INDICE:

02. Il patto del favore di Dio

Genesi 2:4-25

Il patto del favore di Dio video

L’istituzione del matrimonio video

In Genesi 1 ci è detto dell’istituzione del regno di Dio. In Genesi 2 leggiamo dell’istituzione di un patto. L’obiezione che non c’è menzione letterale o esplicita di un patto non ha peso perché qui si trovano tutti gli elementi di un patto. Ancor più decisivo è il fatto che Dio qui è chiamato Yahweh: il Dio di fedeltà pattizia.

Non dobbiamo mai perdere di vista il grande significato del patto. Senza patto non c’è religione, non c’è comunione consapevole tra l’uomo e Dio, non c’è scambio d’amore e di fedeltà . Senza il patto l’uomo sarebbe solo uno strumento nelle mani di Dio. Quando Dio creò l’uomo aveva in mente più che uno strumento: fece una creatura che poteva interagire con lui [rispondere in obbedienza o disobbedienza]. Solo se l’uomo fosse stato capace di interagire sarebbe stato in grado di assumere la sua posizione come partner in un patto. Senza un patto Dio avrebbe solo diritti e l’uomo solo doveri. Ma non appena Dio fece all’uomo una promessa, anche l’uomo aveva una diritto nei confronti di Dio, ovvero richiedere che mantenesse quella promessa. Una volta che la promessa è stata data possiamo parlare di un patto perché un patto, dopo tutto, è un accordo tra due parti in cui sono dichiarati diritti e doveri. Ovviamente, non dobbiamo mai dimenticare che il patto fu promosso da Dio e che fu la promessa di Dio a elevare l’uomo al rango di interlocutore pattizio. Poiché il patto è legato alla promessa di Dio, la vocazione descritta in Genesi 1 (che include anche una promessa) prepara la via per essa.

Siamo abituati a parlare di questo patto come del patto d’opere. Tuttavia, non dovremmo assumere che questa definizione significhi che l’uomo dovesse guadagnare la vita eterna come premio per aver fatto buone opere come se la vita eterna fosse stata il salario dell’uomo per il servizio reso. Poiché l’uomo deve a Dio tutto ciò che è e tutto ciò che ha, non possiamo mai parlare di salario retribuito da Dio. Per questo sarebbe più saggio parlare del patto del favore di Dio. Grazia in generale significa anche favore, ma nella Scrittura grazia ha sempre lo speciale significato di favore che perdona la colpa. Potremmo esprimere la differenza dicendo che Dio fece un patto di favore con Adamo e un patto di grazia con Cristo. La sola richiesta fatta ad Adamo fu che scegliesse coscientemente per il favore datogli da Dio e lui e le sua posterità sarebbero vissuti per sempre in quel favore. Anche in questo modo il contrasto con Cristo è chiaro: Cristo dovette continuare a scegliere per il favore di Dio anche quando quel favore lo aveva completamente abbandonato. In questa maniera Cristo doveva riconciliare e redimere ciò che Adamo aveva rovinato.

Lo specifico comando-prova di Dio era inteso portare l’uomo a una consapevole obbedienza, vale a dire ad una consapevole accettazione del patto. Prima di allora l’uomo faceva ciò che era bene perché il suo cuore non gli suggeriva altro. Solo affrontando la possibilità di un conflitto avrebbe potuto imparare a scegliere coscientemente.

Gli fu data questa opportunità per mezzo di un comando specifico. C’era un certo albero nel giardino il cui frutto era ovviamente buono da mangiare, ma all’uomo fu ordinato di non mangiarne. In questo modo giunse a conoscere — conoscere qui significa distinguere — che “bene” è ciò che Dio comanda e “male” è ciò che Dio proibisce. Non era dunque una questione di giudizio umano. Il punto in questione era come l’uomo dovesse distinguere il bene dal male: in dipendenza da Dio non mangiando o in disprezzo di Dio mangiando. Questa è la ragione per cui più avanti Dio dice: “Ecco, l’uomo è divenuto come uno di noi, perché conosce [ovvero distingue autonomamente tra] il bene e il male”.

