamino. Ora era completamente chiaro che il vecchio peccato era stato vinto e sradicato. Anziché causare al proprio padre ulteriore dolore, i fratelli erano ora soverchiati dal suo dolore. Anziché abbandonare un figlio di Rachele, come avevano fatto in precedenza, uno di loro si fece avanti per sacrificare se stesso al posto del figlio di Rachele.

In tutti loro, specialmente in Giuda. Lo Spirito del Signore Gesù Cristo era manifesto, cioè lo Spirito di Colui che sacrificò se stesso per tutti, anche se era l’ultimo degli uomini e il servo di tutti. Cristo sacrificò se stesso per espiare l’ingiustizia di tutti noi. Se c’è qualcosa del suo Spirito in noi, anche noi daremo la nostra vita gli uni per gli altri. Solo in questo modo è possibile la vera unità.

          Riconciliazione. Giuseppe non riuscì più a trattenersi. Ordinò che uscissero tutti eccetto i fratelli. Poi rivelò loro la sua identità. I fratelli quasi svennero dallo stupore e temettero che li avrebbe puniti per la loro azione peccaminosa. Erano completamente sgomenti. Lo spirito di umiliazione in loro era genuino.

Ripetutamente Giuseppe disse che non erano stati loro a mandarlo in Egitto; era stata opera di Dio per mantenere in vita la casa di Giacobbe durante gli anni di carestia. Non avrebbero più dovuto preoccuparsi per la loro colpa. Giuseppe li assicurò che anche lui non ne era più turbato. I fratelli avrebbero invece dovuto guardare a Dio, che aveva fatto in modo che tutto finisse bene. Noi possiamo fare altrettanto se prima confessiamo i nostri peccati e riceviamo perdono.

Giuseppe disse ai fratelli di ritornate a Canaan. Dovevano dire tutto al padre e poi venire a vivere in Egitto. Giuseppe godeva della massima considerazione in Egitto talché perfino il Faraone insistette nel portare in Egitto la famiglie di Giuseppe. Faraone era disposto a mandare dei carri a Canaan per le donne e i bambini della casa di Giacobbe. Se necessario avrebbero potuto lasciare indietro le loro masserizie.

Giuseppe diede ai suoi fratelli dei doni, specialmente a Beniamino, e li fece accompagnare anche da magnifici doni per suo padre. Li esortò anche a non parlare più del loro crimine durante il viaggio. Né dovevano biasimare se stessi o l’un l’altro perché la malefatta era stata cancellata. Assieme a Giuseppe avrebbero creduto nel perdono. In quella convinzione sarebbero stati uno.

I fratelli tornarono da Giacobbe e gli raccontarono tutto. Quasi gli venne a mancare il cuore, Giacobbe non poteva crederlo. I fratelli gli raccontarono tutti ciò che Giuseppe aveva detto incluse le sue parole di riconciliazione. Allo stesso tempo devono aver confessato il loro crimine al padre loro. Giacobbe notò lo spirito di unità nella parole di Giuseppe e degli altri suoi figli. Era lo stesso spirito di unità che viveva dentro al suo cuore.

Quando udì tutte queste cose e vide i carri dall’Egitto che accompagnavano le parole di riconciliazione dette da Giuseppe, credette. Lo spirito di Giacobbe fu rinnovato. Scosse via il cupo spirito degli anni dalla perdita di Giuseppe e disse: “Basta; il mio figlio Giuseppe è ancora in vita; io andrò a vederlo prima di morire!”. La luce di Dio risplendette sulla casa di Giacobbe di nuovo in tutta la sua pienezza.

I membri della casa di Giacobbe si erano ritrovati mediante lo Spirito del Signore Gesù Cristo, che era all’opera in tutti loro. Questo spirito di sacrificio, questo spirito di disponibilità ad essere meno degli altri conquistò Giuseppe per primo. Attraverso Giuseppe prese radici anche in tutti gli altri. Che bello che questo Spirito è ancora all’opera oggi! Ciò che dobbiamo fare è cercare comunione col Signore Gesù Cristo mediante la fede nel suo sacrificio. Quello Spirito è manifesto anche ai nostri tempi. Ci sopraffà in tale modo che possiamo trovarci di nuovo l’un l’altro ed essere veramente uno.


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