Mangiare il frutto dell’albero della vita, che è un altro albero ancora, può essere paragonato al prendere il sacramento [la santa Cena] ai nostri tempi. Se l’uomo mangiava il frutto di quest’albero e con ciò confermava il patto, la sua fede che Dio lo avrebbe portato a vita eterna, vale a dire a pieno eterno dominio nel suo regno, era confermata. Tuttavia, il parallelo con sacramento non è un parallelo completo perché un tempo l’intera creazione esprimeva il favore di Dio. La rivelazione di questo favore culminava poi nell’albero della vita. Ai nostri tempi, invece, ira è rivelata dal cielo. Dio perciò ha appartato pane, vino, e acqua per l’uso nei sacramenti che testimoniano del suo favore. Prima della caduta, i “segni” e le “cose significate” erano così strettamente vincolati che l’uno era impensabile senza l’altro. Pertanto la via all’albero della vita dovette essere sbarrata all’uomo peccatore o avrebbe potuto mangiare e vivere per sempre.

In questo capitolo comincia la descrizione della storia. Nella storia, la pienezza che Dio ha deposto nella creazione viene dischiusa e sviluppata. Nella storia l’uomo riceve la sua vocazione. Il procedimento di schiusura e sviluppo deve avvenire in amicizia col Signore. Questa comunione pattizia  ha da governare la storia. Pertanto l’inizio della storia è vincolato con l’istituzione del patto di Dio. Il patto include per l’uomo un compito culturale: l’uomo è chiamato a coltivare il giardino (Genesi 2:15). Il compito dell’uomo è suggerito già in precedenza con le parole “non vi era l’uomo che coltivasse il suolo” (v. 5). 

            Concetto principale:  Viene stabilito il patto del favore di Dio in modo che
                                                      l’uomo possa vivere in comunione con Dio.

           La speciale creazione dell’uomo. Dio non intendeva che ogni cosa in cielo e sulla terra rimanesse solamente come Egli l’aveva fatta. Egli ha incluso in questo mondo molto che era ancora nascosto ma che sarebbe un giorno stato scoperto. Pensa al piccolo seme: il fiore intero o l’albero giace nascosto in esso e da esso si svilupperà. Allo stesso modo, il mondo conteneva tesori nascosti messi lì da Dio, tesori che sarebbero un giorno stati rivelati. Ma questi tesori non sarebbero sbucati dalla terra automaticamente. L’uomo aveva un ruolo nel farlo succedere. L’inizio che Dio diede a questo mondo era allo stesso tempo l’inizio della storia: ciò che aveva nascosto nella creazione doveva essere portato alla luce in quella storia.

Questo è ciò che Dio desiderava per questo mondo, al quale aveva dato così tanto. Ora il mondo avrebbe dovuto rispondere portando a fruizione tutto ciò che Egli aveva creato in forma seminale. Questa risposta era innanzitutto e soprattutto una questione di lavoro dell’uomo. Ma l’uomo non sarebbe stato capace di raggiungere l’obbiettivo inteso a meno che Dio non avesse dato al mondo e specialmente all’uomo la sua benedizione e la sua comunione. Dio nel suo amore avrebbe rivelato se stesso all’uomo in modo ancora più grande, e l’uomo avrebbe allora dato a Dio tutto ciò che c’era in sé e nel mondo. Questo è ciò che Dio aveva in mente quando scelse di vivere in patto con l’uomo.

Quando due persone fanno un patto, si assumono l’obbligo di darsi l’un l’altro qualcosa, di impegnarsi in qualche sorta di scambio. Nel patto di matrimonio, il patto più grande che ci sia sulla terra, ciascun partner arrende interamente tutto il suo cuore all’altro. Dio desiderò entrare in un simile patto con l’uomo; Dio avrebbe dato all’uomo il proprio amore in misura ancora maggiore, mentre l’uomo avrebbe dato a Dio tutto ciò che c’era nel proprio cuore e nel mondo.

Questo è il motivo per cui Dio fece l’uomo diverso da tutte le altre creature. Quando Dio fece il cielo e la terra, le piante e tutte le altre creature, fece anche l’uomo come una delle tante. Ci fu un tempo in cui le piante con cui siamo familiari semplicemente non esistevano. Fino a quel momento non aveva ancora piovuto, e non c’erano ancora esseri umani a prendersi cura di nessuna delle piante. C’era solo un vapore che inumidiva tutta la terra. Ma da quella terra inumidita Dio trasse fuori le piante, gli arbusti e i boschi, le piante che vivono parecchi anni e le erbe dei campi che spuntano nuove ogni anno.

Dio fece allora l’uomo come una delle tante creature ma gli diede un compito speciale. L’uomo doveva occuparsi del mondo, coltivare (custodire e adornare) il mondo e tutto ciò che il mondo conteneva. L’uomo era sicuramente diverso da tutte le altre creature perché aveva il privilegio di vivere in consapevole comunione con Dio nel patto. Perciò, la creazione dell’uomo fu fatta in un modo speciale. Vero che egli fu creato dalla terra proprio come lo furono le altre creature ma fu con un atto speciale di Dio che egli cominciò a vivere: dio stesso gli soffiò nelle narici il soffio di vita. Con quell’inizio Dio diede all’uomo una posizione speciale fra le altre creature.

            La rivelazione del patto del favore di Dio. Dio selezionò per l’uomo un posto speciale sulla terra. Certamente, tutta la terra era un luogo meraviglioso, ma in un area particolare Dio aveva causato la crescita degli alberi più belli, alberi che producevano frutti particolarmente nutrienti e che erano una delizia per gli occhi. Un fiume fluiva attraverso questa zona e si divideva in quattro rami.

Questo giardino in cui viveva l’uomo era indescrivibilmente bello. Noi non sappiamo dove fosse situato esattamente, ma abbiamo un’idea approssimativa perché possiamo identificare due dei fiumi. Dopo tutto, la terra è cambiata molto. A causa del peccato il giardino è completamente scomparso dalla terra.

Possiamo stare sicuri che anche l’uomo godeva di questo giardino. Si deliziava nel lavoro e si deliziava nel riposo all’ombra degli alberi e al fresco dello scorrere dell’acqua dei fiumi. Ma più di tutto egli godeva il favore del suo Dio che aveva scelto per lui il posto più bello in tutta la creazione. Tutto il giardino parlava all’uomo del favore di Dio. All’uomo quella era la cosa più importante.

Naturalmente l’uomo non era stato messo nel giardino per vivere una vita nell’ozio. Fin dall’inizio egli ebbe un compito: coltivare e fare la manutenzione di questo giardino. Sicuramente c’era molto da fare. A quel tempo l’uomo era lontano dell’essere capace di vedere tutto ciò che il suo compito comprendeva. Inoltre egli doveva “custodire” il giardino. Evidentemente c’era nel mondo una potenza ostile. (Vi dirò di più a questo riguardo nel prossimo capitolo).

 Ma per adesso ci basta sapere che l’uomo doveva custodire il giardino per Dio dare al Signore i tesori della terra e l’amore grato del suo cuore.

          Prova e rafforzamento nel patto. L’uomo a quel tempo viveva come figlio di Dio, ricevendo il suo amore. Ma allo stesso tempo l’uomo doveva scegliere. Dio aveva lasciato che il proprio favore si posasse sull’uomo, ma Adamo e la sua posterità avrebbero voluto vivere in quel favore per sempre? Avrebbe ancora voluto quel favore se qualcun altro fosse venuto a fargli una proposta diversa nel tentativo di condurlo lungo una via diversa? Se l’uomo avesse scelto il favore di Dio a lui e alla sua posterità sarebbe stato permesso vivere in quel favore per sempre. Se no, l’aspettava la morte.

Per definire questa questione, Dio mise l’uomo alla prova. Al centro del giardino Dio aveva posto un albero che aveva chiamato l’albero della conoscenza del bene e del male. Dio disse all’uomo che gli era permesso mangiare da ogni albero del giardino eccetto da quest’albero particolare. Il frutto di quell’albero sarà stato senza dubbio delizioso; la mente dell’uomo gli disse che sarebbe stato buono da  mangiare. Pure Dio lo aveva proibito, e l’uomo perciò doveva imparare a distinguere tra il bene ed il male. Il bene non è ciò che la mia mente, ignorando Dio, mi suggerisce; buono è ciò che Dio comanda, mentre male è ciò che Egli proibisce. Solo la volontà di Dio è buona, e io devo obbedire la sua volontà senza fare domande. Se l’uomo avesse voluto rimanere per sempre nel favore di Dio, avrebbe dovuto scegliere per Dio e per il suo favore sottomettendosi alla volontà di Dio. Il giorno che avesse mangiato da quell’albero speciale sarebbe morto. La relazione con Dio sarebbe stata interrotta. Per l’uomo questo avrebbe significato morte eterna.

La prova sarebbe stata dura. Ma Dio aveva provveduto all’uomo qualcosa da rafforzare la sua fede nel fatto che avrebbe posseduto per sempre il favore di Dio se fosse rimasto obbediente. Al centro del giardino c’era un altro albero importante: l’albero della vita. Benché tutto il giardino parlasse all’uomo del favore di Dio, questo favore era particolarmente evidente nel frutto di quell’albero.

Questi due alberi che stavano al centro del giardino rappresentavano due direzioni opposte. Se l’uomo avesse mangiato dell’albero della vita avrebbe scelto il favore eterno di Dio e rigettato il frutto dell’altro albero. Se avesse mangiato dall’albero della conoscenza del bene e del male, avrebbe rigettato il frutto dell’albero della vita e non avrebbe mai più potuto mangiarne.

          Il patto del matrimonio. Il Signore diede ancor di più all’uomo. Certamente egli godeva nel vivere in patto col Signore, ma nell’intera creazione non c’era nessuno col quale potesse avere vera compagnia. Dio per primo glielo fece comprendere quando gli portò gli animali da nominare. In quell’occasione l’uomo vide qualcosa delle ricchezze della creazione, mentre comprendeva qualcosa della natura di ogni animale e gli dava un nome che fosse adeguato a quella natura. Però non c’era alcun animale che potesse rispondere all’amore del cuore dell’uomo. Questo rese l’uomo consapevole del bisogno di un altro essere umano che fosse della sua stessa natura e allo stesso tempo diverso da lui.

Dio volle colmare quel bisogno. Dopo aver fatto cadere l’uomo in un profondo sonno, prese una delle sue costole e gli diede la forma della donna. Mentre l’uomo era inconscio Dio stava preparando per lui il più grande tesoro sulla terra. Dio fece la donna da una costola dell’uomo cosicché ella sarebbe stata veramente parte di lui, solo allora i due sarebbero potuti  diventare uno. L’uomo avrebbe dovuto essere il capo della donna proprio come era anche il capo della razza. Per lei come per la sua razza egli doveva scegliere per il favore di Dio.

Appena l’uomo si fu svegliato e Dio gli portò sua moglie, egli vide che ella era diversa da tutte le altre creature. Ella era la sua pari, e perciò egli poteva darle tutto il tesoro del suo cuore. Ed egli sapeva che ella era stata tratta da lui il che rendeva possibile che i due diventassero uno. Questo è il motivo per cui la chiamò donna. Nel loro matrimonio, che era un patto, il suo cuore si apriva a lei e quello di lei a lui. Egli poteva quindi portare alla luce tutto ciò che era nascosto dentro di sé. L’uomo quindi avrebbe ricevuto una comprensione ancora più profonda di ciò che Dio intendeva con quel patto in cui l’uomo aveva il privilegio di vivere col Signore. Dio e l’uomo avrebbero dovuto darsi l’un l’altro ciò che avevano dentro, senza paura, senza riserve, senza vergogna, proprio come l’uomo e sua moglie non sentivano vergogna benché fossero nudi. Nel loro cuore c’era solo amore.

Sto andando un po’ avanti con la storia quando vi dico che le cose non rimasero così. Il patto fu rotto dal peccato. Dunque noi non possiamo più sapere nulla di quel patto? Dobbiamo ora vivere fuori da qualsiasi comunione con Dio?

Il Patto che fu rotto dal primo uomo fu raccolto di nuovo e restaurato dal Signore Gesù Cristo, ma in una forma diversa. Ora noi non abbiamo più Adamo come capo del patto (Capo federale). Il Signore Gesù Cristo, che scelse per il favore di Dio in circostanze molto più difficili e disgraziate, ha preso il suo posto. Per mezzo di Lui abbiamo ancora vita eterna se crediamo. In quella nuova vita, Dio ci da il suo amore in modo ancora più ricco, rendendo possibile a noi offrirgli tutto ciò che c’è nei nostri cuori e nel mondo.


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